strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Cinque cose che ho imparato sulla scrittura suonando il flauto

Italiano: Flauto traverso

Italiano: Flauto traverso (Photo credit: Wikipedia)

Parlavo l’altra sera con un amico, di musica, ed è venuta fuori la facenda che sono ormai quasi dieci anni che non tocco il flauto, se non per fargli la manutenzione minima.
Ed è un peccato, perché suonare mi piaceva, per quanto costasse fatica.

A interrompere la mia pratica ci sono state tante cose – dalla scomparsa delle persone con cui avrei potuto suonare, al fatto che il tempo è sempre meno, e a quel punto, dovendo sacrificare uno dei miei troppi interessi, il flauto è passato in secondo piano rispetto alla scrittura.

Però chissà, come buon proposito per il 2014 potrei anche decidere di riprendere in mano il mio vecchio Asahi malandato, e ricominciare a fare un po’ di musica – certo non sarei intollerabile come il batterista qui a due strade di distanza, che ci martoria tutti i giorni dalle cinque alle sette del pomeriggio.

Nel frattempo, visto che la scrittura ha per ora preso il sopravvento sulla musica, ecco una specie di top five sulle cose che ho imparato suonando il flauto, e che mi tornano utili scrivendo.
Facciamoci una specie di pork chop express.

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Cinque cose che ho imparato da Karavansara

karavansara-buttonIl mio blog di lingua inglese, Karavansara, sta bene e vi saluta tutti.
Sono ormai nove mesi abbondanti che l’esperimento procede – e con gennaio 2014 Karavansara uscirà dalla fase di shakedown, e comincerà a lavorare a pieno regime*.

Da esperimento, a scusa per obbligarmi a scrivere in inglese, a blog a pieno titolo con una sua piccola comunità di lettori fissi, gestire Karavansara è stata una grande esperienza di apprendimento, e nel complesso un gran divertimento.

E quindi, perché non tediarvi elencando cinque cose che ho imparato gestendo un blog in un’altra lingua?

 release. il template conta
Non finirò mai e poi mai di dire bene di Yoko, il template di WordPress che ho caricato su Karavansara.
È leggero, molto flessibile, e zeppo di features – mi ha permeso nel corso di questi mesi di modificare l’aspetto del mio blog senza dover cambiare template (con conseguente sbalestramento dell’impaginazione e quant’altro).
Gli effetti speciali (dalla possibilità di marchiare i post con un elemento grafico distintivo alle categorie speciali per post costituiti solo da un link, o una citazione) aiutano moltissimo a rendere caratteristico il blog senza dare troppi grattacapi.
Ed è abbastanza chiaro da garantire una buona navigazione.

  . i temi sono per i deboli – anche se…
A differenza di strategie evolutive, che è un baraccone dove anything goes, Karavansara è nato con uno spettro di temi abbastanza stretto e specifico (narrativa, Oriente, avventura pulp), ed ho cercato il più possibile di restare aderente a quella breve lista.
Questo mi era parso un dato positivo in partenza, a metà corsa mi ha fatto sentire un po’ limitato, finché non mi sono reso conto che i temi sono per loro natura fluidi.
Si può spaziare pur restando in vista del tema centrale.
Karavansara non sarà mai il circo equestre che è strategie evolutive – ma c’è parecchia libertà, e credo che lo manterrò a questo livello.
Il pubblico pare apprezzare.

karavansara schedule . avere un palinsesto è importante
Altra seria differenza rispetto a strategie, Karavansara ha un palinsesto, una programmazione di massima dei post.
Questo mi aiuta a restare in carreggiata, ed aiuta i lettori a seguirmi.
È particolarmente importante, io credo, proprio in partenza, nei primi mesi, perché facilita il lavoro a chi mi segue ma non mi ha ancora agganciati al feed reader.
E facilita il lavoro a me!
Posso fare sei post del venerdì in una serata, e e sei post del lunedì la sera dopo, se ho tempo e voglia.
Ma non ho mai avuto intenzione di farmi intrappolare eccessivamente – lasciarsi degli spazi liberi nella tabella di marcia è indispensabile per restare vivi e non mummificare.
Utile anche notare che il pubblico anglofono pare avere una preferenza per la frequenza rispetto alla lunghezza: meglio tre post da 300 parole a distanza di sei ore uno dall’altro che uno da 900 in una botta unica.
Postare link e media è sempre gradito, e serve a movimentare i contenuti.

