strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Prigionieri della linearità

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L’altra notte ho fatto un sogno.
No, ok… lo sappiamo – l’unico che potesse cavarsela raccontando in pubblico cosa aveva sognato era la buonanima di Martin Luther King.
Io non sono nella stessa lega.
Non gioco neanche allo stesso gioco.
Ma datemi un attimo, ok?

L’altra notte ho fatto un sogno, ed ho sognato un ebook.
La cosa deve essere stata causata da un malaugurato panino notturno mal digerito, ed innescata da una discussione fatta nel pomeriggio con un tale che, avendo trasecolato per il fatto che anche io possegga un ereader (da due anni, ma ehi, non avevo pensato fosse il caso di informarne la stampa), se ne è uscito con la solita storia che

l’ebook rivoluzionerà il modo in cui si leggono i libri così come l’mp3 ha rivoluzionato il modo in cui si ascolta la musica.

Il che naturalmente è una sciocchezza.
Molto popolare, ma una sciocchezza.

Permettetemi di spiegare.

Il formato mp3 non ha rivoluzionato il modo di fare musica – quello, semmai, lo ha rivoluzionato l’avvento del registratore a nastro magnetico a basso costo. Date un’occhiata alle vostre cronologie, e noterete che la diffusione della musicassetta (originariamente intesa solo come supporto per dittafoni) coincide a grandi linee con la nascita del punk*.
E il formato mp3 non ha rivoluzionato il modo di ascoltare musica – quello, semmai, lo ha rivoluzionato il CD Audio, che offriva per la prima volta la possibilità di ascoltare i pezzi sul disco nella sequenza che pare a noi, e non nella sequenza decisa da artisti e produttori.
Ciò che l’mp3 ha drasticamente rivoluzionato è il modo di distribuire e vendere la musica.
Ed ha radicalmente abbattuto i costi alla fonte (niente stampa, magazzino, furgoni o pacchi postali…)

E l’ebook?
Beh, l’ebook ha certamente cambiato la distribuzione e abbattuto i costi alla fonte.
Ha certamente liberato gli autori da un certo tipo di filiera (aha!), aprendo la strada alle autopromozioni.
Ma gli autori autoprodotti esistevano anche prima – con sistemi che andavano dalla pubblicazione di fanzine ciclostilate o fotocopiate alle vanity press… restava il nodo critico della distribuzione (che resta saldamente nelle mani delle major), ma si poteva fare.
Niente grandissime rivoluzioni anche lì.**
E per il lettore?

Ecco, torno a ricordare il mio primo CD (Parallel Lines, dei Blondie), e ricordo con chiarezza il senso di “Wow!” all’idea… alla pratica!… di poter saltare da un pezzo all’altro al tocco di un tasto, senza dover maneggiare il braccio del giradischi o ffar scorrere avanti e indietro il nastro.
Click! E si saltava da One Way or Another a 11:59.
Grande!

Per il lettore non c’è stato nulla di tutto questo.
La struttura della narrativa, quella che è stata fortissimamente influenzata dal supporto, non è cambiata al cambiare del supporto.
Sono cambiati i prezzi, le librerie, ma si parte sempre e comunque dalla prima riga della prima pagina per arrivare all’ultima riga dell’ultima.

Il CD audio ha liberato gli ascoltatori dalla linearità.***
L’ebook non ancora.
Anche se potrebbe.

Perché, l’ho già detto infinite volte, l’ebook, quando si limita ad essere un testo lineare riversato su file, certo, è comodo, è facile da distribuire, garantisce guadagni più alti a fronte di investimenti più bassi, ma sfrutta il 3.7% delle proprie potenzialità.

Pensate ai libri-game.
Narrative non lineari.
Che garantiscono un grado nuovo di libertà tanto per l’autore che per il lettore.
Non ci sono, sapete, solo libri non lineari a base di elfi, e draghi.
E per quanto tutti noi che siamo stati cresciuti nel Tempio dei Ramas si sappia di avere qualcosa in più, esistono testi seriosissimi scritti con strutture non-lineari come libri-games.
Persino un volume di narrativa erotica della francese Alina Reyes, pubblicato anche in Italia da Guanda (mi pare).

