Cominciamo col citare il poeta
I never thought I could handle
Tommy Shaw, Girls with Guns, 1984
A girl with guns
And let me tell ya
You can bet that I’m not the only one (oh no…)
Ricordo ancora, con non poco divertimento, il coro globale di risate quando nel 2020 Andrew Klavan, un tempo competente autore di thriller riciclatosi in editorialista, espresse il suo parere su The Witcher.
“Sono stato immediatamente scoraggiato dal fatto che c’è una regina in questo telefilm che combatte come un uomo. Ci sono un paio di scene in cui le donne combattono con le spade. E odio queste scene, perché nessuna donna può combattere con le spade. Zero donne possono combattere con una spada”.

E chissà poi perché.
L’editoriale di Klavan destò l’ilarità di una quantità di donne che praticano l’HEMA (Historical European Martial Arts), con commenti tra l’allibito e lo sprezzante. E non furono solo le donne a definire la posizione di Klavan “bullshit”.
Senza andare a scomodare Bradamate e l’Ariosto, la letteratura è costellata di donne con la spada.
E anche la nostra storia, il mondo reale, ce ne offre una buona selezione.
È noto che su questo blog abbiamo una dichiarata ammirazione per Julie d’Aubigny, nota come la Maupin, che a cavallo fra diciassettesimo e diciottesimo secolo si guadagnò da vivere come duellante a pagamento, mentre nel tempo libero cantava l’opera (era un’eccellente contralto) e seduceva novizie in convento. Era solita affrontare anche due o tre avversari alla volta.
Nell’ambito della letteratura fantastica e avventurosa, naturalmente, Robert E. Howard fu in prima fila con le donne guerriere – Bélit e Valeria nelle storie di Conan, e come non finiranno mai di ripeterci, Red Sonya di Rogatino … alla quale si ispirarono molto liberamente in casa Marvel per creare Red Sonja (con la J e non con la Y).
E qui c’è un dettaglio interessante – Red Sonya, con la Y, è la protagonista di Shadow of the Vulture, un racconto storico ambientato nel quindicesimo secolo, e senza alcun elemento fantasy.
Venne pubblicato nel numero del Gennaio 1934 di Magic Carpet – una rivista di buona qualità che pubblicava narrativa di ambientazione esotica, indipendentemente dal genere, e sarebbe poi confluita nella gemella Oriental Stories. Rispetto a Weird Tales, Magic Carpet e Oriental Stories pagavano meglio (o se non altro regolarmente). Ma dopo la sua uscita nell’Ombra dell’Avvoltoio, Red-Sonya-con-la-Y non ebbe altre avventure.
Nel settembre del 1973, Roy Thomas adattò Shadow of the Vulture per farne una storia di Conan, e la Y divenne una J – e Sonja si guadagnò il suo famigeratissimo bikini blindato e successivamente una serie tutta sua. E persino dei romanzi, scritti dal bravo Richard Tierney. Ed è Red-Sonja-con-la-J quella che si ricordano tutti.
Ma c’è un’altra donna coi capelli rossi e una spada, nel catalogo di Howard, ed è Dark Agnes de Chastillon e de la Fere.
Ambientate nel 16° secolo in Francia, le prime due storie di Agnes – Sword Woman e Blades of France – sono due avventure storiche, che tracciano l’origine e le prime imprese di una giovane donna che, sfuggita a un padre violento e ad un matrimonio combinato, diventa un capitano mercenario. Non hanno alcun elemento fantasy.
La terza storia – che Howard non completò – si intitola Mistress of Death, ed è un fantasy, con tanto di stregone non-morto e altre amenità. Non è la migliore delle storie di Howard, né di quella completate da altri (in questo caso da Gerald W. Page).
Nessuna delle tre storie vide la pubblicazione prima degli anni ’70 (motivo per cui posso darvi il link a Shadow of the Vulture, che è di dominio pubblico, ma non a quelle tre).
Ora, la domanda è – perché nessuna delle due storie complete di Dark Agnes vide la luce?
Come abbiamo detto, ad Howard non sarebbe dispiaciuto piazzare più storie su Flying Carpet/Oriental Stories, o meglio ancora su qualcosa come Adventure – riviste di maggior prestigio rispetto a Weird Tales, che pagavano meglio e pagavano in orario (alla sua morte, Howard era in attesa di ingenti pagamenti arretrati da Weird Tales). Da qui la genesi del personaggio.
Tuttavia, la reazione del pubblico a Shadow of the Vulture – un buon racconto, per gli standard di Howard – fu per lo meno ambivalente; la storia piaceva, ma c’era un dettaglio che a un sacco di lettori non andava giù: una donna con la spada in una ambientazione storica.
