strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Remixare il CV

Stamani ho avuto una piccola illuminazione – niente di stravolgente, badate bene, ma una di quelle piccole illuminazioni che ti fanno buttare due ore ma poi ti senti straordinariamente soddisfatto di te, e ci fai un post.
Mai capitato?

Il fatto è che ieri ho spedito un curriculum in UK, all’Università di Bath, e stamani ne ho spediti altri tre, a tre scuole di lingue qui in Italia. Perché bisogna battere tutte le strade, e tener duro, e mangiare una sola volta al giorno, ma ne verremo fuori.
E naturalmente il CV presentato agli inglesi è radicalmente diverso da quello che ho presentato agli italiani.
Ne abbiamo già parlato – tanto per cominciare, all’estero non vogliono né data di nascita né fotografia, qui da noi se non gli mostrate la vostra faccia i potenziali datori di lavoro non sono assolutamente in grado di decidere se siete in grado di svolgere il lavoro, qualunque lavoro, fosse anche scavare fossi.
E se poi dovesse saltar fuori che site brutti, o vecchi, o del colore sbagliato? Giammai…

Ma ci sono un sacco di altre differenze, ovviamente.

E così ho preso il CV aggiornato preparato ieri e l’ho remixato, per così dire, per i lavori italiani. E mi è venuto in mente quello che TUTTI in questi ultimi nove mesi (ma anche prima) mi hanno detto e ripetuto:

se quando presenti il CV ti dicono che hai troppe qualifiche, tu le qualifiche non mettercele

E naturalmente i motivi per non mettere le qualifiche sono vari, e magatri uno di questi giorni ne riparleremo.

Il fatto è che stavo remixando il mio CV, lavorando di copia-incolla, quando ho avuto una piccola illuminazione: SCRIVENER. Continua a leggere


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One for the road

Cominciamo con un effetto speciale – questo post, a tema lavorativo, esce in parallelo con il post di oggi di Alex Girola, su Plutonia Experiment, che vi invito a leggere.
Questo scambio di link è sulla fiducia – io credo che ciò che dirà Alex di là complementi quello che io dirò di qua, e viceversa.
 Anche se non abbiamo preso accordi di alcun genere, e non ci siamo letti vicendevolmente prima di scambiarci i link.
Vediamo se funziona.

Detto ciò, ci sono due libri all’origine di questo post.
Il primo, è uno dei migliori manuali per viaggiatori che io abbia mai letto, l’ha scritto un tale che si chiama Rolf Potts e si intitola Vagabonding.
Esiste sia in inglese che in italiano.
Illustra una filosofia di viaggio che è minimalista, responsabile, avventurosa, intelligente.
È vivamente consigliato, ed è propedeutico al contenuto di questo post.

Il secondo non è un libro, ma una serie di libri – i romanzi di Jack Reacher, scriti dall’inglese Lee Child.
Pubblicate anche in Italia, le storie di Reacher seguono le avventure di un ex militare – Jack Reacher appunto – durante i suoi vagabondaggi per gli Stati Uniti.
Si tratta di thriller polizieschi ben scritti, con un protagonista ultracompetente ma simpatico, azione frenetica, buone trame.
E quest’idea – che avendo un piccolo gruzzolo da parte, e nessun legame solido, sia possibile lasciarsi tutto alle spalle, partire a piedi in una certa direzione, ed andare avanti, così, per sempre.
Che è poi una variante del vecchio sistema di Travis McGee – godersi la pensione quando ancora si hanno le capacità fisiche ed intellettuali per farlo, in periodi di diporto interrotti da brevi, intense, dolorosamente necessarie pause lavorative.

OK, abbiamo messo giù bibliografia e base filosofica.
Passiamo all’ipotesi di lavoro – e se mollassi tutto e me ne andassi?
No, davvero!

