L’influenza di Alexandre Dumas (padre) sulla narrativa fantasy viene spesso trascurata.
Troppi orpelli pseudoceltici, troppi nani scorbutici ed elfi ieratici, troppo postumi malsani della lettura1 del Mabinogion (quando va bene) o del Silmarillion (quando va male). Troppi deliri norreni di maniera, troppo medioevo marchiato Disney, troppo D&D con la targa cambiata. Troppo fantasy senza fantasia – ma ne abbiamo parlato in passato, giusto?
Ma non è che sia una regola – copiare Tolkien, o Howard, e poi spacciarsela.
È possibile avere dei modelli precedenti, e magari una bibliografia un po’ più diversificata.
Proprio Robert E. Howard fu un lettore appassionato di Dumas2, e così Fritz Leiber, e Jack Vance, tanto per citare tre autori che hanno pesantemente influenzato la letteratura fantastica.
E in Dumas c’è tutto – il passato colorato ed esotico, la magia (razionalizzata o meno, non ha importanza), i duelli, l’avventura, l’intrigo, gli eroi sfrontati, i cattivi cattivissimi, le belle donne, l’amore, la vendetta.
Oggi, l’americano Steven Brust è probabilmente il principale autore di fantasy “dumasiano” (per inventarsi un’etichetta), ma non è l’unico.
“Sundial in a Grave”, dell’inglese Mary Gentle, usa il personaggio di Rochefort – splendido antagonista de I Tre Moschettieri – come protagonista.
E poi c’è Teresa Edgerton – che è favolosa, e voi molto probabilmente non la conoscete, perché nessuno ha mai pensato a tradurre i suoi romanzi. Continua a leggere