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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Letture e riletture

Anno nuovo, vita nuova… o qualcosa del genere.

Come avevo annunciato, ho iniziato la mia tradizionela riletture del Libro del Nuovo Sole de Gene Wolfe, postando le mie note e osservazioni un capitolo alla volta, su Patreon, per tutti i miei sostenitori.
Per chi mi sostiene con una cifra superiore al minimo, ci saranno anche degli extra – perché e necessario mostrare la propria gratitudine, in qualche modo.
Il bello del lavoro di Wolfe è che più si scava, più si trovano cose che inizialmente erano sfuggite.
È davvero un libro scritto per essere letto non meno di due volte.

Questo nuovo-vecchio progetto sarà anche l’accasione per leggere Shadows of the New Sun, una recente antologia di racconti a cui hanno partecipato un sacco di grossi nomi nell’abito del fantastico – a cominciare dal solito Neil Gaiman.

Intanto ci sono gli altri propositi per il 2024 … sopravvivare, riuscire finalmente a mettere ordine nella mia conoscenza di Python, e prepararmi ad esplorare – a piedi e forse in bicicletta – il territorio intorno al posto in cui vivo. Ma per quelle ultime due cose dovremo aspettare quando non avrò più le dita gelate.

Credo che andrà tutto malissimo, comunque. I buoni propositi per l’anno nuovo esistono per essere disattesi.

Ma per ora, sto rileggendo Gene Wolfe e posso resistere.


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Anno Nuovo, Nuovo Sole

È un nuovo anno, ed è un anno pari – l’anno in cui io di solito metto mano al Libro del Nuovo Sole, di Gene Wolfe, e me lo rileggo, per scoprire ciò che non ho scoperto prima.
E quest’anno l’occasione è ghiotta, visto che l’opera di Wolfe è stata di fresco ristampata dai Draghi Mondadori.

E quindi mi sono detto – perché non fare di questa ennesima rilettura qualcosa di più articolato e completo?
Dopotutto, la rilettura, a ottobre, di Notte d’Ottobre, di Roger Zelazny, sulla mia pagina di Patreon, ha avuto un discreto successo. Perché non riprovarci?

Si parte da questo weekend, con un paio di post propedeutici – il primo dei quali gratuito, così vi potete fare un’idea.
E poi via, con L’Ombra del Torturatore, un post per ciascun capitolo – o qualcosa del genere.
Sul mio Patreon, tra l’altro, è anche risorta la rubrica del Piano Bar del Fantastico.
E si trova molto altro.
Così, solo per dire … ci sono modi peggiori per spendere un euro al mese, non credete?

E sì, questo post include link commerciali… perché voglio i vostri sudati quattrini.


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Scritture impreviste

È un’estate infernale, e anche starsene chiusi in casa come in un bunker non ci risparmia dagli orrori – gli orrori del clima (oggi 39°), gli orrori della cronaca.
Ma non sono solo i generali a scrivere dei libri…

Il giorno di Ferragosto ho ricevuto un messaggio dal mio editore australiano, con cui avevo pubblicato House of the Gods, che ha accumulato 128 recensioni si Amazon (dove lo potete ancora comprare – vi ho messo il link, sapete cosa significa).
L’editore voleva sapere se avevo “un romanzo o due” da proporgli.
In Australia, a quanto pare, non festeggiano il Ferragosto.

E così ho interrotto quello che stavo facendo (e di cui vi avevo accennato nell’ultimo post) e mi sono messo al lavoro su due pitch, per due romanzi che potessero – con un po’ di fortuna – piacere all’editor.
E che, qualora pubblicati, e nel caso dovessero piacere ai lettori, possano essere agevolmente trasformati in serie.

Lavorando di notte – perché col caldo mi couce il cervello – ho preparato due proposte per due libri molto diversi tra loro, pur restando nell’ambito dell’avventura e dell’azione, con elementi fantastici.
Due pitch da una pagina ciascuno, che ho spedito lunedì 21 agosto.
Almeno uno dei due, mi sono detto, gli piacerà.

Il giorno seguente ho ricevuto i due contratti, che ho provveduto a firmare.
Il che significa che gli sono piaciuti entrambi.
I due romanzi usciranno (salvo imprevisti) nel primo e secondo quadrimestre del 2024.