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CV Funzionale per persone disfunzionali

Arriva settembre, si torna a lucidare il curriculum.
Ormai questi post sono diventati una specie di tradizione.
I post da un anno all’altro si contraddicono, ma sapete come capita – esiste più di un modo per spellare un coniglio.

Negli ultimi tempi ho scoperto una nuova meraviglia – il CV Funzionale.
Che poi sarebbe il CV di una pagina, quello che se non l’avete con voi sarebbe stato proprio quello che serviva, se lo presentate peccato, perché volevano il CV Europeo.

Ma non abbandoniamoci al cinismo.
Cos’è un CV funzionale?
Io l’ho scoperto attraverso un interessante e ponderoso manuale intitolato Zen and the Art of Making a Living.
Che non è neanche malaccio, dopotutto.

Ma, dicevamo, Curriculum Funzionale…
Si tratta di un curriculum destrutturato, che invece di illustrare la vostra esistenza, per punti, con le date, i numeri e le brutture esposte (davvero avete impiegato tutto quel tempo a laurearvi?! Ah, che sfigati…), si limita a riassumere i dati salienti, in maniera narrativa, e dando loro la miglior esposizione possibile.

Di solito lo possiamo immaginare diviso in tre blocchi.
Così ad occhio direi tre blocchi di trecento parole al massimo – meglio ancora, duecento, trecento e centocinquanta rispettivamente.
Ma si tratat di misure spannometriche.
L’importante è che il tutto stia su una sola pagina di A4, in Times New Roman, interlinea 1,5.

Il primo blocco riassume la vostra carriera accademica.
Senza scendere nel dettaglio del fatto che avete vinto il premio per ilportapenne più ordinato in seconda elementare, o cose del genere.
Cosa avete studiato, più o meno nell’ordine in cui lo avete studiato.
Se avete vinto premi, medaglie o borse di studio, ditelo.
Il resto non ha importanza.
Qui di solito è anche dove elencate le lingue straniere.

Poi, c’è il primo passaggio difficile – quello in cui, in una sola frase, dovete legare la vostra carriera accademica con la vostra esperienza lavorativa.
Perché l’idea è anche quella di dare l’ìimpressione che voi sapeste cosa stavate facendo, quando la scuola vi ha scaricati, bendati e con le mani legate, nel mondo del lavoro.

Secondo blocco, quindi – esperienza lavorativa e competenze.
Qui è dove tutti quelli che hanno calpestatola vostra autostima tornano a tormentarvi.
Il classico

Hmmm, dieci anni a dirigere un’agenzia di promozione musicale… quindi non hai mai lavorato.

… che si è sentito dire tante volte mio fratello.
La risposta è (annotatevela)

No, stupido figlio di una monaca – ho lavorato più di quanto tu riesca a immaginare.

E qui è dove prendete a calci i vostri detrattori, perché qui, in questo blocco, è dove elencate non il lavoro che avete fatto, l’etichetta che la società vi appiccica in fronte perché qualche perdente senza una vita possa ridervi in faccia… no, questo è il blocco in cui elencate tutto ciò che, nello svolgere la vostra attività, avete dovuto imparare.
Quindi gestione del bilancio (perché avete dovuto imparare ad amministrare i pochi soldi che avevate), relazioni pubbliche, pubblicità, logistica…
Segnate tutto.

Nota – può essere utile, prima di buttarsi sul CV Funzionale, fare una bella lista, su un pezzo di carta, delle vostre competenze.
Di ciò che sapete fare, che avete dovuto imparare a fare perché, come si diceva, eravate bendati e con le mani legate in un mondo del lavoro che non conoscevate e vi era ostile e siete sopravvissuti.
Segnate tutto!

Terzo ed ultimo blocco – gli extra.
Quello che onestamente non ve la sentite di elencarlo come seria competenza, ma in caso di necessità, beh, ok, l’avete fatto, e se vi pagassero potreste anche rifarlo.
Qui stanno anche bene gli interessi personali, i volontariati strambi, e tutto quanto.
Non sottovalutate questa parte solo perché è una specie di ripostiglio – considerate seriamente se qualcuna delle competenze extra elencate possa servire a rafforzare una delel competenze professionali principali, e se la cosa funziona, mettetela in risalto.

