strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


4 commenti

Fantasmi, strade secondarie, leggende e haiku

Ho appena postato su Binario Morto – l’altro mio blog, quello dove escono solo recensioni di libri – una recensione di Ghostland, di Edward Parnell, un saggio autobiografico in forma di libro di viaggio sulla letteratura sovrannaturale inglese.
Se siete interessati a qualche dettaglio sul libro, vi invito a fare un salto di là.

Quello di cui vorrei parlare qui, invece, è l’idea di un saggio personale sulla letteratura che incroci l’autobiografia e il libro di viaggio.
Che mi pare una cosa fantastica, e che costituisce uno dei “generi” che preferisco.
Perché sì, mi piacciono molto i resoconti di viaggio – ne ho casse piene – ma l’idea di riuscire a infilarci anche la letteratura, e le vite degli autori, intrecciandole con la vita di chis crive… ah, quello è davvero speciale.

E poiché Ghostland non è un caso unico, ci sono per lo meno altri tre titoli che mi vengono in mente, che vale la pena ricordare.

Il primo – perché è il primo saggio di questo genere che mi sia capitato di leggere – è Blue Highways, di William Least Heat-Moon, che uscì in Italia col titolo di Strade Blu, inaugurò una collana di tascabili “giovani” della Einaudi, e successivamente diede il nome a un’intera collana di Mondadori. È quindi abbastanza ironico che oggi nella nostra lingua sia fuori catalogo, e tocchi cercarselo sulle bancarelle, su eBay o in biblioteca.
La storia di un periplo degli Stati Uniti a bordo di un furgone, seguendo le strade secondarie, il volume è una miscela di autobiografia, storia e narrativa di viaggio – e non mancano i riferimenti alla letteratura.

Il secondo volume On the Narrow Road to the Deep North, di Lesley Downer – autrice che divenne successivamente molto famosa con Memorie di una Geisha. Ma Narrow Road è, a mio parere, molto meglio – e ripercorre la vita e l’opera del poeta giapponese Matsuo Basho ed in particolare del suo viaggio a piedi da Edo verso l’Hokkaido. L’autrice ripercorre il cammino di Basho, osserva il Giappone lungo le strade secondarie, e intanto ci offre un’ampia selezione di poesie ed haiku, e di riflessioni sui generis e personali. Letto una trentina di anni or sono, resta uno dei miei libri preferiti sul giappone, la sua storia e la sua letteratura.

E per finire c’è il colossale tour de force di Bryan Talbot, Alice in Sunderland, che mescola folklore, letteratura e storia di una regione molto limitata dell’Inghilterra, il Sunderland appunto, intrecciando le proprie osservazioni con l’Alice nel Paese delle Meraviglie. Il fatto che Talbot riesca a fare tutto questo lavorando a fumetti rende questo volume di oltre trecento pagine ancora più incredibile – e Alice in Sunderland resta uno dei miei fumetti preferiti di tutti i tempi. Non mi risulta che sia mai stato tradotto nella nostra lingua, ma scopro che ne esiste una edizione in brossura tutto sommato a buon mercato.

E non dubito che ci siano decine di altri titoli, là fuori, ma questi tre sono i primi che mi sono tornati in mente mentre leggevo il bel lavoro di Parnell.

E naturalmente ci ho messo i link commerciali, e se per curiosità o buon cuore proverete ad acquistare uno o più di questi libri a me verrà versata una piccola percentuale – ed ora siete stati informati.


11 commenti

Quello con la faccia buffa

Volevo l’avventura.
Andai giù in messico, e presi tutti i soldi che avevo ed acquistai un somarello, alla perifera di Mexico City, per novanta dollari. Un somarello molto piccolo.E partii in groppa al somarello, lasciando Mexico City e prendendo su per le montagne verso Cuernavaca – che è parecchio lontana. Il somarello se la cavò bene per le prime trenta miglia, ma alla fne mi resi conto che avrei cciso quella povera bestia perché era troppo piccolo. Era un piccolo bastardo minuscolo. Quando incontrai un ragazzino lungo la strada, gli diedi semplicemente il somarello, e poi feci l’autostop fino a Cuernavaca. Quando ci arrivai, cominciai a cercare altri americani – perché Cuernavaca era una specie di località turistica, all’epoca – e riuscii a trovare un lavoro in un negozio di Huarache, fabbricando sandali.
Una sera, venni invitato a questa cena a casa di qualcuno, insieme con un gruppo di altri espatriati che vivevano laggiù. Ed uno degli ospiti era questa cantante d’opera con calvizie incipiente. Era praticamente l’anima della festa, perché era molto spiritosa. Ad un certo punto, mi fissò e fece una lettura psichica a freddo. Mi disse, “Ti vedo come un soldato. Sei stato un soldato di basso grado in molte guerre diverse. Ti vedo picchiare sul portello di un carrarmato in fiamme nella Prima Guerra Mondiale, mentre cerchi di uscirne.” E poi disse, “Sei stato un soldato in ogni vita, fino a questa. Ora sei ben deciso a diventare un artista.”
Dopo quel fatto, partii per Tepotzlan, che è più su nelle montagne, affittai una stanza e cominciai a dipingere.

