strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Il Tuono su DriveThruFiction

The Ministry of thunder smallUn po’ di pubblicità – dopotutto siamo sotto le feste.
The Ministry of Thunder, il mio romanzo d’avventura con yog-sothotheries assortite, è ora anche disponibile su DriveThruFiction, il braccio narrativo del più famoso DriveThruRPG, rivenditore online di giochi di ruolo.

DriveThru rende disponibile in un unico pacchetto il file in tre versioni – mobi per kindle, epub e pdf.

Il link per scaricare è questo.
Buona lettura, e spargete la voce.

Ah, e per chi non lo sapesse – i file sono leggibili oltre che su ereader, anche su tablet, smartphone e pc usando applicazioni gratuite.
Qui ad esempio, una lista di app per Android.


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Il Gioiello d’Oriente

La revisione de Il Crocevia del Mondo è quasi completa, e il post di oggi riguarda un personaggio che avrei davvero voluto inserire nel volume, ma non c’è modo di farlo – poiché gran parte delle sue attività si svolsero in Manciuria, lontano dai luoghi sui quali il mio volumetto si va ad appuntare.

E allora, parliamone qui, di Yoshiko Kawashima.

W020100514560708495987Yoshiko Kawashima non si chiamava Yoshiko Kawashima, ma Aisin Gioro Xianyu – era una principessa manciù, quattordicesima figlia di un notabile della corte imperiale di Beijing, ed era anche nota come Gioiello d’Oriente.

Venne adottata a otto anni da un tale che si chiamava Kawashima – un losco figuro, mercenario e spione giapponese che vedeva, nella possibilità di allevare una principessa cinese come una giapponese, una potente arma diplomatica e  uno strumento spionistico.
Il condizionamento della giovane al fine di farne una leale e amorale agente imperiale non fu esattamente una scampagnata, e lasciò probabilmente delle cicatrici nella personalità del Gioiello d’Oriente.
Il nonno adottivo la violentò ripetutamente, e successivamente, Yoshiko divenne l’amante del proprio padre adottivo.
Trasferitasi a Tokyo per studiare all’università, divenne un popolare personaggio nel giro di artisti e perditempo della capitale, collezionando una bella infilata di amanti.

A vent’anni, nel 1927, per ordine del padre adottivo/amante, sposò il figlio di un generale mongolo, ma divorziò in capo a due anni, trasferendosi a Shanghai – e trovando probabilmente congeniale l’ambiente selvaggio della Parigi d’Oriente.

Straordinariamente attraente, con una personalità dominante, una figura quasi da dramma cinematografico, mezza maschiaccio e mezza eroina, e con la passione per l’indossare abiti maschili.

A Shanghai divenne l’amante e l’agente di un certo Tanaka, uomo dei servizi giapponesi, e quando questo venen richiamato in patria, Yoshiko rimase sul libro paga del suo successore – che non esitò a sfruttare la sua amicizia con Pu yi, l’Ultimo Imperatore (e con la moglie di costui, piuttosto sensibile alle grazie del Gioiello d’Oriente).

Gen_Yoshiko_KawashimaQuando i giapponesi si presero il Manchukuo, e i cinesi si sollevaronoin massa, Yoshiko si pose alla testa di una armata di alcune miglaiia di banditi e tagliagole, e divenne una cacciatrice di guerriglieri per conto dei giapponesi.
La propaganda ne fece una figura alla Giovanna d’Arco, ma sostanzialmente il generale Kawashima era a questo punto un signore (una signora?) della guerra come tanti altri in cina – col suo esercito privato,la tendenza ad estorcere danaro dai mercanti cinesi e una lealtà verso il Sol Levante che forse non era completamente corrisposta.

Il fatto che l’Armata del Kwantung non la volesse fra i piedi fu probabilmente la ragione per cui, nel momento in cui divenne una figura centrale della macchina di propaganda giapponese (programmi radio, articoli, anche racconti sulle riviste pulp), il suo atteggiamento si fece scomodo per l’Impero.
Le venne consigliato di abbassare il proprio profilo e scomparire.

