strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Storia & Immaginazione

Si parlava di storia, di narrativa storica e di fantasy storico, qualche giorno addietro, qui nel blocco C della blogsfera, e giù nel braccio femminile, la mia amica la Clarina ha fatto una specie 287175di auto-da-fé

Boys: Hey, Torquemada, whaddaya say?
Torq.: I just got back from the auto-da-fé
Boys: Auto-da-fé, what’s an auto-da-fé?
Torq.: It’s what you oughtn’t to do but you do anyway
Skit skat voodely vat tootin de day

Scusate, non ho saputo resistere.

In cosa è consistito l’auto-da-fé della mia amica.
Nell’ammettere

In via di principio so che non posso giudicare l’allegra propensione alla crudeltà, i terribili pregiudizi, la giustizia sbrigativa e l’intolleranza degli Elisabettiani secondo le mie sensibilità del XXI Secolo. All’atto pratico, le mie sensibilità del XXI Secolo sono anestetizzate solo in parte dalla prospettiva storica.

Il che è perfettamente ragionevole, ma non c’entra granché col fantasy storico, e con la sovrapposizione e pollinazione incrociata di storia e narrativa d’immaginazione – che è poi ciò di cui vorrei parlare oggi. Continua a leggere


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Conan il Pirata

pirataIl volume 26 della Fantacollana è Conan il Pirata, ovvero Conan the Freebooter, collezione di cinque racconti originariamente uscita nel 1968.
La copertina è di Frank Frazetta, ma non ha granché a che vedere coi contenuti del volume.

La filastrocca è ormai nota – Conan vende, e la Fantacollana, che ne ha acquisito l’intero catalogo agli albori della propria esistenza, ne mette sul mercato volentieri una nuova collezione pochi mesi dopo la precedente.

Conan the Freebooter include tre racconti di Howard e due “collaborazioni postume” con Lyon Sprague de Camp.
La prima di queste, che apre il volume, è in effetti una riscrittura di una storia di Howard che con Conan non c’entra affatto – Falchi su Shem nasce infatti come Hawks over Egypt.
Stesso destino per La Strada delle Aquile (sì, i rapaci vanno forte, in questo libro), che nasce come The Way of the Sword – racconto ambientato nell’Impero Ottomano scritto da Howard, probabilmente, per Oriental Stories.
Entrambe le storie hanno un forte debito con l’opera di Harold Lamb.
E si lasciano leggere, ma non sono esattamente il massimo (gli originali, senza innesti hyboriani, sono meglio).

Diverso il discorso per le tre restanti storie – Black Colossus, (Iron) Shadows in the Moonlight e A Witch Shall Be Born.
Si tratta di tre solidi lavori howardiani.
Black Colossus riutilizza l’espediente – frequente nel canone di Howard – dello stregone resuscitato con piani di dominazione mondiale.
In questo caso, si tratta del sinistrissimo Natokk.
Shadows in the Moonlight (il titolo originale includeva un “Iron” che – è opinione universale – dava un sapore ben diverso all’intera faccenda, ma che De Camp decise di eliminare perché le ombre non possono essere fatte di ferro) è un bel baraccone con fanciulla in pericolo, malvagio opportunamente sadico, pirati, antiche maledizioni e bestie selvagge (in questo caso, dei gorilla).
conan_D01_002Nascerà una Strega è infine una delle migliori prove tecniche di Howard, storia concisa e feroce, con elementi scollacciati per il piacere del pubblico di Weird Tales (complice la copertina di Margaret Brundage) e con la singola scena più epica dell’intera carriera del cimmero – quella crocifissione che è a tal punto sopra le righe ediconica, che oltre ad entrare nel film di John Milius, è stata inflitta “per simpatia” anche al povero Solomon Kane nel film omonimo.

Nel complesso, quindi, una buona raccolta, ancora una volta.
I lettori affezionati della Fantacollana, d’altra parte, potrebbero cominciare a questo punto a lamentare una certa monotonia.

