Sto diventando un fan di Thomas Jefferson.
E non perché il rivoluzionario e terzo presidente degli Stati Uniti fu anche un naturalista ed un collezionista di fossili – the Mammoth President of the USA – e commissionò la spedizione di Lewis & Clarck nella speranza di trovare ancora qualche mandria di mastodonti allo stato brado.
No, è che ho letto un sacco di cose scritte dal buon TJ negli ultimi giorni, e mi pare fosse un tipo con le idee piuttosto chiare.
Complice la non proprio rilassata situazione economica e politica del paese e del continente in cui stiamo seduti, ho messo le mani su un interessante libriccino, ed è stata una lettura divertente e terrificante, che ha impegnato le mie ultime serate.
Non so, dev’essere cominciato tutto con l’ossessionante, continuo martellamento, nelle ultime settimane, sulle reti RAI di documentari e servizi sull’emigrazione italiana nel ventesimo secolo.
Come se volessero renderci familiare e in un certo senso appetibile l’idea di mettere i nostri quattro stracci in una valigia e andare altrove.
A lavorare in miniera.
Perchè, come mi ha detto con una spallucciata un settantenne qualche giorno fa, tanto quello è il futuro
Grazie, vecchio mio, ma anche no, eh?