strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Un magnete per l’avidità

To Space-Age man, every mystery is a greed-magnet.

Fritz Leiber, The Silver Eggheads, 1962

Pare che dall’inizio dell’anno prossimo saranno disponibili commercialmente i primi software “efficienti” per la scrittura di narrativa.
Non nel senso di cose come Scrivener, che se si adatta al vostro approccio alla scrittura, vi permette di organizzare il vostro manoscritto. No, dei programmi che, usando il machine learning, potrenno campionare in tempi rapidissimi un intero corpus di testi e poi produrre, a partire da alcuni “semi”, un racconto o un romanzo.

AI per la narrativa – l’equivalente di ciò che Midjourney è per la grafica.
Li avete visti, in giro, ne sono certo, tutti quei post sui social con delle immagini un po’ legnose di gente con troppe dita, e sotto scritto, “Conan il Barbaro diretto da Wes Anderson”.

Che valanga di risate, eh?
Certo, dopo la sedicesima volta diventa un po’ noioso, ma il futuro è così brillante che devo mettermi gli occhiali da sole.

Quando, nelle settimane passate, un editore di prima fascia come la Tor ha messo una immagine AI-generated su una copertina, c’è stata una levata di scudi generale nel mondo della grafica e nel campo degli autori.
I problemi sono due.
Il primo, il più ovvio, è che ovviamente usando una AI per generare una copertina, non si paga un artista. E le persone che si guadagnano da vivere disegnando, sono comprensibilmente preoccupate, nel vedere una contrazione possibile del loro mercato.
Il secondo problema è dato da come una AI tipo Midjourney opera – sulla base delle parole chiave esegue una ricerca in rete per immagini taggate in quella maniera, le campiona, e le utilizza per sintetizzare un certo numero di nuove immagini. Questo significa che i lavori di chiunque abbia una galleria online del proprio lavoro come illustratore sono preda libera, in barba al copyright. Ancora una volta, chi si guadagna da vivere con la propria arte viene penalizzato.

È per questo che a me quasto eterno carosello di “Titanic diretto da F.W. Murnau”, “Flash Gordon diretto da Zack Snyder” e compagnia danzante dà abbastanza fastidio.
Non solo perché, onestamente, chissenefrega di come sarebbe King Kong diretto da Kubrik o Casablanca diretto da John Waters. Ma soprattutto perché è l’altra faccia del machine learning.
Se da una parte è necessario educare le macchine a campionare e sintetizzare sempre meglio le fonti – ed è ciò che coloro che creano e condividono quelle immagini stanno facendo – dall’altra è anche necessario educare il pubblico ad accettare l’AI art come la più gran figata dai tempi delle caverne di Altamira.

Ora, programmi che generano testi a partire da un seme di concetti, nomi e situazioni, esistono già – due anni or sono ho partecipato alla presentazione online di uno di questi software, sviluppato per produrre pornografia.
Perché pornografia?
Perché nel settore dell’autopubblicazione, è la categoria che paga di più, ed è un genere di narrativa che utilizza delle formule elementari, ripetitive e molto rigide (no, non è un doppiosenso), per un pubblico facilmente fidelizzabile e decisamente di bocca buona (ancora una volta, non un doppiosenso).
E quindi ecco un software nel quale io posso settare una manciata di parametri, e ricavarne un file con un testo del numero di pagine richieste, che necessita solo un’editata.
Poi ci metto il mio nome, e lo vendo.
Bello liscio.

Ciò che mi colpì in particolare di quella presentazione, fu il tono con cui la persona che aveva prfogrammato questo software descriveva la propria creazione.
Il concetto reiterato di continuo in quelle due ore era

Pensate a quanti soldi potrete fare, senza bisogno di saper scrivere.

Perché l’idea non era solo quella di presentare il software, naturalmente, ma anche di venderlo.
Un fisso per il programma principale, e un abbonamento annuale per gli upgrade.

Non c’era nulla, in quella presentazione, che facesse riferimento alla possibilità, francamente straordinaria, di avere una macchina che crea storie.
L’unico segno di passione mostrato dalla persona che aveva creato quella macchina era la passione per i soldi.
L’unica considerazione per i lettori era in funzione di quanti quattrini avrebbero pagato.

La frase con cui si apre questo post è presa da Le Argentee Teste d’Uovo, di Fritz Leiber – un romanzo satirico su un futuro in cui la narrativa viene creata dai “mulini”, a partire da input inseriti dagli “autori”, il cui lavoro principale è apparire bene in fotografia e fare cose per comparire negli articoli dei giornali.