Not Bad, For a Human, è l’autobiografia di Lance Henriksen, scritta a quattro mani con il regista e documentarista Joseph Maddrey.
Ora se devo spiegarvi chi è Lance Henriksen, siete probabilmente sul blog sbagliato.
Ma ci proviamo lo stesso…

Ci sono domande?

L’autobiografia di Henriksen è strana (ma strana bene) fin dall’inizio – ha il formato di un albo a fumetti, una copertina spettacolare.
All’interno, oltre a poche foto essenziali, ci sono i ritratti di Henriksen ad opera di Bill Sienkiewicz, Mike Mignola, Asley Wood, Eric Powell, Tim Bradstreet, Tom Mandrake e Kelly Jones.
Si tratta di un volume autoprodotto, pubblicato dalla Alexander Henriksen Press, in collaborazione con la Bloody Pulp Books.
Ed è un libro molto molto soddisfacente.
Henriksen parla brevemente della propria infanzia, prima di partire con i ricordi dei set, delle interpretazioni, delle storie.
Scopriamo intanto che è un pittore piuttosto apprezzato, un vasaio.
Scopiamo che è stato analfabeta fino all’età di trent’anni – quando ha imparato a leggere guardando film con il copione aperto in grembo.
Scopriamo la sua passione per fantascienza e horror.

Scopro con una certa sorpresa che Lance Henriksen esordisce come “attore parlante” in Quel Pomeriggio di un Giorno da Cani, nella parte di un detective della polizia che i coleghi prendono in giro perché “ha la faccia buffa”.

E non mancano le riflessioni sulla personale filosofia di vita che l’attore ha maturato nel corso degli anni.

Le 214 pagine del volume includono – oltre alle immagini già citate e alle riproduzioni di alcuni dipinti di Henriksen – anche una filmografia (ma quanti film ha fatto?!) ed una bibliografia.

Un eccellente acquisto, ed una lettura un po’ diversa dal solito – per staccare.

E poi, diversa dal solito…
Su uno scaffale qui in casa, nella mia biblioteca, ci sono due delle più divertenti e interessanti autobiografie che mi sia capitato di leggere.
If Chins Could Kill, del sempre colossale Bruce Campbell.
All Those Moments, di Rutger Hauer.
Beh, questo libro va a completare un terzetto ideale, e per più di un buon motivo.

=-=-=-=-=
Powered by Blogilo


2 commenti

208 pagine

La biografia di Jack Vance, uno dei più prolifici, popolari elongevio autori di letteratura fantastica, occupa appena 208 pagine, e si legge in fretta.
Stampato dalla solita Subterranean Press – che promette di diventare un elemento ricorrente sul mio scaffale nei prossimi anni – This is Me, Jack Vance è stato tirato in mille copie, ormai esaurite.
Si tratta di un rilegato rigido, stampato su carta di ottima qualità, e corredato da una quantità di fotografie dall’album di Vance.
Che si astiene dal parlare dei propri libri, concentrandosi invece sulla propria vita – i nonni, i genitori, l’amatissima e bellissima moglie Anna, i figli, i nipoti.
E soprattutto i viaggi e le avventure – in compagnia della moglie, o di vecchi amici come Poul Anderson e Frank Herbert – coi quali Vance si impegnò in un’avventurosa impresa di recupero navale. Paesi esotici, lingue straniere (con un succoso passaggio sul giapponese), mezzi di trasporto spesso insoliti: navi mercantili, case galleggianti, maggioloni Wolkswagen.
E non mancano le note a pié pagina – fonte di eterno diletto per i vanciani, anche se in questo caso non sono tratte dall’opera dell’UnspieK Barone Bodissey.
È così che, non parlando dei propri libri, scopriamo comunque l’origine di quell’esotismo barocco che è caratteristico di gran parte dei lavori dell’autore.
C’è un grande amore per i paesi lontani, una grande curiosità, al cuore di questa vita riassunta in 208 pagine.
E viene quasi voglia di poterlo imitare – e se non migliorerà la nostra scrittura, poco importa.

