È appena uscito, ed è disponibile per 92 centesimi su Amazon, Princesses in Pulp, la più recente antologia pubblicata dalla ProSe Press – che ha una copertina assolutamente spettacolare (del grande Antonino Lo Iacono), e contiene un mio racconto, intitolato Away with the fairies.
L’idea era quella di scrivere delle storie ispirate alle grandi favole classiche, e dare all’intreccio un taglio pulp – per cui nel mio caso specifico, ho preso una storia (Le Tre Fate) dal Pentamerone di Giambattista Basile, e l’ho trasformata in un noir alla maniera di Black Mask.
Si tratta anche, io credo, della mia storia più scollacciata. Però con classe, perché la classe è importante.
E qualora voleste acquistare una copia dell’ebook (o del volume cartaceo, se non per altro, per avere una copia di quella fantastica copertina), sappiate che io vedrò una minima percentuale. Siete stati avvertiti.
È passato un anno. Ci serviva qualcosa per tenere a bada la disperazione, ed abbiamo fatto partire un podcast. Ed ora sono passati trecento e sessantacinque giorni. Cinquantadue settimane. Dodici mesi.
Durante il nostro primo anno di attività, abbiamo spesso flirtato con il noir, genere contiguo all’horror per il quale abbiamo entrambi una malaugurata passione. Abbiamo perciò deciso di festeggiare il primo compleanno di Paura & Delirio con un episodio speciale, utilizzandolo stesso formato che avevamo sperimentato ad Halloween: dieci film, cinque per uno, distribuiti su un arco di circa quindici anni.
Quale modo migliore per festeggiare cinquantadue episodi di Paura & Delirio? Un episodio lungo, disponibile solo su Mixcloud, senza interruzioni pubblicitarie e senza interferenze – con tanto di indice per poter saltare ai film che vi interessano skippando gli altri. Se avete voglia, e vi piace ciò che stiamo facendo, potete offrirci un caffé, per tenerci su mentre guardiamo vecchi e nuovi film
E per il futuro? La settimana prossima, si parte col primo episodio del nuovo anno. Il primo episodio del Club del Libro di Paura & Delirio.
E stiamo vaneggaindo sell’idea di aprire un secondo canale. E chi ci ferma più, a questo punto?
Outrage, che in italiano si intitola La Vittima della Belva, uscì in America nel Settembre del 1950. Il settantennale è una buona occasione, per noi di Paura & Delirio, di passare un paio d’ore a parlare di una leggenda di Hollywood: Ida Lupino, che fu attrice (in cinema, TV e radio), sceneggiatrice, regista, produttrice indipendente, che scrisse racconti poesie e canzoni, e fu anche una brava fotografa e cantante jazz.
Oggi non se la ricorda più nessuno, ma fu Ida Lupino fu una pioniera non solo del cinema indipendente, ma anche della TV – e per questo motivo ha DUE stelle sull’Hollywood Boulevard … una per il cinema e una per la TV. Ida Lupino fu l’unica donna a dirigere un episodio di The Twilight Zone, e l’unica artista a comparire in The Twilight Zone sia come attrice che come regista.
Outrage è anche un’ottima occasione per andare a cercare le radici nobili di quel sottogenere dell’orrore non proprio nobilissimo noto come rape & revenge, per discutere del meraviglioso senso dell’umorismo degli italiani, di film noir, di pregiudizi e psicosi, di oscuri aneddoti della storia hollywoodiana, di depressione e di mascolinità tossica, e di come un film vecchio di settant’anni – pur coi suoi limiti ed i suoi difetti – possa ancora essere rilevante nel 2020.
Ovviamente facendo un sacco di S P O I L E R.
Speriamo che anche questo episodio vi possa interessare. Buon ascolto.
E invece no.
Avrei voluto riprendere Crossfire, ma il più tradizionale All she was worth ha avuto la precedenza.
Perché? Ne parleremo.
Il romanzo si intitola originariamente Kasha – uscito nel 1992 valse a Miyabe Miyuki un paio di premi ad altissimo profilo, e venne considerato dal pubblico e dalla critica il miglior poliziesco dell’anno (e figura attualmente fta i 100 migliori polizieschi di sempre per la critica giapponese).
A differenza dei lavori successivi della Miyabe, Kasha è più tradizionale sia per struttura che per impianto generale, pur con notevoli elementi atipici.
E tanto per cominciare, notiamo che il titolo originale Kasha, è un termine derivato dalla tradizione Buddhista – il kasha è il carro fiammeggiante che porta i peccatori all’inferno.
