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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

La mia lista nera

9 commenti

Si è parlato anche di liste nere, durante la Notte dell’Iguana.
Se ne è parlato sghignazzando, e scrollando la testa con rassegnazione, e con un p’ di pietà per chi utilizza ancora certi espedienti.

Ma oggi, mio malgrado, mi sono trovato a compilare la mia personale lista nera.
My little black book, come diceva la vecchia canzone (che però in effetti parla di tutt’altro).

Il discorso è molto semplice.
Da dieci anni opero al di fuori dei circuiti ufficiali.
Non sono loro che chiamano me per tenere una conferenza – sono io a proporla.
Ad organizzarla, promuoverla, sostenerla davanti al pubblico.
Oppure si è trattato di collaborare con progetti altrui, faccende complicate, organizzate da quattro congiurati attorno ad un tavolo di caffé, e poi portate a compimento fra difficoltà e intoppi, arrivando ad un certo successo.
E poi c’è il networking – per cui io non so fare il lavoro che mi viene richiesto, ma conosco chi potrebbe farlo.

Ora, c’è un bel libro – del quale forse ho già parlato altrove – che si intitola Zen in the Martial Arts, dello sceneggiatore americano Joe Hyams.
Fra aneddoti e appunti sfusi, Hyams racconta come la pratica dello zen gli abbia letteralmente salvato la pelle, ma condivide anche una serie di storie  riguardo a persone conosciute durante gli anni di pratica.
C’è Bruce Lee, ad esempio, che rifiuta di prendere una telefonata, e dà istruzione che il chiamante non gli venga mai più passato.
Hyams chiede lumi – perché tanta ostilità.
La risposta – il tipo è un perditempo.
Ti tiene al telefono per delle ore, ma poi, quando si arriva al dunque, tergiversa, nicchia, e sparisce.
Le persone che ti rubano il tempo, dice Bruce Lee, sono i peggiori ladri – perché il tempo che ti sottraggono nessuno te lo potrà mai restituire.

Ecco, io nel corso degli ultimi dieci anni, ho messo isieme una manciata di regole di questo tipo.

  • mi fai perdere tempo
  • prendi un impegno e mi molli all’ultimo minuto
  • cerchi di usarmi per arrivare ad altri
  • mi racconti balle
  • ti offro un lavoro o una collaborazione e non hai il buon gusto di rispondermi per dirmi sì o no
  • tiri a fregarmi
  • millanti qualifiche che non hai
  • cerchi di dirottare il mio progetto
  • mi fai fare brutta figura con collaboratori consolidati
  • mi fai lavorare e non mi paghi

Ecco, è orribile, ma io non posso più perdere tempo con persone così.
Sto diventando vecchio.

Poi, certo, il networking è una strana bestia – in questo momento sto collaborando con un editore che non mi ha pagato l’ultimo lavoro (già pubblicato, con discreto successo, grazie), ma lo faccio solo perché il rischio è controbilanciato dalla possibilità di lavorare con un editor e un gruppo di autori che rispetto e coi quali c’è un vecchio legame d’amicizia.

Più in generale, direi che alla fine il procedimento euristico all’origine dei punti qui sopra fa più o meno così

Ci sono problemi?
Parliamone.
Se rifiuti la comunicazione, allora grazie, non ballo.

È piuttosto semplice, in effetti.
Ma è incredibile quante persone non riescano ad applicare questo elementare principio.

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Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

9 thoughts on “La mia lista nera

  1. Mi meraviglia, se posso permettermi, che tu l’abbia compilata solo adesso la tua lista nera. E parliamo sempre di lista simbolica, ovviamente.
    Purtroppo la cernita è componente essenziale della mia serenità. E Bruce Lee, del quale non conoscevo questo aneddoto, si conferma un saggio. Il tempo è fondamentale, guai a chi te lo fa sprecare. Ecco perché poi, d’altro canto, se lo sprechi da solo sei un… vabbé, ci siamo capiti.

    😉

  2. Oh, la lista l’aggiorno con regolarità.
    È solo che oggi, complici le discussioni fatte con gli amici blogger, la cosa mi ha colpito e mi è venuta voglia di parlarne.
    A questo si aggiunge il fatto che un paio di persone che parevano affidabilissime sulla carta hanno appena fatto saltare il banco con un enplein di infrazioni alla lista.
    Le delusioni mi immalinconiscono, ed io infliggo certi sproloqui sulla blogsfera 😉

