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Il canto della sirena

9 commenti

La cosa comincia con la scoperat della Avid Records Ltd., azienda britannica che rimasterizza e butta sul mercato grandi classici del jazz in compilation riempite al punto di scoppiare, a prezzi ridicoli.
Quattro album storici riversati su due Cd, a 5 euro.
Roba del genere.
La buona musica ad un prezzo che ti fa venir voglia di esplorare anche quegli anfratti in cui non ti sei mai andato a cacciare,.

Per dire – i remasters degli anni ’30.
Difficile trovare qualcosa che non suoni come una voce distorta che sussurra dentro una scatola vuota di spinaci.
I migilori, sulla carta, sono quelli della Past Perfect – gente che gira per mercationi ed aste, si procura il maggior numero possibile di copie di dischi di celluloide vecci di novant’anni, e poi opera per interpolazione, in modo da ricavare da dieci dischi rigati una singola traccia perfetta.
O quanto più perfetta possibile.
I remasters della Avid non sono altrettanto maniacali, ma sono comunque superbi.
E anche così, resta il fruscio della puntina del gramofono.

Però, dai, 5 euro, un doppio di una cantante mai sentita, rimasterizzata da vecchie incisioni degli anni ’30…

Frances Day fu una cantante fantastica.
E una donna fantastica.

Nata in America forse nel 1904, trasferitasi appena (forse) diciottenne in Gran Bretagna dove un impresario aveva intuito le sue potenzialità, Frances Day fu, per una decina d’anni, fra gli anni ’30 e gli anni ’40, l’equivalente di ciò che la Monroe sarebbe stata due decadi dopo in America.

Bella ma non banale, con una voce inconfondibile anche su vecchi dischi rigati, scandalosissima (regalò le proprie mutande a Montgomery per ringraziarlo dell’impegno profuso ad El Alamein), selvagiamente bisessuale (fra le sue amanti anche Tallulah Bankhead e, ovviamente, la Dietrich), strapazzò sentimentalmente tanto il principe di Galles che Eleanor Roosevelt.
Quando il suo fidanzato venne abbattuto durante la Battaglia d’Inghilterra, dicono che si rifiutò di cancellare il proprio spettacolo.

Fece film, recitò a teatro e cantò.
Nel ’32 esplose sulle scene, ed i giornali parlavano solo di lei.
Questo non le pose dei limiti – anzi.
Si racconta di una sera in cui arrivò in teatro a cinque minuti dal sipario, compleamente brilla, si sfilò la pelliccia di ermellino e tenne la scena per due ore in sottoveste di seta – e nessuno parve badarci.
Lei aveva esordito in reggicalze e ventaglio di piume di struzzo, anni prima, e quindi non era il tipo da formalizzarsi.
E poi Frances era una che ipnotizzava il pubblico comunque – che fosse vestita o meno.
La definivano “una sirena”.

Negli anni ’40 cominciò anche a dirigere i propri spetacoli.
Flirtò con G.B. Shaw e si portò a letto Denholm Elliott (il primo aveva cinquantun anni più di lei, l’altro dodici di meno).

Nel ’65 riuscì a infilarsi nel casting di quello che sarebbe stato il suo ultimo fim, spacciandosi per la propria figlia.
E la fece franca.

Ma ormai era chiaro che il tempo dell’avventura era finito.

Finite le riprese, vendette il proprio alloggio a Mayfair, le proprie ville, parte dei propri averi, e si ritirò in campagna, scomparendo completamente.
Cambiò nome, acquistò una casetta e affittò l’alloggio al pian terreno ad un ragazzo che aveva appena iniziato la professione di avvocato civilista.
Morì nel 1984, di leucemia.
Lasciò tutto ciò che aveva – e parliamo di un sacco di soldi – all’avvocato.
Perché aveva perso tempo a chiacchierare con lei.

Il remaster della Avid è grandissimo – specie considerando il materiale d’origine.
Frances Day era altrettanto grande.

Tanto per farvi un’idea…

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Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

9 thoughts on “Il canto della sirena

  1. Che personaggio. Poi si dice il sesso debole. Ne fanno ancora di donne così?

    La “spigolatura” delle mutande regalate a Montgomery è eccezionale. Sei uno scrittore fantasy, inventi un capitano nobile e coraggioso – ti verrebbe mai in mente di fargli regalare un indumento intimo da una principessa elfica per il suo coraggio?

    Una storia così con me guadagnerebbe 10 punti : )

  2. A parte che a me, il fruscio del grammofono continua a piacermi…
    Che bella storia! E che bella donna!
    Se riesco a trovare delle immagini ci faccio un post fotografico.

    😉

  3. @Daniele
    naturalmente gliele regalò in pubblico, durante uno spettacolo per le truppe…

    Però sì, è uno di quei personaggi che se li mettessi in una storia, ti direbbero che sono poco plausibili.

    @Hell
    Ho pensato a te ed alla nostra condivisa passione per le signore del bianco e nero, quando ho fatto questo post.
    Foto temo ne troverai poche e sgranate – comunque buona caccia!

  4. Pingback: A Day of Summer | Book and Negative

  5. Ecco, quando vedo donne così, capisco quanto sia zeppo di mutazioni il mio DNA 😦

  6. Come creare una leggenda:-)

  7. Che voce. E che controllo ritmico e melodico. Se ne trovano più di cantanti così? Magari sì, ma col lumicino.

  8. A me onestamente le ristampe della Avid non piacciono molto – mi sembrano semplici “riversature su cd” come negli anni ’90, e quindi a volume basso e toni medi gambizzati. E ti parlo di robe già degli anni ’50. Trovo che la Fresh Sounds abbia fatto di meglio, anche se costa un filino di più. Per la roba anni ’30, o ’20, fidati ciecamente di Proper Records, JSP e Naxos. E questa cntante non la conoscevo per niente, proverò.

  9. Conosco Naxos, ma non conoscevo la Fresh Sounds, e le darò volentieri un’occhiata.
    Per quel che mi riguarda, i remaster della Avid sono più che accettabili per un consumo senza troppi problemi – non pretendo incisioni da audiofili, insomma, mi basta qualcosa che suoni abbastanza chiaro sul mio vecchio lettore CD.
    Anche se, paradossalmente, forse i dischi anni ’30 vengono meglio di quelli più recenti.

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