strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Estenuazioni Natalizie

Siete estenuati dalla frenesia delle feste?
Pare che sia il nuovo trend – oddio come odio il Natale, con tutte questi festeggiamenti, e i regali,e la gente per casa, e lo stress, oddio lo stress, cosa ne è stato del buon vecchio e genuino spirito natalizio, mi domando, signora mia?

Il che naturalmente è un buon modo per annunciare al mondo che sì, andate a un sacco di feste, e sì, avete speso una quantità imbarazzante di denaro in regali e cibo e alcoolici, e sì, avete una valanga di amici e di parenti affettuosi, ma sia ben chiaro, a voi non piace affatto tutto ciò.
No, voi ve ne stareste a casa, da soli, a scaldarvi le mani alla fiamma di una candela, mangiando una caldarrosta ammuffita, in attesa che arrivi Krampus a scudisciarvi le natiche, ma che ci volete fare, non ci sono più i bei natali di una volta.

Il che è un po’ come ammettere che, da una parte, di amici e parenti affettuosi a voi non potrebbe fregare di meno, e dall’altra, che la spesa e la fatica di essere festivi e goderecci per voi non è neanche una scelta, ma un obbligo, una imposizione alla quale non riuscite a sottrarvi.
E da tutto ciò mi sorge il dubbio, non sarà che a Natale siete stressati perché di fatto avete una vita abbastanza orribile, e siete persone pessime?
Così, consideriamola una ipotesi di lavoro.

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Tre libri, forse quattro

Un paio di sere or sono mi hanno rivolto una di quelle domande ipotetiche e sostanzialmente inutili che servono a far partire delle discussioni che si protraggono a lungo nel cuore della notte. La domanda in questo caso specifico era

Supponiamo che tu debba andare a parlare a una terza superiore, a dei sedicenni, e che tu gli debba presentare un solo libro, un volume di narrativa che secondo te è fondamentale che leggano. Cosa gli consiglieresti?

Ed è venuto fuori naturalmente che io di libri gliene consiglierei tre, forse quattro, magari anche cinque. Ed è stato interessante sentire opinioni alternative e suggerimenti incrociati.
Non so se mai avrò l’occasione di fare una presentazione del genere – ne dubito profondamente, ma credo sarebbe divertente. Per intanto, infliggo le mie opinioni non richieste a voi.

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Il miglior manuale di scrittura del mondo

PenguinBookPlagueStackFramedSi chiacchierava, qualche giorno addietro, di manuali di scrittura, con un paio di amici.
È ben noto che io ormai li colleziono, ne ho letti a dozzine, e non ce n’è uno che non sia in qualche modo utile, e non ce n’è uno che da solo risolva tutti i problemi.
Ne ho parlato spesso in passato.
Ma c’è una cosa che ho sentito alcune settimane addietro – e non riesco assolutamente a trovare il link per recuperarla – che faceva più o meno così

Il miglior manuale di scrittura?
Un vecchio paperback della collana Penguin Classics.

Che non è poi una cosa così scema.
I risultati delle attività delle decine di “scrittori” che non leggono sono sotto gli occhi di tutti.

Non ci sono manuali che tengano, il miglior libro dal quale imparare a scrivere è un vecchio classico. Continua a leggere


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L’estinzione dei self-publishers

OK, questo è il classico post che esce dal nulla e viene scritto di getto.
No, correzione – non esce dal nulla.

Da un po’ di tempo si sente ripetere da più parti che l’autopubblicazione è un vicolo cieco – la ragione, secondo alcuni, è che al momento si pubblica talmente tanto, che la qualità, per la vecchia Legge di Sturgeon, è bassissima.
Il 95% è ciarpame, tutti scrivono (troppo e male) e nessuno legge.
Gli autopubblicati si estingueranno.

Ora, è vero che io bazzico l’autopubblicazione da solo un anno, e sono probabilmente uno dei perpetratori di ciarpame che tutti additano come coloro che faranno morire l’autopubblicazione, tuttavia l’estinzione è un argomento che conosco molto bene, avendo dedicato oltre vent’anni della mia vita a studiare proprio eventi di estinzione.

Extinction of the dinosaurs, artwork

Quindi ora basta ascoltare sciocchezze. Continua a leggere


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Investigatori riuniti

Ho già chiacchierato in passato della Wordsworth Editions, casa editrice inglese che sta prosperando nonostante la crisi grazie ad un catalogo di classici e testi eccentrici venduti a prezzi popolari.
Materiale ormai di dominio pubblico, spesso introvabile in altre edizioni in cartaceo, e poi tutti i classici* .
Wordsworth è il mio fornitore di base quando ho voglia di un po’ di Charles Dickens in cartaceo.

