Questo non è il post che avevo scritto all’origine.
L’ho cancellato, quello là, insieme all’ora circa che ci avevo messo a scriverlo.
Erano circa 1000 parole.
Una media piuttosto bassa.
Si era detto post sulla regola aurea dello show don’t tell.
Ma onestamente, dopo averci lavorato un’ora, mi sono reso conto che l’argomento e la relativa discussione non mi interessano.
Non dubito che interessino a qualcuno là fuori, ma a me non interessano.
E credo che a tutta questa faccenda delle regole si stia dando troppo spazio, nelle sedi sbagliate, e nella maniera sbagliata. E non vorrei che anche qui la discussione prendesse la piega sbagliata.
Perché le regole non sono state fatte per chi legge, ma per chi scrive.
E quando un lettore pensa alle regole e non a leggere, il meccanismo s’inceppa – avete notato che a certe persone non piace nulla di ciò che leggono?
Lo ribadisco per i distratti.
Le regole della scrittura esistono per chi scrive.
Esistono fra la punta della penna ed il foglio di carta.
Il lettore non c’entra.
Segnatevelo.
Vedrò quindi di metterla giù veloce, perché alla fine l’intera faccenda, davvero, sta su un post-it.
Ok, diciamo due post-it.
La faccenda è tutta qui, in 34 parole…
Nello scrivere, come autore ho tutto l’interesse ad utilizzare la forma che produrrà nel mio lettore ideale l’effetto che io desidero, e che lo farà nella maniera che io ritengo più economica.
Il che significa che ci saranno momenti in cui darò la precedenza ad una narrazione fortemente impressionista (show), in cui il lettore viene tirato dentro all’azione mediante semplici giochini sensoriali, oppure ci saranno casi in cui, secondo la mia insindacabile decisione autorale, una narrazione più fredda, una maggiore distanza fra il lettore e la narrazione (tell), saranno preferibili.
Il trucco, quindi, non è escludere una possibilità per applicare solo l’altra (show don’t tell), ma di applicare ciò che serve quando serve (show when you need to show, tell when you need to tell).
La cosa veramente difficile è scegliere come modulare le opzioni.
Se siamo fortunati, alla lunga svilupperemo unnostro stile, che significa usare economicamente certi strumenti in certi momenti e non altri, senza più passare due pomeriggi a pensarci.
Ma per cominciare, cerchiamo di osservare la nostra narrativa, e imparare cosa serve, e dove.
Tutto il resto sono sciocchezze – è credere che aver imparato a memoria il manuale della macchina per cucire faccia di noi dei grandi stilisti.
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