strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Pulp gaming – qualche titolo

Si è detto più pulp, e allora cominciamo con l’aspetto ludico: da tempo mi ripromettevo di dare un’occhiata ai sistemi di gioco orientati all’avventura vecchio stile.

62775Comincio con alcune considerazioni personali che possono essere condivise o meno.
Per quel che mi riguarda, una buona avventura pulp deve contenere certi elementi fondamentali.
. ambientazione storica o pseudostorica, collocando l’azione da qualche parte tra il 1914 ed il 1958.
. ambientazione esotica – che poi sia la steppa mongola, la giungla del Borneo o la Chinatown di San Francisco, poco importa.
. Nazisti – elemento irrinunciabile. Come diceva un antico saggio, poche situazioni danno maggior soddisfazione di prendere a calci in culo i nazi.
. Magic Poor – la magia deve essere magica, pericolosa e misteriosa. Dovrebbe essere anche difficilmente accessibile ai personaggi giocanti.
. Antichi misteri, forteana, ESP… – meglio della magia, ma anche qui, non esageratamente pervasivi.
. musica jazz – fatemi causa.

Il sistema deve essere leggero e veloce.
La creazione dei personaggi deve essere rapida e flessibile.

Detto ciò, vediamo cosa ci offre il mercato – tenendo presente che molti sistemi sono comparsi nel corso degli anni e sono scomparsi, e non vogliamo qui ricordarli tutti.
Ci limiteremo a fare una carrellata dei sistemi ai quali sono più affezionato… Continua a leggere


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Idea Regalo d’Emergenza

Questo è un doppio post.
È in parte lifestyle blogging, in parte top five.

Natale incombe – tempo di regali.
Crisi, depressione globale, pochi soldi.
E poche ore a disposizione.
Come sistemare un paio di regali inevitabili senza spendere un capitale e facendo anche una discreta figura?

Beh, un sistema divertente per fare qualcosa di diverso restando con un po’ di fortuna sotto i 10 euro è quello di buttarla sui vinili usati.
Dischi.
LP.
Ci sono ormai un sacco di posti che vendono vecchi vinili (penso a Materiali Resistenti a Torino… ma ce ne sono tanti altri).
Ora, uno dei problemi del regalare vecchi vinili è che di solito la persona a cui vogliamo regalare quel vecchio disco, se è in grado di apprezzarlo, ce l’ha già.
E doppio – anche in CD.
E in digitale sul lettore mp3.

thehunterMa allora, proviamo a pensare in maniera tetradimensionale – noi non sioamo di quei vecchi idioti che stanno a disquisire per ore su se sia meglio l’analogico o il digitale.
Noi lo sappiamo cosa aveva di superiore ed inarrivabile il vinile rispetto a CD e MP3 – la copertina.
Quindi, regalo da fare?
Si sceglie un bel vinile con una bella copertina, elo si incornicia.
Bello liscio.

Ora, possiamo scegliere il disco sulla base di diversi parametri…
. magari è il disco preferito del nostro destinatario
. o ha semplicemente una copertina fantastica, che sappiamo che gli piacerà*

Di solito, per gli indecisi, i Pink Floyd vanno con tutto.
Notate che il disco non deve essere in buone condizioni – basta che lo sia la copertina!
E non deve essere neanche il disco migliore di quel gruppo o artista o compositore.
È sufficiente che sia la copertina migliore – la più spettacolare, la più gradevole.
Serve poi una semplice cornice a giorno, meglio se col plexiglass che col vetro**.
Fatto.
Le copertine doppie ad album, naturalmente, sono le migliori.

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Detto ciò, io, per dire, quali copertine mi appenederei alla parete…? Continua a leggere


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Noi non abbiamo paura della Bomba – Una Top Five

Sì, ok… ma non potremmo rendere la copertina un po’ più triste?

L’altra sera, io e la mia amica Lucia ci siamo resi conto di avere una grande nostalgia per la fine del mondo.
Per l’apocalisse nucleare, possibilmente.
No, ok, The Road, grande libro, una valanga di risate, però…
Però ai vecchi tempi l’apocalisse nucleare ed il dopobomba avevano un diverso stile, una diversa impostazione.
la fine della civiltà non era un’occasione per farsi dei devastanti trip di disperazione e senso di colpa, ma piuttosto era un’opportunità per spazzare via tutte quelle persone noiose che comunque – ammettiamolo – una vita tanto non ce l’avevano, e per riaprire i giochi in maniera darwinista.