Per chiudere, una bella frase in cui specificate che ulteriori informazioni e referenze, sono disponibili a richiesta.

In cima ci mettete nome, indirizzo, telefono e mail.
Non metteteci la data di nascita – devono assumervi, non farvi sposare una cugina zitella.
Non accludete una foto, a meno che il potenziale datore di lavoro non includa la propria.

Ah, e non buttate via quel pezzo di carta su cui avete segnato le competenze e tutto il resto!
La cosa veramente divertente, del CV Funzionale, è che potete scriverne uno disegnato appositamente per il tipo di lavoro per il quale state per proporvi, enfatizzando e de-enfatizzando diverse parti della vostra vita in modo da mettere in risalto ciò che risulterà più utile per scroccare un colloquio.

Ricordate solo una ultima regola fondamentale – non cacciate balle.
Inutile millantare competenze che non si posseggono.
Oh, certo, c’è chi lo fa.
E magari gli va anche bene.
Ma ammettiamolo – noi non ce la faremmo mai.
Noi siamo persone oneste.
E maledettamente in gamba.


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Non gioco più

Ieri ho deciso che d’ora in poi, salvo disperazione assoluta o offerte di lavoro molto molto specifiche, non invierò più il mio curriculum ad alcun indirizzo italiano.

È andata così.
Accompagnando mio padre a vedere certi suoi ex clienti, incontro un giovane (ovvero ultra-cinquantenne) imprenditore, che si lamenta del fatto di non riuscire a trovare persone qualificate e disposte a lavorare al di fuori del loro ambito specifico di competenza.

Non c’è nessuno disposto a mettersi in gioco.

Mi si dice che in queste occasioni un po’ di faccia tosta può aiutare.
E quindi faccio presente che io sarei dispostissimo a lavorare al di fuori del mio ambito specifico di competenza.

Sarebbe un’occasione per apprendere e crescere professionalmente.

… gli dico.

No, perché mi servirebbe qualcuno che tenga i contatti con l’estero, ma che sappia anche analizzare i dati di vendita.

Faccio presente il mio proficiency di inglese e i dieci anni passati a insegnare analisi statistica di dati.
Lui si lancia in una lusinghiera serie di commenti sul mio coraggio e sulla mia disponibilità, che si chiude con il classico…

Mi mandi un curriculum.

Al quale la risposta è…

Ce l’ho qui.

Da alcuni anni infatti io giro con in tasca una bella chiave USB con sopra un po’ di applicazioni di PortableApps, ed una cartella con un po’ di materiale utile – un po’ di CV in diversi formati, scansioni dei documenti personali, un file criptato a 32 bit con gli estremi bancari…*

Comunque, esibisco la USB, e la persona nell’ufficio della quale ci troviamo si dice disposta a fare subito una stampata o, se fosse più comodo, a girare il file via mail all’ufficio del giovane (= ultra-cinquantenne) imprenditore.
La reazione non è quella sperata.

Però dovrebbe essere in formato europeo.

Dilettante.
C’è  Ce l’ho in formato europeo, condensato, cronologico e funzionale.
In italiano e in inglese.
Scegli una carta, una carta qualsiasi.

Il CV europeo viene stampato.

Già il fatto che sia di tre pagine produce nel giovane (= ultra-cinquantenne) imprenditore un’aria luttuosa.

È troppo lungo.

… sentenzia, soppesando i tre fogli.
Cos’è, si sta preparando a valutare il mio curriculum a peso?!

Poi scrorre i fogli rapidamente, senza leggere davvero.
Emette un suono che pare un colpo di tosse.

E lei, con tutte queste qualifiche, non riesce a trovare un lavoro?

