strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Primavere & Autunni

Ve lo ricordate il periodo delle Primavere e degli Autunni?
Se ve lo foste perso, si tratta del periodo cinese feudale, successivo alla caduta della prima dinastia Zhou, dal 770 al 454 avanti Cristo (ma c’è anche chi lo stiracchia fino al 407 a.C.). Un sacco di gente che correva di qua e di là, contrapposizioni fra stati rivali, invasioni barbariche, omicidi politici, spionaggio.
Al periodo delle Primavere e degli Autunni1 seguì il più sanguinoso e caotico periodo degli Stati Combattenti2.

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In quegli anni turbolenti, tutte le principali scuole filosofiche cinesi ebbero il loro inizio, concentrandosi su due questioni assolutamente essenziali:

  1.  come gestire il potere
  2.  come riconoscere la competenza

Ecco, è questa seconda parte che mi interessa, oggi.
Come diamine facciamo a riconoscere la vera competenza?

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Motivazione

challenge-poster-lAvete presente i poster motivazionali?
Quelli che vengono appesi negli uffici (ma ce li appenderanno poi davvero?) e che dovrebbero motivare i dipendenti e rendere la loro permanenza nell’ufficio più efficiente, produttiva e gioiosa?
Quelli che è così facile prendere in giro?
Beh, non servono a nulla.
Immagino che non sia una sorpresa, questa notizia.

Io invece sono inciampato su un interessante trucco mentale taoista – ok, diciamo di derivazione taoista – studiato per motivare noi stessi, e che funziona.
Che gli altri si motivino da sé, se proprio vogliono.
Ma noi come facciamo a mantenerci in carreggiata su un lungo progetto senza perdere la spinta, come facciamo a garantire cheil nostro cervello, così amante delle distrazioni, possa mantenersi a fuoco sul problema?

L’idea è questa.
Si tratta di compilare una lista quotidiana.
Il supporto è di vostra scelta – potrebbe essere un quaderno o un notes, oppure una lavagna, o magari un blog*.
La lista la compiliamo tutte le sere, idealmente prima di coricarci.
E cosa ci scriviamo?
Cinque cose.
Keep-Calm-and-Make-a-ListLa nostra lista si intitola

Cinque cose che ho fatto oggi…

e poi fate voi

… per diventareuno scrittore a tempo pieno
… per riportare il mio peso sotto controllo
… per chiudere il progetto su cui sto lavorando
… per essere un compagno migliore
… per risparmiare ed estinguere il mutuo
… per trovare il modo di fuggire da questo paese

Tutto qui.
Cinque cose, tutti i giorni, tutte le sere, che avete fatto durante il giorno per avvicinarvi al vostro scopo finale.
Richiede costanza, ma la parte divertente è che in capo a pochi giorni la consapevolezza di dover compilare la dannata lista prima di coricarci obbligherà la nostra mente a cercare di fare qualcosa verso il raggiungimento di quello scopo.
Le cinque azioni, le cinque scelte, verranno da sole.

Funziona?
Discretamente.
Ci vuole costanza, bisogna resistere per i primi giorni.
Ma poi, cominceremo a inventarci nuovi modi per raggiungere il nostro scopo, e compilare la lista.

E poi, provarci non ci costa nulla, no?

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* In effetti, con buonapace di Lao Tzu e Chuang Tzu, che certo non sapevano cosa fosse il blogging, è anche un ottimo sistema per gestire un blog e aggiornarlo tutti i giorni.


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Un po’ di saggezza in un mondo di bruti

su-keren-taoist-temple-in-mountain-landscapeCi sono giorni in cui mollerei tutto e mi cercherei un posto tranquillo dove insegnare filosofia taoista.
Non si tratterebbe di una scelta poi così barbina.
Ho già tenuto corsi di taoismo – tanto dal vivo, all’Istituto Italo-Cinese di Torino, che online*.
E credo che non ci sarebbe poi tutta questa gran concorrenza.
E soprattutto, ci sarebbe la possibilità concreta di dare magari una mano a qualcuno – perché magari certe idee, certe pratiche, un certo modo di vedere la realtà, potrebbe aiutare alcuni.

Questo impulso – mollo tutto, affitto un capanno fra le colline e mi metto a fare il Maestro Taoista, mi viene in particolare quando mi ritrovo a maneggiare i manuali di Stephen Russell, alias Barefoot Doctor.
Forse è il tono cialtronesco dell’autore inglese, che mi invoglia.
Del tipo, ehi, potrei fare una cosa spaventosamente cool, che porta un po’ di luce nella vita degli altri, e potrei farlo senza essere ingessato come certa gente che conosco!
E magari guadagnarmici da vivere! Continua a leggere


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Valutare la competenza (nell’antica Cina)

Il corso di taoismo online va a gonfie vele, ma la notte passata, complici la stanchezza e la cattiva salute, abbiamo fatto vacanza e siamo rimasti con una sola domanda in sospeso.