Nel 1962, Fritz Leiber vide che l’avidità avrebbe prevalso.
Perché ai vecchi tempi, nella fantascienza, l’idea era che le macchine in futuro si sarebbero sobbarcate tutti i lavori noiosi, lasciando gli esseri umani liberi di dedicarsi all’arte, alla filosofia.

A just machine to make big decisions
Programmed by fellows with compassion and vision
We’ll be clean when their work is done
We’ll be eternally free, yes, and eternally young, ooh

Donald Fagen, I.G.Y., 1982

E invece no.
Che si fotta la filosofia, hanno detto alcuni.
Possiamo vendere l’arte fatta dalle macchine, e non dobbiamo pagarle.
È tutto profitto.
I lavori noiosi possono farli quei disgraziati là fuori, pagati il meno possibile.
E che ringrazino di avere un lavoro.
Se lavoreranno abbastanza duro potranno avere qualche spicciolo per comperare l’arte fatta a costo zero dalle macchine, che noi venderemo loro.
Si fottano la compassione e la visione – noi vogliamo i quattrini!

Leiber lo aveva previsto.

È accaduto, molti anni or sono, con i software di traduzione.
Oh, ve lo garantisco – provare a tradurre un romanzo con Google Translate darà dei risultati fra il grottesco ed il ridicolo, ma la sola comparsa sul mercato del vecchio, orribile Italian Assistant, negli anni ’90, fece crollare le tariffe dei traduttori.
Ora sta succedendo ai grafici.
Presto toccherà agli scrittori.

C’è stata una levata di scudi, si diceva, riguardo all’uso di AI art per le copertine della Tor.
Autori di successo come John Scalzi e Kaitlin R. Kiernan hanno dato disposizioni che i loro lavori non vengano mai pubblicati con illustrazioni generate da macchine.
Hanno il potere contrattuale per farlo.
Ma presto si potrà aggirare il problema pubblicando romanzi composti da macchine a partire da un campione di testi preesistenti. E le macchine non protesteranno per le copertine.

Le AI di scrittura seguirenno le regole del manuale alla lettera, per la gioia dei guru – che non potranno più tenere corsi di scrittura, certo, ma probabilmente si metteranno a vendere software, o corsi di programmazione e machine learning, perché gli eredi di P.T. Barnum cascano sempre in piedi.

E i sostenitori dell’idea che il successo di un testo dipenda dall’editor, e non dall’autore, saranno finalmente vendicati – perché l’unico lavoro disponibile per gli esseri umani, per un po’ almeno, sarà quello di ripulire e infondere un minimo di vita in testi fatti a macchina.
Ma se le regole sono chiare, anche l’editing può essere svolto da un software, per il solo costo dell’energia elettrica necessaria ad alimentare i processori.

È luddismo, il mio?
No.
Le intelligenze artificiali possono fare grandi cose – nella diagnosatica, sia in ambito medico che in ambito ingegneristico. Nella ricerca. Nella risposta alle crisi ambientali che diverranno sempre più frequenti nel nostro futuro prossimo.
Le AI possono fare moltissimo per migliorare la condizione umana.
Ma qui non è di migliorare la condizione umana, che stiamo parlando.
Qui parliamo del solito vecchio problema di cui parlava la buonanima di Harlan Ellison in quel vecchio video che io riposto spesso – pagare l’artista, pagare lo scrittore.

E, per contro, l’idea di massimizzare i profitti pagando il meno possibile il lavoro altrui.

Le macchine non eguaglieranno mai l’immaginazione e la creatività umana, si potrebbe obiettare.
Vero.
O per lo meno probabile, per qualche anno ancora.
Ma siamo interessati, davvero interessati, all’immaginazione, alla creatività ed all’originalità dell’essere umano?
Voglio dire, avete visto queste immagini fighissime di come sarebbe Yojimbo se l’avesse diretto Sergio Leone, o I Sette Samurai se l’avesse diretto John Sturgess?
Pensate che storia, avere la possibilità di leggere un nuovo romanzo proprio come quelli di Stephen King, uno nuovo, ogni anno, per l’eternità, anche dopo che il vecchio imbecille sarà morto e sepolto.
Meglio degli originali.

E quei palloni gonfiati che per anni si sono dati delle arie ed hanno fatto soldi standosene seduti a scrivere e a disegnare dovranno ffinalmente trovarsi un lavoro vero.
Così imparano.

Humans aren’t as you idealized them, Blanda. Humans are dream-killers. They took the bubbles out of soapsuds, Blanda, and called it detergent. They took the moonlight out of romance and called it sex.

