È stata una primavera difficile.
Prima i problemi di circolazione, poi una lunga e noiosa influenza, poi le continue trasferte, la fatica.
E le visite, i controlli medici, e tutto il resto.
Il fisico scricchiola ma non è compromesso, ma la fatica si riflette sul morale, e si rimane fiacchi e spompi.
Sarebbe bello farsi delle lunghe passeggiate, ma il clima non è esattamente adatto all’andare a camminare per strade sterrate.
In attesa che il tempo si sistemi e io possa riprendere a fare un po’ di tai chi nel cortile, per il divertimento dei vicini e l’imbarazzo mortale di mio padre, ho rimesso mano alla pratica della meditazione.
Ripulisce le sinapsi.
Scaccia la malinconia.
Stimola la creatività.
Riporta sotto controllo la pressione sanguigna.
Mantiene giovani.
Ed è, naturalmente, perfettamente legale.
Ora, ci sono argomenti che si portano dietro un tale carico di ciarpame, che cercare di imbastire un discorso sensato a riguardo diventa, se non impossibile, per lo meno molto molto difficile.
La meditazione è uno di questi – dite “meditazione” e la parola stessa evocherà una parata di stramboidi assortiti, bonzi salmodianti, guru truffaldini, fachiri che praticano forme improbabili di yoga, orridi modaioli superficiali che ascoltano musica-tappezzeria avvolti da volute d’incenso, e cose tipo la chiromanzia, i chakra, il tantra, l’I Ching, il Feng Shui, i fiori di Bach, l’uso dei cristalli per la visione a distanza, il contatto telepatico con i signori dell’Agarthi, Atlantide, musica celtica, gente con più quattrini che buon senso, e una dieta ferrea, fatta di riso bollito e… riso bollito.
E poco altro.
Ah, sì, e donne bellissime sedute nella posizione del loto in luoghi immersi nel verde, o su spiagge esclusivissime, o in altri luoghi improbabili.

Certo, come no…
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