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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Contro ogni regola

L’aristocratico Paarfi di Roundwood è uno scrittore e sedicente storico, appartenente ad un ramo cadetto del clan del Falco, in Dragaera, il cui catalogo al momento include una duologia, una trilogia ed un romanzo stand-alone, e la cui opera sembra studiata a tavolino per la dannazione di tutti coloro che hanno speso un certo numero di banconote da cento euro in corsi di scrittura ed un certo numero di ore a spulciare blog e canali Youtube nei quali si parla delle regole della buona prosa.
Paarfi di Roundwood è prolisso ed ampolloso, inutilmente dispersivo e particolarmente ripetitivo. Non manca di infliggere ai suoi lettori lunghi passaggi espositivi, spesso per divagare su questioni personali ed assolutamente irrilevanti (il modo in cui l’autore viene maltrattato dai critici, le proprie vicissitudini accademiche, i propri piccoli drammi sentimentali). Molti dei passaggi espositivi (o infodump, come li chiamano quelli bravi) servono a spiegare ciò che il dialogo ha appena esposto o, peggio, anticipano i contenuti del dialogo che stiamo per leggere.
Ed i dialoghi di Paarfi sono lunghi, legnosi ed inutili, privi di carattere e a volte paiono messi lì solo per allungare il brodo.

“Cosa significa tutto questo?”
“Me lo domandi?”
“Certamente sì.”
“Allora ti risponderò.”
“Ed io te ne sono grato.”
“Eccoti dunque la mia risposta–“
“Non attendo altro.”

Ed ovviamente, Paarfi di Roundwood non manca di raccontare anziché mostrare, ed è – col suo vezzo di rivolgersi direttamente al lettore – un esempio da manuale di narratore onniscente della peggior specie.

Aggiungiamo a coronamento di tutto ciò che i romanzi di Paarfi di Roundtree saranno anche riccamente documentati da fonti storiche – che l’autore non manca di riprodurre sulla pagina nei momenti meno opportuni, spezzando il ritmo dei suoi libri – ma sono e restano dei plagi di Alessandro Dumas.
Paarfi ed il suo editore negano,naturalmente, ma qualunque lettore smaliziato non può non accorgersene.

The Phoenix Guards, originariamente pubblicato nel 1991 nella traduzione di Steven Brust, è la storia di quattro spadaccini in un corpo di elite (le Guardie del titolo) al servizio del loro sovrano, ed è zeppo di intrighi, doppigiochi, duelli e altre cialtronate. Il secondo volume della duologia si intitola Five Hundred Years Later – e vede la riunione dei quattro protagonisti, che si erano divisi alla fine del primo libro; varrà a questo punto la pena ricordare che i romanzi si svolgono in un mondo popolato da creature per le quali cinquecento anni sono, più o meno, come vent’anni per noi.

Eccetera.

La cosa che mi interessa, a questo punto, nel discutere della serie dei “Romanzi di Khaavren” (anche noti come “Romanzi di Paarfi”) di Steven Brust, non è tanto che siano dei fantasy estremamente divertenti, costruiti su trame riciclate dai classici di Dumas, quanto il modo in cui Brust riesca a scrivere dei romanzi che funzionano perfettamente pur contravvenendo a tutte le buone regole della scrittura come ci sono state ripetutamente cacciate in gola da infiniti pedanti.

Nell’assumere la voce di Paarfi di Roundtree – di fatto, un altro personaggio dei romanzi, la cui personalità e la cui storia personale emergono dai suoi continui pistolotti fuori luogo – Brust può infischiarsene del Decalogo del Bravo Scrittore ed usare il testo per ottenere tutta una serie di effetti che, nelle mani di un bravo scrittore (e Steven Brust è certamente un bravo scrittore) contribuiscono all’effetto generale: inorridiamo per i capricci dell”autore”, scrolliamo la testa alle sue incontinenze, ma contemporaneamente siamo sufficientemente coinvolti dai protagonisti e dalla trama da non riuscire a fermarci.
A conferma della validità di questo approccio, i romanzi di Paarfi di Steven Brust sono entrati tutti nella lista dei bestseller, hanno venduto a carrettate, ed hanno anche raccattato il plauso della critica.

