strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


10 commenti

Fantasy e rivoluzione

Questo è un pezzo del piano bar del fantastico.
Nell’ultima puntata di Chiodi Rossi è venuta fuori – come a volte accade – una breve ma interessante divagazione. Più interessante, forse, di quanto potesse esserli l’episodio in sé. E da questa divagazione è arrivata una domanda, e ora proviamo a rispondere.

Uno degli elementi che spesso il mio complice Germano Hell Greco sottolinea, nei momdi fantastici che ci capita di visitare nel podcast, è l’assenza di un progresso tecnologico – è come se la presenza della magia arestasse lo sviluppo tecnologico del mondo, congelandolo non solo a livello scientifico ma anche, molto spesso, a livello sociale. Un medioevo eterno, o un eterno rinascimento.
Curioso quest’ultimo elemento, se consideriamo che il rinascimento è un periodo ricco di scoperte e riscoperte, e di trasformazioni.

Non così, molto spesso, nel fantasy classico.
OK, stiamo generalizzando, ma uno dei motivi, io credo, è che le idee scientifiche non sono il dominio del fantasy, che è invece il dominio delle scelte etiche e morali. Non materia ed energia, ma bene e male sono all’opera in questi mondi – e quindi ciò che interessa, a livello tematico gli autori non è lo sviluppo tecnologico, ma lo sviluppo morale dei loro mondi.
Dobbiamo sconfiggere l’oscuro signore, respingere i demoni nel loro inferno.
Costruire una caffettiera più efficiente, o creare un vascello spaziale che ci porti sulla luna, non ha nulla a che vedere con queste storie.

Per questo abbiamo spesso a che fare con dei mondi stagnanti – mondi che sono immutabili da millenni, in cui sconfiggere il male significherà tornare indietro, ai bei tempi prima che il male sorgesse a Occidente. Spesso incontreremo artefici meravigliosi, certo, ma che sono tali perché sanno creare artefatti straordinari come quelli che esistevano in passato, nell’età dell’oro.
Quante volte l’eroe trionfa perché ha accesso a un artefatto del passato, e non a un artefatto del futuro?

E naturalmente un altro tema portante è quello del ritorno allo status quo.
L’Oscuro Signore ed i suoi malvagi tirapiedi hanno calpestato le aiuole e lasciato lattine di birra e incarti di patatine ovunque, ma ora che sono stati sconfitti faremo pulizia e tutto tornerà come prima.

Ma non è sempre così’ – e nel podcast mi è parso opportuno citare l’opera di Michael Moorcock, i cui eroi non solo sono incapaci di restaurare le condizioni precedenti, ma spesso sono consapevoli che tale restaurazione sarebbe pericolosa quanto ciò che l’ha perturbata. Elric deve abbattere Melnibone, Corum deve mettere fine al mondo che ha conosciuto, Dorian Hawkmoon avrà l’orribile privilegio, nella seconda serie delle sue avventure, di vedere cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente.
L’universo narrativo di Moorcock è dinamico, ed evolve – perché la stagnazione è il male.

Ed in effetti esiste un filone di opere che hanno al proprio nucleo l’idea dell’abbattimento di questò stato di immobilità. E qui potrei cominciare col citare, come al solito, Gormenghast – perfetta rappresentazione di un universo completamente sclerotizzato, in cui i personaggi sono mere marionette, che devono replicare le azioni dei loro predecessori come registrate in infinite cronache. In Gormenghast la distruzione arriva due volte, prima con Steerpike, che trama e distrugge per ottenere il potere, e poi con Titus, che deve sconfiggere Steerpike, ma anche capire che non si può tornare indietro, e che bisogna creare qualcosa di nuovo.

Però mi dicono che Gormenghast è noioso e orribile e “non è vero fantasy”, e chi sono io per dire il contrario, giusto?
Rivolgiamo allora lo sguardo altrove.

Il primo titolo che mi viene in mente, pensando a fantasy che abbiano al loro nucleo una rivoluzione – e non una restaurazione – è probabilmente Freedom & Necessity, di Steven Brust e Emma Bull. Un fantasy storico ambientato nel 1848, ha dei rivoluzionari per protagonisti, e le grandi sollevazioni europee come sfondo.
È anche un romanzo epistolare, e pare che anche questo non sia “un vero fantasy”. E sì che ci sono anche gli elfi – forse, non è moltochiaro – e la magia, che però non si vede.

