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L’importanza di essere on-line – parte terza

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pericoloOvvero, le controindicazioni, gli effetti collaterali e le pure e semplici fregature.

Avete scaricato i software, selezionato i template, registrato i domini, uploadato i contenuti.

Cos’è, ora, che potrà andare male?

Tanto per cominciare, l’uso della rete per selezionare il personale ha certamente più peso nell’occidente civilizzato che non in Italia.
Qui ci affidiamo ancora alle arti del grafologo per determinare, in base al modo in cui accenta le ò, se il potenziale dipendente sia affidabile o meno.

A questo si aggiunge il fatto che, per forma mentale dei nostri selezionatori del personale, molto del materiale che per gli anglosassoni è essenziale e giudicato positivamente, viene invece da noi visto come controproducente.
In particolare hobbies, interessi extracurricolari, spazio dedicato alla famiglia ed alle attività di volontariato – che gli anglosassoni considerano un indice di sanità mentale – vengono considerate “pericolose distrazioni” da parte di datori di lavoro nostrani per i quali la rivoluzione industriale è appena cominciata.

Ergo, essere on-line è particolarmente importante, ma potrebbe farvi più male che bene in certi casi.

C’è poi da considerare il fatto che non tutti i settori valutano le vostre acrobazie telematiche allo stesso modo.
Un’azienda tenderà a guardare elementi diversi della vostra persona on-line a seconda di ciò che sta cercando o – ancora una volta, specie nelle terre nostrane – ciò che non vuole.
Si rischia insomma di essere esclusi perché “troppo preparati” in campi che non interessano al “padrone”.

Certo la categoria che trae il maggior beneficio dalla propria presenza on-line sono i freelancer, che devono dimostrarsi versatili, flessibili, rapidi ed aggiornati.
Un contabile che miri ad un posto in banca potrebbe cavarsela meglio forse non rivelandoquante ore passi on-line quotidianamente….

Il che ci conduce al problema dei contenuti deleteri.
Il vostro possibile datore d’impiego potrebbe vedere male il fatto che siate listati come membri attivi di comunità alt.porn come Suicide Girls, o anche cose meno scollacciate ma politicamente “pericolose” come il blog di Beppe Grillo, certe comunità ambientaliste o anche solo club on-line di giochi di ruolo…
La censura qui vi può aiutare – cancellate le subscription a Greenpeace e EarthFirst, eliminate la pagina web dedicata a CatWoman e chiedete al webmaster del bollettino on-line di appassionati di film di Gloria Guida di cancellare i vostri post autografi, togliete i volumi della Harlequin Press dalla vostra wish-list di Amazon.com.

Ma ricordate che il web ha la memoria lunga.

E per finire, potreste scoprire semplicemente di non aver niente da dire.
Succede.
In linea di massima, in questo caso, la regola è non strafare.
Evitate il blog, che diventa imbarazzante se caratterizzato da lunghi silenzi, e limitatevi ad un sito di piccole dimensioni, con un vostro curriculum più o meno condensato, con spazi dedicati a interessi e attività collaterali, ed una buona lista di link.

E qui chiudiamo per ora questa lunga farneticazione.

On-line si o on-line no?

Il si prevale, a mio parere, con qualche controindicazione.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

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