Frattanto, Yoshiko si era trovata un altro amante, Riyoichi Sasakawa, spia e avventuriero, un uomo che, nel ’45, avrebbe accolto con gioia ed entusiasmo il fatto di essere stato etichettato come criminale di guerra di prima classe dagli americani (e dai russi, e dai cinesi), tanto da voler entrare in tribunale con l’accompagnamento della marcia della Marina Imperiale.
Sasakawa, pur travolto dalla passione per il Gioiello d’Oriente, non mancò di descriverla come una oppiomane sessualmente insaziabile, capace di “ripassarsi” una mezza dozzina di amanti – uomini e donne – ogni notte.

Poi, nel 1945, non essendo riuscita a rendersi invisibile (come avrebbe potuto?), Yoshiko Kawashima, il Gioiello d’Oriente, venne arrestata dai servizi segreti cinesi, sommariamente processata, ed eliminata con un colpo alla nuca.
Fucilarla, essendo di famiglia imperiale, sarebbe stato irrispettoso.

Yoshiko Kawashima fu molto popolare – naturalmente – presso gli sceneggiatori cinematografici.
C’è un film su di lei del 1957, compare ne L’Ultimo Imperatore ed è stata portata sullo schermo nel 1990 dalla grande, compianta Anita Mui.

Circolò voce, naturalmente, che fosse sopravvissuta, continuando con la propria vita avventurosa e dissoluta fino al 2006.
Ma era solo una leggenda.


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Owen & Eleanor, un viaggio di nozze

DOL2Se è vero che la Via della Seta mi affascina da quand’ero ragazzino, è dai primi anni ’90 che cerco di raccattare tutto quello che riesco a trovare da leggere sull’argomento – dal Milione di Marco Polo ai resoconti di viaggio di Colin Thubron, passando per quella che rimane la mia autentica passione – i resoconti di viaggio autografi di esploratori, viaggiatori ed avventurieri fra la fine dell’epoca vittoriana e la Seconda Guerra Mondiale.
Ho oramai una bella scaffalata di volumi – per lo più in inglese – e una bella collezione di ebook.
Più mappe, CD, l’occasionale documentario in DVD… e persino il vecchio Silk Road della NHK, su VCD.

I personaggi legati a quel periodo popolano il mio agile volumetto – Il Crocevia del Mondo, presto disponibile nella sua terza edizione ampliata e riveduta – e costituiscono un pantheon di figure alle quali mi sento particolarmente legato.

Fra i personaggi “scoperti” in questi più o meno vent’anni di letture nessuno è più esecrabile del Barone Pazzo Roman von Hungern-Sternberg; Ja Lama, anche noto come Dambiijantsan, è certamente il più misterioso e romanzesco.
E se per fascino e simpatia nessuno eguaglia Rosita Forbes o Leonard Clarke, è anche vero che nessuno ha suscitato in me più rispetto e curiosità di Owen Lattimore.
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Esplorazioni

Ieri pomeriggio ho ordinato, per tre euro, una copia di seconda mano di Beyond Siberia, di Christina Dodwell.
Era l’unico titolo che mancasse alla mia collezione.

Scoprii Christina Dodwell nel 1992, a Londra, sugli scaffali di Hatchard’s, la libreria specializzata in libri geografici.
C’erano scaffali stracarichi di libri sulle esplorazioni – non solo esploratori storici, non solo i grandi eroi della tradizione ottocentesca, ma anche gli esploratori contemporanei.
Christina Dodwell era rappresentata da una bella collana di volumi candidi, della Sceptre. Continua a leggere


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Vagabondo a vita

Un giorno di gennaio [1934], i giornali di Shanghai erano in fiamme per la notizia della più grande rivolta mai vista nella Cina moderna! La Diciannovesima Armata, che aveva combattuto con tanto coraggio gli espetri marines giapponesi a Shanghai, si era ribellata al regime di Nanchino. La provincia di Fukien – che si trovava sulla costa, fra Hongkong e Shanghai – era stata assegnata al generale Tsa Ting-Kai come ricompensa per la sua grande impresa di Shanghai. Ma in quel preciso momento stava già formando un “Governo del popolo” ribelle a Fukien. Si diceva che avesse tre aerei, ma solo tre piloti cinesi.
poiché avevo una licenza da pilota, mi imbarcai a mezzanotte sulla Taiyuan, nel fiume Whangpoo, e puntai verso Amoy sul Mare Cinese Meridionale, sperando disperatamente di raggiungere la capitale dei ribelli prima che cadesse sotto al martellamento delle armate di Nanchino.