Fine della discussione.
Ancora un po’ di bla bla, un salto alla macchinetta del caffé, e quando il giovane (= ultra-cinquantenne) imprenditore ci saluta cordialmente e se ne va con la sua Porsche Carrera color bronzo, torniamo nell’ufficio del cliente di mio padre e troviamo il mio CV abbandonato su una scrivania.
Fine.
Della.
Discussione.

Non è questione di mettersi in gioco.
È questione di avere a che fare con persone che

  • non vogliono leggere tre pagine di dattiloscritto
  • non sono in grado di valutare le qualifiche di chi si propone
  • sognano i servi della gleba, disposti a lavorare senza pensare, per il privilegio di poter mangiare
  • si lamentano del fatto di non trovare persone pro-attive, ma sono terrorizzate all’idea di trovarne
  • comunque loro problemi non è che ne abbiano di pressanti, finché non fanno istanza di fallimento

Perciò, basta.
Il pallone è mio, e ci gioco io.

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* Sì, ci sono anche un paio di ebook (la Baen Free Library è una miniera) ed una cartella con un paio di dischi in formato mp3 – perché non si sa mai dove si può finire, e quanto dura può essere la lotta contro la noia.

 


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Da qualche parte tocca cominciare

OK, e così sono andato e l’ho fatto.
Ho postato una risposta ad una offerta di lavoro da parte del Nuseo di Storia Naturale di Londra.

Sì, questo qui…

Un posto per un anno a Londra, come responsabile della didattica.
Non credo di avere grosse possibilità.
Il posto è più adatto ad una persona più giovane di me, con delle qualifiche più strutturate.
Che sia già sul posto.
Però chissà.
Se non ci avessi provato, non avrei certamente avuto alcuna possibilità.

Ed è stato bello scoprire che agli inglesi del NHM non interessa l’anno in cui mi sono laureato, e neanche la votazione.
Che non si sognano di domandarmi “quanto pensi sia il compenso adeguato per il tuo lavoro”*, ma anzi, me lo dicono forte e chiaro a pagina uno.
Che non vogliono il mio CV – e che anzi, qualunque proposta di collaborazione che non passi attraverso il loro formato e la loro modulistica verrà annientata.
Che mi mandano una mail 24 ore dopo dicendo che i miei dati sono nel pool di valutazione.
È un altro mondo.

E poi c’è un altro motivo, per connettersi al sito del NHM e riempire la loro modulistica.
Si tratta di vincere la paura.

Perché è facile, a chiacchiere, dire sì, vado all’estero, anche un posto da telefonista a Taiwan è comunque meglio che in Italia.
È molto facile.
Ma premere il pulsante invia della mail con allegato il curriculum è tutta un’altra cosa.
Esporsi al rischio che arrivi una risposta che ci dice

Wow! Sei proprio chi stavamo cercando. Ti aspettiamo a Seoul fra tre giorni per discutere i dettagli…

… fa paura.

C’è una specie di sfarfallamento, a livello del diaframma, mentre si riempie il modulo online, mentre si elencano le qualifiche, mentre si scrive nella casellina di testo perché siamo la persona più adatta per questo posto…

È un po’ come prima di tuffarsi.

Perciò sono andato e l’ho fatto.
Ora che il primo è andato, ne verranno molti molti altri.
Tanto ormai, sono compromesso, giusto?

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* mai è esistito momento più falso e stupido nell’intero processo di selezione del personale.
Sì, lo considero peggio del test grafologico per stabilire se il candidato sia una persona affidabile da come fa il taglio alle T.


