Comincia con una vibrazione bassa.
Il capitano Peterson, USMC, la percepisce attraverso il seggiolino, e si guarda attorno, in cerca della causa.
Uno sportello allentato?
Poi la prima spia comincia a lampeggiare.
Tappo del carburante non chiuso correttamente.
Il pilota bestemmia.
Il suo secondo bussa due volte sul pannello, per verificare che non sia un falso allarme.
Non è un falso allarme.
La squadra di terra.
“Quegli idioti.”
“Così ci spacciamo il VP.”
Poi una seconda spia – numero dei giri del rotore in calo.
Ma cosa diavolo…?
E poi un’altra – la pompa del carburante.
E poi il sistema elettrico, e le lucette e i campanelli cominciano ad andare e venire a intermittenza.
È l’impianto elettrico.
È l’anti-torque.
Segnale di fumo in cabina.
Peterson non ha mai visto nuilla di simile in quindici anni passati sugli elicotteri.
Il secondo pilota si mette in ascolto.
“Il passeggero domanda cosa sta succedendo.”
Peterson non ha tempo, adesso.
Sotto al White Hawk, i sobborghi di Admiral City scorrono veloci, una distesa di case affollate l’una contro l’altra.
Poi un lampo di rosso.
Un vecchio furgone, parcheggiato su un incrocio abbastanza ampio…
“Là sotto,” indica Peterson. “Sullo spiazzo, vicino a quell’idrante.”
Il suo secondo sogghigna.
“Il Vicepresidente si bagnerà le scarpe.”
Il rotore di coda si blocca in quel preciso istante, e Peterson è troppo impegnato a fare il proprio lavoro per rispondere.
“Mayday, mayday… Air Force Two…” Continua a leggere
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Fra le Rovine di Admiral City* – parte prima
Una breve storia degli Old Timers, per celebrare la fine di 2MM il più degnamente possibile.
La prima parte oggi, la seconda domani.
Buona lettura.
Fra Le Macerie di Admiral City
Una Storia degli Old Timers
Prima parte.
Per un lungo minuto, il silenzio è come un rintocco di campana, fra i resti della periferia di Admiral City.
Poi, come se una improbabile primavera meccanica stesse sbocciando, elicotteri come calabroni solcano il cielo, grandi e carichi di uomini in uniforme, o minuscoli e dotati di occhi elettronici coi quali scrutare la devastazione.
La città si scuote dal senso di irrealtà della lunga notte passata.
Le persone provano la morsa allo stomaco che è la paura che finora il caos e l’implausibilità di ciò che le ha travolte hanno tenuto a freno.
Ed il silenzio lascia il posto al panico, al disorientamento.
Non che questo stato di cose importi alcunché ai fratelli Torres.
Nel momento in cui le cose si sono fatte calde, la notte passata, Hernan ha raggiunto Xavier a casa e gli ha detto di preparare il pickup, che ci sarebbe stato da fare.
La catastrofe di alcuni è l’opportunità per altri.
E così ora il vecchio C20 è parcheggiato sul marciapiedi all’angolo fra Peeters Boulevard e Avenida Schuiten, il pianale carico di oggetti.
Sull’angolo opposto, un idrante è stato divelto e da ore un getto d’acqua sta innaffiando la strada.
Il marciapiede bagnato è scivoloso, ed è per questo che Xavier è particolarmente attento, mentre esce camminando all’indietro dal negozio, attento a dove mette i piedi e attento a tenere ben saldo il Panasonic TH-85VX200 per la cornice nera.
Lo hanno preso direttamente dall’esposizione, e Hernan, che regge l’altra estremità, ha arraffato anche gli occhiali 3D.
Un paio li indossa, due paia li ha nella piega del gomito.
Sono sul marciapiede, a mezza strada tra la vetrina sfondata e il pickup, quando l’uomo coi capelli grigi compare riflesso nella superficie nera dello schermo.
Si bloccano, si voltano, lo guardano.
Non è troppo alto, ed avrà una cinquantina d’anni mal portati.
O forse sono sessanta portati benino.
Indossa dei jeans malandati ed una vecchia felpa grigia.
Ha i capelli lunghi, raccolti in una coda di cavallo, e tiene le mani nel marsupio della felpa.
Sta seduto sul cofano di un’auto parcheggiata lì davanti, il parabrezza sfondato da un blocco di calcestruzzo che pare un meteorite. Continua a leggere
Fra le rovine di Admiral City
E così Due Minuti a Mezzanotte è finito*.
Le statistiche dell’impresa che ha coinvolto 34 autori ed ha lasciato Admiral City con un urgente bisogno di qualche ristrutturazione, le trovate nell’articolo conclusivo di Alex Girola, il world-maker che ha promosso l’iniziativa, e che offre una serie di considerazioni sullo svolgimento.
Dopo un inizio piuttosto confuso, dove ciascun partecipante inseriva elementi nuovi, è subentrata una lodevole autoregolamentazione. I vari autori hanno iniziato a chiudere le parentesi aperte dai colleghi, e a sviluppare il materiale (personaggi, luoghi, scenari) già in gioco. Il risultato, alla lunga, è stato ottimo. Alla fine aveva ragione chi insisteva nel dire di credere nei meccanismi della Round Robin, che di solito tendono da soli ad aggiustare i passaggi “zoppi”.