La collana Tales of Mystery and the Supernatural costituisce una buona base per una biblioteca minima dei classici – Montague Rhodes James, Sheridan Le Fanu, William Hope Hodgson, H.P. Lovecraft e Robert E Howard, ma anche autori meno frequentati dal pubblico del ventunesimo secolo – Oliver Onions, Edith Nesbit, Ernest Bramah, F. Marion Crawford.

E poi ci sono le antologie – raccolte tematiche con una selezione di lavori di autori diversi.

Ecco, ne ho qui due che compongono una perfetta coppia. Continua a leggere


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Suonate ancora, datemi l’eccesso

christmas presentSia ben chiaro che la colpa è della mia amica laClarina, che un paio di giorni addietro ha dedicato un bel post su come in fondo sia stato Charles Dickens a inventare il Natale come noi lo conosciamo – e lo festeggiamo.
Leggetevelo, che vale la pena.
Anche perché, in un certo senso, questo post è complementare o propedeutico a quello.
O qualcosa del genere.

I festeggiamenti natalizi prima che carletto Dickens ci mettesse i fantasmi, l’oca al forno e tutto il resto, infatti, gli inglesi li chiamavano “revels”.
che deriverebbe poi da un termine francese che vuol dire “rivolta”.
Subodorate anche voi qualcosa che vale la pena esplorare?
Un angolo cialtronesco della storia?
Beh, ci avete preso.
Seguitemi… e badate dove mettete i piedi, che il pavimento sarà sdrucciolevole.

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Tarzan & la Bambinaia Francese – 2. Non troppo nobili, non troppo selvaggi

Secondo post scaturita da tutto l’ambaradan relativo a buoni selvaggi, coerenza storica, scrittura programmatica e quant’altro.

Oggi cerchiamo di parlare di civiltà.
E di gentiluomini (e gentildonne, naturalmente).

Ora nel post precedente* ho commesso un orribile passo falso ed ho affermato che – a mio parere, badate – non si sfugge all’agenda.
Noi siamo persone che credono in qualcosa, e quello in cui crediamo, di riffa o di raffa, entra in ciò che scriviamo.

E in cosa crediamo?

Beh, la mia amica laClarina ha le idee piuttosto chiare…

Non credo all’innata bontà e saggezza dell’umana natura, ecco. Soprattutto non alla bontà. Ma, pensandoci bene, nemmeno alla saggezza.

… e perciò il Buon Selvaggio con lei non è che proprio abbia molto margine.
Con buonapace di John Dryden, che però, quando scriveva…

I am as free as nature first made man,
Ere the base laws of servitude began,
When wild in woods the noble savage ran.

… non pensava a nulla di troppo buono – semplicemente faceva riferimento a un personaggio libero da vincoli feudali.
Uno che va a caccia di quel che gli pare, dove gli pare.
Come Robin Hood, ma senza la pena di morte (o quei tizi accampati nella foresta di Arden).
Poi, ok, le cose si sono fatte complicate.
Si sono fatte romantiche.

Certo, anche Dickens non ci credeva al buon selvaggio.
In un suo noto pezzo a riguardo espresse opinioni ancor più lapidarie della mia vicina di cella, arrivando a sostenere che il selvaggio non è buono, e bisogna eliminarlo.
Civilize him away, mi pare sia l’espressione esatta – cancellarlo civilizzandolo. Continua a leggere


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What the dickens!*

Mi pare sia il caso di parlare di Wesley Stace, che vedete ritratto qui di fianco.
Si discuteva, nelle settimane passate, di quegli autori talmente in gamba, ma talmente in gamba, che li leggiamo e ci rendiamo conto che noi così in gamba non lo saremo mai.

Ad un certo livello, si rischia di rimanere scoraggiati.
Ricordo ancora l’effetto devastante che ebbe per me leggere per la prima volta Still Life with Woodpecker, per dire…

Poi però, per lo meno nel sottoscritto, si insinua un diverso atteggiamento.
Perché se è vero che la prima reazione è

Diavolo! Io così non scriverò mai!

Ben presto io passo di solito a

Diavolo! Io voglio assolutamente imparare a scrivere così!

Da cui, la regola fondamentale – è molto meglio leggere quelli bravi per essere spronati ad eguagliarli, che quelli incapaci per convincersi di poter comunque far meglio.

Il che mi porta a parlare di Wesley Stace.
Che è certamente uno di quelli maledettamente in gamba.

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