Ma in formato ebook?
Perchè continuiamo a riversare narrative lineari nel medium?****

E la non linearità naturalmente apre un sacco di possibilità.
Ed io una di queste possibilità me la sono sognata la notte passata, complice quella lunga discussione col mio poco brillante interlocutore.

Io la notte passata ho sognato un romanzo.
Una grande saga familiare.
Un romanzo storico.
Un romanzo sferico.

Ma ne parliamo domani, ok?
——————————-

* L’audiocassetta naturalmente è anche all’origine della pirateria che uccide la musica.

** OK, magari siete di quelli che si accontentano delle piccole rivoluzioni… anche se come concetto, “piccola rivoluzione” sa più di pubblicità dello shampoo che non di fruizione mediatica.

*** Potrei fare osservazioni molto sottili ed affascinanti sul fatto che io mi sia liberato della linearità ascoltando Parallel Lines, ma non mi pare questa la sede.

**** No, ok, lo so, esistono esempi ed esperimenti straordinari.
Ma non ne vedo dibattere con passione né sui quotidiani nazionali, né sui siti dei profeti dell’ebook.
Perché?

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

35 thoughts on “Prigionieri della linearità

  1. Quello che cambia, all’avvento di prodotti o standard nuovi, è l’aspetto industriale. Amazon e Apple, le guerre dei brevetti, il marketing virale, sono tutte grandi novità ma sono strettamente commerciali. La narrazione (o la saggistica) non sono cambiate, né in sostanza è cambiato il modo in cui vengono strutturate e pensate, salvo rare eccezioni.
    Anche il concetto di ipertesto non è esattamente nato la settimana scorsa, così come le strutture aperte dal punto di vista narrativo. Il punto è avere il coraggio di osare, la voglia di mettersi in gioco e la consapevolezza che anche in caso di successo pieno (magari!) ci sarà il coro dei soloni a dire che lo sapevano già prima und so weiter.

  2. La mia sensazione è che la discussione sull’ebook si stia incartando un pochino. (oh, the pun!) Da un lato c’è l’inutilissima finta battaglia tra cartaceo e digitale… il profumo della carta and all that jazz. Dall’altro, in tutti i convegni, seminari, tavoli e tavolini in materia, si continua a sentir ripetere che la rivoluzione non consiste nel limitarsi a digitalizzare il materiale che esiste in cartaceo, che il mezzo ha potenzialità molto maggiori, ma… di solito a questo punto salta fuori qualcuno che produce app per fanciulli in cui si può far saltellare Pinocchio su e giù per lo schermo – oppure materiale didattico in cui il discente ha facoltà di piluccare microapprofondimenti come se fossero ciliegie.
    Come se queste fossero risposte.
    Si fa confusione tra enhancements, bells and whistles (e nessuno mi toglierà di mente che questa strada conduca a qualche sorta di lettura assistita…) e le possibilità di forme narrative nuove. Ci sono gli esperimenti, è vero – e non da oggi, come dice Angelo – ma non la curiosità, non l’apertura, non il coraggio.
    Tutti ancora troppo distratti dai prodigi tecnologici del giocattolo nuovo, forse?
    E ad ogni modo, attendo con estremo interesse i tuoi sviluppi – concettuali e narrativi.

  3. La mia impressione è che nel dibattito sulla natura del libro elettronico siano coinvolte persone che tendono a deragliare la discussione.
    I profeti della morte del libro così come i difensori del cartaceo come unica realtà sono due tifoserie che molto spesso non circostanziano le proprie posizioni.
    Poi ci sono quelli che pensano solo al denaro – i sostenitori del libro gratis sempre e comunque e che gli autori si trovino un lavoro onesto se voglion mangiare, gli editori che dicono candidamente che non vedono perché sobbarcarsi il rischio di pubblicare un libro che non vende, che il rischio se lo sciroppi chi scrive, distributori che dicono a giovani speranzosi di sperimentare, ma anche di tener presente che ciò che risulterà troppo sperimentale non sarà distribuito.
    E gli accademici, che in linea di massima ne vogliono parlare, non vogliono farlo – e possibilmente parlarne abbastanza a lungo da giustificare un assegno di ricerca.