  . un orologio a fusi orari multipli chiarisce molte cose
In particolare serve, in accoppiata con le statistice, per scoprire quali sono gli orari di picco e da dove vengono i lettori.
Perché capita magari di avere un picco dal sud est asiatico, e non vederlo o non “capirlo” per molti giorni.
Sapere che ci sono lettori in una certa area geografica, aiuta a parlare con loro.
In fondo è questa una delle caratteristiche veramente diverse fra Karavansara e strategie evolutive – strategie i lettori li ha tutti (beh, ok, il 95%) nello stesso fuso orario, Karavansara no.
Io uso gworldclock per Ubuntu, che è quanto di più spartano si possa immaginare – ma fa il suo sporco lavoro.

 . abbonarsi a Zemanta è indispensabile
Zemanta è un servizio gratuito che vi fornisce statistiche ampliate sulla vostra utenza, ma soprattutto fornisce contenuti extra di qualità per farcire i vostri post. Particolarmente utili sono i related articles, che permettono di segnalare articoli affini su altri blog (ce n’è uno qui sotto).
Funziona anche sui blog in altre lingue – ma su un blog di lingua inglese Zemanta rende al 100% e produce un solido 30% di visitatori in più,oltre ad aggirare abilmente alcuni problemi di tag e affini generati dai famigerati aggiornamenti di Google.
Usando questo aggeggio (vi parassita il browser e compare quando aggionate il blog), ho trovato una dozzina di lettori fissi nelle ultime due settimane.

Extra: anche una pagina Facebook, un board su Pinterest e un canale Twitter possono risultare interessanti, in termini di visite e di contatti – ma questo lo sapevamo già.

311Bonus
 . non bisogna avere paura di provarci
… e di sperimentare.
Non importa se l’idea sembri stramba – o se la prudenza consigli di rifletterci, pianificare, e lasciar riposare la cosa per quelle sei/otto settimane.
Non c’è una commissione di valutazione del blogging, non c’è un ente certificatore per i contenuti, nessuna scuola che rilasci la patente di blogger, non esistono un manuale imprescindibile ed un culto di strangolatori votati ad eliminare chi non ne rispetta le regole.
Provare a fare qualcosa di diverso di solito viene premiato.
Magari con un commento positivo, o dieci visite in più, o due lettori fissi.
O con la consapevolezza che no, così non gira.
È tutto parte del processo di apprendimento.

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* A meno che la mia vita non prenda una piega diversa per qualche motivo, naturalmente.


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I Signori della Truffa

Sto pensando alla truffa, in questi giorni – non come scelta professionale (per quanto, nel nostro paese sarebbe certamente una buona strada per la ricchezzaa ed il rispetto popolare) – quanto come scelta narrativa.
E ancora una volta – non come truffa al lettore, come sistema rapido e facile per abbindolare i gonzi vendendo loro come capolavori inarrivabili dei libri orrendi (la concorrenza sarebbe troppa) ma come tema per la narrativa.

E per il cinema, in particolare.
E così ho messo giù un po’ di titoli che considero indispensabili – una mia piccola retrospettiva.
Il mio personale Con Arts Film Festival*.

220px-NightmarealleyposterNightmare Alley (La fiera delle illusioni)
Edmund Goulding – 1947
Tyrone Power, Joan Blondell, Coleen Gray

Dramma della caduta di un truffatore troppo ambizioso e della sua partner – una falsa medium – questo noir è un buon punto da cui partire.
Non si concentra sulla tecnica ma sull’atmosfera di corruzione e decadenza morale dell’ambiente dei truffatori.
La truffa come crimine dell’anima.

movieposterThe Sting (La Stangata)
George Roy Hill – 1973
Paul Newman, Robert Redford, Robert Shaw

Il film che definisce il genere.
La Stangata è il modello ideale sul quale tutti i film che ruotano attorno alla truffa seguiranno nei quarant’anni seguenti.
Cast colossale (noteremo che anche questa è una costante di queste pellicole), colonna sonora storica, un film prossimo alla perfezione.
La truffa come partita a scacchi, come gioco.

