strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Fra sette giorni sarà tutto finito

English: Vectorized crest of Ubuno, Italy

Titolo ad effetto, eh?
Ad effetto, e sostanzialmente corretto.
Alle undici del mattino del 18 di febbraio, vale a dire martedì prossimo, discuterò la mia tesi di dottorato.

Andrà bene, andrà male?
Come mi ha detto un collega

Tranquillo, possono segarti anche all’esame finale.

Tranquillizzante, non trovate.
E d’altra parte, se fallimento dev’essere, allora che sia fallimento spettacolare.
Un fallimento di successo, insomma.

Eppure no, dai. Continua a leggere


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Il Grande Mare delle Storie

Ike Asimov, l’uomo che ammise che non sarebbe passato alla storia per la qualità della sua scrittura ma per la quantità della sua scrittura, diceva che per scrivere teneva le persiane abbassate e si autoconvinceva che fuori infuriava la tormenta.
Può essere un sistema.

Abbiamo parlato in passato del blocco.
Il blocco non esiste.
È solo il cervello che ha bisogno di un cambio di marcia, di un cambio di prospettiva.
Siamo solo noi che inganniamo noi stessi.
L’ultima volta che soffrii del blocco – doveva essere la fine degli anni 80 – venni colto dalla curiosa nozione che il linguaggio non fosse abbastanza flessibile per permettermi di esprimere ciò che volevo.
Idiozie.
Ero solo io che non ero abbastanza in gamba.

Ma c’è un problema diverso dal blocco – ed è quando le idee ci sono, le storie ci sono, ma non abbiamo assolutamente voglia di scrivere.
Un problema, credo, che Ike Asimov non sperimentò mai. Continua a leggere


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Il desiderio di scomparire

I”m a million miles away from it all
And let it go right over my head
Let ‘em chase and the winner take all
And let it go right over my head
[Ray Davies]

Domani alle nove sarò su un treno diretto a Urbino.
Ho i miei documenti pronti, la presentazione in powerpoint preparata, la stanza in collegio prenotata.
Ultima trasferta dell’anno – o forse penultima.
Treno, poi pulman, poi pulmino.
Biglietti, una borsa leggera, scarpe comode.
Prima Pesaro, poi Urbino.

disappearing-actSono molto stanco.
Gli eventi di questi ultimi giorni, di queste ultime settimane, di quest’anno, mi hanno fiaccato alquanto.
Il desiderio di scomparire è forte.
E se sulla strada per Urbino, pensavo qualche ora fa, scendessi ad una stazione a caso e poi mi avviassi a piedi in una direzione qualunque?
Potrebbe andare davvero peggio di come sta andando?
Mi offrirebbero, gli sconosciuti incontrati per strada, un trattamento diverso da quello riservatomi da persone che conosco da anni?
O l’essere estranei causerebbe in loro un certo pudore – magari anche semplicemente il pudore di non farsi beccare?

Sono stanchissimo.
Da gennaio, non sarò più un ricercatore a Urbino.
Niente titolo, niente ateneo ad alto profilo.
Dovrò cambiare i miei profili social, rimetterci freelance.
Non sarà più così cool avermi in agenda.
Smetterò di essere un buon grimaldello sociale.
E non mi importa.

Provo uno strano senso di vuoto.
Il futuro non mi preoccupa.
Considerando il passato, il futuro non può preoccuparmi.
Sono stanco in maniera indicibile.
Ma presto, molto presto, sarò nuovamente libero.
Ci sarà da divertirsi.

I’m way deep into nothing special
Riding the crest of a wave breaking just west of Hollywood
[Donald Fagen]


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Birra a un euro

Urbino non sa decidere se spennare i turisti o mungere gli studenti – e nel dubbio, prova a gfare entrambe le cose.
Ma i tempi stanno cambiando.
La pizza margherita è il piatto più frequentemente ordinato in pizzeria, insieme con una birra piccola o una minerale grande.
E non c’è una ressa particolare, nelle pizzerie – al punto che quando l’affamato solitario entra ed ordina, immancabilmente, una margherita e una minerale, il personale, specie nelle cucine, reagisce stizzito – come se fosse uno sbattimento inadeguato all’incasso.
Ed in effetti…

In compenso sono parecchi i locali che espongono il cartello “Birra a 1 euro” – ed hanno un sacco di successo.
In fondo, la birra è pane liquido – gli egizi la usavano per alimentare gli operai che lavoravano alle piramidi.
E qui la futura elite culturale del paese… bah, ok, gli elementi ai quali dovremmo dedicare il meglio delle risorse, perché a loro appartiene il futuro, questa sera salta la cena – o si prende un taglio di pizza o un kebab – e poi si scassa di bionda a un euro.