    A questo punto è normale – io temo – anche se non accettabile, che la situazione si muova con la lentezza di una colata di melassa.
    La strada (metaforicamente) è dove succedono le cose.
    C’è chi sta facendo cose splendide (penso a BBN.com), ma in linea di massima la prudenza e i tempi lunghi sono la regola.
    Si punta spesso al gadget.
    Si ha poca voglia di utilizzare strumenti nuovi e diversi (penso al progetto Sophie).

    A questo punto, le rare, occasionali sperimentazioni (spesso portate avanti da elementi “estranei alla filiera”) hanno visibilità bassissima, o ci si sente dire che eran cose risapute, abbiamo avviato un progetto di ricerca per verificarne la fattibilità…

  4. Non ci crederai (o forse ci crederai, ma una frase fatta come incipit ci sta sempre bene), ma pensavo alle stesse cose ieri. Di ipertesti si parla da anni e ci si aspetterebbe che tornassero di gran moda, adesso che esistono strumenti comodi per fruire di questo tipo di contenuti. Non essendo uno scrittore io pensavo soprattutto a testi “da consultazione” come i libri di cucina o i libri di testo, che sono già concepiti per una lettura che non va dalla prima all’ultima pagina.

  5. angelo, dici: “La narrazione (o la saggistica) non sono cambiate, né in sostanza è cambiato il modo in cui vengono strutturate e pensate, salvo rare eccezioni.”
    ma non è perché la vita stessa è percepita come lineare, soprattutto nella cultura occidentale? che poi è l’unica (o quasi) che ha i mezzi tecnologici e economici (finché dura) che permettano sperimentazioni “altre”.
    mi pare sia una visione che influenza sia la produzione (la testa di chi scrive) che il bacino di vendita (non a tutti piace ciò che diverso dal solito: si cerca tranquillità & sicurezza, ne lo sconvolgimento dei punti di vista è “rara eccezione”)
    non so, è un pensiero che mi è venuto così. perché anch’io a volte ho voglia di leggere (o rileggere) una storia per sentirmi a casa, più che per farmi un giro sulle montagne russe.

    e il tempo a disposizione delle sperimentazioni, comunque, è stato ben poco… non mi pare giusto pretendere dalle narrazioni la stessa velocità di evoluzione dei mezzi tecnologici. per dire, c’è voluto un po’ di tempo dop gutemberg perché si cominciasse a stampare qualcosa di diverso da santi&madonne. non secoli, ma un po’ di tempo sì.

    senza contare che molti hanno ancora difficoltà a distiguere un ebook reader da un tablet.

  6. p.s. post commento incrociato: in cucina comunque – datemi del retrogrado – io roba elettronica non cela porto. spazi angusti di lavoro e roba unta ci vanno poco d’accordo. preferisco il rischio di macchiare una pagina che quello didover buttare un lettore 😉

  7. Un po’ di considerazioni in ordine sparso.

    Io da quando ho ipad e kindle leggo sicuramente di più quindi una rivoluzione c’è stata, almeno per noi lettori forti che leggiamo in inglese. Certo leggo parecchia roba molto vecchia fuori copyright ma che mi costerebbe molto in cartaceo. Libri che non sarebbero più prodotti sono a disposizione di tutti.

    La vera rivoluzione è la distribuzione. La gratificazione istantanea. Poter trovare da leggere a qualsiasi ora senza uscire di casa, in pochi secondi…comprare un libro e iniziarlo mentre fai la fila in banca, o all’asl o dal commercialista. Trovarlo sincronizzato su tre diversi device di lettura (iphone, ipad e kindle) in modo che ovunque tu sia la lettura sia sempre in tasca e si ricordi magicamente a che pagina (pardon, location) sei arrivato.

