Qualche mese addietro, mi sono ritrovato a parlare con un amico che è coinvolto nella promozione del territorio in cui vivo. Si parlava di come riuscire ad attirare turisti – soprattutto turisti stranieri – in queste terre dimenticate da Dio.
Ora, il fatto dovrebbe essere una di quelle cose che gli anglosassoni chiamano no brainer – il territorio è splendido, una unica espressione di coltura e cultura, di natura selvatica e di natura piegata ai disegni dell’uomo, al punto che l’UNESCO ha dichiarato queste terre patrimonio dell’umanità.
C’è del vino eccellente, il cibo è ottimo. Il paesaggio è costellato di edifici storici e artistici.
In poche parole, siamo comunque in Italia – e forse questo è il problema. Perché in Italia, ovunque basta dare un calcio a un paracarro per trovare storia, arte, buon cibo e vini tipici.
A questo punto, perché qualcuno dovrebbe venire a prendere a calci i paracarri del Monferrato, quando quelli di Firenze o di Vanezia sono molto più accessibili e più noti?
Chi diavolo sa che esiste il Monferrato, fuori dalle province di Asti e Alessandria?
Durante quella conversazione mi venne in mente un sistema che usano soprattutto gli inglesi, per valorizzare il loro national heritage, quella gran quantità di villone palladiane, villaggi in stile Tudor e monasteri decrepiti che costellano la campagna britannica – loro contattano un autore popolare e gli chiedono di scriverci un libro.
Non un saggio, badate – un bel romanzo popolare, un bel volume da spiaggia, un giallo o un thriller, ambientato in quel posto particolare, focalizzato su quegli eventi storici, su quelle tradizioni.
Pare funzioni, e anche bene. Continua a leggere