strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Il miglior fantasy dell’anno, probabilmente

33 commenti

Ci sono libri che sono difficili, e che riservano grandi soddisfazione, quando se ne affronta la lettura.
In questo momento sto attraversando, con non poca fatica (anche a causa del poco tempo libero) e grande divertimento, quello che si candida ad essere il miglior fantasy letto quest’anno. Ed è un romanzo meraviglioso, popolato di personaggi memorabili, e costellato di eventi straordinari.
Un romanzo con una magia consistente e complessa e un poderoso senso di vitalità.

Fantasy.
Non heroic fantasy, high fantasy, sword & sorcery, urban fantasy, dark fantasy…
È già indicativo che non sia possibile appiccicargli un’etichetta più che generica.

Ma procediamo con ordine.
Perché The Last Guardian of Everness, dell’americano John C. Wright, è un romanzo del 2004, ed è un romanzo che molti, moltissimi, troverebbero (troveranno? hanno trovato?) inaccettabile.

Se i ragazzi del marketing non hanno mancato di ricordare il ciclo di Amber del compainto Roger Zelazny, è tuttavia nelle storie zimiaviane di E.R. Eddison che Wright trova la propria ispirazione e la propria struttura.
Come il lavoro di Eddison, il lavoro di Wright non esita a cooptare elementi dalla storia, dal folklore e dalla narrativa per creare il proprio universo immaginario.
Ed è facile per il lettore identificare non solo tutto l’armamentario mitologico classico, il folklore celtico e slavo, l’immaginario elisabettiano, ma anche gli autori, Shakespeare e Spenser, Swift, Mallory, Barrie, e poi Cabell, Hope Mirrlees, Lord Dunsany e H.P. Lovecraft, Bob Howard, T.H. White, C.A. Smith, Harlan Ellison, Moorcock, e sì, anche Roger Zelazny.
E Casablanca.
Il film con Bogart.
E Via col Vento.
Sarebbe la ricetta per il guazzabuglio, e invece no.
Sembrerebbe la ricetta per una commediaccia da due lire, e invece no.

Everness è un romanzo estremamente solido, a tratti lieve ma mai farsesco, post-ironico, elegantissimo ed erudito, un piacere (anche se faticoso) a leggersi, e che promette di restare a lungo col lettore.

La trama – in tempi antichi e ammantati di leggenda, il mondo del sovrannaturale ed il mondo che noi definiamo reale vennero separati – una scelta operata a ragion veduta, per proteggere gli esseri umani dai ben più potenti, e sinistri, abitanti dell’altra parte.
Agli umani è consentito visitare l’altra parte in sogno – ma le creature delle Terre dei Sogni tramano, e pianificano un ritorno.
Per salvaguardare la realtà, più o meno dall’epoca di Re Artù, alla famiglia Wayland è stato imposto di montare la guardia, tutte le notti, sul confine fra veglia e sonno, nel castellaccio di Everness.
E quando le forze del caos si faranno avanti, l’ultimo guardiano di Everness dovrà suonare il Corno, richiamare le forze della Luce, ed avviare l’ultima battaglia.
Ma oggi, Galen Wayland è appena un ragazzo, e molto è stato dimenticato dai tempi in cui venne fondata la casa di Everness.
E Galen ha un altro problema – perché se è vero che il Caos è rampante, e pronto all’attacco, è anche vero che le forze dormienti della Legge sono inaccettabili nella loro inflessibilità, nel loro disprezzo per questioni come l’uguaglianza delle persone, la libertà di pensiero, il progresso, l’arte, la scienza.
Comunque vada, la Battaglia Finale vedrà il trionfo della dittatura – benevola e paternalista o orrida e famelica, ma sempre e comunque senza pietà.
Ma Galen – che è piuttosto impegnato, come potrete immaginare – può contare su alleati insperati, e tutti loro hanno un’altra idea.
Le creature sovrumane impegnate nella futura guerra fra Ordine e Caos stanno per scoprire che c’è una terza forza in campo.
Noi.