    L’altra distribuzione è la riduzione del potere dei gatekeeper. Te lo dice uno che ci ha costruito una (seppur minima) carriera editoriale. Uno “nativo dgitale” che vende anche 20 ebook per ogni copia cartacea. senza santi in paradiso e finora ignorato (finora ma sta cambiando, ho appena firmato un contratto con un editore tradizionale) dall’editoria “vera”.

    I librigame ci sono da parecchio (sull’App store di Apple ci sono le versioni nuove ipertestuali dei Fighting Fantasy e anche altri) però sembra che proprio non ci sia interesse. I prodotti non raggiungono massa critica. E pensare che vendevano centinaia di migliaia di copie in cartaceo (semplicemente perché all’epoca non c’era internet e le alternative ludiche erano limitate se non avevi un gruppo di GdR).

    Quello che non cambia mai, nell’uomo, è la voglia di raccontare e ascoltare storie, e la maggior parte di noi “pensa lineare” se si tratta di narrativa.

    Per la saggistica magari il discorso cambia, un testo di riferimento secondo me DEVE essere ipertestuale /con una struttura a schede di approfondimento. Però… se si esagera… se il testo stesso diventa “una fetta di internet” alla fine si rischia l’effetto “ma perché sto leggendo questo, se passavo le stesse ore a cercare su wikipedia/internet scoprivo le stesse cose”. Quindi l’autore di saggistica deve equilibrare la dose di interattività per non perdere la “librosità” del contenuto che sta vendendo/proponendo. E, ovviamente, confezionare il tutto in maniera intelligente e divertente, che è poi il senso della scrittura (o uno dei sensi della scrittura).

    Detto questo, attendo con ansia notizie del tuo romanzo non lineare!

  8. @Melo ci sono gusci protettivi e leggii pensati per l’uso culinario.

  9. [OT] Se devo rischiare di macchiarlo in cucina non porto neanche il libro cartaceo, considerando che esistono libri di cucina che costano come un lettore ebook. Preciso anche che “libro di cucina” e “ricettario” sono due cose differenti, almeno per me. [/OT]

  10. Sinceramente penso che siamo di fronte davvero a una rivoluzione, Non starò a ripetere ciò che giustamente afferma Andrea, ma credo che la disponibilità costante – e sostanzialmente gratuita – del libro in ogni luogo e momento modificherà le nostre abitudini di lettura. Mi incuriosisce la tua disponibilità per un libro “aperto” e sono pronto a rifletterci sopra, anche se sono convinto che il libro modulare o interattivo sia più una conseguenza dell’interfaccia disponibile tra libro e internet che un libro “multidimensionale”, ovvero un testo dallo sviluppo determinabile dal lettore. Ovvero, è probabile che un nuovo “romanzo” possa e debba fornirsi di ulteriori suggestioni che la disponibillità di tecnologie più avanzate renderà possibili. In fondo non si scrive già valendosi di suggerimenti e visioni provenienti da internet? Un libro-film-concerto non sarebbe già una profonda modifica della nostra visione della lettura? Il problema vero è che la modularità del libro lasci intatta – o aumenti – il piacere del leggere e non lo svilisca a semplice banale esperienza pseudotelevisiva, ovvero che rimanga aperto il più possibile alla sensibilità di chi legge.

  11. @andrea, secondo me la differenza (o una delle differenza) tra il saggio ipertestuale e la ricerca su internet sta nel fatto che, nel saggio, il lavoro di ricerca e di rielaborazione critica l’ha fatto l’autore per noi. Questo comporta che, quando acquisto l’opera di quell’autore, sto acquistando il suo lavoro di ricerca, controllo delle fonti, riorganizzazione e “messa in prospettiva” dei contenuti. E’ questo che rende saggio il saggio.

  12. Attenzione.
    Io non nego la rivoluzione – dico semplicemente che il paragone ebook-mp3 vale quasi esclusivamente per la distribuzione, e che i cambiamenti di paradigma, per la musica, sono stati altri.
    Leggere di più e portarsi in tasca una biblioteca sono una gran cosa, ma rivoluzionano pochino l’esperienza di lettura.
    Io non voglio parlare di volumi, di numero di pagine macinate, o di costi abbattuti (per chi?)