210389-1020-aHouse of Games (La Casa dei Giochi)
David Mamet – 1987
Lindsay Crouse, Joe Mantegna, Mike Nussbaum

David Mamet è il regista/sceneggiatore fondamentale quando si tratta di gestire l’inganno.
Qui, una psicologa viene coinvolta in un gioco di carte che è anche una truffa. Il problema, naturalmente, è definire chi sia la vittima, e chi il truffatore.
Cura assoluta per la definizione dei personaggi, senza per questo indebolire il meccanismo truffaldino.
La truffa come labirinto psicologico.

220px-TheGriftersThe Grifters (Rischiose Abitudini)
Stephen Frears – 1990
Anjelica Houston, John Cusack, Annette Benning

Neo-noir di lusso su un trio di truffatori che devono gestire non solo le proprie attività criminose, ma anche le proprie eterodosse dinamiche familiari.
Scritto da Jim Thompson e sceneggiato da lui medesimo, il film è cattivo, morboso, ed estremamente soddisfacente.
La truffa come trappola.

220px-Spanish_prisonerThe Spanish Prisoner (Il Prigioniero)
David Mamet – 1997
Campbell Scott, Steve Martin, Rebecca Pidgeon, Ben Gazzara

Secondo titolo indispensabile della filmografia di Mamet, questa volta alle prese con lo spionaggio industriale.
Un buon numero di capovolgimenti, personaggi ambigui ed inaffidabili, una soluzione finale abbastanza imprevedibile da essere esilarante.
La truffa come campo minato dei sentimenti.

Nueve reinasNueve Reinas (Nove Regine)
Fabián Bielinsky – 2000
Ricardo Darín, Gastón Pauls, Leticia Brédice

Poco conosciuto ma geniale film argentino, gioca benissimo le carte di un cast di volti sconosciuti al grande pubblico, una location diversa dal solito, una cultura che non è quella tipicamente americana. Nessuno sconto per i buoni sentimenti.
L’educazione di un truffatore – o la distruzione di un truffatore?
La truffa come metafora dello stato di una nazione.

220px-Confidence_filmConfidence (La Truffa Perfetta)
James Foley – 2003
Edward Burns, Rachel Weisz, Dustin Offman, Andy Garcia, Paul Giamatti

Elegante e fin troppo furbo per il proprio bene, tecnico e ben giocato, sviluppa un buon gioco di scatole cinesi.
Eccellente cast con una splendida Rachel Weisz, meccanismo truffaldino troppo perfetto per essere credibile, ma in fondo in questo sta il bello.
La truffa come cultura.

brothersbloomThe Brothers Bloom (non risulta distribuito in Italia)
Rian Johnson – 2008
Rachel Weisz, Mark Ruffalo, Adrien Brody, Rinko Kikuchi, Robbie Coltrane

L’ultimo grande colpo della miglior coppia di truffatori di tutti i tempi. Splendido, comico, romantico, malinconico, con un forte elemento surreale che trasporta la pellicola nella sua personale Ruritania, in una Europa che non è mai esistita (ma dovrebbe esistere).
Di nuovo Rachel Weisz, ma Rinko Kikuchi ruba la pellicola nel ruolo di Bang Bang.
La truffa come fuga dal conformismo.

E poi, per la retrospettiva nella Sala Piccola…

Menzione speciale
Lucky Number Slevin (Slevin patto Criminale)
Paul McGuigan – 2006
Josh Harnett, Lucy Liu, Morgan Freeman, Ben Kingsley, Bruce Willis
Non una storia di truffa ma di omicidi e vendetta, ma giocata come una partita a scacchi sul tema dell’identità.
La soluzione finale è molto soddisfacente.