È quasi come se – orrore e raccapriccio! – le Regole avessero una importanza assolutamente relativa.

Ora, si dirà, quella di Brust è una scelta consapevole, la scelta di un autore che ha imparato ad usare tutti gli strumenti classici nella cassetta degli attrezzi della narrativa e poi ha deciso di farne a meno, ed usarne invece una serie vecchia ed arrugginita, in disuso da secoli.
Una cosa diversa è l’autore alle prime armi, un pretenzioso semi-analfabeta a malapena capace di mettere tre parole in fila, e che quindi deve ringraziare il proprio dio che qualcuno migliore di lui gli abbia impartito una serie di regole tali da rendere leggibile la sua storia.
Brust sta facendo Meta-fiction, mentre l’imbelle autore qualunque pasciutosi ai corsi di quelli bravi probabilmente pensa che Meta sia quello che rimpiazzerà Facebook.

È possibile.

Ma qui, vedete, sorge il vero problema – perché una conseguenza sinistra della prevalenza delle solite quattro regole per principianti, non solo come linee guida per autori alle prime armi, ma anche e soprattutto come standard di valutazione dei lettori e modello imposto dagli editor, significa che tutta la narrativa che abbiamo qualchjje speranza di vedere arrivare sui nostri scaffali è scritta nello stile di un semianalfabeta alle prime armi, al quale qualcuno migliore di lui ha imposto uno schema predefinito.

Da giorni si dibatte, su giornali e riviste che nessuno legge, e su profili facebook e canali Youtube che nessuno segue, di come certi classici siano noiosi, e come converrebbe invece ristrutturare i programmi scolastici, imponendo ai giovinastri la lettura di testi più brevi e scorrevoli, più attuali e meno noiosi – possibilmente i testi degli autori che suggeriscono certi cambiamenti.
Lontano dalle sale dell’accademia e dai media vecchi e nuovi, i romanzi di Paarfi sembrano suggerirci che l’importante sia, quando si affronta la lettura, evitare le standardizzazioni e le ultrasemplificazioni, e cercere invece storie coinvolgenti, stili diversi, differenti voci.
La capacità di apprezzare cibi diversi cucinati in maniere diverse – una capacità alla quale Paarfi di Roundwood dedica un lungo e completamente superfluo capitolo di The Baron of Magister Valley – potrebbe essere desiderabile.

Ma naturalmente, tutto questo è di secondaria importanza, considerando che i romanzi di Steven Brust (una trentina di titoli) nel nostro paese non sono mai stati tradotti – cosa che ci ha perlomeno risparmiato il trauma di vedere il povero Paarfi di Roundtree presentato come Paarfi di Boscotondo.
Niente Brust, niente infrazioni alle regole.
I bambini possono continuare a dormire sonni tranquilli, scevri di infodump e narratori onniscenti…


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Il meglio di Roger Zelazny

Oggi è il compleanno di Roger Zelazny, che nacque in un posto che si chiama Euclid, in Ohio, il 13 di maggio del 1937. Da Wikipedia scopro che ad Euclid, Ohio, venne inventata la lampada ad arco, nel 1876, ed il telefono cordless nel 1967.
E ci nacque Roger Zelazny, nel ’37.

Ci doveva essere qualcosa nell’acqua dell’Ohio, negli anni trenta – Harlan Ellison era nato a Cleveland, Ohio, quasi esattamente tre anni prima di Zelazny, il 27 di maggio del 1934.

Discutevo pochi minuti fa (sì, questo è un instant post) con alcuni contatti in giro per il pianeta, di come Zelazny sia oggi un autore sottovalutato e dimenticato dai più.
Si stava brindando alla memoria dell’autore, e la questione è emersa quasi automaticamente – perché Roger Zalazny non è più famoso?
I giovani lettori di fantascienza, mi diceva un’amica, non sono più interessati alla vecchia fantascienza.
Già, il “giovane e ambizioso Zelazny”, “un nuovo tipo di scrittore che ha l’effetto di un terremoto”, è vecchia fantascienza.
È un altro chiaro segno della mia vecchiaia.