Restiamo con Steven Brust – che alcuni ricorderanno, è il fautore della “teoria della roba figa in letteratura” – che nella serie di Vlad Taltos affronta un problema interessante: cosa si può fare, per ribellarsi, in una società che è, per sua natura, immutabile?
La risposta di Vlad Taltos a questa domanda è quanto di più pragmatico – e divertente – si possa immaginare.

Mary Gentle, autrice per la quale ho una assoluta venerazione e che ha smesso di pubblicare da una ventina d’anni ha trattato spesso il tema della rivoluzione come motivo trasformativo nei suoi universi – nei racconti contenuti in Cartography, e certamente nella trilogia di Valentine White Crow, che si apre con lo straordinario Rats & Gargoyles.
Come il mondo di Taltos, spesso anche i mondi della Gentle appaiono thatcherianamente immutabili, ma è una illusione, e il cambiamento può essere tanto traumatico quanto indispensabile.

Il tema dell a rivoluzione e dell’usurpazione del trono è un tema dominante nei lavori di Karl Edward Wagner dedicati a Kane, lo spadaccino mistico. Kane è immortale per spregio nei confronti del dio che lo ha creato, ed il suo piano standard consiste nel mettersi al servizio di un potente, scalare il sistema, eliminare i vertici e diventare imperatore. Di solito non funziona benissimo.
E se il mondo di Kane è costellato di artefatti di epoche più civili (o più brutali), Kane è tuttavia un personaggio che, nella sua ricerca di una stabilità (il suo impero, con lui per sempre sul trono), opera come agente del cambiamento. Gli imperi crollano, e le circostanze cambiano.

E qui potremmo anche metterci un link commerciale (consideratevi avvertiti), visto che il ciclo completo di Kane sta per uscire in italiano, ed è tradotto benissimo.

Ma, a questo punto, potremmo dirci, se è sufficiente un eroe o anti-eroe nerboruto che calpesti coi suoi piedi calzati di sandali i troni del mondo, allora Conan lo ha fatto prima.
E non è del tutto sbagliato, e qui entriamo in un ambito interessante – è davvero rivoluzione se l’abbattimento dello status quo è dettato semplicemente dagli interessi di un singolo?
Perché Kane non è certo motivato dall’altruismo, e lo stesso possiamo dirlo per Conan.
O per l’opera di George R.R. Martin, che descrive semplicemente un a guerra di successione.

Forse dobbiamo guardare altrove.
A lavori come il recente The Unbroken, di C.L. Clark, che ha la rivoluzione addirittura nella tag line in copertina – e che è stato tradotto anche questo in italiano – quando si dice avere fortuna.
Il lavoro della Clark si inserisce in un filone che vede spesso sommovimenti politici e sociali al centro della scena. Si tratta spesso di lavori di autori e autrici appartenenti a culture diverse dalla nostra – penso a Fonda Lee col ciclo della Giada, che ha una notevole componente politica e un generale senso di insofferenza verso le strutture sociali tropo rigide, pur concentrandosi di più sulle strutture familiari che non su quelle politiche. E scopro con piacere, nel documentare questo post, che Jade City, primo volume della trilogia della Lee, è anche stato tradotto in italiano. bene.

E stiamo solo scalfendo la superficie.
La necessità di un cambiamento, insieme con l’impossibilità di ripristinare una ipotetica età dell’oro perduta in un’epoca precedentre, sembra essere un tema sempre più diffuso nel fantastico – come sempre uno specchio deformante della realtà in cui viviamo. Ci si puà guardare attorno, e si troveranno decine di storie – alcune più interessanti di altre – che vale la pena leggere.

E poi sì, naturalmente c’è il libro sulla più grande e ironica delle rivoluzioni, quella che portò Mahasamatman a sfidare gli dei.
Ma lui preferiva fare a meno del Maha e dell’-atman, e si faceva chiamare semplicemente Sam…

Ma quello naturalmente non è davvero fantasy. È fantascienza.

Magari ne riparleremo.