Menzione Speciale
Sneakers (I Signori della Truffa)
Phil Alden Robinson – 1992
Robert Redford, Sidney Poitier, Ben Kingsley, Dan Akroyd, River Phoenix, David Strathairn. Mary MacDonnell
Truffa, crimine organizzato, spionaggio industriale, aree grigie ideologiche.
C’è forse troppo in questo film, ma il cast è colossale, lo svolgimento divertente.

Menzione speciale
The Freshman (Il Boss e la Matricola)
Andrew Bergman – 1990
Marlon Brando, Matthew Broderick, penelope Ann Miller
Commedia leggera e giovanilistica, merita di essere vista per la feroce satira di Brando verso se stesso, e per il geniale piano per contrabbandare e cucinare un drago di Komodo.

Menzione speciale
The Hustle – 2004 e seguenti
Serie Tv inglese su una banda di truffatori nella Londra contemporanea.
Ben scritto, ben recitato, divertente, e con una morale semplice e meno che manichea.
Il vecchio truffatore stanco è Robert Vaughn, già The Man from UNCLE – ottimo tutto il cast.
Valide per lo meno le prime due stagioni.

il-bidoneE per il Galà della Critica

Il Bidone
Federico Fellini – 1955
Broderick Crawford, Richard Basehart, Franco Fabrizi, Giulietta Masina
Un trio di truffatori pronti a farsi un sol boccone dei risparmi di una popolazione di contadini ingenui.
Fellini ama i meccanismi della truffa, ha simpatia per i propri truffatori e per le loro vittime, e molti elementi della pellicola, a mezzo secolo di distanza, sono profetici.
Il meccanismo è semplice come semplici sono i gonzi.
Nessuna buona azione resterà impunita.
La truffa come inevitabile futuro stile di vita di una nazione.

 

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* Come bonus, divertitevi a confrontare i titoli originali coi titoli italiani.


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Come potete essere utili – una Top Five

Una top five anomala, per aprire questa settimana e segnalare che sta arrivando il periodo dei post disimpegnati delle vacanze.

Anomala, questa top five, perché vuole essere non solo un giochino, non vuole lanciare un meme, ma vuole essere di aiuto e supporto ai blogger, che troppo spesso sentono come un senso di vuoto, come se il vasto mondo là fuori non li considerasse.

Ecco quindi cinque modi in cui i blogger possono essere utili alle persone là fuori.

blog1 . Come cassa di risonanza – potete fornire esposizione a progetti ed eventi organizzati da altri, aiutarli a spargere la voce, ampliare il bacino di utenza dell’iniziativa, darle risalto, persino darle una certa dignità (“ne parlano anche alcuni blog…”)
In fondo non costa nulla, e se andrà bene gli organizzatori potranno far notare quanto anche la blogsfera abbia recepito l’importanza dell’evento.
Se dovesse andar male, naturalmente, sarà evidente che i blogger avrebbero potuto fare di più, ma non sono poi così affidabili.
D’altra parte si sa, giusto, che non sono affidabili?

2 . Come fonte di contenuti – perché la rete ha fame di contenuti, ma non solo: ci sono articoli, tesine, proposte da documentare.
Il semplice copia-incolla dal vostro blog può risparmiare ad una persona che non ha tempo per sciocchezze come bloggare, la fatica di doversi spremere le meningi o, peggio, documentarsi. Il vostro materiale potrà essere riciclato e spacciato come farina del sacco altrui – sempre meglio di Wikipedia, perché a copiare da Wikipedia si viene beccati in un attimo.

3 . Come passepartout – perché, per sconcertante che possa essere, presso certi ambienti il blogger ha una sua mistica, per cui presentarsi in compagnia dell’amico blogger che ha n-mila lettori al giorno potrebbe essere un buon modo, per alcuni, per arrembare contatti accademici, assessori, consiglieri, autori, editori, glitterati vari.
Non che il blogger serva a qualcosa, badate, ma averlo a portata di mano è un buon modo per aprire certe porte, per attaccare certi bottoni che altrimenti non si potrebbero attaccare.
Qualora andasse male, la figura dell’invadente la facciamo fare a lui.
Se invece andrà bene, poi il blogger lo si sgancia.
Non è un problema.