I miei supporter su Patreon hanno avuto modo di vedere i pitch in esclusiva. Qui dirò solo che i due romanzi trattano

  • il primo, di traffico di antichità, tesori sepolti, guerriglieri, yakuza e tre cialtroni allo sbaraglio; l’high concept (che piace tanto ai nostri editori) è “come Indiana Jones, ma l’eroe è Belloq”.
  • il secondo, di Guerra nel Pacifico, esperimenti nazisti, e megafaune; qui l’high concept è “Duello nel Pacifico incontra Jurassic Park” – ma è leggermente più complicato di così.

Al momento sto mettendo insieme la documentazione del primo, che inizierò a scrivere nel weekend. Ancora una volta, i miei Patrons riceveranno anticipazioni e sorprese. Qui posterò sporadici aggiornamenti, ma non rivelerò i miei segreti.

Non è un segreto, comunque, che io sia molto contento.

È stato qualcosa di completamente inaspettato, e che pagherà a metà dell’anno venturo, ma dopo le esperienze con editori che hanno pubblicato i miei libri in contumacia, vanire ricontattato in questo modo è una domostrazione di rispetto per il mio lavoro che fa bene all’anima.


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Per espandere The Expanse

The Expanse – sia i romanzi di James S. A. Corey che la serie TV (che il gioco di ruolo, a dirla tutta) – rappresenta uno dei migliori esempi della fantascienza del ventunesimo secolo.
Ora, la rivista online inglese Red Futures – dedicata ad esplorare la fantascienza da sinistra – sta per uscire con un numero cartaceo, un’edizione speciale intitolata Expanding the Expanse, una collezione di saggi, curata da Jamie Woodcock che esplorano diversi aspetti della serie (romanzi, telefilm e giochi) da un punto di vista politico e sociale, andando a toccare dall’erstetica al fandom, passando per i modelli di analisi storica e l’ambiente.

Il volume uscirà il sei del mese prossimo, ma può già essere prenotato sul sito della rivista.

Fra gli articoli in The Expanse Expanded c’è anche il mio “The Politics of the Anthropocene: Environment and Society in The Expanse” – perché è bello essere uno scienziato ambientale, un appassionato di fantascienza ed uno scrittore.


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Il meglio di Roger Zelazny

Oggi è il compleanno di Roger Zelazny, che nacque in un posto che si chiama Euclid, in Ohio, il 13 di maggio del 1937. Da Wikipedia scopro che ad Euclid, Ohio, venne inventata la lampada ad arco, nel 1876, ed il telefono cordless nel 1967.
E ci nacque Roger Zelazny, nel ’37.

Ci doveva essere qualcosa nell’acqua dell’Ohio, negli anni trenta – Harlan Ellison era nato a Cleveland, Ohio, quasi esattamente tre anni prima di Zelazny, il 27 di maggio del 1934.

Discutevo pochi minuti fa (sì, questo è un instant post) con alcuni contatti in giro per il pianeta, di come Zelazny sia oggi un autore sottovalutato e dimenticato dai più.
Si stava brindando alla memoria dell’autore, e la questione è emersa quasi automaticamente – perché Roger Zalazny non è più famoso?
I giovani lettori di fantascienza, mi diceva un’amica, non sono più interessati alla vecchia fantascienza.
Già, il “giovane e ambizioso Zelazny”, “un nuovo tipo di scrittore che ha l’effetto di un terremoto”, è vecchia fantascienza.
È un altro chiaro segno della mia vecchiaia.

Zelazny è un autore che andrebbe studiato per imparare a scrivere – sì, lo so, credo di averlo già detto in passato – con la consapevolezza dolorosa che tanto, in gamba come Zelazny non lo saremo mai.

C’è un volume – che uscirà in digitale ad agosto – che è praticamente un corso di scrittura tascabile, se si ha la pazienza di leggerlo e rileggerlo, prendendo appunti, smontando i racconti per capirne i meccanismi, ricopiandone delle pagineper vedere in che modo le parole cascano sulla pagina una dopo l’altra, eperché in quell’esatto ordine, e cosa ne deriva in termini di ritmo, si potenza….
Il libro si intitola The Best of Roger Zelazny – vi metto il link, sapete come funziona – è parte della collana SF Masterworks della Gollancz/Gateway (una sussidiaris di Hachette) ed io avrei dovuto riceverne una copia cartacea a inizio aprile, avendola prenotata su Amazon il giorno stesso in cui ne venne annunciata l’uscita.
Ma aprile è arrivato ed è passato, e ha portato solo la notizia che la Hachette ha deciso di cancellare il cartaceo.
Volete il meglio di Roger Zelazny?
Aspettate il 31 di agosto e sciroppatevelo in digitale.

