Era lunedì anche nel 1967, il 29 di maggio. La luna tramontò alle 10.54, circa mezz’ora dopo che ero venuto al mondo. Ma all’epoca la cosa non destava il mio interesse.
E stando alla “tradizione popolare”
Il nato di Lunedì è colui che muta facilmente d’umore a causa del forte influsso della Luna stessa, è uomo curioso, aperto alle conoscenze, romantico, sognatore intento ad osservare il cielo e le sue stelle.
Insomma, un tipo lunatico. Diamola per buona. Chi siamo noi per contraddire la tradizione popolare?
Più o meno nelle stesse ore di quel lunedì veniva anche al mondo Noel Gallagher, successivamente divenuto famoso come front man di una popolare tribute band dei Kinks.
A me sono sempre piaciuti i Kinks. Che quest’anno compiono sessant’anni – magari ne parleremo.
Ed ora, è di nuovo lunedì, e sono passati 20.425 giorni da quel primo lunedì. Che non sono tanti, se ci pensate, ventimila e quattrocento e venticinque giorni. Sembrano tanti, ma non lo sono. E, dati alla mano, guardando nell’altra direzione, ne restano anche meno. Forse cinquemila. Certo non diecimila.
L’unica scelta possibile è quella di cercare di spenderli nel modo migliore possibile. Perché non c’è nient’altro, alla fine.
E qui potrei chiudere questo messaggio alla nazione, che lascia un po’ il tempo che trova. Sono stanco. O, per dirla col poeta
I feel older, I feel fatter I feel the blues coming on
Oggi è il compleanno di Roger Zelazny, che nacque in un posto che si chiama Euclid, in Ohio, il 13 di maggio del 1937. Da Wikipedia scopro che ad Euclid, Ohio, venne inventata la lampada ad arco, nel 1876, ed il telefono cordless nel 1967. E ci nacque Roger Zelazny, nel ’37.
Ci doveva essere qualcosa nell’acqua dell’Ohio, negli anni trenta – Harlan Ellison era nato a Cleveland, Ohio, quasi esattamente tre anni prima di Zelazny, il 27 di maggio del 1934.
Discutevo pochi minuti fa (sì, questo è un instant post) con alcuni contatti in giro per il pianeta, di come Zelazny sia oggi un autore sottovalutato e dimenticato dai più. Si stava brindando alla memoria dell’autore, e la questione è emersa quasi automaticamente – perché Roger Zalazny non è più famoso? I giovani lettori di fantascienza, mi diceva un’amica, non sono più interessati alla vecchia fantascienza. Già, il “giovane e ambizioso Zelazny”, “un nuovo tipo di scrittore che ha l’effetto di un terremoto”, è vecchia fantascienza. È un altro chiaro segno della mia vecchiaia.
Zelazny è un autore che andrebbe studiato per imparare a scrivere – sì, lo so, credo di averlo già detto in passato – con la consapevolezza dolorosa che tanto, in gamba come Zelazny non lo saremo mai.
C’è un volume – che uscirà in digitale ad agosto – che è praticamente un corso di scrittura tascabile, se si ha la pazienza di leggerlo e rileggerlo, prendendo appunti, smontando i racconti per capirne i meccanismi, ricopiandone delle pagineper vedere in che modo le parole cascano sulla pagina una dopo l’altra, eperché in quell’esatto ordine, e cosa ne deriva in termini di ritmo, si potenza…. Il libro si intitola The Best of Roger Zelazny– vi metto il link, sapete come funziona – è parte della collana SF Masterworks della Gollancz/Gateway (una sussidiaris di Hachette) ed io avrei dovuto riceverne una copia cartacea a inizio aprile, avendola prenotata su Amazon il giorno stesso in cui ne venne annunciata l’uscita. Ma aprile è arrivato ed è passato, e ha portato solo la notizia che la Hachette ha deciso di cancellare il cartaceo. Volete il meglio di Roger Zelazny? Aspettate il 31 di agosto e sciroppatevelo in digitale.
È probabilmente una questione di costi e rischi – i costi per la stampa in cartaceo si sono fatti proibitivi, nell’ultimo anno, e gli editori, nella loro infinita saggezza, nojn stampano più i libri che rischiano di non vendere oltre una certa soglia minima. E Zelazny è un vecchio autore.
Che orrore.