    Io vorrei vedere qualcosa di diverso dal libro lineare, visto che il supporto permette una non linearità.
    Esattamente come accadde per il CD audio.
    Lasciamo perdere che poi il 90% degli ascoltatori la funzione di salto e di programmazione non la usa.

    L’idea è quella di dare corpo alle potenzialità, e non stare a scornarsi in eterno su cose come l’odore della carta, e se il mio ereader lava più bianco del tuo…

  13. @Melo
    Non so quanto sia percepita come lineare la vita, o lo scorrere della stessa secondo la visione tradizionale dello scorrere del tempo percepito. La tecnica del flashback è ampiamente utilizzata su tutti i media e si sta allargando la fascia di chi scrive con multipli POV. Tuttavia la stessa suddivisione del testo in capitoli, la loro successione, la scarsa quantità /qualità di riferimenti interni o esterni rende il libro del 2012 decisamente simile al suo predecessore del 1812. Il che trova riscontro nella forma mentis di molti lettori.

  14. @Mo si certo, lungi da me lo svilire l’opera del ricercatore. Dico soltanto che ai nudi dati vanno affiancati uno stile divertente e una “regia” sapiente, senza esagerare con l’effetto “salto da palo in frasca” dell’ipertesto proprio per evitare la sensazione “wikipedia”. Quindi magari una struttura semilineare con schede di approfondimento apribili e chiudibili piuttosto che a un ipertesto infinito e concentrico perché uno vuole anche la soddisfazione di “aver finito di leggere” un libro. Insomma l’esperienza deve essere circoscrivibile dal punto di vista temporale e dello sforzo.

    @Davide uno dei noccioli della questione è quello economico. C’è abbastanza pubblico pagante (o anche un solo sponsor) interessato a compensare l’autore dell’opera non lineare? Oppure l’unica strada percorribile è la donazione/regalo che mette sostanzialmente tutto il potere contrattuale nell’utente finale? Certo il rischio di tutte le sperimentazioni è quelo di fare un buco nell’acqua, rischio che lascio a chi vive di altro perché di rischi mi bastano quelli insiti nella scrittura “tradizonale”. I segnali non sono incoraggianti, però una cosa del genere la seguirei con interesse.

  15. @Angelo Benuzzi
    la non-linearità temporale nella narrazione è una cosa; l’ipertestualità un’altra.

    Nel primo caso, la regia dei salti la fa comunque il narratore. nel secondo è il lettore.

    A parte i libri game che hanno assoluto bisogno di questa interattività, nella narrativa tradizionale non vedo come la seconda possa essere introdotta senza “sprecare” un sacco di lavoro. Insomma se mario leggendo può saltare i capitoli 2 e 3 e saltare agli eventi del capitolo 4 (ragiono in capitoli per semplicità, chiamateli blocchi narrativi se preferite), o i capitoli 2 e 3 contengono informazioni non essenziali alla comprensione di storia e personaggi (quindi fuffa) oppure le informazioni devono essere seminate in modo diverso in tutti i percorsi possibili. Quindi dobbiamo scrivere un testo di 24.000 parole di cui il lettore medio leggerà solo 8000?

  16. @davide anche perché gli album su cd non erano altro che (in buona parte) raccolte di brani. tommy ha ancora un senso ascoltarlo di fila, così come the wall, no?
    spero non ci sia nssuno che ascolta 10 secondi di moonchild per poi skippare alla puppet dance, alla corte del re cremisi

  17. @Melo
    Se dobbiamo credere alle statistiche di vendita, la compilation – vale a dire la selezione di brani che poi ti ascolti come ti pare – resta saldamente la formula vincente.
    La funzione skip con Thick as a Brick non serve nulla – ma i concept album e le opere rock (o non rock) non costituiscono la norma.
    È come se al discorso della narrativa contrapponessimo romanzi e raccolte di racconti.

    Estendere oltre il lecito paragoni e metafore è sempre pericoloso.

  18. @Andrea
    Ci furono tempi in cui le università finanziavano artisti per sviluppare opere sperimentali.
    Oggi non succede più.
    O succede meno.
    O succede altrove.