È probabilmente una questione di costi e rischi – i costi per la stampa in cartaceo si sono fatti proibitivi, nell’ultimo anno, e gli editori, nella loro infinita saggezza, nojn stampano più i libri che rischiano di non vendere oltre una certa soglia minima.
E Zelazny è un vecchio autore.

Che orrore.

Il libro non è che mi sia assolutamente indispensabile – ho diverse collezioni della narrativa breve di Roger ZXelazny, e forse un giorno riuscirò a completare la serie in sei volumi che riunisce TUTTA la sua narrativa breve, in ordine cronologico e annotata.
Mi mancano solo due volumi, ma per il momento – ammesso che riesca a trovarli – non me li posso permettere.

Roger Zelazny era stato, prima di diventare un narratore di fantascienza e fantasy, un poeta – e questo è forse il motivo per il suo controllo della prosa, per il suo stile.
Aveva dei temi ricorrenti – primo fra tutti quello della riscrittura in chiave fantascentifica di miti e leggende del passato.
I suoi romanzi ed i suoi racconti erano popolati di eroi iper-competenti, e c’è stato chi ha fatto notare che i suoipersonaggi femminili erano spesso deboli. Più che altro erano visti da lontano, e descritti sempre attraverso gli occhi di personaggi maschili.
Certe scelte hanno delle conseguenze.

Zelazny era anche convinto che l’immortalità fosse un’ottima idea – che il vecchio spauracchio dell’eternità come inesauribile tedio e sofferenza fosse una balla colossale, e che in realtà avendo l’eternità a disposizione ogni evento,ogni singolo istante diventa un’esperienza unica, di cui fare tesoro.
Nei miei giorni migliori condivido questa visione.

Negli ultimi anni,la TV ha scoperto Zelazny – e prima che gli sceneggiatori andassero (giustamente) in sciopero, c’era una serie basata su Roadmarks (che qui da noi credo si intitoli Ultima Uscita per Babilonia), e con George R.R. Martin fra gli sceneggiatori, ed una serie basata sul ciclo di Amber curata da Steven Colbert – che oltre ad essere un fanatico di Tolkien è anche capace di riconoscere la buona scrittura, evidentemente.

(posate quei lanciafiamme)

Non so se vedremo mai quelle due serie – e se dovesse succedere, cosa ci sentiremo dire?
Che Amber è un rip-off di Game of Thrones?
Che Roadmarks ha una struttura confusa e non è abbastanza immersivo (qualunque cosa il vostro guru di fiducia abbia deciso che quel termine possa sigtnificare)?

Roadmarks ha solo dei capitoli 1 e dei capitoli 2,alternati.
Mentre i capitoli uno seguono una narrativa lineare, i capitoli due sono fuori sequenza – una volta finito il romanzo, Zelazny mescolò i capitoli due e li distribuì in una sequenza casuale, alternandoli ai capitoli uno.
Ha perfettamente senso, essendo Roadmarks un romanzo su un’autostrada che attragversa il tempo, per cui è possibile uscire a Babilonia per un boccone all’autogrille poi proseguire verso il futuro o verso il passato.

La lista dei titoli indispensabili usciti dalla macchina per scrivere di Roger Zelazny è lunga.
C’è anche un romanzo scritto a quattro mani con Philip K. Dick, che l’editore italiano ha pensato bene di pubblicare col nome di Zelazny un po’ più picolo e defilato sulla copertina.
Perché hey, Philip K. fucking Dick, baby.
Una vergogna.
Zelazny collaborò anche con Robert Sheckley e con vari altri autori
È agli atti che autori diversi come samuel Delany, Stephen Brust, Neil Gaiman hanno ammesso il proprio debito verso Roger Zelazny. E poi Geworge R.R. martin e Walter Jon Williams.
Persino quella vecchia volpe di di AndrzejSepkovski ha definito Zelazny “maestro spirituale.”

Roger Zelazny morì a Santa Fe, il 14 di giugno 1995, all’età di cinquantotto anni, per le conseguenze di un cancro legato, probabilmente, alla sua dipendenza da nicotina. I suoi protagonisti fumano come ciminiere, fino ai primi anni ’80, quando Zelazny smise di fumare, e lo stessero fecero i suoi personaggi.

