Impossibile, di questi tempi, sfuggire agli zombie.
Braccano Will Smith a New York al cinema, si fanno tritare in technicolor da Milla Jovovich su DVD, hanno addirittura imparato a correre…
E mentre Zombie Squad sensibilizza la popolazione sul rischio di un’orda di morti viventi e Bruce Campbell si prende in giro in My Name is Bruce sul suo ruolo di massacratore di dediti, gli zombie invadono gli scaffali dei (pochi) centri gioco.
All Flesh Must Be Eaten ha canonizzato il ruolo del cadavere rianimato come minaccia per giocatori desiderosi di brividi e azione, dando origine ad una biblioteca di varianti e possibilità che ha finora esercitato poco fascino su di me (ma ho una copia del gioco di Army of Darkness, naturalmente).
Ora, con Unhallowed Metropolis, EOS e New Darkage alzano la posta, e sfornano un gioco più compatto di AFMBE, più vicino ai miei gusti, più terrificantemente dark.
Le premesse: nel 1905 un’epidemia spazza il pianeta.
I morti si levano dalle tombe e prendono a vagare per le strade, affamati di carne umana.
Il contagio si spande, la civiltà collassa.
il 75% della popolazione mndiale muore e si unisce alle orde dei non-morti.
Poche sacche di resistenza mantengono le luci accese nella lunga notte della Terra – operai arroccati nelle fabbriche, nobilastri rtintanati nelle proprie tenute, installazioni militari nelle quali si mette in pratica una ferrea disciplina anti-contagio.
Da questi focolai parte la riconquista.
Ci vogliono duecento anni, ma finalmente, nel 2105, una nuova civiltà, costruita su modelli vittoriani, controlla dalla capitale imperiale, Londra, una parte del mondo.
Gli zombie (e i vampiri,e tutto il resto dell’arsenale gotico) controllano il resto – gli spazi bianchi sulla mappa.
La vita continua.
Gestito da un motore semplice e dignitoso, Unhallowed Metropolis colpisce per la colossale cura nel definire il background – che è denso, ben costruito, documentatissimo.
Colpisce per la cura grafica – a parte un paio di scarabocchi affrettati, l’artwork è eccellente, e l’uso di fotografie ritoccate aggiunge credibilità alll’intero ambaradan.
Colpisce per la cupezza dell’ambientazione – che recupera utto il nero vittoriano e lo sovraccarica con tutti gli elementi del gotico classico.
Thick clouds of smoke billowing from countless factories co-mingle in darkened skies with the cremains of the incinerated dead. The dingy, haunted streets below are dimly lit by pale, crackling electrical light fuelled by energy broadcast from the city’s Tesla array. It is here that monsters are born to prey upon their fellow man. Lunatics maddened by desperation, fear, and overcrowding compete with vampires, animates, and ghouls for prime hunting grounds among the city’s slums and rookeries.
Gotico, vagamente feticistico (la maschera antigas e gli abiti in gomma sono due elementi standarddell’abbigliamento neovittoriano), orientato ad una miscela bilanciata di investigazione ed azione, il gioco vale ogni centesimo speso per procurarsene una copia.
Si gioca bene a lume di candela, con gli Abney Park a basso volume sullo stereo.
E un frustino da cavallerizzo per il master.