Last Guardian, la prima parte del distico The War of the Dreaming, segnala l’apertura del terzo fronte.

Se non basta l’impianto da bricoleur dell’immaginario – il mondo di Everness è assolutamente originale, ma pieno di dettagli riconoscibilissimi, e non esita a citare personaggi ed invenzioni altrui… la città di Acheron, la Chiave d’Argento, la Dawn Treader, l’Ultimo Unicorno, l’Ultimo Difensore di Camelot… se non dovesse bastare l’impianto eddisoniano, dicevo, per far odiare questo romanzo ai sempre vigili guardiani delle buone regole di scrittura, allora ci sarà il fatto che Wright mette sulla pagina una dozzina di diversi punti di vista, salta senza preavviso nel tempo e nello spazio, suddivide il romanzo in capitoli ed i capitoli in sottocapitoli, e spende molte più pagine a raccontare gli eventi anziché mostrarli.
E li racconta con una bella voce classica e dunsaniana, con l’occasionale guizzo elisabettiano, in una alternanza di eventi reali ed onirici, di mondanità e di meraviglia, di esperienza diretta, ricordo, stralcio di diario…
Ci mette anche dei brani poetici, mescolando versi propri e versi altrui, e vecchie filastrocche.
E il tutto trasmette un senso di omogeneità e di autenticità sorprendente.

Non è un romanzo facile, dicevo.
L’avvio è spiazzante, ci si trova disorientati, persi fra immagini quasi banali e i grandi panorami delle Terre del Sogno, si assiste alunghe digressioni e discussioni di eventi accaduti millenni or sono a personaggi spesso molto familiari…
Si deraglia nell’inglese shakespeariano, nell’arcaismo.
Ma poi, quasi senza sforzo, la linea di demarcazione viene tirata, eroi improbabili e molto poco eroici si schierano con Galen (che è morto al terzo capitolo, ma anche no) e l’azione prende a dipanarsi ad un ritmo vertiginoso.
Fanciulle fatate di upstate New York.
Titani immigrati illegalmente dal Caucaso.
Impettiti medici britannici.
Veterani del Vietnam in sedia a rotelle.
Militari smobilitati.

Nel corso dell’avventura, tra tradimenti, cedimenti e riprese di coscienza, c’è spazio per una delle scene in assoluto più raccapriccianti mai lette – e che non usa altro che un linguaggio piano e quotidiano, ma orripila per la crudeltà soggiacente, più di ogni altra cosa io abbia mai letto, e toglie ogni dubbio su chi possano essere i cattivi – e per alcuni momenti estremamente divertenti.

Wright, un ex avvocato residente in Virginia che ha alle spalle una apprezzata  trilogia fantascientifica pubblicata anche da noi, da Nord, anni addietro, e cita Jack Vance come ispirazione primaria, dimostra un eccellente controllo della prosa, un notevole coraggio e riesce a costruire un romanzo nel quale la narrativa e la struttura sono inseparabili e complementari.
Non è cosa di tutti i giorni.
Nel romanzo non trovano posto facili moralismi e contrapposizioni bianco-nero, ed anche i personaggi che sono passati al nemico potrebbero avere una opportunità per riscattarsi.

La storia si chiude con un cliffhanger, e tocca leggere il secondo blocco, intitolato Mists of Everness.
Il finale della partita, quello che è sostanzialmente la seconda parte di un unico romanzo
In totale, circa 700 pagine di storia.
Lo si trova usato, per i tipi di Tor Books.
O in Kindle per otto euro al pezzo.
Il miglior fantasy letto quest’anno?
Probabilmente.
Ed un forte contendente per entrare nel piccolo olimpo personale dei migliori romanzi fantasy letti in assoluto.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