I suoi romanzi e racconti, nel nostro paese, sono ragionevolmente reperibili – nonostante per anni sia circolata questa voce che Zelazny era “troppo bravo e te lo faceva pesare”.
Urania li ristampa con una certa frequenza, sulle bancarelle a volte si acquista ancora qualche vecchio Cosmo Oro o Cosmo Argento, e non è troppo difficile rintracciare e leggere una buona versione di A Night in the Lonesome October.
Ne abbiamo parlato – il romanzo scritto per scommessa e narrato dal punto di vista del cane di Jack lo Squartatore.
Non vi metto neanche il link.
Cercateli, leggeteli.

Oggi Roger Zelazny avrebbe compiuto ottantasei anni.
Non pochi, ma non un traguardo irraggiungibile. Ironico, per un autore che aveva fatto dell’immortalità uno dei suoi temi portanti.
L’immortalità, i cicli mitologici, e cosa può significare essere (o diventare) un dio.
Almeno su quest’ultimo punto, Zelazny ce l’ha fatta.
Un dio rimane tale anche se viene dimenticato da molti.


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Tre riviste

La regola è sempre stata una sola – se volete sapere dove sta andando un genere, dovete leggere la narrativa breve.
La narrativa breve è sempre stata il posto in cui vengono messe alla prova le nuove idee, e dove i nuovi scrittori muovono i loro primi passi, e i vecchi scrittori possono fare qualcosa di diverso.
E, nelle riviste moderne, si trova di solito un mix di narrativa, saggistica e recensioni – si vede cosa sta succedendo di nuovo, si sente cosa si dice a riguardo, si scoprono nuovi modi per (sigh) spendere altri soldi.

Complice un bundle di beneficenza e un buono di Amazon (il primo da che strategie è stato bloccato e i link commerciali hanno perso trazione), nell’ultimo mese ho fatto un carico piuttosto interessante di riviste di sword & sorcery e di narrativa pulp – generi che stanno vivendo una sorta di rinascimento.
E a me piace la sword & sorcery, così come mi piacciono i pulp.
Quelle che seguono sono note assolutamente superficiali sul bottino portato a casa.
Neanche a farlo apposta sono tre produzioni americane – il che mi dice che dovrò fare un secondo post per parlare di titoli britannici.
Ma per ora, cominciamo con questi…

1 . Tales from the Magician’s Skull

Questa è probabilmente LA moderna rivista di sword & sorcery per antonomasia – prodotta da Goodman Games (un editore di giochi) e diretta da Howard Andrew Jones, eccellente autore di s&s e curatore dell’edizione in otto volumi della narrativa breve di Harold Lamb pubblicata dall’Università del Nebraska.
La rivista venne finanziata, nel 2017, da un Kickstarter di un certo successo, e al momento si prepara a uscire col suo ottavo numero. Non quindi una rivista ad elevata cadenza di pubblicazione.
I punti di interesse sono certamente i racconti dei contributors abituali Howard Andrew Jones, James Enge e John C. Hocking – tre autori con stili molto diversi e un ampo e interessante catalogo.
La rivista si concentra prevalentemente sulla narrativa, con forse un 10% delle circa 100 pagine dedicate ad aricoli – spesso orientati al mondo del gioco di ruolo.

Layout e grafica ricordano cose come Dragon Magazine o White Dwarf (prima dell’abbuffata di miniature) o – indubbiamente – le vecchie riviste pulp, e tutti i racconti sono illustrati.
la qualità delle storie è molto buona, l’impostazione molto tradizionale.

La rivista è pensata per essere fruita in cartaceo (ogni numero include un elenco dei rivenditori dove è possibnile acquistarla, in giro per il mondo), ma è anche disponibile in pdf – ed in effetti, grazie a un recente Bundle of Holding, per poco più del prezzo di un Urania mi sono accaparrato la “Starter Collection” – i primi sette numeri, più due numeri speciali a suo tempo arrivati solo ai supporter su Kickstarter, in versione digitale.

Magician’s Skull è una rivista che studierò da vicino durante le vacanze – perché pubblicare con loro nel 2023 è uno dei miei buoni propositi per l’anno nuovo. Posterò delle recensioni numero per numero sul mio blog in inglese mentre faccio i compiti.

2 . The New Edge

The New Edge è l’ultima arrivata sulla scena per ciò che riguarda la sword & sorcery – ed al momento esiste solo un Numero Zero, disponibile su amazon per poco più di 4 euro, o scaricabile gratis in PDF o EPUB dal sito dell’editore.

