strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Camminala come la parli

 

International Talk Like a Pirate Day

Oggi è il 19 settembre, giornata internazionale Parla come un Pirata!
Talk Like a Pirate Day!
E come celebrare degnamente questa giornata, se non andando giù al porto di Nizza Monferrato, cacciarmi in una delle più malfamate taverne dei docks, e attaccar bottone con uno dei vecchi pendagli da forca che trascorrono le loro ore fra i pappagalli e le botti di rum, a palpare le fantesche e a ricordare i bei vecchi tempi di Maracaibo, Port Arthur, Hy Brasyl…
È ciò che ho fatto la notte scorsa, e il vecchio tagliagole al quale ho pagato una birra – o quattro, mi ha detto così…

 

 

La giornata internazionale parla come un pirata, eh?
Ahrr, sì, ok, ragazzo, parla pure come un pirata, ma finché non camminerai come un pirata, sarai sempre soltanto uno che finge, uno fasullo, uno innocuo. No, non intendo strascicarsi come quel tipo nei film, non da sobrii, per lo meno.pirate-cutlass
Intendo quello che diceva il vecchio Gamba d’acciaio, che devi camminarla come la parli, o finirai per perdere il tempo.
Che è poi il preambolo di morto, o peggio, di innocuo.
Al remo e non al timone, capisci cosa intendo?
Nessuno vuole esserlo, i più lo sono ,e finché lo sei, non hai problemi.
Ti spiego, tu ordinami un’altra birra.
Alla salute.
Ora, se tu senti quelli che la parlanno, ma non la camminano, se gli chiedi, cos’è che conta, dove sta il bello?
Ahrr, loro ci penseranno su, e poi ti parleranno del mare, del vento, del bottino, delle donne, del rum…
Balle!
Ci mettiamo anche due patate al forno?
Se l’hai camminata, oltre a parlarla, lo sai qual’è il bello, lo sai senza bisogno di pensarci su.
Il bello è proprio poterla camminare, e non solo parlarla.
È essere fuorilegge, maa non criminali, perché come diceva il Capitano Robbins, i criminali sono sempre vittime, i fuorilegge rifiutano di essere vittime. È non dover leccare stivali, non dover chiedere per favore, non dover accettare le regole ma farle, le regole.

E per quello, credimi ragazzo, non servono onde, vele bottino, donne o rum.
Anche se bottino, donne e rum… beh, diciamo che sono un bel complemento.
E le vele servono perché quando cominci a camminarla, e non solo a parlarla, verranno a prenderti.
E non avranno pietà.
Parla come un pirata, ragazzo – e finché ti limiterai a parlarla, ti lasceranno fare.
Ma provati a camminarla, e scoprirai cos’è davvero una vita da pirata.
Finché dura.
Ma poi… avevi forse altro da fare?
Alla salute, ragazzo.

 

 

E poi se ne è andato, camminando come un pirata.
E lasciandomi il conto da pagare.

 

 


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Vivere nel Mondo Materiale

... che anche la foto, una sua attinenza, ce l'ha...

… che anche la foto, una sua attinenza, ce l’ha…

Comincio questo, che vuole essere un discorso generale, e che magari continueremo poi più in là, con una storia personale.
Sapete come sono fatto.
E intanto rubo, per questo pork chop express, il titolo a George Harrison.
Vediamo…

Ero da poco laureato, e per sbarcare il lunario – perché il lavoro di venditore d’auto usate non è che mi coprisse di denaro – facevo traduzioni.
Tutto regolare, con fattura, da bravo onesto cittadino.
Così mi capita questo lavoro di traduzione – tradurre in inglese il sito web di un’azienda.
Bello liscio.
Solo che l’azienda mi vuole nei suoi uffici, su uno dei loro computer, a tradurre, dalle nove alle cinque tutti i giorni.
Il che significa anche, naturalmente, farmi un’ora di macchina ad andare e tornare – e pagare il parcheggio per le otto ore canoniche.
Il tutto, per tre settimane.