33 thoughts on “Il miglior fantasy dell’anno, probabilmente

  1. Accidenti… perchè solo in inglese? Faccio già fatica a leggerlo quando è piano e semplice…

  2. Vai, lo metto in wishlist & lo ordino quanto prima!

  3. Wright […] ha alle spalle una apprezzata trilogia fantascientifica pubblicata anche da noi, da Nord

    In effetti non ho mai frequentato Wright a causa dell’effetto che mi fece la lettura dell’accoppiata estratto del romanzo/intervista pubblicata non ricordo più dove.
    Ma se dici che questo vale, allora vale. Essendo fantasy vedi mai che magari lo traducono…

    Segnato, in ogni caso…

  4. A dire la verità, la presenza di più punti di vista non è necessariamente guardata male, a meno che non renda la lettura eccessivamente difficoltosa (e a meno che questo nonn sia stato fatto a bella posta!). Ed il famoso S.D.T. vale per coinvolgere il lettore in modo viscerale. Ma se questi non sono gli intenti dell’autore, non vedo problemi. Si fosse trattato di un horror, scritto con lo scopo di generare paura, magari avrei storto la bocca. Non mi pare che sia questo il fine, giusto? E allora ben venga Everness. Gran bell’idea, oltretutto.

  5. @Francesco

    Coinvolgere il lettore è sempre il punto centrale della narrativa, indipendentemente dal genere.
    Persoino la non fiction ti vuole coinvolgere.

    Ma ancora una volta è la solita questione, a noi piacciono le cose facili.
    SDT è una sciocchezza, ma è facile.
    In effetti dovrebbe essere SWYNTSTWYNTT – “show what you need to show, tell what you need to tell”.
    E poiché io sono l’autore, con buona pace dei manualisti, sono io a decidere cosa necessiti di essere mostrato e cosa raccontato.
    Però SWYNTSTWYNTT è lungo, e difficile.
    SDT è facile.
    😉

    [però su ‘sto SDT dovrei farci un post – farebbe un sacco di hit]

  6. mannaggia mi hai convinto. ti farò causa per i soldi che mi fai spendere su amazon, sai?

  7. wow. rassomiglia a sandman. sarà mio.

  8. @Corsaronero
    Ho già detto in passato e ribadisco qui che queste entusiastiche adesioni alle mie recensioni mi terrorizzano.
    È una responsabilità indurre il prossimo a spendere i propri quattrini ed il proprio tempo sulla base di quelle che sono, dopotutto, le mie opinioni non richieste.
    Però non credo esistano le basi per una causa legale – nessuno, dopotutto, ti ha obbligato
    😛

    @Jonnie
    Ci sono molti elementi in comune con Sandman, ma credo soprattutto dovuti al fatto che Wright e Gaiman attingono dalle stesse fonti.

    @Iguana
    Io i tre romanzi di fantascienza me li ero completamente persi, e l’unica intervista che ho letto all’autore (su SFFsite) mi ha rivelato un personaggio abbastanza alla mano, e con delle basi abbastanza solide.
    Credo che prima o poi proverò anche quei libri.
    Ed in effetti – considerando i paralleli con Sandman a cui si accennava, e il fatto che sia un fantasy… chissà perché non lo traducono?

  9. [però su ‘sto SDT dovrei farci un post – farebbe un sacco di hit]

    Perchè no?In fondo farebbe pendant con quel post che hai scritto prima dell’estate sul “pesce che suona la tromba”. Ricordi?
    Pensaci. Sono curiosa.

    Cily

  10. Non lo conoscevo, ma la tua entusiasta recensione potrebbe farmi tornare a leggere fantasy (paura, eh?).

    Comunque volevo farti un pubblico plauso, perché articoli come questi fanno trasparire l’amore per un libro, contagiando il lettore anche senza volerlo.

