strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Scrittura e paura

Esco da una giornata trascorsa in compagnia degli studenti di una scuola di scrittura di Milano, coi quali abbiamo parlato (beh, io ho parlato per la maggior parte del tempo) di fantascienza. È stato divertente, ed è stato bello incontrare – anche se solo virtualmente – i membri della mia tribù.

E durante l’esercizio di scrittura che ha chiuso la mia lezione – perché se si vuole essere scrittori, bisogna scrivere – mi sono trovato a ripetere l’esortazione a non avere paura.

Non avere paura delle idee che sembrano stupide o già viste.

Non avere paura della prima stesura che è orribile.

Non avere paura del giudizio di quelli che guardano, e commentano dall’alto del loro non aver mai fatto nulla.

Scrivere è un atto che richiede coraggio.
Così come richiede coraggio spedire il manoscritto a un editor, affrontarne il giudizio, e poi affrontare, con un po’ di fortuna, i lettori.

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Un decaffeinato e via…

Uno dei miei soliti pezzi per ricapitolare come vadano le cose, e quale sia lo stato dei miei lavori, per coloro ai quali potrebbe interessare.
L’estate porta con sé, da un paio d’anni a questa parte, una sorta di horror vacui.
I lavori si fanno più scarsi e vaghi, i progetti – pur solidissimi sulla carta – vengono rimandati a date da definire.
Dopo le ferie.
A Settembre.
In autunno.
Prima della fine dell’anno.
Poi.

Tanto ormai è fine Giugno, quasi Luglio, praticamente Agosto, il pagamento te lo faccio a Settembre, dai… fine Settembre, che siamo sicuri che siamo tornati tutti dalle ferie, eh?

Cose così.

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Si prova una fitta di panico, e si tende ad accelerare, a scrivere di più, per cercare di vendere di più, in modo che qualche pagamento arrivi prima dell’autunno.
Il rischio naturalmente è quello di bruciarsi. Continua a leggere


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La solitudine del maratoneta

Loneliness runQuesto è una specie di pork chop express, scritto a ruota libera perché oggi gira così.
The Loneliness of the Long Distance Runner è un bel film del 1962 che vi consiglio caldamente, così come sono consigliati i racconti di Alan Sillitoe nella collezione dallo stesso titolo. E c’è anche un pezzo degli Iron Maiden, con quel titolo.
Ma non voglio parlare del film, o del libro, o della corsa sulla lunga distanza, o dei Maiden.
Riprendo invece due post usciti nelle ultime trentasei ore, uno sul blog di Alessandro Girola, e uno sul blog di Germano Hell Greco.
Entrambi sono relativi a un problema del quale abbiamo discusso spesso, fra noi, qui nel Blocco C, durante l’ora d’aria.
Il problema è la solitudine di chi scrive.
E no, mettete via i fazzoletti, quello di cui voglio parlare non è di quanto sia triste e infelice chi scrive. Non è così brutta, e se fosse davvero così brutta uno potrebbe sempre dire, beh, mettiti a fare altro, no?
Mi interessa molto di più l’idea della solitudine, indipendentemente dal lavoro che sto facendo in questo momento per vivere, che pare stia cominciando a gravare sulla rete. Continua a leggere


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È ora di mettersi a scavare

Alasdair Gray ha detto che Dennis Lee ha detto

Lavorate come se steste vivendo nei primi giorni di una nazione migliore.

E d’altra parte, Takuan Soho ha detto che

Il vero guerriero non uccide i suoi nemici, ma dà loro la vita.

Le contrapposizioni violente sono per i deboli.
Si fa il possibile, ragazzi. Si fa il possibile.

Ma davvero, a questo punto, cosa facciamo? Continua a leggere


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Pitture di guerra

Mi è stato fatto notare che l’intero baraccone scatenatosi con il caso di Harvey Weinstein potrebbe essere semplicemente una cosa costruita ad arte per alimentare un’ondata di indignazine e distrarre il pubblico da cose più importanti.
Non ho modo di verificarlo, e francamente non mi interessa.
L’intera faccenda mi offre tuttavia lo spunto per fare un discorso un pochino più ampio, e vagamente tangenziale ad un sacco di altre cose.

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Così, per togliermi un po’ di pesi che mi hanno schiacciato negli ultimi mesi.
Non so se questo post sarà particolarmente divertente, o particolarmente illuminante.
Intendo parlare di potere e di dolore.
Di tanto in tanto bisogna farlo. Continua a leggere


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Sulla funzione della fantascienza – una lettera alla mia mamma

Qualche giorno addietro, sul suo profilo Facebook, la mia amica Lucia stava facendo un discorso su quello strano atteggiamento ancora molto radicato, per cui se leggi horror devi essere o un satanista, o uno che crede che ci sia il babau sotto al letto.
E se leggi fantascienza, naturalmente, “credi agli alieni”.

Nel corso della discussione è venuta fuori un’altra frase piuttosto frequente, vale a dire

ma perché non leggi qualcosa che abbia attinenza con la realtà?

di solito accompagnata, esplicitamente o implicitamente, dal corollario

il tuo è desiderio di evadere dalla realtà

Io questi discorsi me li sono sentiti fare dalla mia mamma per circa trentacinque anni – più o meno dall’età di 15 anni, quando la pila di Urania cominciò ad essere rimpiazzata da Fantacollana e Cosmo Oro, e poi da quei tascabili americani con quelle copertine molto dubbie.
Mia madre era un’appassionata di romanzi storici e, in maniera minore, di polizieschi, e rifiutava quasi istintivamente la fantascienza e il fantastico in genere.
Poi è vero, l’ultima cosa alla quale si appassionò prima di andarsene fu Firefly.
Mia madre era una browncoat.

Però quella domanda

ma perché non leggi qualcosa che abbia attinenza con la realtà?

è stata lì per tutta la mia vita.
E allora adesso, che la discussione di là sul profilo di Lucia me l’ha fatta tornare in mente, è ora di rimediare.
Magari c’è ancora tempo.

Oh, questo sarà un post lungo – sapete com’è quando è tanto che non ci si sente, vero?

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Differenze

Stando alla mia amica Maria Grazia, una delle ricerche più gettonate al momento su Google è

differenza tra Orgoglio e Dignità

ed è abbastanza triste che ci si debba ridurre a cercarlo su Google.
Per chi se li fossi persi, i due termini hanno il seguente significato

Orgoglio
Il termine orgoglio si riferisce ad un forte senso di autostima e fiducia nelle proprie capacità, unito all’incapacità di ricevere umiliazioni e alla gratificazione conseguente all’affermazione di sé, o di una persona, un evento, un oggetto o un gruppo con cui ci si identifica.
Un’espressione comune, sinonimo di orgoglio, è “avere un’alta opinione di sé”.

Dignità
Con il termine dignità, ci si riferisce al valore intrinseco dell’esistenza umana che ogni uomo, in quanto persona, è consapevole di rappresentare nei propri principi morali, nella necessità di liberamente mantenerli per sé stesso e per gli altri e di tutelarli nei confronti di chi non li rispetta.

Sì, sono due cose abbastanza diverse.
E voi mi direte che sono strano, ma all’idea di qualcuno che cerchi queste differenze… Continua a leggere