9 commenti

Il principe dal mantello scarlatto

Mi capita di compiere gli anni, di tanto in tanto, ed è un’occasione per sperperare in libri una parte dei miei miseri risparmi (incredibile che io riesca ancora a mettere da parte qualcosa per le letture, di questi tempi). Di solito durante l’ultimo weekend di maggio posto una lista delle mie prede – libri acquistati, libri regalati da amici.
Ma qui ed ora, mi prendo un post per segnalare uno dei regali più graditi di questo cinquantaquattresimo compleanno (Cinquantaquattro? Possibile? Ci deve essere un errore…)

Come diceva quel tale, “arrivati alla mia età non si legge più, si rilegge”, ed infatti questo volumone che siede ora sul mio scaffale è un “doppio” – ho già letto tutti e sei i romanzi che contiene, in un passato lontano ed ormai ammantato dalle nebbie del mito.
Ma questo naturalmente sigifica che possiamo parlarne con cognizione di causa.

Ennesima proposta della collana I Draghi Mondadori, Il ciclo del Principe Corum è un bel volumone cartonato di quasi ottocento pagine, e raccoglie sotto alla sua copertina i sei romanzi che Michael Moorcock dedicò, negli anni ’70, ad una nuova incarnazione del Campione Eterno – Corum Jhaelen Irsei, che i lettori di Elric hanno già incontrato in compagnia dell’Albino ne La Torre che Svaniva ed in altre storie (ed il cui nome è un anagramma la risoluzione del quale viene lasciata agli studenti come compito a casa)

Continua a leggere


16 commenti

Ritorno ai fondamentali

Questo post è una specie di piano bar del fantastico, e nasce da una osservazione che mi è stata fatta durante il weekend, e che faceva più o meno

sì, OK, facile sfottere chi conosce solo Conan e il Signore degli Anelli, citando titoli in inglese – cosa dovrebbe leggere secondo te, in italiano, uno che non voglia sentirsi dare dell’ignorante quando parla a vanvera del fantastico?

E la prima risposta è naturalmente “il più possibile”, ma ammettiamolo, sarebbe barare.
Uno dei seri problemi, per un lettore che si avvicini in questo momento alla letteratura di genere è non la povertà degli scaffali, quanto l’assenza di una memoria storica. Io sono stato fortunato (e con me quelli della mia generazione): andando in libreria trovavamo una certa quantità di novità, è vero, ma anche i classici, il più recente Premio Hugo e una ristampa di storie apparse su Astounding o Weird Tales negli anni ’30. E avevamo delle ricche introduzioni, per cui si leggeva un romanzo e se ne scoprivano altri sette. Era un mondo perfetto? No – io cominciai a leggere in inglese per spendere di meno e per poter leggere cose che in italiano non si trovavano, ma c’era una grande varietà, ed era possibile vedere lo sviluppo del genere dalle sue origini al presente, lì, sullo scaffale.
Possiamo farlo ancora oggi?
Certo, possiamo battere le bancarelle per cercare quegli artefatti di un’epoca più civile, ma se volessimo qualcosa che non sia stampato su carta ingiallita e fragile? Magari delle traduzioni aggiornate? Magari un po’ di apparato critico moderno che ci faccia venire delle idee?

Una risposta me la suggerisce la seconda risposta che ho dato al mio interlocutore…

Beh, stanno per ristampare tutto Lankhmar, no?

Perché difficilmente qualcuno che abbia letto le storie di Fafhrd e del Gray Mouser se ne uscirà con la storia che la sword & sorcery è il genere letterario popolato di uomini muscolosi. E la nuova edizione Mondadori, da quello che ho visto nelle anteprime, è meravigliosa.
E tra parentesi è Fa’ferd, non Fatfard.
Ma torniamo al problema di partenza – cosa leggiamo?

Continua a leggere


6 commenti

Dieci Libri #9 – Michael Moorcock

E ovviamente dovevamo arrivarci, a Moorcock, prima di raggiungere il decimo volume di questa serie. Dopotutto Moorcock aleggia su questa serie da tempo, con le sue influenze su Mary Gentle e Colin Greenland, e Brian Talbot. Il vero problema, naturalmente, è decidere quale libro selezionare. Perché francamente Elric – che è l’unico titolo che il 90% dei lettori di fantasy sembrano conoscere di Mike Moorcock – non è che mi abbia cambiato la vita.

