strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Il canto della sirena

La cosa comincia con la scoperat della Avid Records Ltd., azienda britannica che rimasterizza e butta sul mercato grandi classici del jazz in compilation riempite al punto di scoppiare, a prezzi ridicoli.
Quattro album storici riversati su due Cd, a 5 euro.
Roba del genere.
La buona musica ad un prezzo che ti fa venir voglia di esplorare anche quegli anfratti in cui non ti sei mai andato a cacciare,.

Per dire – i remasters degli anni ’30.
Difficile trovare qualcosa che non suoni come una voce distorta che sussurra dentro una scatola vuota di spinaci.
I migilori, sulla carta, sono quelli della Past Perfect – gente che gira per mercationi ed aste, si procura il maggior numero possibile di copie di dischi di celluloide vecci di novant’anni, e poi opera per interpolazione, in modo da ricavare da dieci dischi rigati una singola traccia perfetta.
O quanto più perfetta possibile.
I remasters della Avid non sono altrettanto maniacali, ma sono comunque superbi.
E anche così, resta il fruscio della puntina del gramofono.

Però, dai, 5 euro, un doppio di una cantante mai sentita, rimasterizzata da vecchie incisioni degli anni ’30…

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Tradurre o non tradurre?

Visto che ho già il tempo libero ridotto a zero…

Ho appena messo le mani su un libricillo uscito negli anni ’30 – non una gran cosa, più o meno 10000 parole.
Venti pagine scarse in formato A4, a metterci solo il testo in corpo 10 e interlinea 1.

Si tratta di un’artefatto di un’epoca più scollacciata e discutibile.
Una guida ai quartieri bassi di Shanghai, per il visitatore occidentale in cerca di un po’ di esotismo pesante.
Dove reperire compagnia femminile, alcool, sostanze illegali.
Il rischio di accoltellamento, le risse.
Come divertirsi a ritmo di jazz, fra russi bianchi e infidi orientali.
Una guida ad uno stile di vita per lo meno spericolato, in una città corrotta fino all’osso.

Il tutto col tono garrulo di un articolo per New Yorker, in un libriccino scritto da due cialtroni che probabilmente erano marinati nel gin, e fulminati a dovere.

“Per gran parte degli stranieri, esistono due soli tipi di cinesi, quelli puliti e quelli sporchi. Tuttavia, la situazione è molto più complessa.”

Politicamente corretto non lo è assolutamente.
Se si eliminassero le parti razziste, sessiste o generalmente offensive, quest’affare starebbe sul retro di una cartolina illustrata.

Il solo capitolo su come evitare di passare una serata da soli, che apre col consiglio di procurarsi una ragazzina dai quindici ai vent’anni – è normale, lo fanno tutti, non ci sono stigmatizzazioni sociali – è roba da capestro.

“Non poca della vita notturna sulle strade di Shanghai è cortesemente fornita delle signore la cui mercanzia è l’amore, in contanti e pronta cassa.”

Però, però…

Ho dato un’occhiata agli archivi americani per verificare il copyright.
Zero assoluto.
Non mi è neanche troppo chiaro dove sia stato stampato, il libercolo – se l’hanno stampato in Cina, come pare probabile, il concetto stesso di Copyright, specie all’epoca, è nullo.

Per cui, mi dico, potrei tradurlo.
Magari annotarlo.
E poi farlo circolare.
Un’altra cosa per gli Orientalisti Anonimi.

Non è lunghissimo, ed è il genere di lavoro di traduzione che mi diverte – anche se certe cose, in certi punti, mi danno i brividi.
Però, ehi, è storia!
Ma poi, cosa ne sarebbe…?

Se ne potrebbe fare un ebook…
Magari per Natale…

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