  11. ====
    Non è un romanzo facile, dicevo.
    L’avvio è spiazzante, ci si trova disorientati, persi fra immagini quasi banali e i grandi panorami delle Terre del Sogno, si assiste alunghe digressioni e discussioni di eventi accaduti millenni or sono a personaggi spesso molto familiari…
    Si deraglia nell’inglese shakespeariano, nell’arcaismo.
    (…)
    e spende molte più pagine a raccontare gli eventi anziché mostrarli.
    ====

    In pratica si sta parlando di cliché, infodump, tell a manetta e quant’altro? Le premesse sono tutt’altro che buone! xD
    Un’occhiata su eReader la si può dare. Lo metto in lista (subito dopo “The blade itself”, incominciato e ancora non finito).

  12. Caz, Davide, cosa mi fai, mi leggi cose infodumpose?…

    Sigh.

  13. Eh, sì, sono uno che non capisce nulla… gli unici peggio sono quelli che vengono a leggermi 😉

  14. Concordo col giudizio di Davide, è veramente uno dei più interessanti fantasy che abbia letto negli ultimi anni.

    Oramai se si vuol leggere fantasy bisogna leggere in lingua originale e seguire strategie evolutive.

    In italiano quali buoni romanzi sono stati pubblicati negli ultimi anni?

  15. Wow, Karadas, grazie per il supporto!

    Ormai io la scena italiana la seguo pochissimo, e non per la letteratura d’immaginazione, salvo casi piuttosto rari.
    Del buono, statisticamente, deve esserci.
    Ma credo sia molto diluito.

  16. Di buono non c’è niente se non l’ennesima edizione del sda,
    oramai vengono tradotte e pubblicate solo saghe interminabili tipo erikson
    e jordan.

    Quanto mi manca la vecchia nord con la sua fantacollana e i libri di wolfe edella friedmann
    o i libri d’oro della fanucci con il buon scott rohan…

  17. Offro una birra a chi mi trova un libro decente tradotto negli ultimi 5 anni…

    P.s. Chiedo venia per lo stile e gli errori di battitura ma sto scrivendo
    con un tablet mentre guido:-\

  18. Un tipo alla mano? Niente facili moralismi e contrapposizioni bianco-nero? Ma sei sicuro?
    Lo chiamano spesso alle tavole rotonde su Sf Signal ed è un cattolico ultraconservatore e omofobo (ma per la pena di morte) che fa sembrare Orson Scott Card e Dan Simmons la sinistra progressista. Ho letto suoi commenti su argomenti vari che se non sapessi che negli Usa ci sono Fox News e il Tea Party riterrei inventati per il gusto del surreale.
    Mi spiace se è davvero un così bel romanzo, perchè da me lui soldi non ne prende a prescindere.

  19. Occhio, che a parte le multe è un rischio.
    Non voglio che un mio lettore che oltretutto mi dà ragione ci resti secco per l’entusiasmo di rispondermi guidando 😀

    Mi parlano bene della serie Mistborn di Sanderson, che credo abbia tradotto la Nord.
    Non so se valga una birra – son romanzi per ragazzi, ma Sanderson, quando scrive per adulti è in gamba.

  20. @Marco
    °O°!!!

    Non conoscevo l’allineamento politico – che oltretutto va decisamente contro ad alcune delle idee esposte nel romanzo.
    Curiosissimo.
    Le interviste che ho letto riguardavano sostanzialmente scrittura e letture, e a parte una certa passione per Stapledon non mostravano alcunché di dubbio.

    La cosa mi incuriosisce davvero.
    Come è possibile che un ultraconservatore nella vita di tutti i giorni scriva un romanzo che è – nei limiti del fantasy – certamente molto più aperto e progressista della media?
    Incredibile.
    Oltretutto (a meno che non mi faccia una inversione a U nel secondo volume, ma mi pare improbabile) fatico comunque a riconoscere, in retrospettiva, messaggi subdoli o discutibili nella narrativa.
    Insomma, il romanzo non è un cavallo di troia per veicolare memi tossici.

    Aggiungo a questo punto che non era mia intenzione segnalare un fanatico ultraconservatore, ma quello che considero un eccellente romanzo.
    E poiché non posso dubitare dei tuoi dati, posso solo dirmi che evidentemente è vero che anche da una montagna di letame può sbocciare un mazzolino di violette profumate.

