strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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È la Giornata Mondiale del Jazz

Promossa dall’UNESCO, la giornata mondiale del jazz si propone di promuovere e celebrare il jazz in tutte le sue forme. Ed è un’ottima idea.

Per avere un’idea delle iniziative, date un’occhiata alla pagina ufficiale del progetto.

Oppure restate qui ed ascoltatevi Claude Bolling e Jeann Pierre Rampal…


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Christine McVie (1943-2022)

Fra i momenti nodali della mia esistenza, c’è una torrida notte d’estate del 1984, quando disperso nel deserto televisivo, scovai due musicassette che un amico aveva regalato a mio padre, e che lui aveva messo in un cassetto e si era scordato esistessero.
Una band mai sentita. ma dei totoli interessanti.
Rhiannon
? Davvero?
Fleetwood Mac Live, ascoltato attraverso le cuffie di un walkman nel buio, per sfuggire alle zanzare, è uno dei dischi che hanno cambiato la mia vita.

E se è vero che l’impatto più sconvolgente fu Stevie Nicks che cantava Sara, e soprattutto Landslide, c’era anche quell’altra voce, che cantava Over & Over.

Christine McVie, nata Christine Perfect (nomen omen), già vocalist e tastierista dei Chicken Shack, era stata per molto tempo l’unica voce femminile dei Fleetwood Mac, prima della loro migrazione negli Stati Uniti, e con l’ingresso in squadra di Stevie Nicks pareva destinata al ruolo dell’altra.
E tuttavia la sua presenza era indispensabile.
Nelle armonie vocali.
Nelle parti per tastiera.
E come autrice.

La notizia della morte di Christine McVie, all’età di 79 anni, mi è arrivata pochi minuti fa, e siamo rimasti senza parole.
Ho discusso altrove, credo, come le mie memorie degli anni del liceo abbiano una colonna sonora diversa da quelle dei miei coetanei, dei miei compagni di classe, dei miei amici.
E i Fleetwood Mac sono una componente essenziale di quei ricordi.
Stevie Nicks, certo.
Ma anche Christine McVie.

È come un lutto in famiglia.


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Noioso & Barbarico

Allora, io non dovrei essere qui. Io dovrei essere a scrivere una nuova storia di Sherlock Holmes, perché la scadenza per la consegna si avvicina.
Ma è successa una cosa che… ah, che diamine.

La causa scatenante è questa affermazione, comparsa ieri su Twitter

Il jazz è noioso e barbarico, per questo nessuno lo ascolta più dagli anni ’40.

Il che naturalmente è una valanga di idiozie.
Che il jazz fosse “barbarico” ce lo avevano già detto i nazisti. E lo so, lo so… Reductio ad Hitlerum e tutte queste cose qui, non si fa, è disonestà intellettuale ed inficia le tue argomentazioni. Però no: erano nazisti, e dicevano che il jazz era “musica degenerata”. È un fatto.

Le loro critiche includevano “l’uso gratuito della sincope” e “orge di tamburi”. Altre dichiarazioni dei nazisti includevano cose come “licenziosità artistica” e “seme di corruzione nell’espressione musicale” con “forme di danza indecenti”.

Tradotto a braccio da Wikipedia (stranamente non c’è una pagina in italiano sul Jazz sotto il Nazismo)

Sul fatto che il jazz sia noioso, vale la solita regola che quella è poi solo, tipo, la tua opinione.

Farla diventare un assoluto è stupido.

Sul fatto che nessuno l’ascolti più del 1940, è semplicemente falso. Non staremo qui a discutere di dati e statistiche.

Ma un mio contatto, a fronte della palese idiozia delle dichiarazioni di cui sopra, ha proposto di pubblicare i titoli dei dischi che noi barbari noiosi fermi agli anni ’40 ascoltiamo.
E io mi sono detto, perché no?


Ed ora torniamo in Baker Street.


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O affondi, o ti metti a nuotare

Un contatto oltremanica mi segnala una cantante che non conoscevo, ed una iniziativa interessante.

Il singolo Sink or Swim, della cantante inglese Purdy – del quale avete un campione con accluso video qui sopra, e che è una cosa molto “alla Bond” – è stato scritto e inciso per promuovere le iniziative della Just One Ocean, una organizzazione no profit che si occupa di protezione dell’oceano.

Qualora foste interessati a scaricare la canzone completa, e magari fare una donazione (assolutamente facoltativa) a Just One Ocean, potete farlo QUI.


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Paura & Delirio Book Club: Il Giro di Vite

Primo episodio del secondo anno di attività di Paura & Delirio, e primo episodio del Book Club: molti nostri ascoltatori ci hanno chiesto di parlare (anche) di libri, pur restando nei confini dei nostri generi di elezione, e sempre con un occhio al cinema.
E noi esaudiamo (quasi) sempre le richieste dei nostri ascoltatori.

Ed ecco quindi il nostro primo esperimento di questo nuovo formato: un libro, Il Giro di Vite di Henry James (mica robetta), e la sua influenza sul genere letterario della ghost story e sul cinema, a cominciare dal fondamentale adattamento, The Innocents (in Italiano Suspense, perché… los titolistas), del 1961. Con spoiler, ipotesi, idee, opinioni non richieste, Deborah Kerr e Peter Wyngarde, Truman Capote e Benjamin Britten, e in chiusura due top five, una di libri ed una di film, in qualche modo legate al tema di questa puntata.

Sintonizzatevi sulla prossima puntata di Paura & Delirio per conoscere il titolo del prossimo libro, del quale chiacchiereremo fra un mese (per darvi il tempo, se avete voglia, di leggerlo anche voi).
E fateci sapere se questo nuovo format occasionale vi piace, non vi piace, vi è indifferente perché voi il podcast non lo ascoltate… voi diteci.