strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Quella volta che, nel 1995…

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Speculations #5, Settembre 1995

“Bob Silverberg ha pubblicato un interessante articolo su Asimov’s Science Fiction di Ottobre, nel quale sostiene che il pubblico della buona fantascienza sta invecchiando–e che viene rimpiazzato da ragazzini che sono solo interessati in spinoff di serie televisive e film. Io concordo con lui su tutta la linea, e vorrei solo aggiungere che, sulla base di qualunque criterio oggettivo a nostra disposizione, i ragazzini là fuori diventano più stupidi. Al punto che la Correttezza Politica ha di nuovo sollevato la sua orrida testa, e pare che il punteggio di 700 sul SAT, circa 1995, potrebbe diventare magicamente un punteggio di 900 nel 1997, così che i nostri ragazzi non si sentano inferiori1.
C’è una alternativa, sapete: potremmo educarli meglio. Non solo non avrebbero ragione di sentirsi inferiori, ma potrebbero addirittura cominciare a interessarsi alla fantascienza che non comprenda simpatici robot, principesse maleducate e e tizi con le orecchie a punta.”
[Mike Resnick]

Il che, visto con vent’anni di distanza, è abbastanza interessante, non credete?

tiein


  1. riferimento alla controversia sulla modifica dei punteggi nei test di valutazione per l’ammissione al College, che nel ’95 vennero ritoccati verso l’alto perché rispetto al 1972 la percentuale di ammissioni era diminuita del 36% – l’adeguamento riportò i livelli di successo alle percentuali dei due decenni precedenti. 

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

4 thoughts on “Quella volta che, nel 1995…

  1. In tutta onestà, l’idea che i lettori di sf, invecchiando, lascino spazio solo a “ragazzini interessati in spinoff di serie televisive” mi sembra un pochino conservatrice.
    Punto 1: anche i lettori “forti” di SF sono stati ragazzini. Tutti iniziano da un punto zero; se così non fosse, quelli che si erano fatti le ossa leggendo le riviste di sf anni ’40 avrebbero dovuto schifare sia l’ondata fantascientifica degli anni ’60 (Joh Brunner, etc.) sia il cinema hollywoodiano di sf degli anni ’80, che pure ha creato un eccellente connubio fra blockbuster e capolavori tout court (Robocop, Blade Runner, il primo Terminator e decine di altri). A loro volta, i lettori di Astounding sarebbero stati soggetti alle critiche di chi si era fatto le ossa su Wells, Verne e Robida…il discorso generazionale mi sembra sempre soggetto a sfociare in una sorta di spirale infinita.
    Punto 2: A 14 anni, la mia idea di fantasy si limitava a Terry Brooks, Tolkien, King, Lovecraft e Warcraft 2. E fino ai 18-20 anni è rimasta lì, perché leggevo molto ma leggevo “altro”; l’unica cosa che abbia fatto espandere la mia idea di fantastico era la costante esposizione ai videogames. Dai 20 in poi, dopo aver recuperato i capisaldi del genere (da Poe a Hodgson, per intenderci) sono passato ad esplorare sempre di più la sf. Questo blog mi ha permesso di espandere enormemente la mia consapevolezza riguardante la vastità del fantasy. Altrimenti, credo che non avrei mai letto The dark World di Kuttner o The broken sword di Poul Anderson. Ma li ho letti con questi trenta primavere sul groppone – la morale che ne ho ricavato è: non giudicare un lettore dalle sue fasi iniziali. La vita “operativa” di noi lettori è molto lunga, e variegata. Potremmo incappare in ciò che ci interessa attorno ai 40, per dire. Chi può dirlo? Ed oggi vi sono molte più possibilità di recuperare questa o quella branca del fantastico, perché l’avvicinamento del genere al mainstream rende comunque più facile farlo -non dobbiamo recarci in un coven nel cuore della foresta, per sentir parlare di dark fantasy. Bisognerebbe lasciare alle orde di adolescenti il tempo di crescere -dismessi i panni da coplayer, non tutti resteranno appassionati del genere, ma qualcuno sì. Ma questo vale per qualsiasi attività umana che implichi la costituzione di gruppi accomunati da una passione; persino il calcio e la formula 1 si dividono in “nerd” e fruitori occasionali.
    Punto 3: Più che chiedersi se il fantastico sia diventato mainstream (con una grossa mano di cinema, fumetto e videogiochi, e con questi ultimi due in espansione), sarebbe interessante chiedersi se non stiamo ragionando all’interno di un acquario. 260mila partecipanti al Lucca Comics, su SESSANTA milioni di abitanti. In un Paese con pochi lettori forti che reggono la baracca editoriale, e ampie fasce di quasi-analfabetismo di ritorno. Che il fantastico divenga mainstream per me rimane un fatto positivo: ciò che desidererei davvero, però, è che sia lettura a tornare mainstream.

  2. La foto ritrae roba tua?

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