Qualche giorno addietro mi hanno spiegato che la narrativa fantastica per funzionare dev’essere immersiva.
Credo si tratti di una colossale sciocchezza – o se preferite, di una imprecisione estremamente pericolosa.
L’immersività è un carattere delle realtà virtuali e delle realtà aumentate – che sono uno strumento utilizzato in quelle che vengono normalmente chiamate narrative transmediatiche1.
Si tratta di un processo di accrezione – molto molto studiata – di dettagli e input differenti, stratificati per generare una… beh, una realtà virtuale.
Definire immersivo un racconto, un romanzo, è un rischio.
In una realtà virtuale, l’immersività è quella caratteristica per cui non mi limito a fruire della narrativa, ma ne sono circondato e sommerso – ogni input, durante la fruizione, è finalizzato alla creazione di una realtà alternativa che deve rimpiazzare la mia realtà standard.
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