La questione, in partenza è questa – una componente essenziale della ricerca filosofica dei taoisti delle origini riguarda la competenza, ed in particolare l’espressione della competenza e come la competenza sia riconoscibile ed identificabile correttamente.
Come distinguere un maestro da uno semplicemente in gamba.

Non è così difficile da capire.
Siamo in un periodo di stravolgimenti politici*, e la filosofia cinese si concentra sul problema della gestione e della conservazione del potere; per un sovrano, possedere la capacità di riconoscere, nella propria corte, gli elementi affidabili dagli scalzacani, è essenziale.

Quella vecchia volpe di Zhuangzi…

Ora, secondo Zhuangzi – a mio modesto paere l’autore più interessante, per ciò che riguarda il taoismo filosofico – la competenza è strettamente legata ad una serie di semplici (…) qualità:

Distacco
Nessun pensiero per i risultati
Abbandono di ogni speranza di profitto

Ciò che è importante, quindi, non è semplicemente cosa si fa, ma come lo si fa.

Ora, una delle mie brillanti studentesse (ma non crediate, ho anche dei brillanti studenti), mi domanda…

Mi sfugge un po’ la storia della competenza…
Come posso capire se uno è competente se non dai risultati?
Un medico è competente se mi fa guarire…
Insomma per dirla come uno che si può considerare un maestro “dai frutti riconoscerete l’albero”.

Che è una buonissima domanda.
Ma Zhuangzi, vecchia volpe, dice che è la persona competente che non deve pensare ai risultati, non chi la sta valutando.

Il risultato, ovviamente, è importante – l’esempio del medico è perfetto.
L’espressione

l’operazione è riuscita ma il paziente è morto

è tristemente nota.
Così com’è nota l’espressione

la cura è peggio della malattia

Il risultato è importante.

Ma il risultato, per quanto importante, non è sganciato, in termini di qualità, dal modo in cui viene raggiunto.
Il percorso, il cammino (hmmm… il tao) è importante quanto la destinazione, è indissolubilmente legato alla destinazione, e perciò è fondamentale nel valutare la qualità della destinazione.

Un eccellente risultato raggiunto malamente è comunque discutibile.

Ora, cosa vuol dire quella vecchia volpe di Zhuangzi quando dice che il vero maestro è distaccato, non pensa ai risultati e abbandona ogni speranza di profitto?
Vuol dire essenzialmente che nell’applicazione di qualsiasi procedura – che sia una analisi filosofica, la scrittura di un saggio, l’applicazione di una terapia o l’andare apesca di trote – qualsiasi pensiero che non sia immediatamente diretto alla procedura, è una distrazione.
Pensare ai risultati mi impedisce di concentrarmi su ciò che sto facendo.
Sperare in un profitto di qualche genere mi distrae da ciò che sto facendo.
Pensare troppo a ciò che sto facendo interferisce col farlo.
Il fluire dell’azione, senza barriere tra gesti e pensieri, è fondamentale.

È la solita storia – se ballate il tango e contate i passi, finirete con l’incespicare.
Se il vostro pensiero è focalizzato sul premio, perderete la gara.

Poiché stiamo cercando di valutare chi ci sta di fronte – ed al quale potremmo dover affidare l’amministrazione dello stato, o l’educazione dei nostri figli, o il futuro della nostra industria – valutare non solo quali risultati ottenga, ma come li ottenga, e quale sia il suo atteggiamento mentale, è indispensabile.

O si rischia…
Ma lasciamo perdere.
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* ogni riferimento a fatti di cronaca è puramente casuale – stiamo parlando del periodo delle Primavere e degli Autunni, al periodo degli Stati Combattenti.
Millenni or sono.
In Cina.
No, davvero!


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Niente denaro

Conosco un tale che, per dieci anni, a Londra, visse più che dignitosamente senza toccare denaro.
Intendo davvero senza mai mettere mano a una banconota, a una carta di credito, a un assegno.
Per dieci anni, da fiero praticante del taoismo, si mantenne con un semplice sistema di scambi – un corso di filosofia in cambio di un posto in cui dormire per tre mesi. Una sessione di massaggi in cambio di tre cene. Sei mesi di scuola intensiva di tai chi in Galles in cambio di vitto, alloggio e del biglietto d’aereo per Los Angeles dove tre mesi come disc jockey verranno ripagati con vitto e alloggio (e il tempo per seguire un corso universitario).
Cose così.
Niente di sibaritico, niente di eccessivo.
Poi, ok, quando si occupò di praticare lo shiatsu su Gwyneth Paltrow, forse scroccò qualcosa in più – a cominciare dalla visibilità sulla stampa britannica – ma niente denaro.
L’idea era quella.
Vivere, bene, da nullatenente.

Ora, prima che qualcuno mi dica che una cosa così non funzionerebbe mai perché l’economia si incepperebbe…

hmmm, avete dato un’occhiata all’economia di recente?
 Vi pare davvero vispa e pimpante?

… prima che mi si dica che non è proponibile, dicevo, ragioniamoci su un secondo.