  19. e se la lettura in fondo avesse bisogno della semplicità che esclusivamente l’essere fatta di solo parole concede?
    ricordo quando ero ragazzino che alcuni educatori sconsigliavamo i libri illustrati perché imponevano una visione al giovane lettore invece di lasciarlo immaginare. Non sto a dire che avessero ragione, però ci sono cose che funzionano proprio perché sono “povere” di bells and whistles.

  20. Hahahaha… bel giochino, Andrea, ma si può giocare in due 😉
    Perché allora probabilmente nulla supera la purezza della narrazione orale.
    Al limite con l’ausilio di qualche pittura rupestre…

  21. Mi ritrovo molto nelle osservazioni di Andrea e nel suo entrare nel merito e nella meccanica dell’ipertesto.
    A me gli ipertesti mettono ansia, perchè ho sempre paura di perdermi qualcosa di più bello dall’altra parte. Probabilmente è un limite mio (“Come sono fatto male…” ^__^) ma forse potrebbe essere una barriera oggettiva alla diffuzione degli ipertesti, intesi come narrazione a percorso multiplo.

    Quindi sono con Davide nell’auspicare “qualcosa di completamente diverso” che mi spiazzi e che mi piaccia di più del testo lineare, che comunque, tra salti temporali, POV multipli, voci narranti e altri trucchetti, è ben lungi dall’avermi stufato

  22. right, errore mio. esempio iperbolico sbagliato proprio perché mi riferivo alla compilatione poi ho fatto riferimento a un concept. ma la formula che dici innovativa non è strettamente legata al contenuto già frammentato di per sé sul piano narrativo? nel senso, a me viene più facile paragonare un brano a una narrazione che un album (non concept) a un narrazione.
    non riesco a vedere le stesse potenzialità rivoluzionarie per la narrativa, con l’avvento del digitale. probabilmente è un limite mio, dovuto alla percezione del mondo di cui parlavo sopra.

  23. @Davide beh gli audiolibri sono narrazione orale 😀 e sono l’ideale per i lunghi viaggi in macchina.

  24. No, attenzione, Melo.
    Ciò che io dico è proprio che paragonare 1:1 industria del disco ed industria del libro è sbagliato – l’unico ambito in cui si somigliano è quello della distribuzione (ma allora lo stesso vale anche per la Nutella e le scarpe da tennis).
    Per questo io dico ebook = mp3 è sbagliato “ideologicamente”.

    E dico che vorrei qualcosa… qualsiasi cosa… che metta il lettore nella stessa posizione in cui si trovò chi per primo ebbe fra le mani un CD-reader con funzioni Skip e Program…
    Quindi non necessariamente la stessa cosa, ma qualcosa che abbia un effetto simile.

  25. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  26. @Quiller, io sono un collezionista di libri gioco e non ne ho mai finito uno (non barando voglio dire) … diciamo che quando li leggo mi piace il viaggio e non mi preoccupo di arrivare a destinazione. Però quella è una nicchia minuscola, e quando leggo narrativa (vale anche un po’ saggistca) trovo soddisfazione nell’aver “finito” un libro. Certo è solo una pia illusione, anche perché un libro non “finisce” con la lettura e non ho la pretesa di aver assorbito tutto, e soprattutto i testi di riferimento sono pensati per seconde e terze letture, però è una piccola soddisfazione che credo l’ipertesto non possa dare.

  27. @Davide sarebbe pensabile un romanzo dove l’esposizione/infodump etc è saltabile a discrezione del lettore. Che ne so, se sono un esperto di gladiatori posso saltare la descrizione in cui tu autore ti affanni a spiegarmi cos’è una sica supina e con quali movimenti del braccio viene usata. Se non sono un esperto, clicco sulla parola e mi esce una finestrella (contestualizzata, però, quindi scritta ad hoc per quel tratto del libro) con illustrazione e un paio di paragrafi aggiuntivi. Però questo i reader già lo fanno almeno in parte coi dizionari.