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Riciclarsi

Ho passato un po’ di tempo, qualche sera addietro, a chiacchierare con un’amica della situazione lavorativa attuale.
La mia amica ha perso il posto da 18 mesi, ed appartiene come me a quella fascia di età maledetta, gli over-40, che non sono contemplati negli – ipotetici – piani di contingenza dei nostri attuali amministratori.
Non siamo più Giovani.
Non siamo ancora Anziani.
E se è vero che ormai si è considerati giovani fino ai 35 e con l’ingresso in scena degli esodati, la categoria anziani si è ampliata fino a metà 50, resta il fatto che per quei vent’anni circa, dai 35 all’esodazione, siete soli.
Tutto ciò che avete sono le vostre competenze.
E quelle non interessano a nessuno.
O no?

Ecco, si parlava proprio di questo, di competenze, e di curricula spediti a destra e a manca senza alcun apparente effetto*.
Si parlava del senso desolante che si ricava da tutto ciò.
E si parlava di come riciclarsi.

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Perché non con PowerPoint?

Settembre sta finendo – ed è di nuovo ora di ripulire i curriculum, e spargerne un po’ per l’universo.

Ora, ho già scritto, molto tempo fa, un post sull’uso delle mappe mentali per scrivere il curriculum.
Ribadisco il consiglio – è eccellente per isolare le parti veramente importanti della propria storia (che ad ogni anno si allunga e si arricchisce, e si complica), e per mettere sul foglio solo quello che interessa al potenziale datore di lavoro.

Ora, rubo dalla rete un’altra idea.

Perché non presentare il proprio curriculum, magari opportunamente snellito attraverso una mappa mentale, sotto forma di presentazione in PowerPoint?

Sì, come no... continuate a sognare...

Dopotutto, lo ha detto Edward Tufte, PowerPoint non serve per spiegare, serve per convincere.
E noi vogliamo convincere la mente debole che valuta il nosro curriculum che dietro a quelle poche idee raccogliticce c’è il miglior individuo dell’universo.
E proprio quello che serve per il lavoro!

Quindi, mano a PowerPoint – o ad Impress, o a qualsiasi cosa usino gli utenti Mac per fare slide, e mettiamo insieme un curriculum sotto forma di presentazione.

Le regole base sono sempre le stesse

  • poche chiacchiere
  • liste puntate solo se servono
  • non più di sei righe di sei parole per slide
  • immagini pertinenti
  • limitare gli effetti

E nessuna paura di dimostrare intelligenza e senso dell’umorismo.
Un buon posto da cui cominciare a cercare immagini per il nostro CV è Morguefile.
Poi possiamo buttarci sull’Internet Archive.
Selezioniamo un font pulito e senza troppi fronzoli.
E non esageriamo con i colori.

Se poi fossimo veramente pronti a metterci alla prova, potremmo presentare un curriculum sotto forma di pecha kucha – venti slide, venti secondi per slide.
Ma questo è solo per quelli che pongono lo stile al di sopra dell’ottenere il lavoro.

Ah, già – l’idea non è originale, quindi online troverete, tramite il solito Google, dei siti dai quali scaricare i template del curriculum per PowerPoint.
Evitateli.

La prima idea, dopotutto, è quella di dimostrarsi originali, no?

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Curriculum Vitae 2, il ritorno

Come ogni settembre, metto mano al curriculum.
Che ormai, dopo quasi due decenni di rimaneggiamenti, remixaggi, ripuliture, addenda ed effetti speciali, filtrato dall’esperienza e dagli standard del Curriculum Vitae Europeo, è diventato una cosa molto diversa dal semplice listato col quale uscii dal liceo ed entrai all’università.
Mi viene da pensare che i cambiamenti della mia vita, delle mie competenze, delle mie esperienze lavorative, costituiscano solo una minima parte dei cambiamenti registrati dal curriculum.
In realtà, il mio curriculum ha subito una lenta evoluzione in risposta all’inasprirsi dell’ambiente nel quale si trova a competere.
È diventato più agile, più cattivo, molto più sbrigativo.
In un paio di casi è stato più avanti del richiesto – battuto a macchina quando lo volevano in corsivo (per passarlo al grafologo, probabilmente), in formato elettronico quando lo volevano in cartaceo (per accenderci la stufa, probabilmente).
Si è adattato alla rete.
Si è differenziato, speciando in un curriculum scientifico, uno letterario/traduttorale, uno da jack-of-all-trades.
Ha pure sviluppato un marcato dimorfismo, comparendo sia in italiano che in inglese.