Fritz Leiber, The Silver Eggheads, 1962

Dal punto di vista di una persona che invidia profondamente chi è capace a disegnare, che ama leggere, e che si guadagna da vivere scrivendo storie e facendo traduzioni, il panorama è desolante.
Il consiglio che si sente ripetere nei forum delle associazioni professionali di scrittori è di fare cassa e prepararsi a un lungo inverno.

Lo so, è una visione molto pessimistica di ciò che ci aspetta.
Ma a volte è necessario guardare alle meraviglie del progresso con una sana dose di diffidenza, e sperare che queste visioni oscure di avidità rampante e creatività umiliata siano delle self-preventing prophecies.


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Ritorno ai fondamentali

Questo post è una specie di piano bar del fantastico, e nasce da una osservazione che mi è stata fatta durante il weekend, e che faceva più o meno

sì, OK, facile sfottere chi conosce solo Conan e il Signore degli Anelli, citando titoli in inglese – cosa dovrebbe leggere secondo te, in italiano, uno che non voglia sentirsi dare dell’ignorante quando parla a vanvera del fantastico?

E la prima risposta è naturalmente “il più possibile”, ma ammettiamolo, sarebbe barare.
Uno dei seri problemi, per un lettore che si avvicini in questo momento alla letteratura di genere è non la povertà degli scaffali, quanto l’assenza di una memoria storica. Io sono stato fortunato (e con me quelli della mia generazione): andando in libreria trovavamo una certa quantità di novità, è vero, ma anche i classici, il più recente Premio Hugo e una ristampa di storie apparse su Astounding o Weird Tales negli anni ’30. E avevamo delle ricche introduzioni, per cui si leggeva un romanzo e se ne scoprivano altri sette. Era un mondo perfetto? No – io cominciai a leggere in inglese per spendere di meno e per poter leggere cose che in italiano non si trovavano, ma c’era una grande varietà, ed era possibile vedere lo sviluppo del genere dalle sue origini al presente, lì, sullo scaffale.
Possiamo farlo ancora oggi?
Certo, possiamo battere le bancarelle per cercare quegli artefatti di un’epoca più civile, ma se volessimo qualcosa che non sia stampato su carta ingiallita e fragile? Magari delle traduzioni aggiornate? Magari un po’ di apparato critico moderno che ci faccia venire delle idee?

Una risposta me la suggerisce la seconda risposta che ho dato al mio interlocutore…

Beh, stanno per ristampare tutto Lankhmar, no?

Perché difficilmente qualcuno che abbia letto le storie di Fafhrd e del Gray Mouser se ne uscirà con la storia che la sword & sorcery è il genere letterario popolato di uomini muscolosi. E la nuova edizione Mondadori, da quello che ho visto nelle anteprime, è meravigliosa.
E tra parentesi è Fa’ferd, non Fatfard.
Ma torniamo al problema di partenza – cosa leggiamo?

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Scrittori e Personaggi

Cominciamo con un paio di link. Qualche giorno addietro, il mio vicino di cella Alessandro Girola ha pubblicato un post intitolato Lo Scrittore: Internet vs Realtà, in cui discuteva di un po’ di luoghi comuni che circolano sul rutilante mondo della scrittura e che vengono attivamente propagandati da una certa parte della comunità degli scrittori. Il pezzo di Alex è stato abbastanza discusso durante l’ora d’aria qui nel Blocco C, e di là nel braccio femminile, Kara Lafayette ha detto la sua, spostandosi sui problemi di un genere ben definito, ed esplorando una diversa faccia del problema, in un post intitolato Il ghetto degli autori horror. Ne è venuta fuori un’altra bella tornata di discussioni mentre eravamo in fila in mensa, o fuor di metafora su De Ebook Mysteriis.

Perciò io ora faccio un Pork Chop Express, e vi racconto la storia di Cristiane Serruya.

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Cinque storie di spettri

nightbird coverMentre si chiacchierava di Nightbird con Lucia, siamo passati a parlare di storie di spettri – perché se lei, nella sua intervista, rivela di voler scrivere una storia di vampiri, a me piacerebbe scrivere storie di fantasmi. Su dei cacciatori di fantasmi, per la precisione.

Ma comunque, progetti a parte, ciè venuta l’idea di fare un gioco – mettere giù ciascuno laproprialista di cinque sttorie di spettri fondamentali, e poi scambiarcele e commentarle.
Perciò qui di seguito troverete le cinque storie di spettri preferite di Lucia, coi miei commenti, e poi le mie cinque storie preferite. E se farete un salto sul blog di Lucia, Il Giorno degli Zombi, troverete di nuovo la sua lista, e la mia commentata dalla padrona di casa.
Complicato?
Certo – a noi non piacciono le cose semplici.