    Tutto questo apre la questione del giudicare l’opera o non l’autore, o viceversa, o se sia possibile separare i due.
    Ma è una discussione colossale.

    Grazie comunque per la puntualizzazione.

  21. Io giudico sempre e solo l’opera, soprattutto nella narrativa d’immaginazione.

    bye
    karadas

    p.s. arrivato a casa e aperto il pacco di libri che oramai quasi quotidianamente il corriere ha consegnato posso finalmente dedicarmi alla lettura del “paperback definitivo”

  22. No certo, non era una critica a te o alla tua segnalazione. E molti autori hanno idee non troppo simpatiche.
    Ma lui per me – anche per il piccolo particolare che appartengo a una categoria di persone che lui ritiene malati di mente da curare e pervertiti organizzati in lobby per corrompere la gioventù – è decisamente off-limits.

  23. No, ok, Marco, capisco benissimo.
    E direi che, così in prima battuta, come persona è off limits per chiunque.

    E mi urta, e mi urta tantissimo, perché sulla base della scrittura è molto molto in gamba.
    Poi però scopro che a livello umano è uno spreco di ossigeno.

    Ma che diamine!

    Poi Karadas (al quale auguro buona lettura) dice bene, i libri si giudicano sulla scrittura.
    Ma non possiamo disapprendere ciò che sappiamo.
    E se la straordinaria contraddizione fra libro e autore, che ora conosco e non posso disapprendere, mi lascia assolutamente di sale, so che leggere il secondo volume sarà meno piacevole.

    Il che non è inteso come fartene una colpa, eh! 😀
    È che avrei preferito un Wright simpatico minchione come Clive Cussler – che magari non scrive neanche così bene – piuttosto che appartenente alla destra conservatrice rampante – ma scrittore eccellente.
    Problema mio.

  24. Boh. Johnny Cash era una nixoniano e faceva canzoni eccellenti apprezzate pure da Bob Dylan. I trucissimi metallari norvegesi sono fra le persone più garbate del pianeta. Lovecraft era un materialista agnostico. Quella stronza della Rand sfruttava i sussidi statali. Non ci si può proprio fidare… Certo che scoprire certi retroscena lascia l’amaro in bocca.

  25. E la Rand neanche scriveva bene…

    Il discorso qui, tuttavia, è che non esiste una dissociazione netta e palese fra ciò che la Rand scriveva e il suo pensiero politico. Che poi predicasse bene e razzolasse male, e incassasse sussidi statali è una chiara contraddizione, ma la Rand non per nulla la tenne nascosta.
    Il materialismo agnostico di Lovecraft ne informa la narrativa, e potrebbe offendere alcuni, ma non c’è contraddizione.
    Nel caso dei metallici nordici, non dobbiamo confondere il personaggio sul palco con la persona nella vita privata… anche se dubito che, per dire, quelli che fanno metal nazi poi nella vita privata vadano regolarmente in sinagoga.
    Ma qui abbiamo uno che scrive un romanzo con contenuti chiaramente boh, diciamo liberal, o comunque progressista, aperto – pur con tutto l’armamentario tradizionale – e che poi vocalmente sostiene tesi opposte, e non cerca di nascondere o negare, mi pare.
    È curioso.
    È una dissociazione che non riesco a razionalizzare.

    Resta fuori Johnny Cash, ma lui c’aveva l’anello di fuoco.

  26. Dissociazione? Schizofrenia? Personalità multiple? Un gemello cattivo modello “metà oscura”? Oppure ha scritto i romanzi da sbronzo (e qui viene spontaneo augurargli di prenderne più spesso di sbronze simili)?
    Chi lo sa.

  27. Un editor feroce e inflessibile che taglia tutta la propaganda?
    Una bieca decisione commerciale – “Mettiamoci ‘sto ciarpame liberal, che così vende”?

    Il mistero permane.