Sciocco dettaglio personale – non ce l’ho.
Sì, conoscete la storia, prestato e mai restituito.
D’altra parte le tre storie di Howard le avevo già lette, all’epoca, nei volumi Berkeley curati da Wagner.
Un grave buco nella mia collezione, ma ahimé non l’unico.


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Lo Scaffale dei Pulp

Sam-casablanca-1345034-360-253Si era detto pulp, e neanche a farlo apposta, attraverso Facebook mi arriva una richiesta pulp per il Piano Bar del Fantastico.
prima performance dell’anno.
Il locale è buio e fumoso, il piano verticale mostra inquietanti fori da proiettile, ma noi il pezzo lo facciamo lo stesso.
Poi canteremo in coro la Marsigliese.

La richiesta fa più o meno così…

Mi piacerebbe leggere un’avventura sul classico, tipo avventuriero in giro per il globo et silmilia. […] Una cosa anni ’30 con locali ai confini del mondo, sigarette arrotolate a mano, donne chiamate pupe.

Il genere pulp-avventuroso, in Italia, è poco frequentato.
Un editore, da qualche parte in passato, provò a pubblicare Doc Savage, ma ottenne risultati mediocri di vendite e di critica.
Il genere è più praticato al cinema (Indiana Jones, La Mummia) che non nella narrativa.
A complicare le cose ci si è pure messo Tarantino, che intitolando Pulp Fiction un film che si sarebbe potuto tradutrre con Narrativa d’Appendice, ha autorizzato qualsiasi idiota a definire pulp una storia a base di sesso, droga e violenza.

adventurehouse-spicyadventurestories-November1942In realtà, la cosa è più complicata – possiamo immaginare una ideale suddivisione in quattro periodi della storia del pulp.

  1. il proto-pulp – su riviste come i penny dreadfuls inglesi e le dime novel americane, dagli anni 90 del 19° secolo alla prima guerra mondiale. Un catalogo che spazia da Conan Doyle a Kipling, passando per decine di autori sconosciuti.
  2. il pulp propriamente detto – quello delle riviste pulp pubblicate fra le due guerre… da Black Mask a Weird Tales passando per Astounding
  3. il pulp del dopoguerra – equamente suddiviso fra i paperback della Gold Medal e le riviste tipo Men’s Adventures
  4. il New Pulp – pubblicato ora, spesso in formato elettronico

Qui ci occuperemo essenzialmente di pulp propriamente detto – quello dei racconti e dei romanzi brevi pubblicati sulle riviste.
Perciò, fermiamoci un attimo, e cerchiamo di mettere giù una delle nostre solite reading list.
Ci toccherà leggere in inglese – fatevene una ragione. Continua a leggere


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Il signore delle scimitarre

Harold Lamb, chi era costui…
Ci fu un periodo, fra gli anni ’20 e gli anni ’40, in cui Harold Lamb fu il nome dell’avventura storica per una vasta porzione del pubblico pagante, membro di una ipotetica trimurti con Talbot Mundy (già citato in passato su questo blog) e Rafael Sabatini (del quale magari, un giorno…)
Oggi ce lo ricordiamo in pochi, ed è un peccato.
Un pezzo per il piano bar del fantastico, quindi, con variazioni medio-orientali su un tema solidamente storico.
Parliamo di Harold Lamb.

Io sono strano, ma per me Harold Lamb rimane sinonimo della rivista Adventure!, caposaldo della narrativa popolare avventurosa nella prima metà del secolo (per quanto la testata sia sopravvissuta, scopro, fino al 1971).
Adventure! era un pulp di classe – rispetto a cose molto più truci come Weird Tales – e pagava relativamente bene gli autori, il che significava poter accedere ad una “Brigata Scrittorti” (come la definiva l’editor storico A.H. Hoffman) composta da nomi di tutto rispetto.
Adventure! pubblicò Rider Haggard e Sabatini, per dire. Continua a leggere