Zelazny è un autore che andrebbe studiato per imparare a scrivere – sì, lo so, credo di averlo già detto in passato – con la consapevolezza dolorosa che tanto, in gamba come Zelazny non lo saremo mai.

C’è un volume – che uscirà in digitale ad agosto – che è praticamente un corso di scrittura tascabile, se si ha la pazienza di leggerlo e rileggerlo, prendendo appunti, smontando i racconti per capirne i meccanismi, ricopiandone delle pagineper vedere in che modo le parole cascano sulla pagina una dopo l’altra, eperché in quell’esatto ordine, e cosa ne deriva in termini di ritmo, si potenza….
Il libro si intitola The Best of Roger Zelazny – vi metto il link, sapete come funziona – è parte della collana SF Masterworks della Gollancz/Gateway (una sussidiaris di Hachette) ed io avrei dovuto riceverne una copia cartacea a inizio aprile, avendola prenotata su Amazon il giorno stesso in cui ne venne annunciata l’uscita.
Ma aprile è arrivato ed è passato, e ha portato solo la notizia che la Hachette ha deciso di cancellare il cartaceo.
Volete il meglio di Roger Zelazny?
Aspettate il 31 di agosto e sciroppatevelo in digitale.

È probabilmente una questione di costi e rischi – i costi per la stampa in cartaceo si sono fatti proibitivi, nell’ultimo anno, e gli editori, nella loro infinita saggezza, nojn stampano più i libri che rischiano di non vendere oltre una certa soglia minima.
E Zelazny è un vecchio autore.

Che orrore.

Il libro non è che mi sia assolutamente indispensabile – ho diverse collezioni della narrativa breve di Roger ZXelazny, e forse un giorno riuscirò a completare la serie in sei volumi che riunisce TUTTA la sua narrativa breve, in ordine cronologico e annotata.
Mi mancano solo due volumi, ma per il momento – ammesso che riesca a trovarli – non me li posso permettere.

Roger Zelazny era stato, prima di diventare un narratore di fantascienza e fantasy, un poeta – e questo è forse il motivo per il suo controllo della prosa, per il suo stile.
Aveva dei temi ricorrenti – primo fra tutti quello della riscrittura in chiave fantascentifica di miti e leggende del passato.
I suoi romanzi ed i suoi racconti erano popolati di eroi iper-competenti, e c’è stato chi ha fatto notare che i suoipersonaggi femminili erano spesso deboli. Più che altro erano visti da lontano, e descritti sempre attraverso gli occhi di personaggi maschili.
Certe scelte hanno delle conseguenze.

Zelazny era anche convinto che l’immortalità fosse un’ottima idea – che il vecchio spauracchio dell’eternità come inesauribile tedio e sofferenza fosse una balla colossale, e che in realtà avendo l’eternità a disposizione ogni evento,ogni singolo istante diventa un’esperienza unica, di cui fare tesoro.
Nei miei giorni migliori condivido questa visione.

Negli ultimi anni,la TV ha scoperto Zelazny – e prima che gli sceneggiatori andassero (giustamente) in sciopero, c’era una serie basata su Roadmarks (che qui da noi credo si intitoli Ultima Uscita per Babilonia), e con George R.R. Martin fra gli sceneggiatori, ed una serie basata sul ciclo di Amber curata da Steven Colbert – che oltre ad essere un fanatico di Tolkien è anche capace di riconoscere la buona scrittura, evidentemente.

(posate quei lanciafiamme)

Non so se vedremo mai quelle due serie – e se dovesse succedere, cosa ci sentiremo dire?
Che Amber è un rip-off di Game of Thrones?
Che Roadmarks ha una struttura confusa e non è abbastanza immersivo (qualunque cosa il vostro guru di fiducia abbia deciso che quel termine possa sigtnificare)?