Il libro non è che mi sia assolutamente indispensabile – ho diverse collezioni della narrativa breve di Roger ZXelazny, e forse un giorno riuscirò a completare la serie in sei volumi che riunisce TUTTA la sua narrativa breve, in ordine cronologico e annotata. Mi mancano solo due volumi, ma per il momento – ammesso che riesca a trovarli – non me li posso permettere.
Roger Zelazny era stato, prima di diventare un narratore di fantascienza e fantasy, un poeta – e questo è forse il motivo per il suo controllo della prosa, per il suo stile. Aveva dei temi ricorrenti – primo fra tutti quello della riscrittura in chiave fantascentifica di miti e leggende del passato. I suoi romanzi ed i suoi racconti erano popolati di eroi iper-competenti, e c’è stato chi ha fatto notare che i suoipersonaggi femminili erano spesso deboli. Più che altro erano visti da lontano, e descritti sempre attraverso gli occhi di personaggi maschili. Certe scelte hanno delle conseguenze.
Zelazny era anche convinto che l’immortalità fosse un’ottima idea – che il vecchio spauracchio dell’eternità come inesauribile tedio e sofferenza fosse una balla colossale, e che in realtà avendo l’eternità a disposizione ogni evento,ogni singolo istante diventa un’esperienza unica, di cui fare tesoro. Nei miei giorni migliori condivido questa visione.
Negli ultimi anni,la TV ha scoperto Zelazny – e prima che gli sceneggiatori andassero (giustamente) in sciopero, c’era una serie basata su Roadmarks (che qui da noi credo si intitoli Ultima Uscita per Babilonia), e con George R.R. Martin fra gli sceneggiatori, ed una serie basata sul ciclo di Amber curata da Steven Colbert – che oltre ad essere un fanatico di Tolkien è anche capace di riconoscere la buona scrittura, evidentemente.
(posate quei lanciafiamme)
Non so se vedremo mai quelle due serie – e se dovesse succedere, cosa ci sentiremo dire? Che Amber è un rip-off di Game of Thrones? Che Roadmarks ha una struttura confusa e non è abbastanza immersivo (qualunque cosa il vostro guru di fiducia abbia deciso che quel termine possa sigtnificare)?
Roadmarks ha solo dei capitoli 1 e dei capitoli 2,alternati. Mentre i capitoli uno seguono una narrativa lineare, i capitoli due sono fuori sequenza – una volta finito il romanzo, Zelazny mescolò i capitoli due e li distribuì in una sequenza casuale, alternandoli ai capitoli uno. Ha perfettamente senso, essendo Roadmarks un romanzo su un’autostrada che attragversa il tempo, per cui è possibile uscire a Babilonia per un boccone all’autogrille poi proseguire verso il futuro o verso il passato.
La lista dei titoli indispensabili usciti dalla macchina per scrivere di Roger Zelazny è lunga. C’è anche un romanzo scritto a quattro mani con Philip K. Dick, che l’editore italiano ha pensato bene di pubblicare col nome di Zelazny un po’ più picolo e defilato sulla copertina. Perché hey, Philip K. fucking Dick, baby. Una vergogna. Zelazny collaborò anche con Robert Sheckley e con vari altri autori È agli atti che autori diversi come samuel Delany, Stephen Brust, Neil Gaiman hanno ammesso il proprio debito verso Roger Zelazny. E poi Geworge R.R. martin e Walter Jon Williams. Persino quella vecchia volpe di di AndrzejSepkovski ha definito Zelazny “maestro spirituale.”
Roger Zelazny morì a Santa Fe, il 14 di giugno 1995, all’età di cinquantotto anni, per le conseguenze di un cancro legato, probabilmente, alla sua dipendenza da nicotina. I suoi protagonisti fumano come ciminiere, fino ai primi anni ’80, quando Zelazny smise di fumare, e lo stessero fecero i suoi personaggi.
I suoi romanzi e racconti, nel nostro paese, sono ragionevolmente reperibili – nonostante per anni sia circolata questa voce che Zelazny era “troppo bravo e te lo faceva pesare”. Urania li ristampa con una certa frequenza, sulle bancarelle a volte si acquista ancora qualche vecchio Cosmo Oro o Cosmo Argento, e non è troppo difficile rintracciare e leggere una buona versione di A Night in the Lonesome October. Ne abbiamo parlato – il romanzo scritto per scommessa e narrato dal punto di vista del cane di Jack lo Squartatore. Non vi metto neanche il link. Cercateli, leggeteli.
