OK, ho pensato che sia meglio partire con qualcosa di semplice prima di arrivare alla gran baraonda finale.
Quindi, partriamo con l’analisi di un singolo autore: Stephen King.
I motivi della scelta sono molteplici.
Alcuni ovvii – King ha la certificazione di bestseller assoluto – altri meno immediati – è più facile reperire su Amazon.com i dati di King che non quelli, per dire, di Lovecraft.
Amazon.com infattinon fornisce “fun statistics” per tutti i libri in catalogo – ma tende aprivilegiare i bestseller, americani, e ristampati di fresco.
Vediamo allora cosa riusciamo a cavareda uncampione composto da
- Insomnia
- Christine
- Firestarter
- Dead Zone
- The Stand
- Cujo
- Misery
- Dolores Clayborne
- Dark Half
- Rose Madder
- Gunslinger
- Talisman
- Black House
Sono tutti bestseller.
Spaziano su unbuon arco della carriera dell’autore – si noterà un’evoluzione?
E di che tipo?
Uno solo è partre della serie della Torre Nera – sarà diverso dagli altri?
E in cosa?
Due (Talisman e Black House) sono scritti in combutta con Peter Straub – saranno diversi?
E come?
Per ciascun volume consideriamo
- percentuale diparole complesse (più di tre sillabe)
- lunghezza media delle parole usate
- numero in media di parole per frase
- parole in totale
- frasi in totale
I risultati sono inquietanti.
Il che è abbastanza opportuno.
Forse.
La struttura delle frasi di Stephen King appare scolpita nella roccia.
Un solido 6/7% di termini forbiti (che solo in Dolores Clayborne scende a 4, ma si tratta della narrativa in prima persona di una donna semplice, quindi il linguaggio è stato evidentemente adeguato), frasi consistentemente da 11-14 parole; ancora una volta, la povera Dolores, nel narrare le sue disavventure, si sbrodola un po’, con frasi mediamente più lunghe.
Il numero di sillabe per parola è un granitico 1,4 – ma vedremo che si tratta dello standard inferiore dell’inglese popolare.
Ancora una volta Dolores Clayborne è un’eccezione – la protagonista usa se possibile parole ancora più semplici, più brevi – e un sacco di articoli e interiezioni, probabilmente.
E’ questa la ricetta del bestseller?
Frasi brevi con parole corte e semplici?
Una Analisi Componenti Principali ci aiuta a vedere meglio il lavoro di King.
Si tratta di un tipo di analisi che, partendo dai dati a disposizione, determina quali siano i fattori di controllo sull’associazione.
In altre parole, otterrò un grafico che dovrebbe aiutarmi a rispondere alla domanda “In cosa sono diversi Dolores Clayborne, The Stand e Cujo?”
Nella lunghezza.
I romanzi di Stephen King cadono tutti in un campo di lunghezza (numero di parole o numero di frasi) e di lunghezza media delle frasi estremamente ristretto.
The Stand, una specie di fermaporte da quasi 500 mila parole, da una parte, e Gunslinger (appena 62 mila parole ma può permetterselo, è la prima puntata di una serie), dall’altra, definiscono un asse che da solo è responsabile del 57% della varietà nel campione.
In altre parole, se i tredici libri di King che abbiamo considerato vi sembrano diversi, per il 57% è per via di quanto sono spessi.
Per un altro 32% la differenza è data dalla lunghezza media delle frasi, con Dolores Clayborne contrapposta a La Zona Morta.
Questo, ovviamente, senza considerare la trama, i personaggi, la storia, l’abilità dell’autore.
Attenzione – non stiamo cercando la formula matematica del bestseller, stiamo piuttosto osservando la matematica che sottende un bestseller.
E dobbiamo ammettere che da un punto di vista strettamente meccanico, tutti i romanzi di King sono uguali, salvo una certa variabilità nella lunghezza, ed una (minore) varietà nella struttura delle frasi.
Il dettaglio più interessante del grafico dei componenti principali, tuttavia, è proprio quella stretta nube centrale, che ci dice che la varietà strutturale è un’eccezione notevole nella produzione di King.
Notate i due romanzi scritti in società con Straub, appena discosti ma comunque coerenti con lo standard di King.
Ora sarebbe bello rifare l’analisi inserendo i libri di Richard Bachman (era davvero così diverso da King?) e It – che con tutta probabilità, vista la mole, cascherebbe vicino a The Stand.
Ma per ora abbiamo u’altra domanda più pressante, io credo.
A questo punto, la domanda logica infatti è – se facessilo stesso lavoro con Terry Brooks, otterrei un risultato simile?