Otto marzo, festa della donna.
O qualcosa del genere.
Una buona occasione per un sacco di signore per comportarsi in maniera esecrabile ma molto cool (o così sono portate a pensare) in locali tristi in cui laureati e dottorati in materie fuori mercato si denudano per stimolare ormoni sopiti da anni di tran-tran familiare.
Ma io vorrei elevarmi di un micron appena al di sopra dello squallore e parlare d’altro, in questa occasione.
Si tratta di un post che ho promesso ad un’amica, ed ha una certa attinenza con l’occasione e sì, anche col modo in cui la cultura dominante tende a celebrarla.
Ma anche con un sacco di altre cose.
Quindi, così, come premessa, esplicitiamo subito il nocciolo della questione.
Noi (il che significa io, la mia amica di cui dicevo, ed un sacco di altre persone) ci siamo francamente stancati di sciropparci pistolotti ipocriti da creature danneggiate che pretendono di spiegarci che nella vita abbiamo sbagliato tutto.
Ci sono domande?
OK, procediamo col pork chop express.
Il fatto è che là fuori c’è un sacco di gente, ma davvero un sacco, pronta a spaccarci le gambe con una mazza da baseball.
Ripetutamente.
Per il nostro bene.
Per loro è una missione – è un punto d’onore, far scoppiare le bolle di sapone altrui, abbattere i castelli di sabbia e dire ai bambini che no, non c’è nessun Babbo Natale, è solo papà quando è ubriaco…
Sono gli strenui difensori del reale.
Inutile perder tempo con l’immaginazione.
Inutile avere dei sogni che non siano monetizzabili.
Ormai hai vent’anni/trent’anni/quarant’anni/cinquant’anni, devi crescere, non puoi più continuare ad avere idee storte, i sogni sono una perdita di tempo, devi avere i piedi per terra, la testa sulle spalle, le orecchie aperte, l’occhio sulla palla, le mani in pasta, i capelli in ordine…
Esistono dei codici, esistono delle regole, esistono i giri giusti, esistono le persone che contano, esistono i posti esclusivi, esistono le occasioni irripetibili, esistono quelli che possono e quelli che non potranno mai…
E comunque vada, devi guadagnarti una vita e spenderla lavorando per guadagnartela…
E il lavoro non ti deve piacere, non deve essere qualcosa che nasce dal tuo cervello, no dev’essere faticoso, doloroso, ripetitivo ed alienante.
Sottopagato e frustrante vengono da sé.
Perché è così che vanno le cose, baby.
Lo diceva Philip Dick, che esistono persone false che fanno discorsi falsi e le persone vere che sentono questi discorsi falsi e ci credono diventano false a loro volta.
Come Disneyland, diceva Dick, ma molto più infelice.
E stanotte, là fuori, in tutti i locali con strip maschile della Disneyland infelice di Philip Dick, si leverà il ruggito dell’ormone frustrato delle persone false.
E sotto a quell’urlo, sotto all’allegria obbligatoria ed al divertimento forzato, sotto alle banconote infilate nello slip risicato di un laureato in ingegneria gestionale, si annida un duro, coerente nocciolo di disperazione.
Perché in fondo è quello – soffocare la creatività e l’immaginazione è la strada veloce per la disperazione o, se va davvero bene, per l’ennui terminale.
Com’è che ci sono tanti casi di depressione, là fuori?
Ed è orribile – e qui veniamo all’attinenza con questa giornata – che siano soprattutto le donne a essere oggetto di questo diffuso e spesso “rispettabilissimo” teppismo ideologico.
Perché se è sempre e comunque spaventoso cercare di negare l’immaginazione e la creatività – beh, questo è un atto particolarmente violento nel caso in cui siano le donne, a vedere la propria creatività ed immaginazione negate.
Perché la creazione, ormai siete grandi, dovreste saperlo, è una delle prerogative femminili.
E ho parlato di persone danneggiate, che assediano chiunque abbia deciso di non conformarsi e continuare – moderatamente, con classe – a giocare, perhé sono persone danneggiate.
Perché hanno incontrato in passato qualcuno come loro.
Qualcuno che non ha esitato a spaccar loro le gambe, ripetutamente, per il loro bene.
E ci hanno creduto.
E così il meme si propaga.
Act your age.
Don’t Make Waves.
L’inglese ne ha un sacco di simili frasette, vero?
Comportati da adulto.
L’italiano pare più limitato.
Beh, noi siamo stanchi.
Stanchi di essere maltrattati “per il nostro bene”.
Stanchi di essere sempre menzionati con una scrollatina del capo, con una mezza spallucciata.
Stanchi di essere aggrediti, strapazzati e feriti gratuitamente da vapide creature “che devono pensare a cose concrete”… e vorrebbero tanto che lo facessimo anche noi.
Siamo stanchi, sì, ma vivi.
Perché quelli vivi, siamo noi.
E qui, poiché questa pare essere la loro settimana, ci mettiamo gli Styx.
Sciocchi, adolescenziali e superficiali… ma vivi.
8 marzo 2012 alle 1:46 PM
Dio che mazzata di post Davide
verissimo e sai che ti dico?
“la mia vita è un sogno a occhi aperti.”
è il mio motto e che tutto il resto vada all’inferno
8 marzo 2012 alle 2:16 PM
Questi è il tipico comportamento di chi, quando ancora non mi sapevo difendere, mi ha rovinato la vita. Dopo ne ho picchiati un paio, mi sono irrobustito e adesso che so tirare calci, si guardano bene dal rompermi i co***oni. Tutto il mio disprezzo va a questa gentaglia.
