Sono stato coinvolto in una interessante discussione, ieri, su un forum (sapete che non ne frequento granché) fuorimano.
Un posto molto amichevole (che non è male, tanto per cambiare).
La questione è semplice: una giovane scrittrice americana con quattro volumi autopubblicati in un anno, e distribuiti tramite Amazon, che tuttavia “non tirano”*.
Eppure hanno delle ottime recensioni, e delle copertine decisamente al di sopra della media per una autoprodotta.
Ma il punto non è questo.
Il punto è che tutti consigliano all’autrice di aprire un blog per ottenere visibilità – ma lei è una persona molto schiva, schiva al punto che non saprebbe di cosa parlare sul suo blog, non saprebbe gestirlo.
Non saprebbe, nelle sue parole, come “vendersi”.
La cosa che mi ha colpito e mi ha dato da pensare (e che fa sì che io vi infligga questo post) è questa terribile dicotomia – mi serve un blog per dare visibilità ai miei libri, ma non voglio visibilità per me.
E non dico terribile per dire – come ho ripetuto spesso in passato, gestire un blog (quale che sia il motivo per cui lo si fa) richiede una notevole spocchia, una certa idea esagerata della propria importanza.
Si deve partire dal presupposto che ciò che scriverò interessi a qualcuno.
Mancando questo modicum di egocentrismo, gestire un blog “per forza” diventa, io credo, un tormento**.
Dalla discussione sono venute fuori parecchie buone idee, e parecchie osservazioni interessanti. Continua a leggere