Accertato questo, la trama in breve… Continua a leggere →
Un post estemporaneo, ispirato a un paio di battute scambiate un paio di notti or sono con la mia amica Lucia.
Si parlava diIda Lupino.
Ora, io personalmente provo un brivido di disgusto all’idea che ci siano persone là fuori che non hanno idea di chi fosse Ida Lupino.
Erede di una famiglia di attori attiva in Inghilterra dal 17° secolo, Ida Lupino non fu solo uno dei volti fondamentali del cinema noir*. Fu anche un’attrice capace di tener testa agli studios, ed una delle prime registe e produttrici di Hollywood, dove contribuì a scardinare l’idea che i film li potessero dirigere solo gli uomini.
Fu anche un’apprezzata fotografa ed una sceneggiatrice.
Una delle donne più importanti e influenti della storia di Hollywood.
Cornell Woolrich, che scrisse anche con lo pseudonimo di William Irish, è stato uno die fondatori del noir.
Non il noir in senso di poliziesco per chi si vuole dare un tono (andate a farvi un giro in libreria, troverete schedati come “noir” romanzi coi gatti che fanno gli investigatori).
No, Woolrich faceva il noir quello vero – storie labirintiche e disperate di personaggi danneggiati, oscuri studi esistenziali appena velati da un intreccio poliziesco.
Alfred Hitchcock adattò per lo schermo il suo Finestra sul Cortile – una storia ingannevolmente leggera, ma che nasconde correnti inquietanti.
Solo nel suo appartamento newyorkese – dopo la morte della madre iperprotettiva – Woolrich si fece sempre più fatalisticamente pessimista e fatalista, e sfornò romanzi e racconti.
Nella sua carriera scrisse, pare, 26 tra romanzi e romanzi brevi.
No, non siamo sicuri.
Era l’epoca in cui si scriveva a cottimo, si usavano pseudonimi in quantità per coprire quanti più mercati possibile, e pagare le bollette. Continua a leggere →
Trascorrendo gran parte delle giornate a tradurre o a scrivere, ammetto che in questi giorni non ho molta voglia di leggere.
D’altra parte almeno una decina di pagine, alla sera prima di addormentarmi rimangono un vizio al quale non rinuncio.
E la scelta di ottimo materiale in formato elettronico a prezzi attraenti è una doppia benedizione.
Ho letto e apprezzato i romanzi di Stephen Jared dedicati a Jack Hunt, attore degli anni ’30 specializzato in ruoli eroici ed inadeguato avventuriero suo malgrado, protagonista di Jack and the Jungle Lion e The Elephants of Shanghai.
Ora Ten a Week Steale, il terzo titolo nel catalogo di Jared rappresenta un interessante cambio di marcia.
Lo avevo sul reader da un po’ di tempo, ed ora ho finalmente deciso di metterci mano.
La premessa: nella Hollywood degli anni ’20, Walter Steale è un veterano che tira a campare facendo lavoretti diversi per suo fratello, che è in politica.
Steale si occupa di raccogliere informazioni, consegnare messaggi amichevoli, risolvere problemi.
Non esattamente legale, non esattamente pulito.
Ma qualcuno decide che Steale potrebbe essere più utile come capro espiatorio.
Incastrato con accuse fasulle e braccato dalla polizia, Steale si dà alla macchia, e si mette al lavoro per far venire allo scoperto la rete di corruzione e malaffare nela quale tutti, all’apparenza, sono invischiati.
Se le storie di Jack Hunt si rifanno alla commedia avventurosa hawksiana, la storia di Walter Steale eè solidamente nel territorio del noir.
Scritta con l’abituale competenza e con un ottimo controllo di personaggi e ambientazione, la trama è più cupa e crudele rispetto agli altri romanzi, popolata di personaggi violenti e pericolosi.
Un bel cambiamento, ma anche la dimostrazione che Stephen Jared è un autore abile, dotato di molti registri narrativi, ed a proprio agio con stili differenti.
Alla base dei suoi romanzi, rimane la passione per la vecchia “Mecca del Cinema”, la città in cui si creavano (e forse si creano ancora) i sogni, per la sua storia, e la sua mistica.
Jack Hunt resta un personaggio iconico al quale sono molto affezionato.
Ma anche il più pericoloso, stanco e stropicciato Walter Steale promettedi restare alungo nella memoria.
L’ideale, per leggere quando non si ha granché voglia di leggere.
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Film Noir (danieljohnmillsdoesmedia.wordpress.com)
Ultimo post dell’anno a tema ludico. Deadlands, il gioco della Pinnacle ambientato in un west popolato di maledizioni indiane, pistoleri zombie e scienziati pazzi steampunk, ha certamente una delle migliori ambientazioni che io conosca.
