strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Dalle cucine del diciottesimo secolo, per tenere lontana la malinconia

Le festilenze sono passate, la campagna è triste e incrostata di brina, il freddo è tagliente, e c’è un po’ poco da fare per sfuggire alla monotonia – si legge, si scrive, si guardano film, si interagisce a distanza coi nostri simili, si mangia e si dorme, con uno stile di vita sempre più simile a quello di un gatto.
Ci si inventano lavori, si cercano nuovi hobby, e si fanno esperimenti – perché lo sappiamo, non è sempre caviale, ma variare ciò che mettiamo in tavola è un modo per dare varietà ad una esistenza che, “per cause indipendenti dalla nostra volontà”, rischia di ridursi a un ciclo ininterrotto di veglia e sonno, le giornate tutte uguali.

Vogliamo mantenere una presa anche minima sulla nostra salute mentale?
Provare a cucinare qualcosa di diverso potrebbe essere una buona idea.
Perciò – fraze… di cosa si tratta?

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Sconti pandemici

Che Jeff Bezos sappia qualcosa che noi non sappiamo?
Per la seconda volta il paese si trova sull’orlo del lockdown, e per la seconda volta Amazon mi offre una buona selezione diottimi romanzi a 99 centesimi a botta.
Una coincidenza, certamente.
Vero?

Ma non stiamo a costruire ipotesi di complotto, e diamo un’occhiata – è probabile che li abbiate già letti (anche perché sono esattamente gli stessi di sei mesi fa), ma nel caso, ecco qui un paio di titoli che potrebbero tenervi compagnia nel lungo inverno che ci aspetta…

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L’inizio del terzo atto

La struttura in tre atti è un classico di molta narrativa popolare – ed è stata resa famosa e “canonica” dal lavoro di Syd Field, che nel 1978 ne fece la base del suo classico Screenwriting.
La sceneggaitura standard, come molta narrativa popolare ha un inizio, una parte centrale, ed una fine – una introduzione, uno sviluppo con complicazioni, ed una risoluzione finale, un climax.
Che si dirà, è banale, ma forse non tanto quanto crediamo.

E poi naturalmente c’è la vita di tutti i giorni, e c’è chi sostiene che la vita delle persone, esattamente come una sceneggiatura hollywoodiana, si possa dividere in tre parti, in tre atti – e dopotutto, la risoluzione finale non avviene in quella parte della storia anche chiamata “terza età”?

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Le scorte per l’inverno

Di che colore è il posto in cui state?
Qui dove sono io, siamo in zona rossa, e quindi è di nuovo il lockdown, ma con un altro nome, perché se gli mettiamo un nome nuovo non è la stessa cosa. E mentre l’economia è salva e il futuro è brillante (l’importante è crederci), qui facciamo il conto delle provviste e ci prepariamo a resistere.

E fra i generi di prima necessità ci sono anche i libri – perché se saremo chiusi in casa, affogati nella nebbia e schiacciati dal freddo, beh, potremo comunque avvolgerci in un paio di coperte, preparare quattro tazze di tè con una sola bustina (perché bisogna razionare le provviste), e leggersi un buon libro.

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Fateci divertire

Qualche giorno fa, su questo blog, scrivevo di come fosse sorto il dubbio, in alcuni di noi qui nel Blocco C, riguardo al fatto che regalare le nostre storie durante la quarantena, per cercare di alleviare il senso di isolamento e di panico nel pubblico (e sì, perché no, anche per farci pubblicità), non fosse stato alla fine una cattiva idea.
Se ne ricorderanno, quelli che hanno scaricato gratis le nostre storie, di noi e del nostro lavoro, quando tutto questo sarà passato?

Molti hanno commentato dicendo che sì, le persone se ne ricorderanno.
Ed è il genere di segnale che è bello ricevere, perché l’impressione di esistere ed operare in un vuoto popolato di indifferenza è spesso molto forte – scrivere è una faccenda solitaria.

Ma riguardo al vuoto popolato di indifferenza…

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Improvvisamente nel 2000

Sto guardando una vecchia serie TV, dei primi anni novanta. La sto guardamdo perché voglio farci un pezzo per M E L A N G E.
È una serie TV che si svolge nel futuro.
Il futuro è il 2007.
Ci si sente strani, a vedere certe cose.

In questi giorni, in queste settimane, continuo a leggere e a sentire persone che ripetono che il futuro non sarà più quello di prima. Il mondo è cambiato, sta cambiando, cambierà, e tutte le nostre certezze e le nostre aspettative saranno spazzate via.
Dovremo prepararci a una grande crisi.
Dovremo essere capaci a reinventarci.
Moriranno a milioni.

Ed è vero – e molti dei problemi più devastanti saranno il frutto dell’aver creduto per trent’anni che il futuro non esistesse.

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… e allora trasferisciti a El Salvador

Sono giorni confusi. Youtube, dopo un paio di settimane spese a guardare serie televisive cinesi sottotitolate, si è convinto che io sia cinese, o che parli fluentemente il cinese, e mi propone cose impossibili. Intanto, continuo a ricevere via mail la spam di Wish in svedese. Amazon è perplessa – ho acquistato ebook in italiano, inglese e francese… i suggerimenti di lettura stanno diventando per lo meno stravaganti (ma quanta fantascienza pubblicano i francesi?!) Pare che i miei blog siano particolarmente popolari in Lituania (non meno di 200 visite al giorno) e stamani una marmaglia si è riunita sotto ad un mio tweet e mi ha non troppo cortesemente invitato a lasciare gli Stati Uniti invece di continuare a criticare la Culla della Democrazia, ingrato bastardo che sono. E io che ho sempre pensato che la Culla della Democrazia fosse l’Atene di Pericle.

Di tutte le cose elencate qui sopra, una sola non è imputabile a un solerte ma forse ancora un po’ troppo ingenuo algoritmo: l’invito a lasciare gli USA e a trasferirmi a El Salvador.

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Forse abbiamo commesso un errore

Se ne parlava stamani, durante l’ora d’aria, qui nel Blocco C della blogsfera, di come ora che è iniziata la Fase 2 (sono solo io a ricordare quel vecchio film di Saul Bass?), chi si occupa di intrattenimento – che sia uno scrittore o un musicista o un ammaestratore di moffette – torna ad essere un lavoratore non essenziale.
Ammesso che gli si riconosca il titolo di lavoratore.

Perché alla fine, non è mica lavorare, no?
In fondo ti ci diverti. E lo sappiamo tutti, vero, che se ti ci diverti non è lavoro.

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