E così mi sono detto… perché non fare una Top Five?
Con uso di Piano Bar.
Anzi, due – una per i romanzi, ed una per i film.
Non dovrebbe essere difficile, no?

C’è altro?
Ah, sì… no.
No nel senso che non ci saranno Un Cantico per Leibowitz, Davy l’Eretico, Cronache del Dopobomba e tutti quegli eccellenti romanzi che ho letto, mi sono piaciuti, ma non hanno nulla a che vedere con questa top five.
È la fine del mondo come lo conosciamo – e noi vogliamo divertirci.

Perciò, via, cominciamo con qualche libro da leggere. Continua a leggere


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Perché Lo Hobbit è meglio – una top five

OK, suicidiamoci.

Questo post è in parte ispirato al post di ieri del mio amico Ferruccio Gianola.

Ora, sia ben chiaro che considero Il Signore degli Anelli una lettura imprescindibile, se non per altro, per l’ombra lunga che ha gettato su tutto un genere.
Ma a conti fatti, preferisco Lo Hobbit.
E questi sono i cinque principali motivi:

a . è maledettamente più breve
Io Il Signore degli Anelli, la prima volta, l’ho letto in una settimana, ma il punto non è questo.
Lo Hobbit è più economico – non nel senso che costa meno a stamparlo perché ha meno pagine, ma nel senso che in termini narrativi riesce a darci una storia compiuta, relativamente complessa, che include un mondo meraviglioso e leggendario in… un sesto scarso rispetto alla trilogia?
Aggiungiamo a questo che la piccola scala de Lo Hobbit non inficia assolutamente la narrazione di una storia che, nel piccolo, tocca praticamente tutti i punti salienti e i temi portanti della trilogia.
Una bella giocata, insomma.

b . è scritto meglio
No ok ok, lo so, lo so, avete letto Il Signore degli Anelli e avete pianto.
Anch’io.
E anche Tolkien, quando arrivato a metà corsa – per sua stessa ammissione, leggetevi le lettere – non sapeva più da che parte andare.
Non solo trovo il linguaggio de Lo Hobbit meno artefatto, ma l’esecuzione è più elegante.
Molto dell’umorismo ne Lo Hobbit è volontario, e non involontario.
In fondo, Lo Hobbit è un romanzo – Il Signore degli Anelli è una realtà virtuale.

c . no frigging elven poetry
Enough said.

La Pipa di Tolkien

d . niente mattarello
Quando ci si metteva, Tolkien era un vecchio luddista che se avesse potuto si sarebbe acceso la pipa sfregando due legnetti come nel neolitico, e i suoi pistolotti su quanto sia brutto tutto ciò che puzza di Età dei Lumi o, peggio, di Rivoluzione Industriale, sono una valanga di risate (se pensate alla nostalgia che si può provare per un’epoca senza penicillina e con una aspettativa di vita media di trent’anni, o ridete o…).
Anche ne Lo Hobbit si immagina un passato da Merrie Englande che non è mai esistita, ma la mano dell’autore è infinitamente più leggera.

e . niente fan deliranti
Lo Hobbit non ha talebani.
Se vi servono spiegazioni di questo punto, verificate i commenti di questo post… mah, dodici ore dopo che sarà postato.

Ma comunque non disperiamo.
Sono praticamente certo che l’uscita della trilogia (eh?!) di film su Lo Hobbit fatti da Peter Jackson riusciranno per lo meno a annullare il punto e.

E se vogliamo metterci un extra come in tutte le mie top five…

f . no frigging Tom Bombadil
No, voglio dire…


… e poi venite a dirmi che Lo Hobbit è “una favoletta”.


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Nove Maestri, una Top Five (beh, ok…)

L’idea per questo post la rubo all’amico Alex Girola, che ha postato una sua lista di maestri su Plutonia Experiment.

È innegabile che per imparare a scrivere (anche un semplice tema sulle vacanze estive) è imortante leggere.
Come già osservato in passato, se leggere autori pessimi può essere uno stimolo a dimostrare di poter far meglio, è vero che leggere autori in gamba è una spinta amigliorare – oltre ad essere un campionario di opzioni, di strutture, di idee, di vocaboli.