Mi procurai il manuale quando uscì la prima edizione, e se è vero che non l’ho giocato quanto avrei voluto, non c’è stata sessione di gioco che non abbia garantito un grande divertimento e qualche brivido alla squadra.
Bello.
Quando uscì Deadlands Reloaded, che rimpiazzava le vecchie regole con il più agile sistema Savage Worlds, parve che il meglio fosse appena migliorato.
Successivamente, uscì una versione reloaded per Savage Worlds di Hell on Earth, il “sequel” di Deadlands, che sposta l’azione in un futuro post-apocalittico, mescolando certi elementi del weird western con gli scenari alla Mad Max.
Ora, finanziato con una poderosa campagna di Kickstarter (117.000 dollari raccolti contro una cifra preventivata di 8.000!), arriva sul mio scaffale virtuale Deadlands Noir, un esperimento che sulle prime mi convinceva pochino ma che, sfogliato con calma, pare un’eccellente aggiunta alla serie.
E già le dita prudono per una manciata di dadi.
Di cosa stiamo parlando?
Di un manuale in formato elettronico, di 145 pagine e che pesa una dozzina di mega.
All’interno, tutto il necessario per giocare un noir sovrannaturale ambientato nella New Orleans del 1935… ma il 1935 nel continuum di Deadlands.
E se apparentemente le cose si sono normalizzate dopo la follia del weird west, beh, forse l’orrore e il mistero si sono semplicemente mimetizzati meglio.
Investigatori paranormali.
Scienziati pulp armati dei prodigi della superscienza.
Riti vudù.
Donne fatali.
Gangster non morti.
Politici corrotti.
Robot.
Deadlands Noir presenta una miscela interessante* di noir, hard boiled, horror e weird menace.
Questo è il genere di gioco in cui una donna bellissima che canta in un night gestito dalla Mano Nera ingaggia un investigatore privato per scoprire chi ha tramutato in zombie il suo anziano marito… o cose del genere.
Molto opportunamente, una ampia sezione dedicata al Master offre tutta una serie di strumenti per giocare al poliziesco ed al noir con Savage Worlds (un sistema abitualmente virato all’azione).
La città di New Orleans è descritta in maniera esaustiva e suggestiva, ed è difficile spulciare le descrizioni di The Big Easy senza ricavarne qualche buona idea per uno scenario.
Oltre all’abituale generatore di scenari presente nei manuali di savage Worlds, Deadlands Noir include una lunga campagna, Red Harvest, e quattordici scenari brevi.
Ottimo e abbondante
Il volume è completato da una galleria di personaggi non giocanti e da un certo numero di mappe – oltre che da una scheda del personaggio ad hoc.
Nel complesso la grafica è buona, e in linea con il tema.
Il manuale si presta ad essere gestito su un tablet (stamparlo sarebbe inconcepibile), ed è organizzato in maniera logica e precisa, secondo lo schema tipico dei manuali di Savage Worlds.
La Pinnacle Entertainment, sempre puntuale nel promuovere e sostenere i propri prodotti, offre gratuitamente in scarico sul proprio sito il pdf Noir Archetipes per Deadlands Noir, una collezione di nove personaggi già pronti per giocare, ed ha già pubblicato un’avventura, la promettente The Old Absynthe House Blues.
E pare ci sia molto altro in arrivo.
Ammetto che la diffidenza iniziale ha lasciato il posto a un certo entusiasmo.
Sicuro, Deadlands Noir richiede un certo equilibrio, ed una certa classe.
Non è né la tempesta di piombo e stregoneria indiana di Deadlands né l’ottovolante di devastazione e ultraviolenza di Hell on Earth.
È piuttosto un baraccone di cazzotti e ombre assassine.
Ci vuole classe, per gestirlo.
È ora di tirare fuori i vecchi dischi di jazz, mettersi una cravatta, e riunire la squadra.
È finalmente arrivato il gioco che permette di giocare come si deve il grande, meraviglioso Cast a Deadly Spell…
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* Pochi ricordano Bloodshadows, gioco anni ’90 con una splendida copertina di Dalmazio Frau, che prometteva ma ahimé non manteneva affatto proprio la stessa miscela che Deadlands Noir ci serve con tanta classe, e più recentemente il gioco The Edge of Midnight, che tuttavia alla prova dei fatti finiva per perdersi eccessivamente in un complicato metaplot.
Questa sembra essere la volta buona.
E poi gira con Savage Worlds…