Con l’anno che verrà – posto che la salute e lo spirito m’accompagnino – mi piacerebbe dare una spintarella alla mia attività di scribacchino.
Niente di drammatico o rivoluzionario.
Scrivere di più.
Scrivere meglio.
Pubblicare di più.
Pubblicare meglio.
Restando fedele alla scelta di scrivere narrativa in inglese e saggistica in italiano, e magari recuperando qualche cosa dal mio vecchio catalogo di narrativa in lingua patria – visto che ci sono fan che ci tengono, ed è male deludere i fan.
Alla breve lista qui sopra – scrivere, pubblicare – manca ovviamente la terza voce: vendere.
Quella, ahimé, è una cosa che dipende da me solo in parte. Continua a leggere →
Io dico sempre che quando si tratta di musica, della musica che ascoltiamo, il fattore critico, l’unico vero discriminante, è se e come l’artista riesce a parlare a noi e di noi.
E io l’ho detto, per me un autore che ha sempre parlato a me e di me è stato e rimane Ray Davies.
E oggi Ray Davies mi aiuta in questo improvvisato ma sentito pork chop express.
All my life I’ve been a workin’ man
When I was at school they said that’s all you’ll ever understand
No profession, didn’t figure in their plans
So they sent me down the factory to be a workin’ man
E così ora c’è questa strana faccenda di chi si pubblica da sé.
Ne avrete sentito parlare, probabilmente.
Da una parte, ci sono quelli che sparano a zero.
Ipotetici opinionisti indipendenti, autori dubbiamente “certificati” (di solito da se stessi), portavoce di case editrici più o meno grandi, autori indignati.
Tutti certi che l’autoproduzione, il self-publishing (guai poi a parlare di authoor/publisher) siano dei patetici disperati alla ricerca di un minimo di attenzione, avidi accattoni dispostia tutto per qualche centesimo, fautori della bassa qualità, individui irrispettosi del lettore, nemici della cultura. Attention whores.
È come se ci fosse una guerra.
Ma non c’è nessuna guerra.
Then music came along and gave new life to me
And gave me hope back in 1963
The music came and set me free
From working at the factory
Dall’altra parte, ci sono iniziative sommariamente discutibili, come il progetto di Pop-publishing della Mondadori (“non è self publishing,è pop publishing”), o Libro/Mania azienda sponsorizzato da Newton Compton e De Agostini, che si propongono di fornire agli autoprodotti informazioni, istruzione, e una tacita “certificazione”.
Gratis.
Never wanted to be like everybody else
But now there are so many like me sitting on the shelf
They sold us a dream but in reality
It was just another factory
L’impressione è forte, che il desiderio sia quello di inquadrare in qualche modo gli autoprodotti, riconducendoli in qualche modo all’interno della struttura tradizionale.
Mantenere l’editore nel ruolo di gatekeeper.
Tutto ciò, naturalmente, con l’intento benevolo ed altruistico e disinteressato di migliorare gli autori, premiare i meritevoli, e tutelare il povero lettore che – ne abbiamo già parlato – sarebbe altrimenti affogato in un mare di ciarpame mal scritto e peggio prodotto.
I made the music, thought that it was mine
It made me free but that was in another time
But then the corporations and the big combines
Turned musicians into factory workers on assembly lines
Ora, credo che chiunque sostenga che “l’editoria tradizionale è il male” sia tanto sciocco e carico di pregiudizi quanto chi strepita che “gli autoprodotti fanno tutti schifo”.
Gli assoluti non appartengono a questo mondo, e quando viene affermato un assoluto qualcuno da qualche parte dovrà pagare.
Il vero problema è che l’ecosistema è ormai sempre più affollato, c’è sempre meno spazio, e quindi la competizione si è semplificata – entità che un tempo potevano felicemente ignorarsi, ora si sentono in concorrenza.
In generale, si sta tentando di mantenere un modello commerciale – secondo ilquale l’opera dell’autore necessita una serie di validazioni che l’autore da solo non può fornire.
O che, qualora l’autore si organizzi per poter fornire (come nel caso di un editing professionale) devono venire inqualche modo sminuite.
Il progetto generale (quale che sia il brand o la realtà che lo spinge – lo stanno spingendo in tanti) non vuole tutelare né gli autori, né i lettori, né, in ultima analisi, gli editori.
Non è neanche una diabolica cospirazione – che peraltro solleticherebbe il mio spirito pulp.
