strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Fantasy senza fantasia, il Ritorno

Era il 20 marzo 2007, quando in un post agli albori di questo blog mi lamentavo di come un curatore di una nascente collana di fantasy, avesse indicato agli aspiranti autori una lista di titoli di riferimento che si limitava a (in questo ordine)

Eragon
Il Signore degli Anelli
Le Cronache di Narnia
Harry Potter
eccetera

Premesso che ho sempre considerato eccetera un titolo sopravvalutato, lo sconforto che provai sette anni or sono è il medesimo che provo oggi nel leggere le sinossi dei romanzi fantasy che il signor Amazon non manca di segnalarmi quotidianamente.

Storie prive di immaginazione, scritte da persone prive di immaginazione, per un pubblico privo di immaginazione.

Sempre in quel post di sette anni fa, proposi una lista di titoli che io avrei considerato indispensabili nel curriculum minimo di un autore di letteratura fantastica… Continua a leggere


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Spade & Stregoneria

Piano bar del fantastico, quello vero – torniamo a parlare di sword & sorcery, anche perché questa è la settimana dedicata (anche) al genere.
Voi potete immaginare perché.

La sword & sorcery, come abbiamo discusso due giorni addietro, forse non è neanche sempre fantasy, o piuttosto, si colloca al confine fra più generi.
L’orrore sovrannaturale.
La narrativa avventurosa.
L’hard-boiled.
I generi delle vecchie riviste, insomma.

kuttner3Al periodo delle riviste appartengono gli eroi di Howard e quelli di Leiber.
Ma anche – visto che questo è un post che vuole anche segnalare un po’ di titoli – le storie di Henry Kuttner: The Dark World, e quella breve abortiva serie su Elak di Atlantide che è stata anche tradotta da noi (da Fanucci e poi forse da Newton). Ed Elak non è certo all’altezza di Conan, ma ha un suo perché.

Poi, morte le riviste, c’è un periodo confuso*, ma a partire dai primi anni ’60 – con le ristampe popolari di Conan curate da Sprague De Camp – e fino a metà degli anni ’80, il genere prospera sul mercato dei paperback. Continua a leggere


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Il ritorno di Aculeo & Amunet

È con malcelato piacere che annuncio l’uscita di Lair of the White Ape, il secondo ebook della serie dedicata alle avventure di Aculeo & Amunet.

aculeo & amunet 2 - makeover-smallLa nuova storia è una novelette da poco più di 10.000 parole, in inglese, che si vende per poco più di un euro – sì, voglio arricchirmi alle vostre spalle.

Come tutti i titoli della serie, si tratta di uno stand-alone – potete leggerlo senza problemi anche se vi siete persi il primo. O potete prima leggere il primo epoi leggere questo.
O viceversa, se questo dovesse piacervi, potrete leggere il primo senza particolari problemi – e scoprire come sia partita l’intera vicenda.

La mia escursione nel campo della sword & sorcery sta prendendo una piega quantomai classica – il che non è che mi dispiaccia.

Il piano originale era di scrivere le storie dedicate ai miei due “eroi” (le virgolette sono d’obbligo) in maniera più o meno cronologica.
Al primo, Bride of the Swamp God, avrebbe dovuto fare seguito Hand of Isfet, che si svolge circa due settimane dopo il precedente. Continua a leggere


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Il Grande Mare delle Storie

Ike Asimov, l’uomo che ammise che non sarebbe passato alla storia per la qualità della sua scrittura ma per la quantità della sua scrittura, diceva che per scrivere teneva le persiane abbassate e si autoconvinceva che fuori infuriava la tormenta.
Può essere un sistema.

Abbiamo parlato in passato del blocco.
Il blocco non esiste.
È solo il cervello che ha bisogno di un cambio di marcia, di un cambio di prospettiva.
Siamo solo noi che inganniamo noi stessi.
L’ultima volta che soffrii del blocco – doveva essere la fine degli anni 80 – venni colto dalla curiosa nozione che il linguaggio non fosse abbastanza flessibile per permettermi di esprimere ciò che volevo.
Idiozie.
Ero solo io che non ero abbastanza in gamba.

Ma c’è un problema diverso dal blocco – ed è quando le idee ci sono, le storie ci sono, ma non abbiamo assolutamente voglia di scrivere.
Un problema, credo, che Ike Asimov non sperimentò mai. Continua a leggere


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Come Game of Thrones danneggerà il fantasy

Questo è una specie di post del piano bar del fantastico, nel senso che viene fatto per scommessa, e già presagendo almeno parte delle conseguenze.
Ma perché preoccuparsi.

a-game-of-thronesVediamo – è agli atti il mio scarso apprezzamento per il ciclo A Song of Ice and Fire di George R.R. Martin.
Fin dove l’ho letto, ho ritrovato i tratti caratteristici di Martin (buona, ottima costruzione dei personaggi e dei dialoghi, buona tecnica per tenere il lettore desto), sposati ad una narrazione prolissa e troppo scopertamente aderente a elementi storici noti per riuscire a catturarmi.
Ora, badate, questo non significa che voi, ai quali questi libri piacciono, siate degli idioti o dei malvagi – e gradirei se voi voleste concedere la stessa fiducia al sottoscritto; si tratta semplicemente del fatto che non è il tipo di fantasy che mi interessa al punto da investirci del tempo.
A voi sta bene?
Perfetto.