Ora, il lavoro, naturalmente, l’avrei potuto fare da casa.
magari di notte – in modo da poter accedere a certe pagine del loro sito quando queste non erano impegnate per aggiornamenti di routine.
Il lavoro sarebbe durato di meno – dieci giorni anziché quindici – e sarebbe stato pagato allo stesso modo – perché il mio era un contratto a parole, non a ore lavorate.
Però, il padrone voleva vedermi al lavoro.
Perché se ero lì, seduto alla scrivania, a tradurre, lui era sicuro… beh, che io stessi traducendo, giusto?
Perché se invece l’avessi fatto da casa…
Già.
Non sarebbe cambiato nulla.
Io dovevo consegnare un lavoro finito entro una certa data – che poi io il lavoro lo finissi su un PC o su un flipper, di giorno o di notte, in giacca e cravatta o in tuta da ginnastica, era assolutamente irrilevante.
Ma lui voleva vedere che io mi guadagnassi i soldi che mi avrebbe pagato.
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Freeport

Sei un giocatore di ruolo.
Molti dei tuoi amici sono giocatori di ruolo.
Cosa ti ritrovi sotto l’albero di Natale, o nella calza della Befana, o magari dopo, molto più tardi, grazie ai buoni auspici della SDA?

Una città zeppa di tagliagole.

The Pirate’s Guide to Freeport è un manuale senza sistema, e non si potrebbe desiderare di meglio.

Complice il successo della trilogia (presto tetralogia) interpretata da Johnny Depp, il pirata – figura che era andata via via scomparendo dall’immaginario popolare – è tornata prepotentemente.
E fra gruppi di metallari che fanno cover di canti pirateschi, versioni pornografiche della tri/tetralogia di cui sopra, romanzi, fumetti e varia umanità, anche nel gioco di ruolo la pirateria è tornata prepotenteente.
Pirates of the Spanish Main, per Savage Worlds, rimane la versione definitiva della filibusta in ambito ludico, ma da quasi dieci anni la maggior parte dei pirati armati di dadi e matita si sono mossi nella città di Freeport.

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Terre di Confine

TdC 008Annuncio con piacere l’uscita del nono numero di Terre di Confine, la rivista di fantascienza, fantasy e anime.
Prodotta da una ciurma pronta a tutto, la rivista dedica ampio spazio – nella sezione monografica – alla pirateria, sul mare e nei cieli di romanzi, film e animazione.

Il mio inadeguato contributo prende la forma di un articolo sul colossale film (a modo suo) The Ice Pirates, di una riflessione su Gli Allegri Pirati dell’Isola del Tesoro, e di una visita di cortesia ai Pirati Neri di Barsoom.

Una goccia nel mare, si potrebbe dire, vista l’eccellente qualità – e quantità – degli altri articoli proposti.

Un brindisi, quindi, alla salute di tutti i partecipanti.

Ci si vede per il numero dieci.
Ora, se solo ricordassi cosa ho promesso di scrivere….

PS ne ho approfittato per dare una ristrutturata generale alla mia Bibliografia… fateci un salto se ne avete voglia…


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Editori giapponesi all’attacco

Rendiamoci antipatici.

La cosa è cominciata pochi giorni or sono, quando Asamatsu Ken, autore di bestseller in terra giapponese noto anche da noi grazie al successo della serie Lair of Hidden Gods, ha scoperto con non poca sorpresa che nove suoi titoli erano stati resi disponibili attraverso il web.
Insomma, gli erano stati piratati.

Ken Asamatsu non è Paulo Coelho – soprattutto non ricava dalle proprie vendite le cifre dello scrittore brasiliano, e la certificazione di best-seller in patria non fa di lui un plutocrate.
La pirateria dei suoi libri gli causa un notevole danno economico, che difficilmente verrà compensato dal surplus di vendite che la distribuzione via rete è ormai accertato che generi.

Discutendo della cosa sul proprio blog, Asamatsu scopre poi la presenza di siti svariati che distribuiscono traduzioni multilingue di romanzi giapponesi – e quelle di sicuro vendite non ne generano.

Asamatsu-san, sempre più sconfortato, informa il proprio editore.
Che informa gli altri editori.

Attualmente le case editrici giapponesi si stanno muovendo per bloccare queste attività.
Non è la prima volta – la prima ingiunzione di “cease and desist” era del 2004.

Ora la domanda è – azione repressiva di lobby editoriali contro la libera circolazione delle idee o corretta salvaguardia dei diritti d’autore contro pirati e approfittatori?

La cosa interesante, io credo, sta nel fatto che chi produce queste traduzioni (o, nel caso di fumetti “scanlations” – scansioni e traduzioni) fa un lavoro colossale senza ricavarne un centesimo.
Non possiamo quindi certamente accusarli di cercare un lucro o un guadagno illecito.
E si tratta di persone spesso in buona fede – che si basano su idee alquanto confuse (e sbagliate) relative al copyright e credono (o si convincono) di essere nel giusto.

