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Mestieri romanzeschi – il guardiano del faro

11 commenti

Mestieri romanzeschi.
Perché buttare la propria vita a fare il bancario o il cavadenti,
quando dai romanzi sappiamo che le avventure le vivono
gli investigatori privati, le spie e i viaggiatori internazionali?

lighthouseEd esistono forse mestieri più improbabili e romantici del mestiere di guardiano del faro?
La persona che si suppone viva sola nella torre spazzata dalle onde, con l’incarico di mantenere in buone condizioni il meccanismo di movimento ad orologeria del faro, la persona responsabile di mantenere la luce accesa, garantendo così la sicurezza della navigazione…
Romanzesco, come posto di lavoro.
E poi, ammettetelo – un buon impianto stereo, una cassa di libri, una buona connessione al web…

Ai vecchi tempi, la classificazione distingueva i fari Paradiso (sulla terraferma), i Purgatori (su piccole isole) e gli Inferni (abbarbicati su uno scoglio da qualche parte).
I guardiani del faro erano considerati una razza eccentrica, una sorta di relitto del diciannovesimo secolo sui mari del ventesimo.

Ma la maggior parte dei fari, là fuori, sono ormai automatizzati – gli anni ’80 sono stati l’ultimo momento di grande splendore dei fari e dei loro capitani.
Oggi ci sono computer in rete, a gestire le luci.
L’ultimo annuncio per un guardiano del faro, su Lighthouse News, è del 2008.

Curiosamente, l’Italia resta, alla voce fari di navigazione, un’isola felice (…)
È vero, all’inizio del 20° secolo la marina Inglese giudicava i fari italiani poco affidabili, ma per una volta essere stupidi ed arretrati potrebbe rivelarci qualcosa di interessante.

Parliamo di numeri.
161 è il numero dei fari di navigazione sulle coste italiane.
Di questi, 62 sono ancora gestiti da personale umano.
Non male, no?
Dopotutto, in quanti saranno, là fuori, a voler fare il guardiano del faro?

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Beh, ripensateci – in Italia ci sono, in questo momento, 332 guardiani del faro civili, e 58 guardiani del faro militari.
Sì, abbiamo 62 fari, e 390 guardiani del faro.
Immagino siano turnisti.

L’ultima volta che si è tenuto un concorso per l’assunzione di nuovi guardiani del faro era il 1994 (ad averlo saputo!), e non ci sono altri concorsi in programma.
Che ci crediate o meno, i fondi scarseggiano, ed anziché assumere nuovi guardiani, si organizzano corsi di aggiornamento professionale per quelli che ci sono già*.

1641024265_09db7d07a2Il mestiere di guardiano del faro porta con se un’aura di romanticismo e di avventura, un senso di comunione coi grandi misteri del mare, una ruvida aria di sopravvivenza a fenomeni atmosferici estremi, e la carica della responsabilità delle vite altrui.
Ma pare che oggi non si usi più.

Restano pochi fari sulle coste del Mar della Cina, nelle Filippine, sulle coste del Sud America.
Dove forse, se ci lavorano degli esseri umani, non vengono assunti per concorso pubblico una volta ogni trent’anni.
Buona caccia.

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* Suona familiare?
Già, suona dannatamente familiare!

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

11 thoughts on “Mestieri romanzeschi – il guardiano del faro

  1. Che accidenti! Una volta tanto che la storia si faceva interessante…anche qui la situazione italiana sguazza nella media delle altre occupazioni insomma.

  2. Oh… Per anni, quando ero implume, ho giocato al guardiano del faro, e la predilezione mi è sempre rimasta. Solitudine, mare, la luce nella notte – next best dopo la navigazione a vela, per una persona col mal di mare. Almeno per un po’.

  3. I fari italiani sono di competenza della Marina Militare, con l’ aggravio di burocrazia che questo comporta e quindi i faristi sono dipendenti pubblici che non possono essere assunti con facilità. Alcuni anni fa’ era iniziata una campagna di cartolarizzazione per cercare di racimolare due soldi vendendo quelli migliori, nelle migliori tradizioni italiane è fallita miseramente. L’ unico esempio di trasformazione di un faro in resort esclusivo è stato per l’ impianto di Capo Spartivento in Sardegna. (http://www.farocapospartivento.com/index.htm).
    Una delle cose che volevo fare prima di morire è quello di visitarli tutti…

  4. Articolo molto bello 🙂
    Il sogno del guardiano del faro mi ha sfiorato qualche volta, non lo nego. Così come quello del possessore di qualche baita in montagna.
    Troppe solitudine farebbe male? Chissà. Alle lunga forse sì. Ma la mia stima verso il genere umano è molto bassa, quindi correrel il rischio.

  5. Praticamente il sogno della mia vita.

  6. Uno dei lavori più affascinanti che mi vengano in mente, anche se poi è da vedere se riuscirei ad adattarmi a quel tipo di vita. Un altro lavoro di questo tipo, ma richiede competenze specifiche, è quello del tecnico di telescopio presso un osservatorio. L’unico problema sono gli orari…

  7. Mi immagino il bando, scritto in paleoburocratrese; esperienza richiesta con funzioni di eremitaggio, costituirà titolo di privilegio l’aver passato almeno anni cinque (5) in piattaforme di estrazione petrolifera abbandonate e/o la frequentazione di seminari universitari sul Necronomicon…

  8. La mia famiglia è composta da altrettanti guardiani di faro potenziali … diciamo che tre o quattro fari, (potremmo occuparli a coppie come nell’Arca di Noè), con conveniente connessione internet, libri, carta e penna, strumenti musicali e canne da pesca ci farebbero immensamente felici.

  9. Tornano in mente i romanzi dell’età dell’innocenza 🙂

  10. Lo sono stato per più di 30 anni. Isola di Ponza, Portofino, poi Genova, la mitica Lanterna. Quando mi chiedevano se mi sentivo solo, rispondevo che era più facile sentirsi soli vivendo in una grande città. Voglio essere sincero con voi, non ci ho trovato niente di romantico in questo mestiere. Certo un bellissimo posto per lavorare, in contatto con la natura e senza timbrare un cartellino. Forse perchè gia dalla mia assunzione, fatta per concorso nel lontano 1980, le situazioni che rendevano questo mestiere romantico, non esistevano più. Rimane solo la costatazione di aver fatto un bel mestiere e di essere stato fortunato.

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