Roadmarks ha solo dei capitoli 1 e dei capitoli 2,alternati.
Mentre i capitoli uno seguono una narrativa lineare, i capitoli due sono fuori sequenza – una volta finito il romanzo, Zelazny mescolò i capitoli due e li distribuì in una sequenza casuale, alternandoli ai capitoli uno.
Ha perfettamente senso, essendo Roadmarks un romanzo su un’autostrada che attragversa il tempo, per cui è possibile uscire a Babilonia per un boccone all’autogrille poi proseguire verso il futuro o verso il passato.

La lista dei titoli indispensabili usciti dalla macchina per scrivere di Roger Zelazny è lunga.
C’è anche un romanzo scritto a quattro mani con Philip K. Dick, che l’editore italiano ha pensato bene di pubblicare col nome di Zelazny un po’ più picolo e defilato sulla copertina.
Perché hey, Philip K. fucking Dick, baby.
Una vergogna.
Zelazny collaborò anche con Robert Sheckley e con vari altri autori
È agli atti che autori diversi come samuel Delany, Stephen Brust, Neil Gaiman hanno ammesso il proprio debito verso Roger Zelazny. E poi Geworge R.R. martin e Walter Jon Williams.
Persino quella vecchia volpe di di AndrzejSepkovski ha definito Zelazny “maestro spirituale.”

Roger Zelazny morì a Santa Fe, il 14 di giugno 1995, all’età di cinquantotto anni, per le conseguenze di un cancro legato, probabilmente, alla sua dipendenza da nicotina. I suoi protagonisti fumano come ciminiere, fino ai primi anni ’80, quando Zelazny smise di fumare, e lo stessero fecero i suoi personaggi.

I suoi romanzi e racconti, nel nostro paese, sono ragionevolmente reperibili – nonostante per anni sia circolata questa voce che Zelazny era “troppo bravo e te lo faceva pesare”.
Urania li ristampa con una certa frequenza, sulle bancarelle a volte si acquista ancora qualche vecchio Cosmo Oro o Cosmo Argento, e non è troppo difficile rintracciare e leggere una buona versione di A Night in the Lonesome October.
Ne abbiamo parlato – il romanzo scritto per scommessa e narrato dal punto di vista del cane di Jack lo Squartatore.
Non vi metto neanche il link.
Cercateli, leggeteli.

Oggi Roger Zelazny avrebbe compiuto ottantasei anni.
Non pochi, ma non un traguardo irraggiungibile. Ironico, per un autore che aveva fatto dell’immortalità uno dei suoi temi portanti.
L’immortalità, i cicli mitologici, e cosa può significare essere (o diventare) un dio.
Almeno su quest’ultimo punto, Zelazny ce l’ha fatta.
Un dio rimane tale anche se viene dimenticato da molti.


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Statue che urlano su Amazon

Per chi fosse interessato, la mia nuova novella è disponibile ora anche su Amazon.
Isole misteriose, pirati, avventure, e il necessario per giocare la storia usando le regole di Four Against Darkness.
Prossimamente anche in italiano (ma non so ancora dirvi quando).

E sì, ci ho messo il link, ma è ad Amazon punto com, quindi se comprate, io non ci vedo un centesimo di commissioni.


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L’Isola delle Statue che Urlano

È un vero piacere poter annunciare che una nuova novella, intitolata The Island of the Screaming Statues, è appena arrivata su Lulu.com
Si tratta della mia seconda incursione nel mondo di Norindaal, creato dall’amico Andrea Sfiligoi per il suo gioco di ruolo 4 Against Darkness.
Il racconto si può leggere senza avere alcuna esperienza col gioco – ma chissà, magari potrebbe invogliarvi a provarlo, e in questo caso in fondo al libro trovate una ricca appendice per adattare la storia.

La novella è un fantasy classico, e segna il ritorno dei quattro scompagnati avventurieri già incontrati in The Heart of the Lizard, questa volta alle prese con un’isola mistriosa, strane creature sovrannaturali, pirati (ovviamente!) e una signora con un grave problema di doppie punte…

Il libro è disponibile in pdf a 4.99 e in brossura a 8.99, ma per un tempo estremamente limitato potete usare il codice GREEN15 e ottenere uno sconto del 15%.
Sono previste distribuzioni su altre piattaforme ed anche una edizione in italiano, ma non saprei indicarvi una data stimata di uscita.