Leonard Clark, classe 1908, aveva trentasette anni quando venne messo in pensione col grado di Colonnello dall’OSS, l’antenato avventuroso e cialtronesco della CIA.
Non essendo tipo da stare con le mani in mano, Clark si procurò una antica mappa del tesoro, e imbastì una spedizione nelle giungle dell’Amazzonia, lui e una guida locale, lungo il corso del fiume Maranon, dove – sostenne poi – ritrovò sette città d’oro.
Ci scrisse anche un libro – che in italiano si intitola I Fiumi Scendevano a Oriente.
Lo pubblicò Garzanti nel 1969, ed è da un po’ che lo cerco*.

Colonel Leonard Clark

Ma prima di andare a caccia dell’Eldorado, Clark aveva avuto altre avventure – come si evince dallo stralcio qui sopra, che sarebbe poi l’incipit di A Wanderer Till I Die.
Aveva vagabondato per l’Asia, come battitore libero, come mercenario, e come agente dei servizi americani.
Oggi, quelli che la sanno lunga, di solito inarcano un sopracciglio quando si fa il nome di Clark – è considerato una fonte imprecisa, uno che non dava numeri e date per le proprie osservazioni, uno che era fuori per il gusto di divertirsi e menare le mani**.
Ma leggere delle sue peregrinazioni – da Shanghai al Borneo, da Singapore al Giappone, rimane un gran divertimento.
Clark ha un tono fin troppo colloquiale, ed è come sedere al tavolo di un vecchio amico, che ci racconta di quella volta che al Raffles di Singapore…

46Ennesimo avventuriero dimenticato ad entrare nel mio catalogo, Leonard Clark è forse il più vicino all’immagine del classico eroe pulp, a vagabondare per paesi esotici alla ricerca di una nuova avventura, e di un modo per fare la differenza (e magari fare due lire).
Oltre al volume pubblicato da Garzanti, di Clark sono disponibili due volumi nella bella collana di resoconti di viaggio (tre ‘800 e ‘900) pubblicata dalla Long Riders Travel Guild***.
Oltre al sopra citato A Wanderer Till I Die, che mi ha tenuto compagnia in trasferta questi due giorni (niente di meglio, dovendo fare chilometri su chilometri, che un libro su un tale che macina chilometri su chilometri), pare imperdibile The Marching Wind, su quella volta, nel ’49, quando Clark decise di invadere il Tibet…
Ne parleremo in futuro.

Eh, quanto mi mancano, gli uomini come Clark…


  • Ci fu un tempo in cui evidentemente anche nel nostro paese si pubblicavano le imprese dei grandi cialtroni che hanno fatto la storia del ventesimo secolo.

** Insomma, un elemento tipico dell’OSS.

*** Riguardo alla quale dovrò prima o poi fare un post – sui Long Riders, e sui loro libri.


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Rosita

Gloria a Dio, lunedì, il settimo giorno del mese di Moharram, il santissimo, primo mese dell’anno 1342, venne a visitarci la bellissima, la perla preziosa, la dotta, ben educata Sayeda Rosita Forbes, la Donna Inglese.
[Mulai Ahmed er Raisuni, Sherif delle Tribù berbere del Riff]

Ah, Raisuni, signore del Riff, quanto t’invidio!

