Lo sentite anche voi, lo scricchiolio delle sedie e il cigolare degli ingranaggi mentali di migliaia di persone che si apprestanoa riversare fiumi di parole sui loro file in occasione del NaNoWriMo, il National Novel Writing Month, martoriandosi le dita sulle tastiere?
Come ho spiegato in passato, da qualche parte, io non faccio il NaNoWriMo, perché scrivere tutti i giorni è il mio lavoro di tutti i giorni. Al momento ho una campagna di 50.000 parole per un gioco di ruolo da consegnare fra otto settimane, ed un romanzo di 85.000 parole da consegnare per la fine di gennaio. Il NaNoWriMo lo lascio a chi lo fa per hobby, con l’augurio di divertirsi e la mia benedizione, per quel che vale.
E badate, non ho nulla contro il NaNoWriMo, né contro una discreta percentuale di coloro che vi partecipano. Semplicemente non fa per me perché tutti i miei Mo sono WriMo e francamente della patacca di “Vincitore del NaNoWriMo” non so cosa farmene.
Preferisco, per dire, lo StoryADayMay, in cui per un mese si scrive un racconto al giorno. Perché è una cosa più gestibile, e perché i trentuno racconti scritti in quel mese li posso vendere – Singularity, che è stato pubblicato su Shoreline of Infinity e messo in lista per il BSFAAward, l’ho scritto in un pomeriggio, a maggio.
Però, però, però…
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