Oggi Roger Zelazny avrebbe compiuto ottantasei anni. Non pochi, ma non un traguardo irraggiungibile. Ironico, per un autore che aveva fatto dell’immortalità uno dei suoi temi portanti. L’immortalità, i cicli mitologici, e cosa può significare essere (o diventare) un dio. Almeno su quest’ultimo punto, Zelazny ce l’ha fatta. Un dio rimane tale anche se viene dimenticato da molti.
Per chi fosse interessato, la mia nuova novella è disponibile ora anche su Amazon. Isole misteriose, pirati, avventure, e il necessario per giocare la storia usando le regole di Four Against Darkness. Prossimamente anche in italiano (ma non so ancora dirvi quando).
E sì, ci ho messo il link, ma è ad Amazon punto com, quindi se comprate, io non ci vedo un centesimo di commissioni.
Un paio di giorni or sono ho ricevuto un messaggio da un contatto in Giappone, che era preoccupato per la mia salute. Aveva visto in TV la notizia di inondazioni in Italia, e voleva assicurarsi che io stessi bene. È stato così che ho scoperto cosa era successo a Faenza – con 250 mm di pioggia scaricati in trentasei ore, la quantrità di pioggia di solito riversata in quell’area durante l’intero periodo primaverile.
Si tratta dei famosi “fenomeni climatici estremi”, la cui frequenza – stando agli studi sul clima – si sarebbe intensificata con l’aggravarsi della crisi climatica.
Una volta rassicurati i miei amici, un rapido giro sul web mi ha motrato immagini del disastro. E poi, uno sconosciuto, condividendo le foto delle strade di Faenza allagate, osserva che certi eventi si faranno sempre più frequenti e più disastrosi fintanto che continueremo a bruciare barili di petrolio.
Un’affermazione sostanzialmente corretta – nessuno, a meno che non sia pagato dalla Sette Sorelle, dubita ormai del fatto che le attività umane legate alla combustione di idrocarburi siano legate al cambiamento climatico. Più CO2 liberiamo nell’atmosfera, più l’equilibrio del nostro clima verrà compromesso, e assisteremo semmpre più spesso ad eventi come quello avvenuto a Faenza. Assisteremo, se saremo fortunati. È più probabile che non saremo semplici spettatori, ma protagonisti.
E tuttavia, sotto alle foto di quello sconosciuto, ecco che si susseguono gli insulti.
Cosa c’entra tutto questo col petrolio? Sono solo fregnacce. La colpa è del dissesto idrogeologico!
Ora, questo è stupido. Il dissesto idrogeologico non è una causa, ma un effetto. Il dissesto, che si puiò esprimere sotto forma di frane, crolli, inondazioni, è il prodotto di una serie di cause. Incuria e mancata manutenzione? Possibile. Ma senza quei duecento e cinquanta millimetri di pioggia in trentasei ore, non sarebbe successo nulla.
E tuttavia, la propaganda ha funzionato talmente bene, che basta dire “crisi climatica” o “combustibili fossili” per scatenare la furia del pubblico. Come è possibile?
Da una parte, certamente, c’è la reazione istintiva e “di pancia” che porta ad infuriarsi quando ci si senter dire che abbiamo sbagliato. Ce l’ha insegnato la scuola, che sentirsi dire “hai sbagliato” è come essere accusati di un crimine. Dall’altra, c’è che è passata con successo questa idea che l’interò corpo di indagini e risultati relativi alla crisi climatica siano una colossale truffa, ordita dagli scienziati malvagi per ingannare i bravi ed onesti cittadini.
Ed ecco fatto – non solo vi stanno mentendo, ma vi rinfacciano anche di aver sbagliato. E via con gli insulti.
Intanto le case di Faenza sono a mollo, e stando alle previsioni del meteo, qui dove sono seduto ci aspettano cinque giorni di pioggia.
Il che è forse rassicurante – perché ciò che rende questi eventi pericolosi è come concentrano precipitazioni catastrofiche in tempi molto brevi. Cinque giorni di pioggia possono essere assorbiti dal sistema più facilmente della stessa quantità d’acqua riversata in sole trentasei ore.
E intanto, non è curioso che anche coloro che negano i risultati delle ricerche sul clima, si fidino normalmente delle app per le previsioni meteo?
