strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Vivere nel Mondo Materiale

... che anche la foto, una sua attinenza, ce l'ha...

… che anche la foto, una sua attinenza, ce l’ha…

Comincio questo, che vuole essere un discorso generale, e che magari continueremo poi più in là, con una storia personale.
Sapete come sono fatto.
E intanto rubo, per questo pork chop express, il titolo a George Harrison.
Vediamo…

Ero da poco laureato, e per sbarcare il lunario – perché il lavoro di venditore d’auto usate non è che mi coprisse di denaro – facevo traduzioni.
Tutto regolare, con fattura, da bravo onesto cittadino.
Così mi capita questo lavoro di traduzione – tradurre in inglese il sito web di un’azienda.
Bello liscio.
Solo che l’azienda mi vuole nei suoi uffici, su uno dei loro computer, a tradurre, dalle nove alle cinque tutti i giorni.
Il che significa anche, naturalmente, farmi un’ora di macchina ad andare e tornare – e pagare il parcheggio per le otto ore canoniche.
Il tutto, per tre settimane.

Ora, il lavoro, naturalmente, l’avrei potuto fare da casa.
magari di notte – in modo da poter accedere a certe pagine del loro sito quando queste non erano impegnate per aggiornamenti di routine.
Il lavoro sarebbe durato di meno – dieci giorni anziché quindici – e sarebbe stato pagato allo stesso modo – perché il mio era un contratto a parole, non a ore lavorate.
Però, il padrone voleva vedermi al lavoro.
Perché se ero lì, seduto alla scrivania, a tradurre, lui era sicuro… beh, che io stessi traducendo, giusto?
Perché se invece l’avessi fatto da casa…
Già.
Non sarebbe cambiato nulla.
Io dovevo consegnare un lavoro finito entro una certa data – che poi io il lavoro lo finissi su un PC o su un flipper, di giorno o di notte, in giacca e cravatta o in tuta da ginnastica, era assolutamente irrilevante.
Ma lui voleva vedere che io mi guadagnassi i soldi che mi avrebbe pagato.
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Biglietti da visita

Come dice il poeta…

Well the sun comes up and you stare your cup of coffee, yup
Right through the kitchen floor
You feel like hell so you might as well get out and sell
Your smart ass door to door

Le cose cambiano, e tocca organizzarci…
Si tengono lezioni, si tengono conferenze, si incontra gente, si chiacchiera, ci si fa conoscere…
Serve un biglietto da visita.

Tipografia.
Copisteria.
Macchinetta automatica al centro commerciale…

Io parto dal presupposto che dei biglietti da visita da combattimento, studiati per sopravvivere darwinianamente alla dura vita del freelance, devono essere
. essenziali
. originali
. poco costosi

Perciò mi servo da Vistaprint*.
Con… mah, qualcosa come una decina di euro, mi consegnano a domicilio 250 biglietti da visita che posso customizzare con una certa libertà.
Con 250 biglietti si va avanti una vita.
E anche i biglietti premium, se teniamo d’occhio le offerte, non ci alzano di granché la spesa. Continua a leggere


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Per non soccombere al caos

Apriamo la settimana con un post utilitaristico.
Ci saranno un sacco di link.

Forse per tenere a bada il panico del futuro indefinito, ho un sacco, ma proprio un sacco di cose sul piatto.
Facciamo un elenco, volete?

A livello accademico
. la tesi di dottorato da scrivere, ovviamente, prima e fondamentale
. la documentazione da raccogliere e consegnare in segreteria entro la scadenza per iscriversi all’esame
. almeno due articoli da pubblicare riguardo al mio lavoro di ricerca
. e un incontro con dei potenziali finanziatori per futuri sviluppi.