Allo stesso modo, trovo la serie della HBO prolissa, farcita di gratuità e sciocchezze, e sostanzialmente noiosa.
Vale, credetemi, il discorso di cui sopra.
Il fatto che io dica che non mi piace non deve essere inteso come una minaccia al fatto che a voi, invece, piaccia.
Se a voi piace, spero non abbiate bisogno della mia conferma (anche perché non l’avreste).

Mi domando però – e così arriviamo al tema di questo post – quanto danno riuscirà a recare il successo del ciclo di Martin e, ancora di più, della serie televisiva, al genere?

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Cinque polizieschi per la spiaggia

Io d’estate vado in vacanza (di solito in cortile, o sul balcone, o sotto ad un albero su qualche collina ventilata) e leggo polizieschi.
Ci sono in effetti due soli periodi dell’anno in cui mi dedico alla lettura prevalente di gialli, mysteries, cozies, dell’occasionale noir per puro ed esclusivo diporto – l’estate nel periodo delle ferie, e l’inverno a cavallo fra Natale e la Befana*.

Così, trovandomi nella necessità di fare un pezzo non troppo barboso per questo giovedì, mi sono detto… ma sì, cinque titoli di cinque polizieschi, roba leggera che si trovi anche da noi, che si possano impacchettare in valigia, portare sulla spiaggia, e via, una bella lettura estiva.
Cinque serie, soprattutto – che sia poi possibile proseguire se il personaggio acchiappa.
Possibilmente cose che non avete ancora letto.

Vediamo…
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I Garrett Files

Per quelli che non amano il fantasy tradizionale…
Ecco, sì, qualcosa di diverso.

Tempo addietro – credo di avervelo già raccontato – su un forum lontano lontano – un aspirante autore di fantasy annunciò di avere avuto un’idea straordinaria – scrivere un fantasy che fosse anche un poliziesco.
Figata, eh?
L’unica cosa che lo preoccupava era che l’idea potesse essere troppo rivoluzionaria, troppo originale, troppo nuova e diversa.
Qualcuno, soppresse le risate, fece in modo di risolvere per lo meno questo suo dubbio.
C’era la serie di Lord Darcy, di Randall Garrett.
C’era la serie di Hawk & Fisher, di Martin R. Green.
C’era la serie di Thraxas, di Martin Scott (alias Martin Millar).
C’era la serie dei Dresden Files, di Anthony Butcher.
C’era la serie della Guardia Cittadina, di Terry Pratchett.
E c’are la serie di Garrett, P.I., di Glen Cook.
Così, solo per citare le più popolari.
Tutti polizieschi fantasy.

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Nessuna familiarità alla sconfitta

Pare che Glen Cook abbia iniziato a sviluppare il suo Dread Empire – e soprattutto il mondo che fa da teatro all’azioneper i romanzi ed i racconti del Dread Empire – nel 1973, ed abbia poi proseguito a rimpolpare la propria opera negli anni trascorsi come coinquilino di Fritz Leiber, immediatamente dopo la morte di Jonquil Leiber.

Il Dread Empire si è poi diffuso su diverse riviste ed ha raggiunto diverse case editrici, polverizzandosi a poco a poco.
I due terzi di un romanzo sono scomparsi misteriosamente – probabilmente rubati da qualche ospite a casa di Cook negli anni successive.
Altre cose sono state cestinate dall’autore.

Oggi, gran parte del ciclo del Dread Empire – o per lo meno ciò che rimane – è raccolto in tre volumi pubblicati dalla solita Night Shade Books.
A Cruel Wind raccoglie i tre romanzi della “sequenza principale”, e narrano lo scontro fra l’Impero del titolo – una entità politica tirannica e rapace modellata su un ibrido cino-giapponese con abbondanti elementi magici – e i popoli del deserto guidati dal misterioso El Murid.
In un sovrapporsi di intrighi politici, tradimenti, follia e morte, tutto ciò che può andare a gambe all’aria va a gambe all’aria.
A Fortress in Shadow riunisce due prequel e delinea da una parte il passato di alcuni dei personaggi principali, e dall’altra la sequenza di eventi che porta al collasso finale l’Impero.
An Empire Unacquainted with Defeat, appena recuperato attraverso un amichevole rivenditore di fondi di magazzino, raccoglie otto storie – da brevi a brevissime – ambientate prima, durante e dopo la caduta dell’impero.
Si tratta di una raccolta ineguale, le storie scritte durante un arco di oltre undici anni mostrano gli iniziali limiti dell’autore, e la sua crescita.
“The Nights of Deadful Silence”, prima storia del Dread Empire ad essere scritta, dimostra un debito colossale nei confronti di Leiber e di C.A. Smith, ed avrà certamente deliziato i lettori di Fantastic, e gli appassionati di Lyon Sprague De Camp.
“Soldier of an Empire Unacquainted With Defeat”, uscito sette anni dopo, mostra una maturità ed una pulizia invidiabili, e lascia presagire il taglio narrativo che Cook metterà a pieno frutto nella serie della Black Company. Ben poco è derivativo o riferibile ad un autore di riferimento. La lezione di Leiber, se c’è stata, è stata pienamente appresa e assimilata.
I racconti che stanno in mezzo – uno dei quali venne anche candidato al Nebula – sono fantasy militare solido e senza fronzoli, con un buon occhio alla politica e soprattutto, vista la forma breve, alla psicologia dei protagonisti.
Un buon volume dal quale iniziare ad immergersi nel Dread Empire.

PS: restano fuori due romanzi – che probabilmente Night Shade riunirà in un prossimo volume – e naturalmente il romanzo perduto.
Che come faccia aperderlo, uno, un romanzo…

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