È d’altra parte innegabile che in prima battuta portino un danno a chi detiene il copyright – e nel caso di traduzioni, non di semplice diffusionedegli originali – senza il bonus dell’incremento delle vendite cartacee.
Si tratta inoltre di una dimostrazione di rispetto verso l’autore alquanto dubbia – “Mi piace tamente tanto quello che scrivi che te lo rubo.”

È insomma una strana situazione in cui non vince nessuno.
Il “pirata”, che lavora come un disgraziato senza vedere una lira, e si ritrova dalla parte sbagliata della legge.
L’autore, che si vede negare un proprio diritto e il giusto compenso per il proprio lavoro.

Ora mi sono spesso domandato – considerando che molti autori sono persone degnissime, che i traduttori del fandom sono disposti a lavorare duro per compensi nulli e che in buona sostanza le case editrici sono principalmente interessate a fare quattrini – sarebbe così improponibile l’idea di contattare l’autore, proporgli una traduzione elettronica del suo lavoro, e lasciare che lui gestisca la cosa con l’editore?
Se davvero il libro è tanto valido da meritare di essere rubato, i fan non sarebbero forse interessati a pagare quello stesso file .pdf diciamo cinque dollari (circa tre euro), da dividere equamente fra autore, editore e traduttore?

Ciò permetterebbe a traduttori anonimi di farsi uncurriculum legale, agli autori di costruirsi un pubblico anche al di fuori della propria sfera linguistica, e garantirebbe agli editori il controllo di qualità, formati, distribuzione.

O magari adottare il sistema Baen tout court, regalando copie di romanzi al fine di vendere più copie cartacee.

Si tratterebbe solo di aver voglia di provare.

Ma stranamente a nessuno scanlator è mai venuto in mente di provarci.


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Auto-Pirateria, la nuova via?

Strana giornata.
Su questo blog vengono menzionati scrittori “seri”.
Hemingway.
Carver.
Miller.
Ed ora Paulo Coelho, uno di quegli autori che, chi li legge, guarda voi che leggete Greg Egan o Fritz Leiber come se foste imbecilli semi-illetterati, e pure infantili.

Beh, Paulo Coelho sta usando – proprio lui, di persona – la piattaforma BitTorrent per distribuire gratuitamente sul web copie dei suoi romanzi.
Gratuitamente.
A costo zero.
Ci ha pure fatto un blog – Pirate Coelho.
Cosa che non ha fatto piacere per niente al suo editore.
Per un po’.

He’s convinced — and rightly so — that letting people download free copies of his books helps sales. For him the problem is getting around copyright laws that require him to get the permission of his translators if he wants to share copies of his books in other languages.

Di fatto, la grande notizia è che Paulo Coelho ha scoperto e fatto contro la volontà del proprio editore ciò che Cory Doctorow aveva già scoperto dieci anni fa – e messo in piedi con il pieno appoggio del suo editore.
Qualcosa che la buonanima di Jim Baen aveva preannunciato prima di morire – e lo avevano sbeffeggiato.
Qualcosa che molti fanno da un sacco di tempo – qui nei quartieri bassi della letteratura, dove dominano ancorale vecchie gang chiamate generi.
Perché regalare libri in formato elettronico fa vendere libri in formato cartaceo.

Incredibile, eh?


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Cultura libera

Se i recenti esperimenti on-line sulla potenza del marketing virale e sullo strapotere delle majors malvagie non vi hanno completamente convinti, ma ancora avete una certa curiosità sulle possibilità della cultura open e di quella che un abile editore ha chiamato “un equilibrio fra anarchia e controllo, contro l’estremismo della proprietà intellettuale”

freecultureBeh, allora il libro ritratto qui di fianco potrebbe interessarvi.

Nonostante la copertina garantita per causare il mal di testa e una lacrimazione in eccesso agli incauti che la vogliano fissare per più di dieci secondi, Free Culture, di Lawrence Lessig è una delle pietre miliari del genere.

Volete sapere come nasce lalegge sui diritti d’autore?
Volete provare a battere la SIAE al suo stesso gioco?
Vi interessano le forme che la proprietà e la pirateria assumeranno in futuro?

Pirateria.
Proprietà.
Problemi e soluzioni.
Il testo è divertente, ricco di aneddoti, ben scritto.

E’ disponibile in inglese da Penguin, per quindici dollari (una decina di euro).

Oppure in italiano da Apogeo, per quindici euro (….)

Oppure potete scaricarlo qui come testo elettronico.
Gratis.
In una varietà di formati.
(Come faccia certa gente… eh?)

E nessuno vi verrà mai a dire che era una bufala, fatta per compilare una tesi di laurea.