Ottimo post, Davide. E scusa se sono stato grezzo.
8 marzo 2012 alle 2:18 PM
Io non ho parole. Davvero, anche se è una frase fatta, mi hai lasciata di stucco. E sono commossa, sul serio.
In questo post c’è scritto tutto quello che mi passa per la testa quotidianamente e che non sono mai riuscita a mettere in ordine. E finalmente qualcuno lo ha scritto e gliel’ha sbattuto in faccia, a chi di dovere.
Non so come ringraziarti.
8 marzo 2012 alle 2:24 PM
A me lo dicono da sempre e lo diranno per sempre.
Limitatamente ai miei umani limiti, cerco di fregarmene.
Certo che l’impegno profuso a rovinare/giudicare la vita altrui (al posto di vivere la propria) è sempre incredibile.
8 marzo 2012 alle 2:28 PM
Parole sante.
8 marzo 2012 alle 3:11 PM
Tutto vero e dannatamente reale, molto più di quel mondo che tanti imporrebbero senza troppi complimenti.
Sognare fa bene, è l’anima della vita stessa, e se non potessi più farlo so che perderei quel lato tanto importante per il mio stesso spirito!
8 marzo 2012 alle 3:46 PM
Come diceva il buon Poe: “quelli che sognano di giorno sanno molte cose rispettetto a chi sogna solo di notte”.
8 marzo 2012 alle 4:15 PM
Io sono fortunato, che di persone che mi dicono come devo vivere non ne conosco (oppure semplicemente, non mi rendono partecipi del loro pensiero profondo).
Ma capisco il disprezzo e la disperazione. E un fanculo ogni tanto è un’ottima terapia (almeno per me).
BTW conosco più di una signora che stasera andrà a divertirsi con le amiche in giro per locali. E come te anch’io preferisco altre forme di intrattenimento.
Però queste fanciulle non sono tutte femmine frustrate, persone danneggiate, o povere zombie.
Il mondo la fuori è decisamente più vario di quel che ci vogliono far credere.
8 marzo 2012 alle 4:21 PM
Anzi, ora che ci penso, è più probabile che mi tocchi collocarmi tra quelli che invece sono lì, a dire a qualcun’altro come dovrebbe vivere la sua, di vita.
Il fatto è che ho due figli, e a volte è davvero difficile fare la cosa giusta.
8 marzo 2012 alle 4:28 PM
E Buddha diceva :”Siamo quello che pensiamo”. Non lasciamo che ci riducano ad uno stereotipo!
8 marzo 2012 alle 5:20 PM
Di persone del genere ne ho conosciute tante, troppe…i “maestri di vita” li chiamo io.
Peccato che siano i primi a non mettere in paratica le lezioni con cui ammorbano le vite degli altri.
E sinceramente se il loro “mondo reale” è questo, io rifiuto appieno la loro tristezza ed il loro squallore.
8 marzo 2012 alle 6:29 PM
Persone così ne vedo un sacco, ogni giorno. Mi piego, ma non mi spezzo, e i miei sogni con me.
Non c’è età per l’immaginazione, non lasciatevi mai convincere dei essere troppo grandi per qualcosa.
Ho scritto due parole nel blog a riguardo delle donne che approfittano di questa giornata per sentirsi giovani e zoccole, invece di riflettere sul significato storico e culturale dell’8 marzo.
Stupendo post, Davide, mi piace il pensiero di Dick sulle persone false. Purtroppo la maggiorparte delle persone è influenzabile e lunatica. Conosco pochi con una opinione propria e le palle per sostenerla.
9 marzo 2012 alle 9:29 AM
Noi siamo quello che pensiamo. – Buddha
9 marzo 2012 alle 10:40 AM
Alla fine la scelta è sempre quella. Decidere se pensare con la propria testa o con quella altrui, intendendo con quella altrui il diktat della “massa”. Il lavoro che farò con mio figlio, già iniziato in realtà, è proprio quello di fargli scegliere cosa vuole o non vuole fare. Meglio disadattato che pecora.
9 marzo 2012 alle 12:57 PM
Tra chi cerca di spegnere i sogni altrui perché ha visto in passati spegnere i suoi e chi è nato con la convinzione che i sogni siano inutili anzi dannosi anzi sai che c’è reprimiamoli anche nel mio prossimo non so chi è più da compatire, davvero.
E – questo sì, mi duole dirlo – tra gli “spegnitori” di sogni miltano parecchie, ma davvero parecchie esponenti del gentil sesso.
Ed è un vero peccato, perché non trovo quasi nulla di più sexy di una donna che incoraggia i sogni altrui.
9 marzo 2012 alle 1:29 PM
@CyberLuke
Verissimo – di solito a bombardarti i sogni sono donne.
Ricordo qui con una punta di affetto la ragazza che, ai tempi del liceo, mi mollò perché “non poteva farsi vedere in giro con uno che scrive racconti sugli ometti verdi.”
Chissà chi è che ha raccontato al gentil sesso che essere gretti e materialisti è un segno di… boh, emancipazione? Indipendenza? Realizzazione di se?
E invece non c’è nulla di più repellente.
9 marzo 2012 alle 2:08 PM
Già. Hai ragione.
Stefano
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