36_258698_unbekannt_galley-slaves-of-the-barbary-corsairs4 . Come fornitore di skill ad hoc – perché nessuno può sapere tutto, ma alla pari dei contenuti dei blog, le conoscenze dei blogger sono là fuori per essere usate, e sono gratuite; questa è gente che lo fa per passione (= NON PER SOLDI!) e quindi una mail ben studiata, che esponga il più chiaramente possibile il problema, probabilmente risulterà in una rapida spiegazione del problema stesso, un elenco delle possibili soluzioni e magari anche una webbografia.
La mail di risposta si chiuderà probabilmente con una frase del tipo “spero che queste info possano tornarti utili, nel caso fammi sapere se posso aiutarti ulteriormente.”
Che fresconi!

5 . Come antistress – perché è sempre possibile guardare al blogger e dirsi che, sì, ok, ma alla fine cosa ha concluso nella vita? Ha un blog, wow, sai che roba.
Un dilettante con manie di grandezza, uno che parla anziché fare, uno che non ha le qualifiche necessarie per farlo seriamente, uno che è meglio perderlo che trovarlo.
Non certo confrontabile con chi ha organizzato eventi ampiamente pubblicizzati, prodotto articoli dettagliati, incontrato gente, fatto cose…
Senza contare che poi, magari è una blogger, e allora sarà possibile infestare viscidissimi la sua area commenti, assumere toni di superiorità,  tempestarla di profferte oscene, e in generale, titillarsi con la convinzione di essere dei meravigliosi maschi alpha che portano avanti la loro sofisticata opera di seduzione.

E poi, naturalmente, il bonus…

6 . Come fonte di legittima indignazione  – ma questa forse non c’è bisogno che ve la spieghi, vero?

Visto?
Non è il caso di buttarsi giù, amici della blogsfera.
I nostri blog rendono migliore la vita di un sacco di persone.


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Idea Regalo d’Emergenza

Questo è un doppio post.
È in parte lifestyle blogging, in parte top five.

Natale incombe – tempo di regali.
Crisi, depressione globale, pochi soldi.
E poche ore a disposizione.
Come sistemare un paio di regali inevitabili senza spendere un capitale e facendo anche una discreta figura?

Beh, un sistema divertente per fare qualcosa di diverso restando con un po’ di fortuna sotto i 10 euro è quello di buttarla sui vinili usati.
Dischi.
LP.
Ci sono ormai un sacco di posti che vendono vecchi vinili (penso a Materiali Resistenti a Torino… ma ce ne sono tanti altri).
Ora, uno dei problemi del regalare vecchi vinili è che di solito la persona a cui vogliamo regalare quel vecchio disco, se è in grado di apprezzarlo, ce l’ha già.
E doppio – anche in CD.
E in digitale sul lettore mp3.

thehunterMa allora, proviamo a pensare in maniera tetradimensionale – noi non sioamo di quei vecchi idioti che stanno a disquisire per ore su se sia meglio l’analogico o il digitale.
Noi lo sappiamo cosa aveva di superiore ed inarrivabile il vinile rispetto a CD e MP3 – la copertina.
Quindi, regalo da fare?
Si sceglie un bel vinile con una bella copertina, elo si incornicia.
Bello liscio.