In questo caso il mix è molto più equilibrato – 50/50 fra narrativa e saggistica – e la rivista può vantare una nuova stroria di Dariel Quiogue, un autore eccellente di sword & sorcery di taglio orientale, alla maniera di autori come Lamb o Howard. Sul fronte della saggistica abbiamo un pezzo sullo stato del genere del solito Howard Andrew Jones, e un interessante articolo su C.L. Moore e Jirel di Joiry, di Cora Buhlert.
La rivista viaggia sulle ottanta pagine ed è ampiamente illustrata, ma soprattutto è impaginata su tre colonne, come un vecchio giornale, e contiene quindi l’equivalente di quasi 200 pagine di testo.

Avrà un futuro, The New Edge?
In un mondo che volesse premiare la qualità, non ci sarebbero dubbi – ma allo stato attuale il destino della rivista è in forse – motivo per il quale vi metto il link commerciale: voglio che venda un sacco di copie per arrivare alla pubblicazione regolare.
Merita di avere una lunga vita.

3 . Thrilling Adventure Yarns

Questa è una “falsa rivista”, nel senso che si configura come antologia mono-volume con cadenza attuale. Il volume del 2021 è l’ultima uscita, e come si può facilmente intuire dal titolo, Thrilling Adventure Yarns si ispira ai vecchi pulp, nel formato, nel layout, e nei contenuti – che vengono suddivisi per categorie – Avventura, Sword & Sorcery, Fantascienza, Terrore, Romance, Western… ci sono almeno un paio di racconti per ciascuna sotto-categoria.

A meno di quattro euro in cartaceo per oltre 370 pagine e 27 storie, Thrilling Adventure Yarns 2021 (sì, questo è un link commerciale – sapete come funziona) è il classico acquisto obbligato – il fatto che includa lavori di nomi storici come Jody Linn Nye, Jonathan Maberry e David Mack (più un inedito del creatore di Doc Savage!) lo rende un’eccellente aggiunta allo scaffale della narrativa popolare.
È anche il regalo perfetto per controbilanciare i soliti titoli Adelphi che regalate per darvi un tono.

Ci saranno altri numeri?
Ancora una volta possiamo solo sperarlo – di sicuro si tratta di un eccellente termometro della vitalità della narrativa popolare di oltre oceano.

E tutto questo significa – per me – un sacco di roba da leggere per le vacanze.
Ma d’altra parte, fuori nevica, e dopo otto ore passate a scrivere, ci si può rilassare con una rivista e una tazza di té bollente.


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Greg Bear (1951-2022)

È di ieri la notizia che lo scrittore americano Greg Bear è entrato in coma irreversibile in seguito a un colpo apoplettico, e come da sue precedenti istruzioni, la famiglia ha deciso di staccare i supporti vitali.
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Dei tre “Killer Bees” della fantascienza (Bear, Benford e Brin), Bear è quello che ho sempre trovato più difficile.
Scoperto con Blood Music (che qui da noi si intitola L’Ultima Fase), lessi successivamente Queen of Angels e Slant, trovando che la densità di idee e lo stile si facevano sempre più pesanti.
Eon mi lasciò molto stanco, ed abbastanza depresso.
Darwin’s Radio fu il romanzo dopo ilq uale decisi che Bear non faceva per me.
Forse – ma questa è un’ipotesi che vale quanto la carta su cui è scritta – il problema deriva dal fatto che Bear considerava Bradbury l’autore che più lo aveva ispirato. Ed io con Bradbury ho sempre avuto un rapporto conflittuale.

Ma al di là delle preferenze personali, Greg Bear ha fatto la storia di quel settore della fantascienza chiamato Hard SF.

E comunque, c’è un singolo romanzo di Bear che resta per me fra le cose migliori che mi sia capitato di leggere – Hegira, uscito nel 1979 e scoperto ai tempi del liceo nell’edizione Dell, illustrata da Stephen Fabian.

Un romanzo “alla maniera di Vance”, ma poi completamente capovolto e sovvertito in un finale che anticipa molti dei temi che Bear avrebbe poi sviluppato per tutta la sua carriera.
In italia uscì suUrania, immagino senza le illustrazioni.

Per Hegira, e per Blood Music (dei quali cinicamente vi metto il link commerciale – consideratevi avvisati) credo di avere motivi sufficienti per ricordare con affetto Greg Bear, e piangerne la scomparsa.