Io sono dichiaratamente uno di quelli che credono nei mecanismi della Round Robin.
E sono anche uno di quelli che hanno inserito elementi nuovi.
Il mio coinvolgimento è finito alla svelta – ho scritto uno dei primi capitoli, ho cercato di aprire un po’ di strade che altri potessero battere e mettere giù un personaggio che fosse un po’ diverso dalla media.
Creare Rebel Yell è stato un sistema per sfuggire alle regole, e inserire in una storia di supereroi il mio genere di personaggio – un vendicatore pulp stile anni ’30.
Reb ha dei poteri poco definiti (ne abbiamo discusso per ore, con gli altri autori della RR), una filosofia spiccia, uno stile laconico.
È vecchio, stropicciato, e ha poca pazienza con i ragazzi in calzamaglia.
E ancora meno con Mitt Romney.
Uno degli elementi più istruttivi – a mio parere – di un progetto come 2MM sta nell’obbligare gli autori partecipanti a creare personaggi open source.
Noi li creiamo, li buttiamo sul tavolo, e poi chiunque può usarli.
È un pensiero spaventoso.
Non credete a quelli che dicono bah, non è vero.
Nei nostri personaggi c’è un pezzetto di noi, e darli in mano ad estranei – amici, magari, persone che stimiamo e rispettiamo, ma estranei al rapporto che ci lega al personaggio – è una fonte di infiniti crucci.
E la cosa che ci fa paura non è che il nostro personaggio introdotto al capitolo sette possa venire accoppato al capitolo nove.
Ciò che ci agghiaccia è che qualcuno lo prenda, e lo stravolga.
Io non posso che dirmi soddisfatto.
Reb è piaciuto, ha una sua piccola fan-base, e tornerà in altre storie.
È anche stato ripreso da altri autori, e qui i crucci di cui sopra prendono forma.
Perché se per sua natura eb appare sulla pagina tratteggiato in maniera veloce, con un carboncino più che con una matita, per parafrasare una critica molto lusinghiera pubblicata là fuori, è anche vero che io di Reb conosco un sacco di cose che sulla pagina non ci sono.
Ricordate quelle ore di discussione a cui accennavo?
Perché, e qui metto giù una delle mie ferme convinzioni autorali** – che siano tremila parole o trecentomila, in ciò che scriviamo dobbiamo mettere dei personaggi con una vita, una storia, dei caratteri definiti.
Si tratta di costruire un delicato equilibrio tra ciò che l’autore conosce, ciò che l’autore non conosce, e ciò che il lettore potrà ricavare.
Questo equilibrio, questo processo di costruzione del personaggio, significa che nel momento in cui butto Reb sul tavolo, io lo conosco come nessun’altro.
E nessun’altro potrebbe, quindi, scrivere Reb.
Ma questa è una Round Robin.
E se il rischio è che qualcuno prenda il nostro personaggio e lo snaturi completamente, esiste anche la possibilità che qualcuno lo prenda e lo capisca abbastanza a fondo da rivelarne aspetti che noi stessi, come autori, non conoscevamo.
È per questo che chiudo questo lungo post scritto di getto con un ringraziamento a due degli autori che, senza voler togliere nulla agli altri, hanno preso Reb e lo hanno fatto crescere, rispettandone i caratteri basilari – Alessandro Girola (che lo ha coinvolto in un colossale team-up), ed Angelo benuzzi, che in uno stralcio di forse 300 parole ha condensato il personaggio in maniera impeccabile.
E come si diceva altrove, è stato bello.
Dovremo rifarlo.
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* se non sapete di cosa io stia parlando, potete aggiornarvi qui.
** che pallone gonfiato.
Rebel Yell – Patriots
Quello che trovate da scaricare sui link qui sotto è un breve racconto che ha per protagonista Rebel Yell, il supereroe/vigilante creato un paio di settimane addietro per il mio capitolo del round robin 2 Minuti a Mezzanotte.
Si tratta di una storia un po’ grezza di un personaggio un po’ grezzo.
Consiglio vivamente di leggere i capitoli della Round Robin – ed il materiale documentario accluso – e poi, se proprio dovete, dare un’occhiata a questa storiella.
Che si intitola Patriots.
E potrebbe essere la prima di una serie.
Non è sottile, non è elegante.
È stata scritta di getto, impaginata e convertita.
Potete scaricare la versione epub da UbuntuOne.
Potete scaricare il pdf direttamente da qui.
A titolo assolutamente personale, aggiungo che è probabile che io torni – avendo il tempo e la voglia – a lavorare con Rebel Yell.
In fondo è un personaggio semplice, che predilige le soluzioni sbrigative.
È facile da scrivere.
Non richiede particolare intelligenza per immaginare le trame.
Al limite, un po’ di disciplina – ma proprio poca – per narrare le sue storie.
Buona lettura.