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Le principesse del pulp

È appena uscito, ed è disponibile per 92 centesimi su Amazon, Princesses in Pulp, la più recente antologia pubblicata dalla ProSe Press – che ha una copertina assolutamente spettacolare (del grande Antonino Lo Iacono), e contiene un mio racconto, intitolato Away with the fairies.

L’idea era quella di scrivere delle storie ispirate alle grandi favole classiche, e dare all’intreccio un taglio pulp – per cui nel mio caso specifico, ho preso una storia (Le Tre Fate) dal Pentamerone di Giambattista Basile, e l’ho trasformata in un noir alla maniera di Black Mask.

Si tratta anche, io credo, della mia storia più scollacciata.
Però con classe, perché la classe è importante.

E qualora voleste acquistare una copia dell’ebook (o del volume cartaceo, se non per altro, per avere una copia di quella fantastica copertina), sappiate che io vedrò una minima percentuale. Siete stati avvertiti.


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La figlia del mercante d’inchiostro

Un rapido post per segnalare a chiunque fosse interessato che il numero 9 della rivista Occult Detective Magazine è disponibile (ad esempio via Amazon), è un bel volume di oltre 200 pagine, e contiene un mio racconto, The case of the ink-maker’s daughter, un’avventura di miss Valerie Trelawney.

A meno che la memoria non mi inganni, questa è la terza avventura di Valerie Trelawney che viene pubblicata, e ce ne sono altre due in lavorazione.
Non male, cponsiderando che valerie vide la luce quasi quarant’anni fa, quando avevo da poco cominciato a scrivere racconti, ai tempi del liceo. Composta di parti uguali di Arthur Conan Doyle, H.P. Lovecraft e Charles Dana Gibson, Valerie comparve in un paio di racconti che fortunatamente sono andati perduti – salvo venire richiamata in vita un paio di anni or sono, in occasione della uscita del primo volume di Sherlock Holmes and the Occult Detectives, e del racconto The case of the Manchester mummies.

Pare che venire tenuta a battesimo dal detective di Baker Street abbia portato una certa fortuna a Valerie – che al momento è impegnata in qualcosa che potrebbe intitolarsi The case of the man who cheated at Tarot.
Nel caso, vi farò sapere di eventuali sviluppi.


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Nelle spire dell’algoritmo

Venerdì tredici.
E non un venerdì tredici qualunque – il tredici di gennaio, il compleanno di Clark Ashton Smith.
E io ricevo una mail da Amazon.

Niente di particolarmente sorprendente o preoccupante (è Amazon, non l’Agenzia delle Entrate) – da quando mi servo nel negozio online di Jeff Bezos, ricevo spesso delle mail, che fanno più o meno così…

Ciao, consumatore!
Sulla base dei tuoi acquisti, pensiamo che potrebbe anche interessarti…

E a seguire, grazie alla potenza del meraviglioso algoritmo di Amazon, una lista che di solito include

  • un paio di libri dei quali non mi interessa assolutamente nulla
  • un paio di libri che ho già acquistato proprio da Amazon
  • un paio di libri che ho scritto io
  • un utensile da cucina dalle forme esotiche e la cui funzione mi è ignota

In tanti anni di acquisti su Amazon, credo di non aver MAI acquistato un libro o un altro tipo di mercanzia sulla base delle segnalazioni dell’algoritmo del negozio.
Ma oggi potrebbe essere diverso.
Oggi, per la prima volta in una ventina d’anni come cliente Amazon, sto seriamente pensando di ordinare uno dei volumi che l’algoritmo ha deciso di suggerirmi.
Perché oggi, mi dice l’algoritmo, è uscito questo…

Ora, in realtà, grazie ad una ricerca con Google, scopro che il libro era già stato messo in vendita a Lucca Comics and Games, l’anno passato, e successivamente in una fiera dei fumetti.
Io non ne sapevo nulla, ma a quanto pare ha anche venduto benino.
È anche stata fatta una presentazione durante una diretta on line, annunciata via Facebook – ma poiché nessuno ha pensato di taggarmi, l’algoritmo di Mark Zuckerberg non mi ha mostrato l’annuncio, e io la presentazione me la sono persa.
Nessuno aveva pensato di informarmi, o di suggerirmi di partecipare.