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Le regole

Si parlava di regole del blogging, la notte passata, in un luogo del web annidato fra le pieghe di Facebook, del quale non posso dirvi il nome, o poi dovrei uccidervi.

Regole.

Ed io ho ripescato questo brano di poesia, del quale non conosco origine o autore, in un vecchio quaderno di appunti di quando preparavo il mio corso sul Taoismo, nell’inverno del 2006.
Pare caschi a fagiolo.
La traduzione è mia.

Sii semplicemente te stesso,
Scopri che non ci sono schieramenti opposti.
Le regole fingono di essere muri,
Un luogo sul quale a volte è conveniente appollaiarsi,
Per osservare dall’alto la follia della società.
Un posto dietro al quale nascondersi quando non si vuol essere notati.

Le regole sono illusioni.
Attento al modo arbitrario in cui le persone infliggono le proprie regole.
La via di un taoista cammina attraverso le regole senza infrangerne alcuna.
Un taoista è fedele al proprio cuore, e fluisce libero in una vita senza muri.


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Piani per settembre

Tre libri mi faranno molta compagnia nei prossimi mesi.
Non si tratta di testi che possano interessare molto i miei lettori, ma chissà… schediamo quanto segue come cat blog.

Il primo volume, al quale dedicherò soprattutto le mattinate, è Serious Microhydro, la bibbia della generazione elettrica attraverso generatori idroelettrici tascabili.
L’ho già usato, come guida per il mio lavoro, in questi tre anni, ma ora che si tratta di scrivere la tesi, e di dare forma concreta ai progetti fin qui delineati, questo volume dovrò impararlo a memoria…. dovrò respirarlo, viverlo, sognarmelo di notte.
Ed è interessante, io credo, che questo volume raccolga trent’anni di articoli tecnici comparsi su riviste che tecniche non erano.
Questo volume include cose strane come il metodo per valutarela portata di un torrente immergendoci i piedi, e come farsi in casa le turbine Pelton… roba da pionieri.
Nei tempi gloriosi, la microgenerazione era una cosa da survivalist, da eremiti, da hippie.
Oggi è la voce principale nel bilancio energetico di molte nazioni emergenti.
I tempi cambiano.

Il secondo volume, che occuperà le prime due ore del pomeriggio, è Bayesian Methods for Ecology, e rappresenta, se vogliamo, il mio Piano B.
Per molti anni, dopo aver imparato i rudimenti da autodidatta, ho insegnato statistica ai miei colleghi geologi.
E per molti anni, la statistica bayesiana è rimasta al margine del mio campo d’azione e di competenze. Un approccio diverso all’analisi dei dati, che mi pare – da quel che ne capisco – molto più vicina alla logica scientifica che devo applicare al mio lavoro, della statistica frequenzialista.
Da anni combatto con la statistica bayesiana – ed ho mai scoperto che l’unica certezza è che qualsiasi testo sull’argomento che abbia nel titolo parole come “Introduzione”, “Semplice” o “Per Non Matematici” è una trappola dalla quale si esce col cervello fiammeggiante.
Perciò, capovolgiamo l’approccio – proviamo ad avvicinarci all’argomento attraverso quello che è, dopotutto, il mio ambito accademico.
Se dovesse funzionare, il mio corso di statistica per geologi, che dall’anno prossimo dovrebbe tornare sul mercato, in una forma o in un’altra, cambierebbe radicalmente.

E parlando di corsi, nelle due ore del tardo pomeriggio, complice una tanica di té molto forte, mi dedicherò alla lettura di The Taoist Classics, la serie di quattro ponderosi volumi tradotti da Thomas Cleary che riuniscono la bibliografia completa del Taoismo.
Il corso online è agli sgoccioli, e sarebbe antipatico non saper dare delle buone risposte alle domande dei partecipanti.
Quindi, ripassiamo i fondamentali.
Oltretutto, questi quattro volumi della Shambhala sono una specie di portafortuna – li acquistai coi soldi ricavati dal primo corso sul taoismo, tenuto nell’ormai lontano 2007.

E poi via.
Cena.
Una passeggiata per rimettere le articolazioni in ordine, poi si aggiorna il blog, e infine nel deserto televisivo, un buon romanzo o una bella raccolta di racconti prima di andare a dormire.
Il mio settembre è pianificato.

Oltre, si estendono le tenebre del mio dopo-borsa-di-studio.


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Alchimista in casa altrui

Ammesso che non siate ancora stanchi delle mie chiacchiere, potrebbe piacervi fare un giro sul sito della mia amica laClarina, che oggi pubblica un mio guest-post storico-scientifico in salsa taoista.

Che poi un giro sul blog de laClarina dovreste farlo comunque, che è interessante e intelligente.

Oggi comunque, se passate di là, ci trovate il sottoscritto – con un estratto, oltretutto, dal prossimo Corso Online sulla Cultura Taoista.

È stato divertente scriverlo – spero sia divertente leggerlo.