Ora, possiamo scegliere il disco sulla base di diversi parametri…
. magari è il disco preferito del nostro destinatario
. o ha semplicemente una copertina fantastica, che sappiamo che gli piacerà*

Di solito, per gli indecisi, i Pink Floyd vanno con tutto.
Notate che il disco non deve essere in buone condizioni – basta che lo sia la copertina!
E non deve essere neanche il disco migliore di quel gruppo o artista o compositore.
È sufficiente che sia la copertina migliore – la più spettacolare, la più gradevole.
Serve poi una semplice cornice a giorno, meglio se col plexiglass che col vetro**.
Fatto.
Le copertine doppie ad album, naturalmente, sono le migliori.

mann_manfred_five_japan_front

Detto ciò, io, per dire, quali copertine mi appenederei alla parete…? Continua a leggere


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Nove Maestri, una Top Five (beh, ok…)

L’idea per questo post la rubo all’amico Alex Girola, che ha postato una sua lista di maestri su Plutonia Experiment.

È innegabile che per imparare a scrivere (anche un semplice tema sulle vacanze estive) è imortante leggere.
Come già osservato in passato, se leggere autori pessimi può essere uno stimolo a dimostrare di poter far meglio, è vero che leggere autori in gamba è una spinta amigliorare – oltre ad essere un campionario di opzioni, di strutture, di idee, di vocaboli.

Da tutti si impara qualcosa.
Ma alcuni restano più profondamente impressi, alcuni incidono di più.
Alcuni hannos critto libri che potremmo immaginare come manuali in un corso sulla scrittura attraverso la scrittura.

Quindi, non in un ordine particolare, una lista di autori con i quali sono in debito.
Se mai ho scritto qualcosa di buono, il merito è loro.

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Una notte selvaggia fra i libri

Questa è colpa di Ferruccio Gianola, ma anche la Clarina ci ha messo del suo (per di più barando).
Dopo la mazzata psicologica della top five di identità parallele, qualcosa di spensierato e un po’ folle è assolutamente il benvenuto.
Quindi, nelle parole del’ideatore di questa faccenda…

Allora partiamo da questo presupposto: mi sono accorto di avere dei poteri che mi permettono di fare uscire dai libri i personaggi letterari che desidero. Certo, questa potrebbe essere la brillante idea attorno a cui costruire un romanzo e non è detto che non possa farlo più avanti.
Per il momento però, questo stratagemma mi serve soltanto per organizzare un’uscita con cinque personaggi presi dalle mie storie preferite e passare una notte folle con loro.

Ah, un po’ come il protagonista di quel romanzo diThorne Smith, anni ’30, La Vita Notturna degli Dei… anche se lui faceva animare le statue, non uscire i personaggi dai libri.

E potrei far notare che la semplicità quasi zen della proposta di Ferruccio solleva la mai risolta faccenda di cosa sia letteratura e cosa no.
Perché non è che si devono citare solo classici, vero?
No, eh?

Ma avanti, è una bella serata primaverile.
Con chi andiamo a mettere a soqquadro la città?

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I Cinque Tempi del Destino *

Ci sono un sacco di cose che sono disposto a perdonare a questa signora e non, per dire, ad Alex Mcnab...

Cominciamo col dire che la colpa non è mia, e che in questa faccenda mi ci hanno cacciato Alessandro Girola e Gwyneth Paltrow.
L’idea è semplice – se ogni decisione presa nella nostra vita porta ad una biforcazione temporale, da qualche parte là fuori esistono infiniti universi, uno per ciascuna possibile permutazione di scelte.
In particolare, esistono universi assolutamente identici, fatta salva quella minima anomalia – io, in quegli universi, ho scelto una strada diversa.

Ora, sia ben chiaro, anche con la scelta che farò fra qualche minuto per decidere se mettere del té nero all’arancia e cannella o del té verde alla menta nella mia teiera, si genereranno due tracce temporali diverse.**
Ma non sono quelli i punti nodali principali della mia vita.
Insomma, ci sono stati momenti in cui scelte più importanti hanno comportato una decisa deviazione sulla linea.
Scelte pesanti, del genere che ti cambia la vita.

E quindi, perché non giocarci?
Quando abbiamo parlato dei cinque possibili futuri, ci siamo spostati in avanti nel tempo.
Ora parliamo di possibili presenti alternativi – spostiamoci lateralmente nel tempo.
Ah, un avviso – aggiungerò una riflessione in fondo, così, tanto perché ormai sapete come sono fatto.

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