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Piramidi, ovali, diritti delle donne e sopravvivenza

stan-robinson_02aPosto in ritardo il mio contributo all’otto marzo.
E d’altra parte, perché limitare ad una sola specifica giornata il dibattito sulle (e la celebrazione delle) potenzialità del genere femminile?

In un articolo uscito il 22 di febbraio scorso su What Matters di McKinsey, nella categoria Cambiamento Climatico, lo scrittore Kim Stanley Robinson (eroe personale e grandissimo narratore), paragona l’attuale stato del mondo ad un colossale schema a piramide intergenerazionale.
La promessa di una crescita infinita è andata in cortocircuito.

the promise of capitalism was always that of class mobility—the idea that a working-class family could bootstrap their children into the middle class. With the right policies, over time, the whole world could do the same. There’s a problem with this, though. For everyone on Earth to live at Western levels of consumption, we would need two or three Earths. Looking at it this way, capitalism has become a kind of multigenerational Ponzi scheme, in which future generations are left holding the empty bag.

La proposta di KSR è a questo punto una azione a livello legislativo – e l’articolo contiene una serie di suggerimenti perfettamente razionali (anche se, nel nostro paese, quel “credete al governo, che è della gente, per la gente” suoni straordinariamente ingenuo).
Ma si tratat di proposte niente affatto ingenue.
Poiché, per quanto possa sembrare improbabile, la giustizia sociale è uno strumento di controllo climatico.

Another example: world population growth, which stands at about 75 million people a year, needs to slow down. What stabilizes population growth best? The full exercise of women’s rights. There is a direct correlation between population stabilization in nations and the degree to which women enjoy full human rights. So here is another area in which justice becomes a kind of climate change technology. Whenever we discuss climate change, these social and economic paradigm shifts must be part of the discussion.

Amen.

Ma è interessante quell’osservazione fatta en-passant (da un uomo che vive grazie alla propria capacità di inviare suggestioni attraverso il linguaggio) sulla diretta correlazione fra diritti umani concessi alle donne e crescita della popolazione.
Pensando localmente, l’otto marzo – da quel che ho potuto vedere attraverso la TV di casa – è stato dedicato principalmente al tema della violenza sulle donne.
Problema grave, gravissimo, nel nostro paese, e problema strumentale ad una quantità di iniziative politiche – nel nostro paese – che potrebbero avere esiti molto lontani dal garantire una maggiore sicurezza alle donne.
ma è statocome se – per il pubblico generalista, diciamo così – ogni altro problema relativo alla popolazione femminile del pianeta (e non del paese) fosse passato in secondo piano.
Non dico che tutte le voci abbiano taciuto – ma quelle che hanno avuto più risalto erano relative alla nostra realtà locale.
E sarebbe anche giusto così, se non sorgessero dubbi di strumentalizzazione.

Ma pensando globalmente, la posta si alza.
La violazione dei diritti basilari delle donne è parte di un più complesso quadro di svalutazione del futuro, che sarebbe opportuno riconoscere, e riguardo al quale sarebbe importante cominciare a prendere dei provvedimenti.
Non dico con questo che dovremmo dimenticarci delle violenze domestiche per pensare solo ai diritti delle donne in India, o in Cina, o in America Latina.
Sarebbe folle.
Dico però che mi piacerebbe vedere dai mezzi di informazione una attenzione non solo alle più recenti direttive governative, ed una capacità di percezione più ampia dei problemi.
Come quella mostrata da Kim Stanley Robinson in un esempio buttato là en-passant.