E sì, ho controllato la spam.
Niente.

Ed ora, due mesi dopo, l’intelligenza artificiale di Amazon decide che potrebbe interessarmi questo volume, che è uscito oggi.
E sì, questa volta ci ha preso – il libro potrebbe interessarmi, perché non ne ho vista finora né una copia-autore, né a dire il vero neanche le bozze di stampa.
Nessuno ha pensato di mandarmi via mail una copia dell’ebook.
Nessuno ha finora risposto alle email che ho spedito per avere dettagli.

Ma dopotutto, io sono solo l’autore (anche se dalla copertina sembra che il libro lo abbiamo scritto in due).

E sì, prima che qualcuno di voi possa ventilare l’ipotesi nei commenti – tutto questo È umiliante.
Estremamente umiliante.

Non mi pare – ma potrei sbagliare – che si stia facendo molta pubblicità a questo libro.
Per cui chissà, a parlarne qui sto facendo un qualche increscioso passo falso di qualche genere.

Però mi è parso comunque il caso di segnalare questa uscita.

Perché c’è il mio nome sulla copertina, ed il mio lavoro sotto di essa.

Perché questo è il mio blog, e non lo posso condividere, quindi non credo di fare granché danni.

Perché mettendovi qui il link commerciale ad Amazon, potrei riuscire ad alzare abbastanza denaro da comperarmi una copia.

Perché succede ancora abbastanza di frequente che io mi senta chiedere se i miei lavori saranno disponibili in italiano, e questo libro è in italiano. E non credo ce ne saranno altri in futuro.

Ma chi può dire? La vita è piena di sorprese.


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Tre riviste

La regola è sempre stata una sola – se volete sapere dove sta andando un genere, dovete leggere la narrativa breve.
La narrativa breve è sempre stata il posto in cui vengono messe alla prova le nuove idee, e dove i nuovi scrittori muovono i loro primi passi, e i vecchi scrittori possono fare qualcosa di diverso.
E, nelle riviste moderne, si trova di solito un mix di narrativa, saggistica e recensioni – si vede cosa sta succedendo di nuovo, si sente cosa si dice a riguardo, si scoprono nuovi modi per (sigh) spendere altri soldi.

Complice un bundle di beneficenza e un buono di Amazon (il primo da che strategie è stato bloccato e i link commerciali hanno perso trazione), nell’ultimo mese ho fatto un carico piuttosto interessante di riviste di sword & sorcery e di narrativa pulp – generi che stanno vivendo una sorta di rinascimento.
E a me piace la sword & sorcery, così come mi piacciono i pulp.
Quelle che seguono sono note assolutamente superficiali sul bottino portato a casa.
Neanche a farlo apposta sono tre produzioni americane – il che mi dice che dovrò fare un secondo post per parlare di titoli britannici.
Ma per ora, cominciamo con questi…

1 . Tales from the Magician’s Skull

Questa è probabilmente LA moderna rivista di sword & sorcery per antonomasia – prodotta da Goodman Games (un editore di giochi) e diretta da Howard Andrew Jones, eccellente autore di s&s e curatore dell’edizione in otto volumi della narrativa breve di Harold Lamb pubblicata dall’Università del Nebraska.
La rivista venne finanziata, nel 2017, da un Kickstarter di un certo successo, e al momento si prepara a uscire col suo ottavo numero. Non quindi una rivista ad elevata cadenza di pubblicazione.
I punti di interesse sono certamente i racconti dei contributors abituali Howard Andrew Jones, James Enge e John C. Hocking – tre autori con stili molto diversi e un ampo e interessante catalogo.
La rivista si concentra prevalentemente sulla narrativa, con forse un 10% delle circa 100 pagine dedicate ad aricoli – spesso orientati al mondo del gioco di ruolo.

