strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


7 commenti

Perché i morti viaggiano veloci

… e venerdì sera, lezione su Dracula con Franco Pezzini alla Libera Università dell’Immaginario di Torino.
Dove sarebbe bello proporre un sacco di cose, in futuro.
Ma per il momento, Capitolo Primo del lavoro di Stoker…

3 May. Bistritz.–Left Munich at 8:35 P.M., on 1st May, arriving at Vienna early next morning; should have arrived at 6:46, but train was an hour late. Buda-Pesth seems a wonderful place, from the glimpse which I got of it from the train and the little I could walk through the streets. I feared to go very far from the station, as we had arrived late and would start as near the correct time as possible.

The impression I had was that we were leaving the West and entering the East; the most western of splendid bridges over the Danube, which is here of noble width and depth, took us among the traditions of Turkish rule.

Jonathan Harker si lascia alle spalle la civiltà e penetra in una sorta di water margin, un luogo dai confini labili nel quale si incontrano Oriente e Occidente.

Ora, io sui luoghi in cui Oriente e Occidente si incontrano ci ho scritto un ebook, intitolato Il Crocevia del Mondoche potete scaricare da qui in vari formati; è gratis, ma se volete lasciare un segno del vostro apprezzamento, ci sono pulsanti per donazioni e wish-list a disposizione.
Ed è per questo che l’amico Franco Pezzini ha pensato di coinvolgermi in questa prima gita in Transilvania, in qualità di persona informata dei fatti.

Di cosa parlerò?
Ah, qui bisogna vedere quali diaboliche domande Franco deciderà di pormi al fine di sondare la mia mente (o ciò che ne rimane).

 

Continua a leggere


5 commenti

Saluti dalla provincia di Kongea

31 ottobre.
Ci vuole un post a tema orrifico.
E quindi mi pare il caso di tirar fuori dal cilindro …

Sono sempre quelli tranquilli che ...

Sir Andrew Caldecott, per dire.
Membro dell’Ordine di San Michele e San Giorgio.
Cavaliere dell’Impero Britannico.
Più un’infilata lunga un braccio di altre onorificenze.
Nato nel 1884, morto nel 1951.
Dopo aver studiato a Oxford, Caldecott si spostò in Malaysia nel ’07, e qui svolse una quantità di incarichi governativi – incluso coprire il posto di Segretario agli Affari Postali, e di Residente Britannico (praticamente una specie di console con poteri extra) in una quantità di posti dai nomi esotici.
Poi nel ’35 divenne Governatore di Hong Kong, dove si trovò a gestire l’ondata di profughi in fuga dalla guerra Cino-Giapponese, e l’anno dopo venne trasferito a Ceylon, sempre con l’incarico di Governatore.

Già la sentite, vero, la vibrazione del weird?
Perché ammettiamolo, la storia è costellata di questi noiosi dipendenti pubblici britannici in terre esotiche, e delle loro stramberie.
Che poi significano che noiosi non lo erano affatto.
Ma Caldecott fu molto morigerato, nelle sue eccentricità.
A parte il vezzo di vestire abiti civili durante l’anno speso come governatore di Hong Kong, ed il non poi così curioso fatto che, rimasto vedovo, sposò la sorella della sua defunta moglie, Caldecott intrattenne una sola bizzarria – scriveva storie di fantasmi.

Dichiaratamente un fan di M.Rhodes James, Caldecott è un autore che si concentra più sull’atmosfera che sull’effettaccio, e se per i gusti attuali alcune sue storie possono essere lente, la sua capacità di scrivere storie seriamente disturbanti rimane intatto.
La sua produzione si limita a due raccolte di storie, Not Exactly Ghosts (1947) e Fires Burn Blue (1948), per un totale di venticinque storie in totale.
Rispetto al suo ispiratore James, Caldecott ambienta le proprie storie del sovrannaturale in una quantità di luoghi diversi.
Alcune storie sono ambientate nell’immaginaria provincia asiatica di Kongea, ed aggiungono l’esotismo di luoghi che l’autore conosceva molto bene al brivido dell’infestazione sovrannaturale.
E non parliamo esattamente di spettri – o non solo: abbiamo un treno che ferma altrove nel tempo (sì, spettri e ucronia… bello, eh?), dei ragni mannari, delle mantidi assassine giganti…

La buona notizia, ora – il sempre benemerito David Stuart Davies ha raccolto tutte le storie di Caldecott in un bel paperback per la collana del mistero e del sovrannaturale della Wordsworth.
Si intitola Not Exactly Ghosts.
Si vende a tre euro – ma cercando in rete potreste anche trovarlo a meno.
Si tratta di orrore quantomai civilizzato e british, ma esiste forse qualcosa di meglio, con la quale accompagnare il Lapsang Souchong, qui fra le nebbie dell’Astigianistan, la notte di Halloween?