  3. Capisco e condivido tutto ciò che dici, ma con due variabili di cui preferisco tenere conto:
    1) le persone sono stanche, per mille ragioni di crisi personali, economiche, di energie e di tempo – quindi tendo piuttosto a dare abbastanza a lungo il beneficio del dubbio e, contemporaneamente, a passare oltre per raggiungere ciò che mi interessa; se poi si risentiranno, in altro momento, questa comunicazione per me piò avverarsi anche molto più avanti; non tutti hanno gli stessi ritmi e non tutti ci troviamo ‘allineati’ in questi nello stesso momento/periodo;
    2) quello che si semina in giro, io stessa sono la testimonianza (visto ciò di cui sto beneficiando ultimamente) che prima o poi ritorna: vale sempre la pena essere generosi e disponibili, dare ascolto, tempo, pazienza anche quando sei allo stremo delle forze; perché di gente buona e bella ce n’è, ed è molta di più di qualla negativa, che però si fa sentire urlando più forte, o usandoci, e allora tendiamo ad avere la memoria solo di quella… ma è all’altra, che ci fa vivere, ci è amica, e lotta con noi, che dobbiamo sempre guardare con amore e fiducia. Dai tempo prioritariamente a questa gente qui, e agli altri dà quanto basta perché se ne ricordino, e quando se la sentano, ti vengano a cercare 🙂

  4. Firmato e sottoscritto, Cristina.
    Alla fine è una questione di punti karma.
    Niente conta quanto la verità e la comunicazione.
    Tutti hanno i loro giorni storti, ma di solito i giorni storti si superano, e se si è calpestato qualche callo, se ne parla e si chiarisce.
    Esiste però chi sistematicamente tira a fregarti.
    Questi meritano tutta la compassione possibile – ma non più tempo del necessario ad una scrollata di spalle.

  5. Lista condivisibile, ma sulll’ultimo punto – “mi fai lavorare e non mi paghi” – è davvero difficile mantenere un certo dogmatismo. Chi paga, al giorno d’oggi, nel nostro ambiente? Io ho aiutato millemila persone, tra autori, piccoli editori, blogger etc, e di quattrini non si è mai parlato.
    Non fraintendermi: sono tutti lavoretti che ho fatto con sommo piacere (aiuto solo chi stimo, questa è la mia regola base), ma in taluni casi mi ha un po’ disturbato non citare mai, nemmeno per sbaglio, una ricompensa simbolica in denaro.
    Vabbé, con questo commento farò la figura del pezzente con le pezze al c**o…

  6. No no no, niente figure.
    Distinguiamo.
    Tutto dipende dagli accordi iniziali.
    Non ho nulla contro il lavorare per la gloria, per il piacere di collaborare con persone che stimo, per ricavare punti karma, per sviluppare contatti con persone interessanti con le quali poi, chissà…
    L’ho fatto, e nella maggior parte dei casi, lo rifarei (chiamatemi).
    Allo stesso modo, ho collaborato con – o avviato per primo – progetti nei quali la prospettiva di partenza era, al meglio, chiudere in pari.
    Si sapeva, era sul tavolo dal giorno uno, ne avevamo parlato e si era deciso che valeva la pena comunque.

    Esistono altre forme di guadagno.
    E se è vero che mi vergogno sempre di più a coinvolgere amici e contatti in progetti nei quali non ci son soldi, a volte si guadagna in qualche altro modo.
    In termini di immagine, ad esempio.
    Di contatti, come si diceva.

    Ma ci son casi in cui viene stabilita una tariffa, si concorda un pagamento, si avvia il lavoro (succede spesso con il “work for hire” fatto per gli americani) e poi non compaiono né il contratto né i quattrii.
    Se va bene, ti rimane sul groppone un lavoro mezzo finito, o anchecompleto, senza un posto dove metterlo.
    Se va male, consegni il lavoro, il libro va in stampa e vende anche bene – ma l’editore non risponde alle mail.

    Sono nel bel mezzo di un caso del genere.
    Considerando che siamo rimasti scottati in dieci – incluso l’editor del progetto, che è persona degnissima, che si è sbattuta a morte e con la quale lavorerei anche gratis (ma che non lo sappia 😀 ) , il passaggio alla lista nera è un atto dovuto.
    Poi, l’editore in questione ha commesso un grave errore – uno dei dieci fregati è un avvocato…

  7. Ahem, no… sono libertaria e amorevole, ma se il ‘tirare a fregare gli altri’ passa dall’episodico al sistematico, il suo promotore è meglio che non mi incontri e non tiri a comportarsi in tal modo con me o con chi amo (e quindi proteggo). Perché io non ho scheletri nell’armadio con cui mi si potrebbe tenere in pugno, e d’altra parte non ho neanche nulla da perdere (spero si sia capito il senso di ciò che voglio dire…).

  8. Non so se si sia capito, ma è minaccioso da impazzire.
    😀

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