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See you, space cowboy…

E parlando di giochi di ruolo, e di giochi da poche pagine…

Da circa una settimana vengo perseguitato da una serie di sponsorizzate su Facebook che vogliono convincermi a sostenere su Kickstarter l’uscita del manuale ufficiale del gioco di ruolo di Cowboy Bebop. E non confondiamoci, a me piaceva Cowboy Bebop, e sono certo che si tratti di un universo particolarmente adatto ad ambientarci un gioco di ruolo.
Ma…

Un gioco di ruolo di Cowboy Bebop esiste già, è un gioco indipendente e non ha assolutamente nulla di ufficiale. Costa 10 euro a stampa (con pdf incluso) oppure meno di cinque in pdf via DriveThruRPG – che è dove l’ho comprato io.
E ho in programma di prendere anche la versione cartacea appena possibile (al momento trovo fastidioso pagare dodici euro di spese di spedizione su un volume da nove euro – ma troverò un modo).
Il gioco si intitola See you space cowboy… (sì, coi tre puntini di sospensione), ed è un manuale della bellezza di 36 pagine, pubblicato da Tidal Wave Games, che lo ha finanziato con un Kickstarter piccolo piccolo due anni or sono.
Ed è francamente eccellente.

See you space cowboy… – SciFi Space Bounty Hunter Jazz Fusion Roleplaying Game è essenzialmente Cowboy Bebop con le targhe cambiate (ed una spruzzata di elementi “soffiati” a Trigun e Outlaw Star).
Il fatto che il gioco riesca in 36 pagine a condensare tutto ciò che serve per giocare, dando intanto un’impronta fortemente caratteristica all’insieme – nel tono, nella grafica – è una dimostrazione che le persone coinvolte nel progetto sono perfettamente in sintonia con il genere, con il setting, e con la filosofia generale dell’universo.

I giocatori interpretano dei cacciatori di taglie in un sistema solare del futuro prossimo, molto opportunamente noir, con elementi che permettono di passare abbastanza facilmente da un tono leggero al melodramma, e ritorno.
Le meccaniche sono costruite per simulare uno stile di gioco ispirato al jazz – e se suona scemo così sulla pagina, all’atto pratico funziona, ed è divertente.
La creazione dei personaggi – che tecnicamente appartengono tutti alla stessa classe, sono cacciatori di taglie e lì finisce la faccenda – è intelligente, con un sacco di piccoli tocchi che aiutano a caratterizzare a fondo e a diversificare i vari personaggi (dai vizi individuali alle rate da pagare per l’astronave, all’equipaggiamento personale), evitando il rischio di avere un team indifferenziato e “qualunque”.
Il sistema solare è descritto in maniera succinta ma soddisfacente, e anche qui ci sono un sacco di piccoli dettagli molto gustosi.
E poi, che diamine, la storia è nota – ci sono dei ricercati da catturare, delle taglie da incassare.

E il manualino di trentasei pagine riesce, senza apparentemente sforzarsi troppo, a far venire voglia di giocare – per il setting, e le situazioni, certo, ma anche perché le regole, così come vengono presentate, sembrano davvero divertenti.
E sono 36 pagine, ed è tutto lì, o quasi. Nel caso, è possibile scaricare da DriveThruRPG solo la sezione dedicata ai giocatori – 16 pagine, come Pay-what-you-want.
Si legge in un’ora, e poi si gioca.
Non è una cosa da poco.

E riescono a farci stare anche un po’ di suggerimenti per master e giocatori, ed una serie di accorgimenti per creare una “cultura del tavolo da gioco”.
E tutto senza usare neanche un D20.

Attualmente, i ragazzi e le ragazze di Tidal Wave Games hanno in preordine un secondo manuale – 40 ricche pagine su Cerere, cuore dell’universo di See you space cowboy… con 36 locations, 18 criminali da inseguire, fazioni e personaggi non giocanti, e ratti … orde di ratti.
Molto promettente – è molto probabile che all’uscita di Ceres io faccia quell’ordine di cui dicevo – approfittando per ammortizzare le spese di spedizione assassine.

Il risultato di tutto ciò è che no, non credo sosterrò il nuovo Kickstarter che Facebook continua a spiaccicarmi in faccia ogni tre per due. I ragazzi di Tidal Wave Games mi hanno agganciato dal momento in cui hanno scritto jazz fusion sulla copertina. Io sono una persona semplice.