Lascia un commento

Mostre di Grafica Giapponese – echi lontani

A quasi 18 mesi dalla chiusura dell’avventura delle Mostre di Grafica Giapponese, si torna a parlare dell’evento.

Sul numero 73 di Maggio 2011 della rivista di Arti, Scienze e Cultura Porti di Magnin edita dall’associazione omonima, sono stati pubblicati nello speciale letterario Magnin Litteraire n. 8 (pagg. 67-132) gli atti del convegno Tra arte e letteratura, tra Italia e Giappone tenutosi all’Accademia Albertina di Torino il 2-5 febbraio 2010 in concomitanza con la mostra Dall’ukiyo-e all’illustrazione contemporanea: la grande grafica giapponese (14 gennaio-14 febbraio 2010).

Sessantacinque pagine di articoli e immagini sull’arte e l’illustrazione, l’Oriente e l’Occidente, dalle stampe antiche ai fumetti digitali.
Sessantacinque pagine di idee e spunti – senza contare le precedenti sessantasette pagine della rivista indipendente pubblicata dall’associazione Porti di Magnin.
Un concentrato di cultura, senza neanche un grammo di supponenza o trombonismo.
Splendido.

Il numero 73 fa la coppia col numero 69, di cui parlammo a suo tempo.

E sì, c’è anche un mio pezzo – scritto in parallelo con un bell’articolo della scrittrice giapponese Reiko Hikawa.
E poi Franco Pezzini, Fabio Lastrucci, Massimo Soumaré, Giorgio Arduini, tutti i congiurati della CS-CoopStudi, critici, saggisti, artisti…

Per informazioni:
Isola di San Rocco al Ponte delle Ripe – Via Beccaria 57 – Mondovì
Tel 0174 45 800 – e-mail: info.portidimagnin@gmail.com


Lascia un commento

Pomeriggio di domenica

Esiste un modo migliore per trascorrere il pomeriggio di una gelida domenica di gennaio, che starsene accoccolati in poltrona sorseggiando té bollente, leggendo libri sull’Oriente ed ascoltando vecchi dischi di Caterina Valente?
Probabilmente sì, ma al momento non mi viene in mente.

Usato, e si vede, mi scricchiola fra le dita Beyond the House of the False Lama, di George Crane.
Il libro un tempo apparteneva alla biblioteca circolante di Anacostia, Distretto di Columbia.
L’hanno foderato in plastica spessa, lo hanno timbrato ed etichettato, lo hanno dato in prestito a (pochi) lettori epoi se ne sono disfatti – in tutto in meno di quattro anni, perché il volume è del 2005 e io l’ho acquistato per un centesimo nel 2008.
Il sottotitolo è Viaggi con Monaci, Nomadi e Fuorilegge.
Si potrebbe desiderare di più?
Crane è unpoeta americano con una grande fame di spiritualità ed una strana concezione dello Zen.
Nel suo prmo libro – Bones of the Master – lo avevamo seguito mentre, nel 1996, rischiando la pelle e la salute mentale, cercava di raggiungere la Mongolia in compagnia di un eccentrico monaco allo scopo di recuperare le ossa di un maestro zen ucciso dal regime e dare loro degna sepoltura.
Nel nuovo volume sono passati cinque anni, ed è ora di riprovaci.
A salvare le ossa del maestro, ma anche a trovare un vaccinocontro la crescente paura della vecchiaia e della morte.
Ma la strada per la Mongolia è lunga, e passa per i Caraibi, a bordo della carretta del mare di Capitan Bananas (un vecchio cialtrone olandese recidivo che batte bandiera corsara), per poi passare a Parigi, città-labirinto nella quale perdersi.
Crane è un autore dalla prosa originale, e le sue memorie sono al tempo stesso di una assoluta onestà e prossime all’incredibile, costellate di poesie estemporanee e traduzioni di classici cinesi.
Uno strano libro, ma molto divertente.

Intanto, per Caterina Valente è il 1966.
Greatest Hits è talvolta soffocato dagli arrangiamenti furbetti di Werner Muller, mentre gli standard registrati con Heinz Kiessling e la sua orchestra (The Intimate Valente) suonano più freschi.
Il remaster della Vocalion è buono, e non c’è spettro del vecchio
vinile che infesti il suono di queste incisioni che hanno più anni di
me.
Ma poco importa – la voce della Valente è comunque indescrivibile – non importa che canti in italiano, inglese, spagnolo o portoghese.
Come diceva quel tale, siamo stati fortunati a vivere contemporaneamente a personaggi di tanto talento.

E la strana accoppiata di canzoni d’altri tempi e strane peregrinazioni di un globetrotter spirituale ben si adatta ad un altro pomeriggio di inattività.
Riposo.
Recupero delle forze.
Domani ricomincia la corsa.