Da tutti si impara qualcosa.
Ma alcuni restano più profondamente impressi, alcuni incidono di più.
Alcuni hannos critto libri che potremmo immaginare come manuali in un corso sulla scrittura attraverso la scrittura.

Quindi, non in un ordine particolare, una lista di autori con i quali sono in debito.
Se mai ho scritto qualcosa di buono, il merito è loro.

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Tutto quello che dovevo sapere della vita…

OK, è cominciata ieri, come al solito per colpa di Alex Girola.
Si parlava di depressione, di star male, di questo profondo senso di infelicità che a volte rischia di sopraffarci.
E Alex ha sfornato una delle sue citazioni, presa dall’ultimo (?) film di Rocky…

“Nessuno può colpire duro quanto può colpire la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, a come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti.
Un uomo vince solo se sa resistere… non se ne va in giro a puntare il dito contro chi non c’entra, accusando prima questo e poi quell’altro di quanto sbaglia… i vigliacchi fanno così!”

E io mi sono ricordato di quei vecchi poster che giravano con scritto “Tutto quello che dovevo sapere della vita l’ho imparato da Star Trek”, e mi sono ricordato che dovevo fare un post su cinque cose imparate dai protagonisti dei romanzi che mi piacciono, e così, facendo uno più uno, ho ottenuto un numero che oscilla tra l’uno e il tre, e che mi pare abbia un certo senso.
Ma ho deciso di usare un solo autore.
Così, per pigrizia.

Perciò, ecco a voi Tutto quello che dovevo sapere della vita l’ho imparato daTravis McGee.
O, piccolo prontuario filosofico per quando infuria la tempesta... * Continua a leggere


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Elfi in motocicletta e altro urban fantasy

Questa sera il piano bar del fantastico suona l’urban fantasy.
Non è difficile – settiamo la tastiera elettronica per emulare un clavicembalo, e suoniamo in scala pentatonica.
Nel bene e nel male.

Cominciamo con le note dolenti.
Quando ho scoperto la sua esistenza come genere/sottogenere, l’urban fantasy era una cosa diversa, da quella che trovate oggi sugli scaffali.
Non c’erano ragazze armate di katana, elfi infoiati, licantropi a torso nudo e stregoni che facevano i detective.
Era una cosa molto meno codificata.
E non aveva un briciolo di classe.
Erano gli anni ’80.
Le copertine le faceva Larry Elmore.
E si trattava sostanzialmente di elfi che facevano i bikers.
La serie SERRAted Edge, creata da Mercedes Lackey e sviluppata per Baen Books da un buon numero di esordienti (all’epoca), era frequentemente recensita su Dragon Magazine: paesaggi suburbani, gang, un pizzico di azione hard-boiled, elfi, stregonerie.
Era il cyberpunk del fantasy. Continua a leggere


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Una notte selvaggia fra i libri

Questa è colpa di Ferruccio Gianola, ma anche la Clarina ci ha messo del suo (per di più barando).
Dopo la mazzata psicologica della top five di identità parallele, qualcosa di spensierato e un po’ folle è assolutamente il benvenuto.
Quindi, nelle parole del’ideatore di questa faccenda…

Allora partiamo da questo presupposto: mi sono accorto di avere dei poteri che mi permettono di fare uscire dai libri i personaggi letterari che desidero. Certo, questa potrebbe essere la brillante idea attorno a cui costruire un romanzo e non è detto che non possa farlo più avanti.
Per il momento però, questo stratagemma mi serve soltanto per organizzare un’uscita con cinque personaggi presi dalle mie storie preferite e passare una notte folle con loro.

Ah, un po’ come il protagonista di quel romanzo diThorne Smith, anni ’30, La Vita Notturna degli Dei… anche se lui faceva animare le statue, non uscire i personaggi dai libri.

E potrei far notare che la semplicità quasi zen della proposta di Ferruccio solleva la mai risolta faccenda di cosa sia letteratura e cosa no.
Perché non è che si devono citare solo classici, vero?
No, eh?

Ma avanti, è una bella serata primaverile.
Con chi andiamo a mettere a soqquadro la città?

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