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Rosita Forbes

Per motivi lunghi a spiegarsi*, ho passato le ultime serate spulciando le biografie di avventurieri e viaggiatori della prima metà del ‘900.
Gente a tal punto improbabile, che non ha neanche una pagina su Wikipedia.
Persone che, fra le due guerre, decisero che degli anni ruggenti gliene importava abbastanza poco, e presero la via dell’avventura.
Per rintracciarli tocca avere un minimo di fortuna, spulciare siti, contattare conoscenti, venire a patti con persone improbabili.
E così, ieri sera, inseguendo un aviatore e cavallerizzo americano che fece la spia dietro le line giapponesi durante la seconda guerra mondiale, grazie a un contatto che si occupa di imprese equestri, ho conosciuto Rosita.
E vorrei poter dire seriamente di essermi innamorato di lei, se non fosse improponibile innamorarsi di una donna morta esattamente un mese dopo la mia nascita.

La perla preziosa del Raisuni, Joan Rosita Torr, nacque nel 1890, in Inghilterra, figlia di un politico non troppo fortunato e di una madre che era per un quarto spagnola, e quindi decise di darle come secondo nome quell’improbabile Rosita.
Dopo la solita infanzia ed adolescenza fatta di scuole inglesi e altre attività – alcune non esageratamente femminili, come collezionare carte geografiche – se ne andò da casa a diciassette anni, e a ventuno, nel 1911, sposò il colonnello Ronald Foster Forbes, che era in procinto di partire per l’Oriente – la Cina, l’India e l’Australia, dove nel ’14 il matrimonio andò definitivamente a gambe all’aria (complice il carattere autoritario e violento del Colonnello).
L’unica cosa che conservò da quel matrimonio fu il cognome – e il mondo l’avrebbe conosciuta, e conosciuta bene, come Rosita Forbes.
Rosita tornò in Inghilterra passando per il Sudafrica, e in patria si arruolò come autista di ambulanza – servendo in francia fra il ’15 ed il ’17, ricevendo due onorificenze.

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Dicevano che così non li fanno più…

… ma evidentemente in Estremo Oriente la ricetta se la ricordano ancora.

Deserto della morte inesorabile
+
Tesoro perduto
+
Orrida maledizione millenaria
+
Uomo in motocicletta contro orda a cavallo
+
Scrittrice in cerca d’ispirazione
+
Azione sospesa tra blockbuster e wuxia
=
un sano intrattenimento avventuroso

O se preferite, un ottimo film col quale affrontare il deserto della notte ferragostana.

È stato definito un mix di Indiana Jones, La Mummia e All’Inseguimento della Pietra Verde, col volume pompato a 11.
Ma è anche meglio di così.
E poi c’è Lin Chi ling.
E a me potrebbe anche solo bastare questo.

No, non è vero – l’idea del motociclista col winchester contro la cavalleria mongola rediviva quasi supera le grazie della giovane miss Lin.

Consideriamola una patta.


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In Xanadu

Oggi, William Dalrymple ha un sontuoso sito internet, con i dettagli dei suoi volumi, la sua biografia, il calendario delle sue prossime conferenze.

Un serio accademico, Dalrymple, specializzato nella storia del vicino e e medio Oriente e dell’India.
Un autore raffinato, ben documentato, con parecchi premi all’attivo.

xanaduMa a ventidue anni, sconosciuto ricercatore universitario, dalrymple si imbarcò in una avventura che, narata nel suo proimo libro, rimane ancora oggi, a mio parere, la sua cosa migliore.

L’idea è semplice – nel 1987, per la prima volta in cinque secoli la Via dela Seta è completamente aperta e ragionevolmente pacifica, e ciò permetterebbe a persone disposte a tutto di ripercorrere i passi di Marco Polo.
Dalrymple e la sua fidanzata sono pronti a tutto.
Finché lei non lo molla ad una settimana dalla partenza.
Salvo poi tornare in seguito – ora fidanzata con un altro – quando William ha già trovato una nuova compagna d’avventure in una inflessibile viaggiatrice anglo-indiana.
Tra imbarazzi, incidenti di percorso e reminiscenze del Milione, In Xanadu non è il miglior libro al mondo sulla Via della Seta – ma ci va maledettamente vicino.

Un enensimo esempio di cosa si può fare durante un anno-buco, quando si è giovani e si ha coraggio.