A livello para-accademico
. la prima stesura della mia Guida alla Storia Naturale della Valle Belbo
. due lezioni da preparare per l’università della terza età di un comune vicino
. una manciata di ipotesi di corsi proposti ad una scuola locale
. un ciclo di tre conferenze da organizzare per l’inverno ’12/’13
. un articolo su scrittura, arte e meditazione per una rivista americana
. il corso di taoismo che parte fra cinque giorni!
. varie ed eventuali

A livello diportistico
. chiudere la seconda stesura della storia per Hydropunk
. partire con una nuova storia di Rebel Yell
. tre progetti per giochi di ruolo
. un nuovo agile volumetto (segretissimo)
. un paio di nuove idee che…

… oltre naturalmente a gestire questo blog, ed a contribuire a Il Futuro è Tornato.
Ed ammesso che mi vogliano ancora, continuare a recensire noir e thriller per l’Indice dei Libri.

Alla voce extra…
. la revisione della statistica Bayesiana al fine di mettere in piedi un corso post-doc
. ho ripreso in mano lo spagnolo (poi riprenderò in mano il francese e poi, per chiudere, il giapponese)

Wow!

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Il rituale

Cerchiamo di sgranchire i muscoli del freelance.
Il ritornello ormai lo sapete – borsa di studio agli sgoccioli, si torna a battere le vecchie strade in cerca di un piccolo introito mentre i CV viaggiano alla volta di altri lidi.

Chissà perché se cerco “Freelance Writer” in Google, trovo un sacco di giovani donne piacenti col laptop…

Io scrivo.
Nel mio paese questa viene considerata una curiosa eccentricità, una pratica sciocca che dovrei comunque svolgere gratuitamente per il godimento del mio colto pubblico.
Se poi vuoi mangiare, trovati un lavoro vero (qualunque cosa sia).
Ma nel resto dell’universo non è così – scrivere è un lavoro, e il lavoro si paga.
Magari poco.
Magari con tempi lunghi.
Ma si paga.

La conseguenza è ovvia – si lavora per l’estero.
Più possibilità.
Più mercati.
Più lettori.
Più rispetto.
Più quattrini.

Per scrivere come freelance esistono delle regole.
Diavolo, esistono – in inglese – dei manuali.
Gli anglosassoni hanno un manuale per tutto.
Ne ho letti un paio o due.
Le regole, come sempre, non sono scolpite nel basalto trachitico.
L’elasticità è utile.

La procedura è piuttosto semplice. Continua a leggere


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Campare di chiacchiere

Ah… un po’ di Cat Blog.
Ho un sacco di cose di cui scrivere, un sacco di libri da raccontare, un sacco di idee rubate ad altri blog da sviluppare, ma oggi no.
Mezzo metro di neve, la corrente elettrica che va e viene, esistono forse delle alternative a starsene al caldo, la teiera a pieno regime, a leggere alla luce della lanterna da campeggio?
Beh, sì…

il 2013

Il 2012 (un mese è ormai andato) sarà un anno anomalo – se il resto del paese affronta la crisi, io mi ritrovo sull’orlo della fine del dottorato di ricerca e oltre quell’orlo si estende la vasta oscurità dell’incertezza assoluta.
È vero, un mio vecchio amico è sopravvissuto per anni dormendo in un furgone e svolgendo lavori occasionali, ma io ho sempre pensato che non riuscirei a farcela.
Urge trovare delle stratege alternative. Continua a leggere


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5000 parole in 48 ore

Ah, la dura vita del freelance.
Se farsi pagare resta il problema più grosso (ma non è un problema per tutti oggidì?), il secondo grande problema è la gestione del tempo.
Un incidente d’auto, e non solo il budget cola a picco, ma i programmi di due settimane di lavoro vanno rivisti.
E così ci si ritrova, magari, a dover scrivere un pezzo in due giorni.

Ora, sarebbe una buona regola rinunciare ai lavori che non possiamo fare.
Se non ho la possibilità di uscirne bene, non mi ci caccio dentro da principio.
Però, però…
A parte squallide questioni finanziarie, esiste una lungalista di buoni motivi per cui è consigliabile non rispondere picche a chi ci chiede unpezzo per una pubblicazione.
In primo luogo, ne avremo un ritorno di immagine – poter citare un pezzo pubblicato dall’editore X o dalla rivista Y arricchisce il nostro portfolio.
E si tratta sempre di raggiungere lettori che finora non sapevano nulla della nostra esistenza.
Poi, se ci hanno chiesto un pezzo, fornendolo entro i tempi dati come richiesto ci faremo del karma positivo con l’editor che ci ha contattati, e che avrà più voglia di contattarci di nuovo la prossima volta.
Aggiungiamo che mettere mano ad un pezzo in un ambito nel quale abbiamo poca esperienza è un’eccellente modo per farsela, quella esperienza.
E per finire, chi l’ha detto che non si può scrivere un buon articolo, diciamo 5000 parole, in un finesettimana?