È semplicemente un sistema auto-organizzato, un modello di mercato, non dissimile da quello della fabbrica di stampo fordiano, con ruoli definiti e immutabili, che vuole preservare se stesso.
E ora, Working at the Factory, di Ray Davies. The Kinks.
They sold us a dream that in reality
Was just another factory
Working at the factory
Sto revisionando Il Crocevia del Mondo.
Ho cominciato a dicembre, e conto di chiudere per la fine di febbraio.
Il Crocevia del Mondo è stato il mio primo esperimento in termini di autoproduzione ed ebook – e mi ha accompagnato attraverso varie vicissitudini.
L’upload di una copia fallata.
La piattaforma di distribuzione che non ha caricato l’aggiornamento corretto.
Le vendite scarsissime (e gli incassi mai incassati).
Il ritiro della prima edizione, la decisione di farne una versione 2 e distribuirla da qui, dal mio blog, gratis.
Il Crocevia del Mondo è stato la cavia sulla quale ho fatto tutti i miei esperimenti.
Resta il mio best-seller, e lo considero una specie di portafortuna.
L’idea, questa volta, sarebbe quella di far uscire la nuova versione attraverso Amazon/Createspace.
In ebook, e in cartaceo.
Ora, naturalmente il problema è che ci sono persone, là fuori, che il mio agile volumetto l’hanno pagato – fallato – nella versione originale, oppure hanno fatto una donazione (o un acquisto sulla mia wishlist) come segno del loro apprezzamento del mio lavoro.
Rivendergli lo stesso libro ancora una volta sarebbe abbastanza spudorato.
Da qui, l’idea – l’unico modo che ho per riuscire a rivendere il mio libro a chi lo ha già letto, è rivederlo, correggerlo, e aggiornarlo.
Ampliare le sezioni già esistenti, ma senza “allungare il brodino” – anzi, lavorando per rendere il testo più agile.
Aggiungere materiale – tre nuovi capitoli, tanto per cominciare.
Più avventurieri.
Più signori della guerra.
Più esploratrici.
Più cialtroni.
Più nazisti.
Perché noi valiamo.
Il Crocevia del Mondo versione 2.0 – che potete ancora scaricare gratis da qui – è un agile volumetto di circa 19.000 parole, poco più di 100 pagine. Il Crocevia del Mondo versione 3.0 è al momento fermo a circa 34.000 parole, e sta sta navigando deciso verso le 200 pagine,
E non mi dispiacerebbe superarle.
Vedremo cosa ne verrà fuori.
Poi, un rapido giro su Amazon, uno studio accurato del materiale sull’autopubblicazione via Amazon postato dal mio amico Mauro Longo, e saremo pronti a vedere cosa ne verrà fuori.
Mi piacerebbe mettere su anche un sito-web/vetrina, in occasione dell’uscita della terza edizione.
E magari mettere in scarico degli extra.
Comunque vada, sarà divertente.
E istruttivo.
Spero.
Tenete d’occhio queste pagine – cercherò di tenervi informati.
Si discuteva di editoria e pubblicazioni, ieri, con alcuni amici.
Autoproduzione, case editrici.
C’è stato un certo baccano, nelle settimane passate, per alcune affermazioni discutibili apparse qua e là.
Se non pubblichi con una major sei uno sfigato, cose del genere.
Credo dovremo abituarci.
Contemporaneamente, si parlava anche di persone che credono di scrivere storie umoristiche, e invece non ci riescono.
Come diceva quel tale, morire è facile, è la comicità, che è difficile.
Comunque, fra una cosa e l’altra, a me è venuta voglia di riprendere in mano una vecchia storia, pubblicata a suo tempo su LN, darle una ripulita, e poi offrirla ai surfisti.
Così, tanto per movimentare un po’ le acque.
una storia scritta per ridere, che spero faccia lo stesso effetto a chi la legge che ha fatto a me che l’ho scritta.
Si tratta di un racconto breve, di una ventina di pagine.
Il feedback, come sempre, è gradito.
Il racconto è gratuito, ma non saremo certo noi ad offenderci se qualcuno deciderà di usare il tasto per le donazioni, o la wishlist.
Ma è assolutamente facoltativo, badate!
Oggi compio 45 anni (ouch!)
Il fatto che me ne senta addosso quindici di meno è probabilmente all’origine della decisione di mettere qui, per tutti i surfisti, un racconto scritto quindici anni or sono, in inglese, poi pubblicato in cartaceo ed in italiano cinque anni dopo, ed ora resuscitato, ripulito, corretto e leggerissimamente ampliato, dotato di una dotta e poderosa postilla ed equipaggiato con una copertina della quale vado discretamente fiero.
