strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Nelle spire dell’algoritmo

Venerdì tredici.
E non un venerdì tredici qualunque – il tredici di gennaio, il compleanno di Clark Ashton Smith.
E io ricevo una mail da Amazon.

Niente di particolarmente sorprendente o preoccupante (è Amazon, non l’Agenzia delle Entrate) – da quando mi servo nel negozio online di Jeff Bezos, ricevo spesso delle mail, che fanno più o meno così…

Ciao, consumatore!
Sulla base dei tuoi acquisti, pensiamo che potrebbe anche interessarti…

E a seguire, grazie alla potenza del meraviglioso algoritmo di Amazon, una lista che di solito include

  • un paio di libri dei quali non mi interessa assolutamente nulla
  • un paio di libri che ho già acquistato proprio da Amazon
  • un paio di libri che ho scritto io
  • un utensile da cucina dalle forme esotiche e la cui funzione mi è ignota

In tanti anni di acquisti su Amazon, credo di non aver MAI acquistato un libro o un altro tipo di mercanzia sulla base delle segnalazioni dell’algoritmo del negozio.
Ma oggi potrebbe essere diverso.
Oggi, per la prima volta in una ventina d’anni come cliente Amazon, sto seriamente pensando di ordinare uno dei volumi che l’algoritmo ha deciso di suggerirmi.
Perché oggi, mi dice l’algoritmo, è uscito questo…

Ora, in realtà, grazie ad una ricerca con Google, scopro che il libro era già stato messo in vendita a Lucca Comics and Games, l’anno passato, e successivamente in una fiera dei fumetti.
Io non ne sapevo nulla, ma a quanto pare ha anche venduto benino.
È anche stata fatta una presentazione durante una diretta on line, annunciata via Facebook – ma poiché nessuno ha pensato di taggarmi, l’algoritmo di Mark Zuckerberg non mi ha mostrato l’annuncio, e io la presentazione me la sono persa.
Nessuno aveva pensato di informarmi, o di suggerirmi di partecipare.

E sì, ho controllato la spam.
Niente.

Ed ora, due mesi dopo, l’intelligenza artificiale di Amazon decide che potrebbe interessarmi questo volume, che è uscito oggi.
E sì, questa volta ci ha preso – il libro potrebbe interessarmi, perché non ne ho vista finora né una copia-autore, né a dire il vero neanche le bozze di stampa.
Nessuno ha pensato di mandarmi via mail una copia dell’ebook.
Nessuno ha finora risposto alle email che ho spedito per avere dettagli.

Ma dopotutto, io sono solo l’autore (anche se dalla copertina sembra che il libro lo abbiamo scritto in due).

E sì, prima che qualcuno di voi possa ventilare l’ipotesi nei commenti – tutto questo È umiliante.
Estremamente umiliante.

Non mi pare – ma potrei sbagliare – che si stia facendo molta pubblicità a questo libro.
Per cui chissà, a parlarne qui sto facendo un qualche increscioso passo falso di qualche genere.

Però mi è parso comunque il caso di segnalare questa uscita.

Perché c’è il mio nome sulla copertina, ed il mio lavoro sotto di essa.

Perché questo è il mio blog, e non lo posso condividere, quindi non credo di fare granché danni.

Perché mettendovi qui il link commerciale ad Amazon, potrei riuscire ad alzare abbastanza denaro da comperarmi una copia.

Perché succede ancora abbastanza di frequente che io mi senta chiedere se i miei lavori saranno disponibili in italiano, e questo libro è in italiano. E non credo ce ne saranno altri in futuro.

Ma chi può dire? La vita è piena di sorprese.


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Chi vi parlerà di ciò che non conoscete?

Questo post comincia da una osservazione volante che mi ha fatto mio fratello ieri sera a cena: ma i tizi che fanno “reaction videos” su Youtube, guardano tutti gli stessi film?
E così ieri sera dopo cena ho fatto un po’ di indagini, perché era una serata tranquilla, non avevo voglia di leggere, ed avevo passato buona parte del pomeriggio a scrivere.

Sempre provvida di informazioni, Wikipedia mi spiega che

un reaction video è un video in cui le persone reagiscono a qualcosa.

Wow.

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Il lettore penalizzato

I bei vecchi tempi, quando c'era meno scelta

I bei vecchi tempi, quando c’era meno scelta

Bookrepublic ha pubblicato sul proprio blog un post, due giorni addietro, nel quale, fra le altre cose, si postula sostanzialmente che il lettore sia penalizzato dalle dinamiche dell’autopubblicazione.