Ma se non Elric, allora cosa? Il ciclo di Corum? O Jerry Cornelius?
O magari Gloriana?
Ecco, Gloriana, or the Unfulfilled Queen sarebbe già una scelta migliore, ed in effetti è stato a lungo in forse. Ma in effetti, c’è un libro che, per me, è più importante di questi.

Continua a leggere


17 commenti

Gli spiriti degli antenati

Charles Lyell – noto ai più come il padre della geologia – pubblicò le sue osservazioni e le sue riflessioni nel 1830, in un volume inrtitolato, tanto perché non ci fossero dubbi, I Principi della Geologia.
O meglio

I Principi della Geologia: ovvero un tentativo di spiegare i passati cambiamenti della superficie della Terra, con riferimento alle cause ora in atto.

Sarebbero seguiti altri due volumi.

l_024_01_l

Io mi procurai una copia dei Principles of Geology di Lyell quand’ero studente di geologia – edizione abridged della Penguin, perché in Italia non risultava reperibile. Credo di averne anche già raccontato.
Mi venne detto – da un paio di docenti, badate, non dai miei compagni di corso – che si trattava di tempo buttato. Era un testo vecchio e inutile, superato, pieno di errori.
Meglio studiare per gli esami.
Ma senza fretta, aggiunse carogna un (allora) assistente

tanto una volta laureati sarete tutti disoccupati

Continua a leggere


3 commenti

Orione, il Cacciatore

9780812532470Quando uno sconosciuto cerca di ucciderlo con una bomba a mano, causando una strage in un locale di New York, John O’Ryan comincia a porsi delle domande su se stesso.
Anonimo impiegato in un’azienda hi-tech, O’ryan scopre di non avere memoria che vada oltre i tre anni, di non avere, a tutti gli effetti una vita – ed al contempo di possedere capacità fisiche e mentali inaspettate.
Poi, la donna che lui ha salvato nell’esplosione al locale muore, divorata dai topi nella metropolitana di Manhattan…
La verità è che nella colossale partita a scacchi fra i Creatori, John O’Ryan è Orion, il Cacciatore – destinato a vagare per il tempo e lo spazio, a caccia del Male, per garantire la sopravvivenza dell’umanità.
Ma il confine fra il Bene e il male è molto discutibile. Continua a leggere


28 commenti

Fantasy senza fantasia, il Ritorno

Era il 20 marzo 2007, quando in un post agli albori di questo blog mi lamentavo di come un curatore di una nascente collana di fantasy, avesse indicato agli aspiranti autori una lista di titoli di riferimento che si limitava a (in questo ordine)

Eragon
Il Signore degli Anelli
Le Cronache di Narnia
Harry Potter
eccetera

Premesso che ho sempre considerato eccetera un titolo sopravvalutato, lo sconforto che provai sette anni or sono è il medesimo che provo oggi nel leggere le sinossi dei romanzi fantasy che il signor Amazon non manca di segnalarmi quotidianamente.

Storie prive di immaginazione, scritte da persone prive di immaginazione, per un pubblico privo di immaginazione.

Sempre in quel post di sette anni fa, proposi una lista di titoli che io avrei considerato indispensabili nel curriculum minimo di un autore di letteratura fantastica… Continua a leggere


5 commenti

Una lista di lettura

A sorpresa, un post del piano bar del fantastico, senza immagini, ma con un sacco di link.

Procediamo con ordine – sono stato intervistato.
Da Valentina Marchetti, per DazebaoNews.
La mia intervista la trovate qui, insieme con una mia foto.
Non credete a quell’immagine – è stata photoshoppata ad arte.
Io in realtà sono snello e bellissimo.

Riguardo ai contenuti dell’intervista, tuttavia, una delle mie risposte ha già stimolato la curiosità dei fan, ed il giovane Angelo, da Londa, mi scrive e mi dice…

Davide ora pretendo di sapere qual è il miglior libro di Fritz Leiber, il migliore di Henry Kuttner, di Lyon Sprague De Camp, di Michael Moorcock, di M. John Harrison, di Jack Vance e di Gene Wolfe.

E chi sono io per negarmi la possibilità di pubblicare una bella reading-list, e far scucire un sacco di soldi al mio amico Angelo?

E allora, proprio solo una lista di titoli con brevi commenti, per elencare queli che secondo me sono i titoli consigliati di… Continua a leggere