E fa un po’ ridere pensare che in fondo il serio ed ingessato responsabile del personale che maneggerà il mio prossimo curriculum non si troverà a giudicare le mie capacità, ma la mai abilità nel formattare le informazioni in maniera accattivante, abbastanza per spingerlo a passarmi al livello successivo.
D’altra parte, se fossi io ad interessargli, e non la mia capacità di conformarmi ad uno standard, ci incontreremmo per bere un chinotto e fare quattro chiacchiere.

Ben vengano allora, in questa corsa agli armamenti curricolari, i suggerimenti di Excelle per svecchiare il nostro CV.

Il vostro CV è irrimediabilmente vecchio se

Punto 1 . lo avete martellato per farlo stare in una pagina.
Dopotutto, quella del curriculum in una pagina è una di quelle sciocchezze che andrebbero punite con la fustigazione; dopotutto, è impensabile che un un quarantenne con varie esperienze alle spalle possa riassumere la propria vita professionale nello stesso spazio di cui ha bisogno un ventenne con la laurea triennale.
Facciamola breve ma non esageriamo.
lo ribadisco:  chi ci chiede il CV in una pagina dovrebbe venire frustato

C’è un rovescio della medaglia, naturalmente: tradizionalmente il cretino che deve decidere se darvi una possibilità non legge il CV, si limita a cestinare qualsiasi cosa sia sopra le tre pagine – o la pagina singola, a seconda di quanto voglia sentirsi maschio alfa nel guardarsi allo specchio nei bagni.
Per certe cose non c’è nulla da fare – fino a che i dirigenti non si renderanno conto che affidano la selezione del personale a frustrati e fenomeni da baraccone, le cose non cambieranno.
Ma considerando chi siede ai vertici dirigenziali…

Punto 2 – fate un elenco dei vostri obiettivi.
Chissà perché alla voce motivazioni nessuno scrive mai “guadagnare onestamente abbastanza quattrini da poter condurre una vita dignitosa e magari togliermi uno sfizio ogni tanto”.
No, guai, dire che volete lavorare per vivere sta malissimo!
Dovete dire che intendete lavorare per “accrescere la vostra esperienza”, “partecipare a progetti dinamici ed innovativi” bla bla bla
Si da per scontato che voi desideriate il lavoro per ottenere una remunerazione.
Perché allora non dare anche per scontato che voi desideriate un lavoro qualificante e conforme alla vostra professionalità?
Via, tagliare…
Al limite, usiamo la lettera d’accompagnamento (sperando che la leggano).

Punto 3 – promettete “Referenze disponibili a richiesta”
Perché, altrimenti?
Se te le chiedo non me le dai?
Buonissimo il consiglio di Excelle – facciamoci una lista dettagliata e teniamocela per gli stadi successivi della selezione.

Punto 4 – spedire il CV in formato Word.
Usate un pdf.

Punto 5 – fornire la lista dei lavori precedenti in ordine cronologico.
A meno che non siate proprio alle primissime armi, o che non stiate cercando di vendervi come spia industriale (“ho lavorato per Tizio, Caio e Sempronio, e posso raccontarvi tutto delle loro sezioni Ricerca & Sviluppo”), la lista dei lavori è fuori luogo.
Molto molto meglio una lista delle competenze – specificando magari quando e come le abbiamo conseguite, e fornendo quante più informazioni quantitative possibili.

Ed ecco fatto.
Il CV è svecchiato, e pronto a tornare in pista per un altro anno di scontri in puro stile Rollerball.

Il resto, naturalmente, dipenderà dal grafologo…

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