Layout e grafica ricordano cose come Dragon Magazine o White Dwarf (prima dell’abbuffata di miniature) o – indubbiamente – le vecchie riviste pulp, e tutti i racconti sono illustrati.
la qualità delle storie è molto buona, l’impostazione molto tradizionale.

La rivista è pensata per essere fruita in cartaceo (ogni numero include un elenco dei rivenditori dove è possibnile acquistarla, in giro per il mondo), ma è anche disponibile in pdf – ed in effetti, grazie a un recente Bundle of Holding, per poco più del prezzo di un Urania mi sono accaparrato la “Starter Collection” – i primi sette numeri, più due numeri speciali a suo tempo arrivati solo ai supporter su Kickstarter, in versione digitale.

Magician’s Skull è una rivista che studierò da vicino durante le vacanze – perché pubblicare con loro nel 2023 è uno dei miei buoni propositi per l’anno nuovo. Posterò delle recensioni numero per numero sul mio blog in inglese mentre faccio i compiti.

2 . The New Edge

The New Edge è l’ultima arrivata sulla scena per ciò che riguarda la sword & sorcery – ed al momento esiste solo un Numero Zero, disponibile su amazon per poco più di 4 euro, o scaricabile gratis in PDF o EPUB dal sito dell’editore.

In questo caso il mix è molto più equilibrato – 50/50 fra narrativa e saggistica – e la rivista può vantare una nuova stroria di Dariel Quiogue, un autore eccellente di sword & sorcery di taglio orientale, alla maniera di autori come Lamb o Howard. Sul fronte della saggistica abbiamo un pezzo sullo stato del genere del solito Howard Andrew Jones, e un interessante articolo su C.L. Moore e Jirel di Joiry, di Cora Buhlert.
La rivista viaggia sulle ottanta pagine ed è ampiamente illustrata, ma soprattutto è impaginata su tre colonne, come un vecchio giornale, e contiene quindi l’equivalente di quasi 200 pagine di testo.

Avrà un futuro, The New Edge?
In un mondo che volesse premiare la qualità, non ci sarebbero dubbi – ma allo stato attuale il destino della rivista è in forse – motivo per il quale vi metto il link commerciale: voglio che venda un sacco di copie per arrivare alla pubblicazione regolare.
Merita di avere una lunga vita.

3 . Thrilling Adventure Yarns

Questa è una “falsa rivista”, nel senso che si configura come antologia mono-volume con cadenza attuale. Il volume del 2021 è l’ultima uscita, e come si può facilmente intuire dal titolo, Thrilling Adventure Yarns si ispira ai vecchi pulp, nel formato, nel layout, e nei contenuti – che vengono suddivisi per categorie – Avventura, Sword & Sorcery, Fantascienza, Terrore, Romance, Western… ci sono almeno un paio di racconti per ciascuna sotto-categoria.

A meno di quattro euro in cartaceo per oltre 370 pagine e 27 storie, Thrilling Adventure Yarns 2021 (sì, questo è un link commerciale – sapete come funziona) è il classico acquisto obbligato – il fatto che includa lavori di nomi storici come Jody Linn Nye, Jonathan Maberry e David Mack (più un inedito del creatore di Doc Savage!) lo rende un’eccellente aggiunta allo scaffale della narrativa popolare.
È anche il regalo perfetto per controbilanciare i soliti titoli Adelphi che regalate per darvi un tono.

Ci saranno altri numeri?
Ancora una volta possiamo solo sperarlo – di sicuro si tratta di un eccellente termometro della vitalità della narrativa popolare di oltre oceano.

E tutto questo significa – per me – un sacco di roba da leggere per le vacanze.
Ma d’altra parte, fuori nevica, e dopo otto ore passate a scrivere, ci si può rilassare con una rivista e una tazza di té bollente.