Cominciamo. Continua a leggere


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Cose dell’altro mondo

Ho appena finito di leggere l’anteprima di un romanzo fantasy che mi ha segnalato la mia amica Marina – 400 e rotte pagine, tre euri in ebook.
Il romanzo (e l’anteprima) che inizia nel selvaggio nord, dove il sole può non mostrarsi “fino a otto mesi”…
E io mi dico, come “fino a otto mesi”?
Ora, i meccanismi astronomici non sono così approssimativi. Vediamo cosa ne dice Wikipedia…

A causa dell’inclinazione dell’asse su cui ruota la Terra, a latitudini superiori o almeno pari a quelle dei circoli polari (nord o sud), il Sole può restare sotto l’orizzonte anche durante tutto il giorno, per periodi variabili a seconda della maggiore vicinanza al polo geografico (dove la permanenza sotto l’orizzonte è di circa sei mesi, di cui solo in quelli centrali si realizza il buio diurno più intenso) o al circolo polare (dove il periodo massimo di permanenza sotto l’orizzonte è pari a poco meno di 48 ore)

Per cui OK, immaginiamo che il territorio descritto nel libro si estenda dal circolo polare al polo geografico. Questo giustificherebbe l’affermazione che il sole scompare “fino a sei mesi l’anno”… ma non otto. Continua a leggere


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Shannara, probabilmente

Sword_of_shannara_hardcoverÈ successa una cosa strana, qui nel Blocco C della Blogsfera.
Nei giorni passati, durante l’ora d’aria su facebook, il mio amico Germano – di Book & Negative – ha annunciatola sua intenzione ri rileggersi La Spada di Shannara.

Ora, ne abbiamo parlato molte volte – la pubblicazione di The Sword of Shannara, nel 1977, è un momento importante per l’evoluzione della letteratura fantasy.

Il lavoro di Brooks venne selezionato da Lester Del Rey, che stava cercando un romanzo che potesse soddisfare il desiderio dei fan di Tolkien, che volevano una seconda dose del loro fantasy preferito1.
Il romanzo lanciò la Ballantine/Del Rey, destinata a diventare nella decade successiva il principale editore di fantascienza e fantasy, e la carriera di Brooks.
Ci sarebbero voluti sette anni perché Shannara diventasse una trilogia – creando quello che viene in generale definito template fantasy o fantasy post-tolkieniano.
Del Rey – che aveva una lunghissima esperienza alle spalle come autore ed editor – lavorò personalmente alla revisione del romanzo di Brooks, contribuendo a farne, sostanzialmente, Il Signore degli Anelli senza le parti noiose e senza le poesie in elfico.
Una bieca operazione commerciale – completata con l’ingaggio, come illustratori del volume, dei Fratelli Hildbrandt, famosi per le loro illustrazioni tolkieniane.
Il volume vendette 125.000 copie nel primo mese. Continua a leggere


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Cacciatori di dei

God-Stalk-P.-C.-HodgellUna donna con artigli retrattili come un gatto, in fuga da un territorio in cui un potere oscuro muta tutto ciò che vive, e dove tutto ciò che muore risorge, ostile e inarrestabile.
Una città vastissima, nella quale uomini e dei convivono, e una volta all’anno gli dei morti vagano per le strade in cerca di vendetta sull’umanità che li ha abbandonati.
Un’ombra che si estende lenta e inesorabile sul mondo, non più contrastata da chi era stato posto a guardia dell’ordine.

God Stalk, di P.C. Hodgell è stato definito uno dei migliori fantasy degli ultimi trent’anni.
Di sicuro è il miglior fantasy letto nel 2015.
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Cinque storie da leggere da vicino

Mi hanno chiesto cosa mi piacerebbe insegnare se dovessi mettere insieme un corso di scrittura.
Premesso che non ho in programma alcuna cosa del genere – si è parlato di un corso orientato ai giochi, ma al momento sono oltre il digital divide – come al solito è bello immaginare cosa si potrebbe fare in una situazione tanto improbabile.

Dreaming is free, come cantavano i Blondie.

E quindi, se dovessi mettere in piedi un corso, quale sarebbe la prima cosa che mi piacerebbe insegnare?
Non credo di avere molti dubbi.

Ipotizziamo un corso orientato alla letteratura di genere.
Il mio corso sarebbe costruito attorno all’imparare a leggere. Continua a leggere