È un vero piacere poter annunciare che una nuova novella, intitolata The Island of the Screaming Statues, è appena arrivata su Lulu.com Si tratta della mia seconda incursione nel mondo di Norindaal, creato dall’amico Andrea Sfiligoi per il suo gioco di ruolo 4 Against Darkness. Il racconto si può leggere senza avere alcuna esperienza col gioco – ma chissà, magari potrebbe invogliarvi a provarlo, e in questo caso in fondo al libro trovate una ricca appendice per adattare la storia.
La novella è un fantasy classico, e segna il ritorno dei quattro scompagnati avventurieri già incontrati in The Heart of the Lizard, questa volta alle prese con un’isola mistriosa, strane creature sovrannaturali, pirati (ovviamente!) e una signora con un grave problema di doppie punte…
Il libro è disponibile in pdf a 4.99 e in brossura a 8.99, ma per un tempo estremamente limitato potete usare il codice GREEN15 e ottenere uno sconto del 15%. Sono previste distribuzioni su altre piattaforme ed anche una edizione in italiano, ma non saprei indicarvi una data stimata di uscita.
Nel suo primo incontro con il dottor John Watson, Sherlock Holmes si descrive come un “consulting detective” – di fatto uno che viene consultato da altri (privati o polizia) che gli presentano un mistero al quale stanno lavorando, e che lui contribuisce a risolvere, fornendo appunto una consulenza. E tuttavia nel canone non lo vediamo spesso, il buon Holmes, in questo suo ruolo di semplice consulente.
Per colmare questa lacuna, la Belanger Books – un editore specializzato in pastiches sherlockiani – ha appena lanciato un kickstarter per finanziare una nuova antologia, intitolata The Consultations of Sherlock Holmes – storie nelle quali altri investigatori si muovono sul campo alla ricerca di indizi e di tracce, e Holmes compare solo come distante desu ex machina, per fornire quel dettaglio mancante che permetterà ai veri protagonisti di risolvere il mistero.
Il kickstarter non si ripromette di rastrellare milioni – ha in effetti il solo scopo di coprire le spese di stampa – ma se avrà un particolare successo, gli autori delle storie scuciranno qualche dollaro in più. Ed essendo io uno di tali autori, vorrei suggerire a tutti coloro che sono interessati al volume, a sottoscrivere il kickstarter invece di aspettare che il libro esca per poi ordinarlo con Amazon. Non solo ci sono un bel pacchetto di extra inclusi nel pacchetto, ma in questo modo arriveranno anche più soldi nelle tasche degli autori.
Per invogliarvi, ecco anche la copertina del libro, che io trovo splendida.
Per chi fosse interessato, la mia storia si intitola The Consultation of ther Edimburgh Smoker, ed ha per protagonista un detective addetto alla sicurezza di un grande magazzino scozzese, alle prese col misterioso furto di un paio di scatole di costosi aghi per gramofono. Quando l’indagine arriva ad un punto morto, il detective – che ha motivi molto personali per voler arrivare ad una soluzione nonostante l’assurdità del crimine – si reca al 221B di Baker Street per chiedere l’aiuto del suo ben più titolato collega…
E come al solito, tutti i dettagli più assurdi della storia sono assolutamente reali dal punto di vista storico. Perché io mi diverto così, che ci volete fare.
Ho accennato in un post precedente al senso di panico che si prova, completato un lavoro e spedito il manoscritto all’editore, all’idea che non si presentino altre opportunità, che il lavoro appena consegnato sia l’ultimo che riusciremo a vendere, e che la miseria e la disperazione siano in arrivo, appena oltre l’orizzonte.
Una paura legata al fatto che vivere scrivendo èp una miscela di duro lavoro (però divertente) e di fortuna – e nel panorama corrente i segnali sono spesso sconfortanti.
È anche per lasciarmi alle spalle questa angoscia strisciante che anche quest’anno prenderò parte allo #StoryADayMay, una iniziativa in cui i partecipanti si impegnano a scrivere e finire una storia al giorno, per tutta la durata del mese di maggio.
Come ho spiegato altrove, è gratis, è una eccellente opportunità per provare generi, temi e stili diversi dal solito, e mi permette di rifornire il mio serbatoio di racconti da spedire in giro e provare a vendere. E sì, tiene a bada la paura.
È possibile per i partecipanti definire le proprie regole di campo, e nel mio caso, ho deciso che
a . per “storia” intendo sia narrativa che articoli
b . i post sui miei blog non contano come storie
c . le flash fiction sono accettabili
d . mi impegnerò a scrivere almeno 5 storie alla settimana (insomma, mi tengo i weekend liberi) pur mirando a scrivere e finire 31 storie.