L’idea – ma leggete il post – è che l’abbondanza dell’offerta aumenti la probabilità di beccare un libro che non ci piace.

A prescindere dalle polemiche a volte ingiuste sulla qualità, nasce un evidente gap di convenienza. Se è vero che il selfpublishing è parte della buona, o presunta tale, “economia dell’abbondanza”, continua tuttavia a scontrarsi con la scarsità della principale risorsa del lettore:il tempo. Per quanto buoni siano gli algoritmi che ci profilano, consigliano e customizzano, è estremamente probabile che il piacere che ci può derivare da una buona lettura sia mediamente più basso, perchè è più probabile che incontriamo contenuti che non ci piacciono. Si genera una diseconomia; e le diseconomie hanno dei costi.
In altre parole, il selfpublshing non conviene ai lettori.

Ora, sarà che per me leggere è indispensabile come mangiare, ma a me piace fare dei paragoni terra terra con le dinamiche gastronomiche.
L’idea è che andare in un ristorante a menù fisso sia preferibile ad un ristorante a la carte, perché se ho la possibilità di scegliere cosa mangiare, il rischio che ciò che ordino non mi piaccia aumenta.

Oppure, visto che leggere è – a volte – meglio del sesso, potremmo postulare che vivere su un’isola dove ci sono solo due donne nubili, anziché in un posto dove ci sono decine e decine di donne nubili, sia preferibile: troppa scelta significherebbe maggiori rischi di innamorarsi di quella sbagliata, ed averne il cuore infranto.

O, per restare in ambito letterario, è come decidere di bruciare una biblioteca, perché in fondo basta il Corano.

C’è un forte senso di si stava meglio quando si stava peggio, nell’idea che l’eccesso (?) di scelta comporti un calo della qualità dell’esperienza.
Ma il punto non è questo.

La logica esposta nel passaggio citato qui è fondata su un argomento fallace: l’idea è che io scelga le mie letture sulla base di un algoritmo di profilatura.
Insomma, che io accetti i consigli di Amazon, il cosiddetto Also Like.

Se ti è piaciuto [titolo], allora potrebbe piacerti [titolo].

toomanybooksMa anche no.
I criteri di selezione dei lettori, anche per ciò che riguarda gli autopubblicati, restano solidamente
. precedente conoscenza dell’autore
. consiglio di una fonte fidata (amico, critico, blogger)
. copertina
. quarta di copertina/blurb
. prezzo

La disponibilità di un’anteprima è anche un fattore significativo.

L’Also Like serve a mettere in vista autori a basso profilo – è una vetrina.
E, certamente, l’essere in vetrina (o in classifica) garantisce un extra di vendite (dal 20% al 40%, a seconda delle fonti) ma non è il criterio principale di selezione.
Anche perché è molto facile accorgersi se ci sta dando consigli ridicoli.

Ciò che non è stato considerato, nell’analisi per cui l’eccesso di varietà penalizza il fruitore, è dato dal fatto che l’aumento della varietà implica la messa in funzione di nuovi filtri.
Che non sono filtri automatici.
E che i lettori sono perfettamente in grado di sviluppare ed utilizzare tali filtri.

Io, per dire, ho una fortuna sfacciata, quando si tratta di acquistare ebook di autori che non conosco.
Ma non perché io abbia poteri paranormali – leggo semplicemente i blog giusti.
Ho trovato, in altre parole, dei filtri che sono sufficientemente sintonizzati sui miei gusti, da eliminare dal mio campo visivo gran parte delle distrazioni.
Si tratta, ci tengo a dirlo, di blog e blogger.
Li ho già citati in passato – Ron Fortier per il pulp, i ragazzi e le ragazze di Black Gate Magazine per la sword & sorcery, Paul Bishop per il poliziesco e l’hard boiled, SF Signal e SF Site per la fantascienza, eccetera.
Più una certa selezione di blogger italiani.

La varietà e la diversità non sono mai un fattore negativo, se vissute in maniera sana.

O se preferite…
Era meglio quando potevo scegliere fra 80.000 titoli, e provare qualcosa di nuovo rischiando una decina di euro, o è meglio ora, che posso scegliere fra 800.000 titoli, e se voglio correre il rischio e provare qualcosa di nuovo, mi brucio 99 centesimi?