Mi pare una buona idea – voglio dire, regalare un racconto da leggere anziché infliggere lunghi ravanamenti sul passare inesorabile degli anni, la vecchiaia che avanza, la salute che vacilla, bla bla bla…
Il racconto, uscito come ebook gratuito quindici anni fa col titolo di A Whisp of Smoke, Rising, è un horror di ispirazione lovecraftiana, ma una esecuzione che deve molto alla mia vecchia passione per Len Deighton.
Sul primo Alia, tanti anni or sono, uscì col titolo Un Fil di Fumo*, e ricevette critiche piuttosto lusinghiere.
Che fanno sempre piacere (e la rima non è voluta).
Con estremo piacere che annuncio il ritorno online del mio agile volumetto Il Destino dell’Iguanodonte (e altri pettegolezzi paleontologici), versione 2.0
Il volume riunisce in effetti due agili volumetti (Il Destino dell’Iguanodonte e La Vendetta del Brontosauro), in una nuova edizione illustrata, ampliata e corretta.
Gli anni eroici della paleontologia attraverso le imprese di viaggiatori, scienziati dilettanti, accaniti accademici, scrittori, giornalisti e varia umanità.
Dinosauri.
Rivalità professionali.
Truffe.
Ubriachezza molesta.
Esplorazioni.
Maledizioni indiane.
Con la partecipazione straordinaria di Charles Dickens, Mark Twain, Jules Verne, Arthur Conan Doyle, Edgar Rice Burroughs e… Godzilla.
Perché noi valiamo.
Non fatevi intimidire dal pulsante per le donazioni – lo scarico è gratuito.
Ma se vorrete offrire un chinotto all’autore, avrete la sua eterna riconoscenza, e lo aiuterete in questo modo a scrivere altri agili volumetti (sì, qui andiamo a chinotto).
Una versione in formato .pdf è in preparazione.
Il volumetto è anche disponibile sulla mia pagina degli ebook, e a breve comparirà sulle pagine del Lemuria Social Club.
Niente di meglio di una botta d paranoia e di una nevicata eccezionale per mettere un po’ di fretta ad un progetto troppo a lungo sopito.
Release 2.0... più follia, più capolavori d'arte distrutti e saccheggiati, più dischi volanti. Perché noi valiamo.
Da oggi, guardando il menù in alto a destra noterete la voce e-book.
Si tratta di una pagina dalla quale sarà possibile scaricare i miei ebook – tanto quelli revisionati ed espansi quanto quelli nuovi.
E si comincia con l’ebook che ha dato il via all’intera faccenda – Il Crocevia del Mondo.
Il testo è stato revisionato, i refusi eliminati, ed è stata leggermente ampliato il testo.
Ora c’è qualcosa di più su Langdon Warner, oltre a qualche notizia sul disco volante avvistato da Nicholas Roerich.
Non molto, in verità, ma speriamo che in questo modo chi aveva acquistato la prima versione “fallata” si senta in qualche modo ricompensato.
Il file è un epub da circa 800 k e si scarica passando per 4Shared, un servizio gratuito di hosting che, per ora, pare funzionare.
Lo scarico è gratuito.
Feedback, commenti, recensioni entusiastiche e lodi sperticate sono benaccetti.
Mi sarebbe piaciuto metterci un bottone di PayPal, per consentire una donazione libera, ma il mio account PayPal in questo periodo fa le bizze.
Quindi, niente donazioni, per il momento.
Ma ci organizzeremo, in quel senso, oh, se ci organizzeremo… il desiderio ultimo è quello di carpirvi denaro, in quantità stravaganti, e spenderlo in sciocchezze.
Ci sono altri agili volumetti in arrivo, ed il Lemuria Social Club lavorerà a pieno regime, nel 2012.
Ma per il momento, siamo nuovamente in attività…
E buona lettura.
Questo post me lo sugegrisce il recente commento di ldr, che dice
amazon […] sta tagliando fuori case editrici e librai dalla catena, riassumendo tutto il ciclo di vita del libro nelle due sole figure di autore e lettore
Ohibò!
Vado a cercarmi l’articolo incriminato su La Stampa.
Ed in effetti c’è di che pensare.
Amazon ha insegnato ai lettori che non hanno bisogno delle librerie. Ora sta incoraggiando gli scrittori a lasciar perdere gli editori.