Ci pensa il blog di Vittorio Catani, questa mattina, a mettermi la voglia di emigrare in Papua-Nuova Guinea, e in fretta.
O al limite mi fornisce munizioni per un buon pork chop express.
Sempre attento alle fregature che tentano di colpirci passando sotto al nostro radar, Vittorio segnala una “interessante iniziativa” della quale nessuno ci ha detto nulla…
Anche il Papa ovviamente ha fatto una sua strepitosa annessione: Darwin si può conciliare con la dottrina Cattolica!!
Un salto sulla pagina del convegno “L’evoluzione biologica: fatti e teorie – una valutazione critica 150 anni dopo L’Origine della Specie” (100 euro quota di partecipazione, studenti metà prezzo), tenutosi alla Pontificia Università Gregoriana dal 3 al 7 marzo 2009 è una buona occasione per approfondire il concetto di Fede.
E soprattutto di Malafede.
In particolare, nell’ambito della complessa e multiforme questione del rapporto tra Scienza e Fede, questo evento si concentra sulla possibilità di riconciliare in una stessa posizione filosofica il pensiero “creazionista” e quello “evoluzionista”, evitando sia che il primo pretenda di assurgere a teoria scientifica sia che il secondo venga considerato un dogma.
La “complessa e multiforme questione del rapporto fra Scienza e Fede” sarebbe poi sintetizzabile in: noi abbiamo le prove sperimentali, voi no.
E le prove sperimentali sono poi la chiave di tutta l’intera faccenda.
Infatti (citiamo Wikipedia):
Il termine dogma (o domma) è utilizzato generalmente per definire le opinioni formulate dai filosofi come base alle loro dottrine ed i principi fondamentali di una religione, da non potersi mettere in dubbio da parte dei fedeli. Il termine può essere applicato in senso estensivo a discipline diverse da quelle religiose.
Ma attenzione.
Il termine dogma, esattamente come il termine teoria, ha significati diversi a seconda degli ambiti incui si utilizza.
E se “teoria” nel linguaggio della scienza non significa – come nell’italiano colloquiale – idea sui fatti priva di un fondamento (ma casomai proprio il contrario) così “dogma”, se applicato in ambito scientifico, non ha lo stesso significato che gli si attribuisce nel linguaggio della fede.
Malgrado le apparenti similitudini con quelli religiosi, i dogmi usati dalla matematica e dalle scienze che si appoggiano ad essa (come la fisica) sono concettualmente molto diversi. Mentre i primi sono verità assolute da accettare per fede, i secondi hanno solo lo scopo di porre le basi per una teoria. Gli assiomi, postulati o dogmi della scienza sono, per definizione, enunciati di cui si ipotizza la verità
Da cui si intuisce che Scienza e Fede già partono col piede sbagliato, nel loro idillio, giacché utilizzano le stesse parole per indicare concetti opposti.
Il fatto che un convegno internazionale si riduca a giocare su queste ambiguità per giustificare la propria esistenza è di per se una prima dimostrazione di Malafede.
Ma andiamo avanti.
A questo livello, è essenziale considerare la teoria neo-darwiniana così come è, una teoria scientifica che evolve sempre, cercando di integrare sempre più elementi. Come ogni altra teoria scientifica, va sottomessa a critica e discussione. Per tale ragione, non va considerata né come una verità definitiva, che ne farebbe un’ideologia – proprio il contrario della scienza –, né come il suo opposto, come se fosse direttamente contrapposta ad una verità d’ordine religioso, per esempio.
Ma se la ricerca scientifica porta a definire una verità – una verità in evoluzione, ma coerente e dimostrabile sulla base degli strumenti a nostra disposizione, perché dovrei avere dei pudori a sostenere che, sì, è proprio la verità?
Ma alla Pontificia Università Gregoriana si giocano altre carte
Si può, inoltre, discutere la questione di eventuali presupposti metodologici, quali il meccanicismo o un riduzionismo radicale, che forse potrebbero avere contaminato detta teoria in un senso più filosofico che non prettamente scientifico.
Attaccare il metodo quando non si possonoattaccare i risultati è un semplice espediente utilizzato da secoli.
Sostenere che i risultati di un ricercatore non sono affidabili perché quel ricercatore la pensa in un certo modo, oltre ad essere offensivo, è anche la dimostrazione che non si hanno argomenti o prove concreti di una cattiva pratica o di errori fattuali.
Un esempio classico – attaccare il ricercatore che sostiene che il fumare causa il cancro sostenendo che si tratta, in fondo, di un non-fumatore.
O attaccare un evoluzionista perché è ateo.
Ma attenzione, una porta rimane aperta.
Nella loro infinita bontà, i signori riunitisi alla Pontificia Università Gregoriana, ci concedono che…
Un cristiano può credere nel disegno provvidenziale di Dio nella Creazione, senza farne una “teoria scientifica” concorrente ad un’altra: stiamo decisamente su un altro piano d’interpretazione. Questo però suppone, reciprocamente, che nessuna teoria scientifica si voglia erigere a spiegazione ultima della realtà, ciò che ne farebbe o una pseudo-metafisica, o una pseudo-religione – in ogni caso, il contrario della scienza.
Vediamo se ho capito.
Posso studiare la realtà.
Posso fare test ed esperimenti.
Posso costruire e verificare teorie.
Posso raggiungere conclusioni.
Ma non posso usare quelle conclusioni per interpretare la realtà?
Siamo al ridicolo.
Siamo alla Malafede.
Ma concediamoci dieci minuti di lucidità.
Perché montare tutto questo baraccone?
Solo per trovarsi a Roma per una settimana,a smangiazzare, sbevazzare, condurre relazioni extraconiugali/extracurricolari, e magari spazzolare qualche assegno di ricerca?
Io credo che, leggendo fra le righe del materiale documentario fornito dal sito del congresso sia possibile giungere ad una conclusione piuttosto semplice; la vera preoccupazione non è la teoria di Darwin, o le sue successive espasioni o applicazioni, bensì l’Intelligent Design, e l’intero congresso è costruito soprattutto affinché la Chiesa Cattolica possa prendere le distanze da un corpus di baggianate imbarazzanti.
Il fatto che l’Intelligent Design tiri acqua al mulino di gruppi più o meno eterodossi di ceppo evangelico e carismatico – gruppi che spesso sono vocalmente avversi al Cattolicesimo – costituisce una ulteriore aggravante.
Insomma, una manovra di politica interna – meno drastice dell’inviare sul posto un manipolo di inquisitori con fiaccole e forconi, più politically correct, con ilbonus di dare (visto da lontano) l’impressione di un atteggiamento aperto, cosmopolita e moderno.
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