No, ok, stanotte non sono umano – ho otto ore di viaggio sul groppone, un inizio di raffreddore, e la prospettiva di altre otto ore di viaggio domani.
Sotto alla mia finestra, un gruppo di ragazze si tiene per mano, formando un anello, e canta una stonatisdsima versione corale di una canzone di Gigi D’Alessio.
Il cinema è chiuso.

E non venitemi a fare il discorso di quei cialtroni degli universitari che si fanno mantenere dal papà invece di andare a lavorare*.
Non dopo che ho incontrato i liceali, che quotidianamente si sentono dire dai propri insegnanti** che tanto non serve a nulla, che non c’è futuro.

Urbino è una città universitaria da 506 anni.
Dal 1506, a Urbino si è pensato – in un modo o nell’altro – al futuro.
Ma a quanto pare, ora il futuro non sta più qui.
C’è la birra a 1 euro.

————————————–

* Dove? A fare cosa?

** Non tutti, certamente, non tutti…


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888 chilometri

OK, sono via.

Non so a che ora state leggendo questo post, ma sono partito stamani poco dopo le 5.
Oggi, a Urbino, si svolge la cerimonia della consegna degli ENI Award alla Ricerca – e un mio amico e collega ha vinto il premio.
Perché è in gamba.
Celebrazione, lectio magistralis, sonore pacche sulle spalle.

Negli ultimi 6 mesi sono stato poco in contatto con la mia sede di dottorato – un po’ per i problemi di salute di mio padre, un po’ per i problemi di salute miei.
Farsi rivedere dopo sei mesi sarà una buona occasione per riavviare il lavoro a pieno ritmo.

La cerimonia è alle dodici.

Il che significa che attorno alle quattro riprenderò la strada verso casa – perché quella di oggi è una toccata e fuga.

Conto di essere a casa poco dopo la mezzanotte.

888 chilometri ed una cerimonia ufficiale in mezza giornata.
Meglio che non ci faccia l’abitudine.

Qui ci vuole un po’ di musica…

 

Ah… e ricordatevi di dire ai vostri amici di andare a votare il referendum.

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Sopravvivenza accademica (1)

Ovvero, come mettere insieme una relazione di quattro pagine sull’ultimo anno di lavoro – e relativa presentazione power point – in tre giorni netti senza ammazzarsi.

Ho già discusso della palla curva appena arrivata dall’Università di Urbino – che ciononostante resta un posto fantastico zeppo ma proprio zeppo di persone eccellenti tanto sul piano accademicoquanto, ancora più importante, sul piano umano.

Ma le palle curve capitano, e piangere e disperarsi è sommamente inutile, oltre che una perdita di tempo.
Vediamo allora come riuscire a mettere insieme il necessario ed uscirne non solo vivi e con la salute mentale intatta, ma anche facendoci una figura molto più che discreta.

E nel caso, sì, anche questo è un pork chop express…

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Due giorni in un’altra città

Ancora due seminari ad Urbino.
È più il tempo che trascorro in automobile che quello che passo in aula, ma si tratta di una parte fondamentale del corso di dottorato, quindi, via – on the road again.
Mentre non ci sono, il bar rimane aperto ma a basso regime.
Ho fatto in modo che ci siano comunque un paio di contenuti per intrattenere i surfisti.
E quindi, via.
Ho l’automobile – fin che regge.
Ho l’asciugamano.
Ho il blocco per mappare le lezioni del seminario.

Ci si risente venerdì notte.
Non fate nulla che io non farei.


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Esco un attimo…

Giusto il tempo di andare ad Urbino, seguire un paio di seminari, far fare un passo avanti (o di lato?) al lavoro del dottorato,  e tornare.

L’ultima volta che ho fatto il viaggio Castelnuovo Belbo-Urbino ho rischiato di lasciarci la pelle – e ad Urbino non ci sono arrivato.

Ma non è il caso di preoccuparsi.
La macchina è di nuovo pronta (con gran piacere del mio conto in banca… meglio non pensarci), la borsa è farcita, il tempo minaccia pioggia.
Alla via così.

Le trasmissioni, comunque, continuano – semplicemente, non sarò qui per rispondere al volo ai commenti.
Me ne occuperò venerdì.
Grazie della pazienza.

Non fate nulla che non farei, mentre sono via…