  28. La seconda ipotesi mi sembra strana. Se volesse vendere, dovrebbe mantenere pure un profilo pubblico in linea. Considerando quanto più permalosi di noi siano i lettori americani, e quanto più pronti ad atti estremi (roghi di libri etc.), scrivere romanzi vagamente liberal e poi berciare col megafono slogan ultraconservatori mi pare darsi commercialmente la zappa sui piedi.

  29. Eh, ma quelli che bruciano i libri sono quelli che i suoi non li leggo, perché la pensano come lui…

    Che storia ingarbugliata.

  30. Penso che sia perché nei suoi romanzi vuole proporre solo valori positivi, per cui le aree problematiche le lascia fuori anche dalle polemiche
    Questo è stato il suo commento all’articolo di Grin sul nichilismo nel fantasy moderno che avevi linkato tempo fa:

    Mr. Leo Grin in his essay makes clear that he upholds the right of those who adore such degraded things to write and read their chosen poison. He is more generous than I. It is my judgment, shared of many ancients, that there are certain proper emotional reactions and relations one ought to have, and improper ones one ought not. A child raised to curse and despise his parents, trample the crucifix, burn the flag, abhor kittens and Christmas scenes and motherhood but adore torture porn and satanism and deformity, that child’s tastes are objectively perverse and false-to-facts. He has been trained to spew his mother’s milk and drink venom. Fair to him is foul, and foul is fair. In the same way that to say A is not-A is an offense against logic, to hate the lovely and love the hateful is an offense against aesthetics, a disconnection from reality.

  31. Una buona ipotesi.

    Non avevo più seguito la faccenda di Grin, e mi ero perso (o non avevo collegato) questo commento.
    Trovo interessante il paragrafo che stralci per una serie di motivi

    Il primo è che l’autore riesce a proporre una tesi che sarebbe anche condivisibile (diamine, è condivisibile), ma utilizza un linguaggio che automaticamente rende la sua tesi antipatica.
    Il secondo è che proprio il linguaggio e la scelta di certi esempi caratterizzano un certo allineamento – io in un esempio del genere, valori familiari, gattini e alberi di Natale ce li avrei messi, per dire, ma non il crocefisso o la bandiera.
    Ed è spaventosamente manierato – “It is my judgement, shared of many ancients…”
    O mi sono perso la citazione, o è maledettamente manierato.
    Si tratta di un brano (non so se lo hai scelto ad arte) che dimostra che non abbiamo a che fare con una opinione, abbiamo a che fare con una agenda.

    Ma anche ammettendo che abbia scritto Everness lasciando fuori certi elementi per una propria estetica, e per l’intento di proporre l bello e il giusto… anche così non ci siamo.
    Infatti proprio il calpestamento del crocefisso, e i questionari discriminatori sulle pratiche sessuali “contro natura” (e sesso con donne ebree!), nel romanzo ci sono – ma li usano le forze del male per interagire con gli umani che vogliono usare come carne da cannone, e si dice chiaro e tondo che accettare (per esempio) di rispondere a un simile questionario, accettare la discriminazione, equivale a vendersi l’anima.
    Gli eroi, in Everness, sono persone discriminate ed emarginate.
    È questo che non quadra e che mi sbalestra più di tutto – che ciò che lui sostiene nella vita reale, nel suo romanzo è la linea dei malvagi.

  32. Forse si è chiarito il mistero!

    http://www.mostlyfiction.com/authorqa/wright.htm

    Da questa intervista l’autore dice che si è convertito al Cristianesimo “dopo” aver scritto i suoi romanzi più famosi. Dice anche che la sua conversione è avvenuta dopo un attacco cardiaco e la visita di tre fantasmi (o qualcosa di simile)…insomma è andato fuori di testa!!

  33. Ah!
    Grande Squirek!
    Ecco la soluzione…
    Mi riconcilia con me stesso – avevo cominciato a dubitare seriamente delle mie capacità di giudizio.
    Ora posso semplicemente dubitare delle capacità di giudizio di Wright 😀

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.