Perché OK Bélit, regina dei pirati e unica donna capace di tenere testa a Conan … ma quella era Weird Tales, e Queen of the Black Coast era un racconto fantasy.
Sword Woman e Blades of France erano avventure storiche. E molto più di Shadow of the Volture mostravano una donna estremamente diversa dagli standard dell’epoca.
Per questo, a detta di alcuni critici, le due storie vennero rifiutate, ed Howard mise perciò mano, riciclando il personaggio, ad una storia fantasy, in cui una donna con la spada – e leggermente meno “estrema” nel suo distribuire calci in culo – sarebbe stata accettabile. Quasi un rip-off di Jirel di Joiry, altra donna con la spada, creata da Catherine Lucille Moore a partire da The Black God’s Kiss, in Weird Tales, nell’ottobre del ’34.
Le tenebre si chiusero su di lui prima che Howard potesse completare e vendere Mistress of Death.
Mi sono spesso domandato se la Mistress of Death di Howard abbia avuto una qualche influenza su Raven, Swordmistress of Chaos, eroina di una serie di romanzi decisamente pulp – e scollacciatissimi (erano dopotutto gli anni ’70/’80) – pubblicati da Angus Wells e Robert Holdstock sotto allo pseudonimo di Richard Kirk. Le storie devono di più a Michael Moorcock che non a Bob Howard, e Raven ha più elementi in comune con la Red Sonja di Richard L. Tierney che con Dark Agnes, ma il titolo di (Sword)Mistress mi ha sempre suggerito un legame con quella storia incompleta e quella serie dimenticata.
E comunque Raven era certamente una donna con la spada – per quanto limitata a un mondo fantasy molto “moorcockiano”.
Ma negli anni ’70 e ’80 di donne con la spada, nel fantasy, ce n’erano parecchie.
La mia preferita rimane probabilmente White Raven (un nome diffuso, apparentemente, Raven), nelle storie di Mary Gentle che si aprono con Rats & Gargoyles. La Gentle, che più tardi ci avrebbe anche dato Ash – A Secret History (in cui fa una comparsata anche Dark Agnes), oltre ad essere laureata in storia militare, è anche una praticante della scherma rinascimentale. Una donna con la spada che scrive di donne con la spada.
E tuttavia, nell’arco degli ottant’anni trascorsi dalle prime avventure di Sonya e Agnes, le cose apparentemente sono peggiorate nell’immaginario in cui ci muoviamo – Klavan infatti non solo nega che le donne possano combattere con la spada nel mondo reale (una baggianata), ma anche che non possano farlo in un mondo immaginario in cui operano le leggi della magia.
Possedere organi riproduttivi interni, apparentemente, è condizione sufficiente al non saper combattere.
E ora, a causa di questa deriva, durante il weekend, un telefilm fantasy ha ha obbligato una parte del pubblico a ricorrere ai sali, mostrandoci Santa Galadriel Vergine e Martire che combatte, usando due spade, contro tre avversari (la Maupin approverebbe).
Impossibile ed inammissibile, “sbagliato”, un insulto all’anima di Tolkien.
Troppa azione e troppa violenza, per alcuni.
Gli elfi sono notoriamente eterei, pacifici e e non violenti – e soprattutto Galadriel, che vediamo per cinquanta pagine ne Il Signore degli Anelli, mentre intrattiene i suoi ospiti e – incidentalmente – minaccia di prendere il potere e diventare una regina malvagia. Però niente spade in quelle cinquanta pagine, non se ne vede l’ombra, quindi spade per Galadriel mai, per tutta la durata millenaria della sua esistenza … men che meno due, in dual wield, con tre avversari. Chi si crede di essere, Red Sonja?
La tesi di partenza, a difesa di questa indignazione, è sempre la stessa – che da nessuna parte nell’opera di Tolkien si dice che Galadriel sapesse usare le armi … tranne in quel brano in cui si dice che combatté e guidò eserciti, ma quello, dovete capire, è solo metaforico, un po’ come Elisabetta Tudor in armatura che infiamma le sue armate con un bel discorso. Ma impugnare un’arma per davvero, e combattere,e magari anche vincere? No no no, assolutamenteno.
E comunque no, indipendentemente dai documenti e dalle fonti, il punto è che una donna con due spade non può affrontare tre uomini e vincere.
Perché le donne con la spada non esistono.
Neanche nel fantasy.
A meno che non indossino un bikini di metallo.
Ed io mi domando se alla fine non sia la stessa storia delle ragazze con la pistola di Tommy Shaw.
Un sacco di gente ne è spaventata.
Spiegaglielo tu, Tommy…