Ecco allora qualche idea per farlo.
Per me funzionano, naturalmente, anche se non ne posso garantire l’universalità.

. Cercatevi un titolo ed un sottotitolo fin da subito.
Questo aiuta, in primis, a dare un tocco di finalità al progetto, e dall’altra rende più probabile l’accettazione. Un titolo ben studiato è infinitamente meglio di “Articolo di Tizio sull’argomento X, da ricevere entro il 30/1” – il nostro editor avrà più voglia di darci il via libera.

. Determinate un target di parole minime – io di solito punto a 5000 (circa 10 pagine a interlinea 1) per un pezzo standard.
Anche questo serve per avere un punto d’arrivo definito.
Sforare non è un problema.

Nota: Comunicare al più presto, o in sede di proposta, titolo, sottotitolo e numero di parole minimo fa un effetto dannatamente professionale.

. Chiedete le linee guida per formattazione e altre sciocchezze editoriali.
Suona dannatamente professionale, oltre a dirvi cosa potete e non potete fare.
Se vi riferiscono ad uno standard, fate in modo di sapere di cosa si tratta (Google è vostro amico).

. Fatevi una bella mappa mentale – eccellente per individuare una struttura, focalizzare certi punti, stabilire cosa avete già in mano e cosa cercare.

. Documentatevi
Se vi hanno offerto il pezzo è perché, per qualsivoglia motivo, sono convinti che voi in qualche modo vi intendiate dell’argomento in questione.
Tale competenza potrebbe ridursi a
a . sapere dove cercare i dati in internet
b . essere in grado di leggere alla svelta

. Saccheggiate il vostro catalogo
Vi hanno chiamato perché questo, in un modo o nell’altro, è il vostro ramo.
Ora, c’è qualcosa che avete già scritto che contenga materiale utile? Citatevi addosso… è poco elegante, ma fa contenuto.

. Saccheggiate il vostro blog
Le probabilità sono buone che vi abbiano chiesto di parlare di un certo argomento perché tale argomento è stato già citato sul vostro Blog.
Riutilizzate quei contenuti.

. Saccheggiate i blog dei vostri amici
… e poi citateli in bibliografia. Oltre ad allungare la lista di references, sono comunque contenuti, ed è karma positivo.

Ora, tracciate un’outline sulla base della vstra mappa mentale, e piazzate nei punti nevralgici i vostri scampoli – pezzi di vecchi articoli, brani di blog vostri e altrui, qualche citazione, rileggete, e lasciate riposare per una notte.
Questa è la vostra prima stesura.

Il mattino successivo, rimpolpate le transizioni fra un pezzo e l’altro.
Fin qui potete lavorare tranquillamente su un file TXT.
Questa specie di mostro di Frankenstein necessiterà di un paio di belle rilertture, ed una ancor più drastica sessione di correzione ed editing, per rendere il tutto uniforme – passate ad un word-processor per il lavoro sui font.
In particolare, i vostri pezzi riciclati andranno riscritti, in modo che la riciclatura non sia tanto palese.
Suddividete in capitoli, numerate e titolate ciascuno.
Spostate i blocchi in modo che la lettura sia scorrevole al massimo.
Poiché non sarà un lavoro lungo – avete poco tempo, giusto? – ma sarà un lavoro intensivo, fate dieci minuti di pausa ogni cinquanta minuti di lavoro.

Ricordatevi di aggiungere:

. Sezione ringraziamenti – non scordatevi l’editor e gli amici saccheggiati.

. Bibliografia

. Agganciateci una vostra breve biografia – non più di otto righe (se serve più lunga ve la chiedono)

Spedire il tutto in formato .rtf o .doc (a meno che non ve l’abbiano chiesto in altro formato).
Bello liscio.