Il ventiduesimo volume della Fantacollana è La Porta di Ivrel, vale a dire Gate of Ivrel, di C.J. Cherryh, uscito negli USA nel 1976.
Si tratta del primo volume della serie di Morgaine, ed ha una bella copertina di Michael Whelan.
Di nuovo la Fantacollana presenta un romanzo che – se in superficie sembra un fantasy – in realtà è fantascienza.
Il protagonista Vanye y Chya è un uomo in fuga: caduto in disgrazia per aver accoppato uno dei suoi fratellastri ed averne storpiato un altro (si divertivano a tormentarlo chiamandolo vigliacco, ma un giorno lo hanno spaventato troppo), è ora preda libera, al di fuori del sistema dei clan che regolano la sua cultura.
Un incidente di caccia lo porta a liberare dal luogo in cui è imprigionata da secoli la strega Morgaine cri Chya – più volte maledetta ma detentrice di diritti equivalenti a quelli di un nobile; e la donna non esita ad arruolare a forza il guerriero sbandato a forza come guardia del corpo, coinvolgendolo nella sua missione di vendetta contro Thiye figlio di Thiye, signore del Cancello di Ivrel.
Ma la facenda è un po’ più complicata – Morgaine è l’ultimo sopravvissuto di una task force in cui scopo era quello di esplorare la rete di cancelli interdimensionali sparsi sui mondi da una misteriosa razza aliena. Lo missione della gente di Morgaine era sigillare i cancelli dopo averli attraversati, per impedire che l’abuso del sistema potesse causare lesioni allo spaziotempo.
Morgaine è l’ultima, ma è ben decisa a portare avanti la missione.
A qualunque costo.
Gate of Ivrel è il primo romanzo della Cherryh, e – per quanto siano evidenti i debiti con Andre Norton e con Michael Moorcock – mostra chiaramente i molti punti di forza dell’autrice.
La trama è intricata, la cultura aliena è tratteggiata con attenzione, i personaggi sono complicati.
Il linguaggio è molto asciutto, e se qua e là la Cherryh gioca a imitare le saghe celtiche, gran parte dell’azione è presentata in maniera piana e diretta.
Straordinario, poi, il rapporto frai due protagonisti, Vanye intrappolato nella sua forma mentis primitiva e perseguitato dal proprio duplice ruolo di bastardo e vigliacco, Morgaine ossessionata e ossessiva, non esageratamente sana di mente.
È nel costruire il rapporto fra i due personaggi che la Cherryh si dimostra un’autrice particolarmente matura e moderna – riuscendo a non deragliare nel polpettone romantico adolescenziale, costruendo due persone che si comportano come adulti credibili, per quanto adulti fratturati e stanchi.
La relazione fra Morgaine e Vanye evolverà ulteriormente nei volumi successivi, senza mai adagiarsi su qualcosa di semplicistico, di stucchevole o di consolatorio.
I romanzi si leggono con piacere anche solo per quello.
E poi c’è The Changeling – La Scambiata, nella traduzione italiana: se c’è qualcosa che si impara alla svelta leggendo fantasy, è che se un’arma ha un nome, marca male.
E The Changeling è una delle peggiori – sembra una spada ma è una singolarità racchiusa in un campo di forza.
La Scambiata esiste al solo scopo di distruggere l’ultimo cancello interdimensionale – ma nel frattempo, non esita a risucchiare altrove i propri nemici, e a minare la salute di chi la impugna.
Il ciclo di Morgaine – che per qualche misterioso motivo nelle quarte di copertina nazionali divenne una “regina” – è composto di quattro titoli, solo tre dei quali tradotti nella Fantacollana.
E resta a distanza di trentacinque anni una lettura eccellente e vivamente consigliata a… bah, a un sacco di persone.
Sciocco dettaglio personale – in effetti uno dei primi libri della Fantacollana che mi capitò di leggere, ed un bel salto, dopo Conan e gli eroi poco eroici di Sprague de Camp.
C.J. Cherryh è tutt’ora una dele mie autrici preferite, e ricordo con estremo piacere la tetralogia di Morgaine, nonostante siano passati decenni da che l’ho letta.
Riguardo al giocare dell’autrice col linguaggio pseudo-fantasy, ricordo un’amica che, al liceo, abbandonò la lettura a pagina 2, sconvolta dall’incipit in falso linguaggio medievale del prologo.