Ormai novantatreenne, e con gravi problemi alla vista, Vance ha dichiarato che questo sarà il suo ultimo libro.
Un commiato più che degno dai suoi affezionati lettori.

Powered by ScribeFire.


2 commenti

Chi sogna questi sogni?

Era una canzone di Christine McVie.

Ma più banalmente, chi scrive i libri che leggiamo?

Massimo Citi, sul suo blog, fa un semplice esperimento – prende dieci libri a caso nella sua libreria, sezione Novità

Sottosezione: «Autori italiani, narrativa».
Ovviamente troverete soltanto libri editi da grandi gruppi editoriali, Mondadori, Rizzoli ecc.
Apritene
uno e leggete il risvolto di controcopertina (3a di copertina) o
semplicemente la controcopertina. La bio dell’autore, insomma.
Bastano le prime righe:
«È autore e regista televisivo»
«Insegna Analisi del film all’Università di Roma»
«Giornalista, autore televisivo e radiofonico»
«Scrive da molti anni sul “Corriere della Sera”»
«Insegna alla New York University»
«Presentatore televisivo e speaker radiofonico»
«Giornalista, è stato deputato per tre legislature»
«Autore e consulente televisivo»
«È giornalista e critico teatrale»
«Insegna presso l’Università di Napoli»

E prosegue nell’osservare, statistiche alla mano, che

una statistica – una volta tanto significativa – a suo tempo pubblicata
su «L’autore in cerca di editore», edizioni La Bigliografica.
Significativa perché La Bibiografica è il centro studi dell’AIE,
Associazione Italiana Editori e raccontarsi balle da soli non serve a
niente.
In questa si mostrava come il 90% dei nuovi autori pubblicati avesse a vario titolo rapporti professionali con mondo editoriale prima della pubblicazione.

Insomma, se volete entrarci, dovete già esserci dentro.
Così simpaticamente neofeudale.

Sarà così anche all’estero?
Per mettere alla prova il sistema Citi, pesco dieci libri a caso dal mio scaffale e stralcio parte della biografia dei rispettivi autori. Nel mio caso non sono tutti esordienti – ma dubito che lo fossero anche nel caso di Massimo.

Eccoli:

  • dieci premi per la narrativa fantastica… dottorato in letteratura medioevale… cintura nera karate… quattro campionati scherma rinascimentale…
  • laurea in storia e latino… quattro turni in Vietnam… interrogatore prigionieri… assistente procuratore distrettuale… autista d’autobus… scrittore a tempo pieno…
  • due National Magazine Awards per la narrativa… tradotto in dodici lingue… vive su un’isola…
  • biologa marina, autrice, docente e consulente scientifico… cofondatrice Deep Ocean Engeneering…. [segue una pagina di titoli accademici e riconoscimenti professionali]
  • figlio di un medico… Trinity College… venticinque anni a Londra…
  • appassionata di fantascienza dall’età di dieci anni… lauree in Filosofia e Intelligenza Artificiale… dottorato a Cambridge… lettrice tarocchi… volontariato in Kazakhstan.. ha un negozio dimateriale occulto a Glastombury…
  • https://i0.wp.com/www.businessinnovationinsider.com/images/2006/01/Librarian%20action%20figure.jpgbiografo di Dickens, Blake e Thomas Moore… autore di narrativa e saggistica…
  • guaritore… insegnante di tecniche Taoiste… due decenni di esperienza…
  • taglialegna, contrabbandiere, scavatore di gallerie, trivellatore, gestore di ferramenta, assistente tecnico agli esplosivi[segue mezza pagina di esplosioni, fughe e coinvolgimento in vari conflitti locali]
  • in barca a vela a Capo Horn a 19 anni… prigioniero di guerra dal ’42 al ’45… coi partigiani in Toscana… moda e abbigliamento…
  • bibliotecario

Incredibile.
Il bibliotecario, intendo.
Immaginate passare una serata a cena con questi dieci….