Ci sono libri di storia che sono meglio di romanzi.
E ci sono libri di storia della scienza che sono meglio di romanzi di fantascienza.
Mi capita fra le mani, pronta per un afoso weekend d’agosto, una copia in discrete condizioni di The Lunar Men, di Jenny Uglow.
La trama in breve.
Inghilterra, seconda metà del diciottesimo secolo.
Un gruppo di giovani di estrazione modesta ma dalle grandi aspirazioni si incontra nella regione delle Midlands, e si organizza in una improbabile Lunar Society of Birmingham, informale circolo che si riunisce solo nelle notti di luna piena.
Il gruppo include due giocattolai, Matthew Boulton e James Watt, un vasaio, Josiah Wedgewood, un medico con molti interessi extracurricolari, Erasmus Darwin, e più tardi Joseph Priestley, politico radicale e scopritore dell’Ossigeno.
Seguono quarant’anni di passioni politiche, scandali, amori, imprese ingegneristiche, voli in mongolfiera, ceramica, scoperte scientifiche, ad opera di un gruppo di individui convinti che si potesse trovare un terreno comune per scienza, arte e commercio.
E il tutto capita a Birmingham, che molti anni or sono un’amica definì “l’ascella dell’universo” – ma lei viveva a Londra e si sa, ci sono pregiudizi e antipatie feroci, fra grandi citta non troppo lontane…
Il libro è usato ma gestibile, pagato un’inezia e reso stranamente piacevole al tatto dall’usura – il dorso rugoso, la copertina incredibilmente liscia sotto alle dita, le pagine di un piacevole colore seppiato.
Un libro vecchio a soli cinque anni dalla sua uscita, 600 pagine che promettono una buona dose di intrattenimento ribaldo ed accuratezza storica, un volume che non patirà cacciato in tasca o in borsa, per negoziare i momenti noiosi delle trasferte estive.

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