  28. @davide forse e’ proprio perche’ e’ una forzatura il paragone 1:1 che non riesco a immaginarmi una possibile evoluzione sulla base di tecnologie digitali.
    Niente che non sia diverso anche dai gia’ citati librigame, che per me rimangono un esperimento più’ che interessante ma abbastanza fine a se stesso, quantomeno come potenzialita’ di sviluppo ulteriore. E ribadisco che in buona parte e’ un limite mio, la difficolta’ a immaginare una narrativa che vada oltre a quella lineare (dal punto di vista della lettura, intendo. Poi lo so che in fase di scrittura si puo’ giocare ben oltre i limiti di a->b) Soprattutto considerando che ora dobbiamo davvero aspettarci ‘qualcosa di completamente diverso’, data la chiusura del post 😉
    Mi scuso per l’esposizione confusa di pensieri sparsi ma tempi e mezzi sono quelli che sono, e mi confondo da solo, nel confondermi.

  29. Io ho detto e letto tutto quello che c’era da dire e leggere sugli ebook. Ho ascoltato perfino le voci più cialtrone e ignoranti, che parlavano con toni isterici di cose che non hanno nemmeno cercato di comprendere.
    Ora mi prendo una lunga pausa e, salvo giornate in cui mi sveglierò col piede sbagliato, riprometto di non dire più nulla in materia.
    Piuttosto sono molto, molto incuriosito da quel termine, “romanzo sferico”, che da vecchio e scafato blogger hai buttato lì, tra il nascosto e l’esca.
    Ecco, dimmi tutto 😀

  30. Comunque One way or another è una grande canzone! 😉

  31. Reblogged this on Speculum Maius and commented:
    Come al solito in debito di ossigeno, rilancio il post del mio stimatissimo collega blogger (che ne vale sempre la pena). Buona lettura!

  32. Romanzo sferico. Stanotte non dormirò, per l’ansia di sapere.

  33. Secondo me è un po’ fuori luogo parlarne adesso. L’introduzione della stampa (PUBBLICITÀ: ne avevo accennato qui: http://argonautaxeno.blogspot.it/2012/02/come-leggete.html) ha modificato il modo di lettura profondamente, da una lettura di tipo intensivo, elitaria e limitata, a una lettura di tipo estensivo, diffusa e variegata. A questo hanno contribuito non tanto la natura del supporto, quanto l’improvvisa disponibilità di molte copie a costo ridotto, la nascita di una primitiva distribuzione (le tipografie stesse, i venditori ambulanti) e, in generale, il venir meno dell’aura di “potere” che rappresentava il libro. Anche la censura ci ha messo del suo.
    Insomma, io credo che se gli ebook differiscono dai libri cartacei anche solo per quanto riguarda la distribuzione (e la produzione), è possibile che la loro diffusione influisca, sul lungo periodo, sul modo in cui leggiamo. Un piccolo editore “digitale” (niente cartaceo) in un’intervista discuteva sul fatto che la maggior parte dei lettori “digitali” scegliessero volumetti agili e di lunghezza limitata, da leggere nei ritagli di tempo, sul treno, in viaggio. L’incontro tra il nuovo formato e queste abitudini può, a lungo andare, facilitare una mutazione nel modo in cui intendiamo il libro e come muterà il libro stesso, anche se ciò dipenderà anche dall’equilibrio che si instaurerà (se ci sarà) tra cartaceo e digitale.
    Ok, disquisizione finita.
    Però mi sa che anch’io sognerò romanzi sferici, toroidali, iperdimensionali! ^^

  34. riguardo ai librogame in particolare, di cui seguo ogni aspetto da anni, il tentativo di renderli ebook, letture interattive o di riportarli in auge con il cartaceo fallisce miseramente ogni volta ci si tenta (dal 1992). i numeri sono quelli esigui degli appassionati e non esiste mercato. Purtroppo devo dire che attualmente non sono certo un esempio da seguire. e parla un grande appassionato…

  35. Caro Davide, di questo parlammo dal vivo a Fosdinovo se ti ricordi. Con quintadicopertina stiamo proseguendo il discorso per una narrativa “nativa digitale”. Narrazioni non lineari, hypertext fiction, accesso ai materiali di scrittura dell’autore mentre scrive…

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