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Shannara, probabilmente

13 commenti

Sword_of_shannara_hardcoverÈ successa una cosa strana, qui nel Blocco C della Blogsfera.
Nei giorni passati, durante l’ora d’aria su facebook, il mio amico Germano – di Book & Negative – ha annunciatola sua intenzione ri rileggersi La Spada di Shannara.

Ora, ne abbiamo parlato molte volte – la pubblicazione di The Sword of Shannara, nel 1977, è un momento importante per l’evoluzione della letteratura fantasy.

Il lavoro di Brooks venne selezionato da Lester Del Rey, che stava cercando un romanzo che potesse soddisfare il desiderio dei fan di Tolkien, che volevano una seconda dose del loro fantasy preferito1.
Il romanzo lanciò la Ballantine/Del Rey, destinata a diventare nella decade successiva il principale editore di fantascienza e fantasy, e la carriera di Brooks.
Ci sarebbero voluti sette anni perché Shannara diventasse una trilogia – creando quello che viene in generale definito template fantasy o fantasy post-tolkieniano.
Del Rey – che aveva una lunghissima esperienza alle spalle come autore ed editor – lavorò personalmente alla revisione del romanzo di Brooks, contribuendo a farne, sostanzialmente, Il Signore degli Anelli senza le parti noiose e senza le poesie in elfico.
Una bieca operazione commerciale – completata con l’ingaggio, come illustratori del volume, dei Fratelli Hildbrandt, famosi per le loro illustrazioni tolkieniane.
Il volume vendette 125.000 copie nel primo mese.

Ora, ciò che mi interessa, qui, non è se Shannara sia un capolavoro del genere fantasy, o semplicemente una buona o meno buona serie, o l’abisso dell’orrore e della pessima narrativa.
Personalmente credo che abbia i suoi alti e bassi, e si faccia vieppiù indifferenziata col progredire dei volumi dopo i primi tre – che restano a mio parere una lettura piacevole.

Ciò che mi interessa è il livello di partigianeria e ostilità che una semplice affermazione come quella fatta qui sopra

a mio parere una lettura piacevole

possono scatenare.

Perché ci si sente in dovere di andare dalla persona che ha affermato di voler rileggere La Spada di Shannara, o che sostiene di essersi divertito a leggerlo, per dirgli che sbaglia?
Qualcuno davvero pensa di riuscire a fargli cambiare idea?
Saranno, alla lunga, fatti suoi?

È questo strano atteggiamento da integralisti religiosi che un po’ mi inquieta2.
L’idea che esista un’ortodossia, che esistano libri da leggere e libri da ignorare sdegnosamente, ha un po’ poco a che vedere con ciò che ci si aspetterebbe da una persona appassionata al genere.
Si cerca di leggere il più possibile, per costruire una mappa del territorio che vogliamo esplorare.
Esistono libri migliori di quelli scritti da Brooks?
Indubbiamente sì.
Esistono libri peggiori?
Anche.
Li ho letti tutti?
No, ma ci sono andato dannatamente vicino, e mi resta ancora qualche anno da vivere…

Ci sono autori e generi che non mi piacciono? Indubbiamente.
Vado a tirare pietre nelle finestre di chi invece li apprezza?
No: sono sano di mente.

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Esprimere opinioni circostanziate è una meraviglia – ma francamente nessuno finora è riuscito a dirmi cosa abbia trovato di tanto disdicevole nel lavoro di Brooks.
Nella maggior parte dei casi, coloro che lo detestano affermano anche di non ricordarlo.
Curioso.

Beh, quasi nessuno…
È abbastanza interessante notare che The Sword of Shannara venne pesantemente criticato da Fritz Leiber (considerato da più parti il miglior autore di narrativa d’immaginazione del ventesimo secolo) e da Lin Carter (considerato in generale un pennivendolo da due lire, e spesso criticatissimo per aver creato dei pastiches di Conan molto discutibili); al contempo, il romanzo venne difeso da Gene Wolfe (un autore colossale) e da Frank Herbert (che con Dune creò forse l’unico universo narrativo che possa rivaleggiare con la creazione di Tolkien per vastità e profondità).
Tutti e quattro gli autori argomentarono le proprie poisizioni in maniera piuttosto chiara e circostanziata, ed è curioso che io ora, 38 anni dpoo, mi trovi d’accordo con tutti e quattro: Sword of Shannara è una bieca operazione commerciale (Carter), e fotocopia spudoratamente il lavoro di Tolkien (Leiber), ma dopo il capitolo 20 Brooks riprende il controllo e ritrova la propria voce (Herbert), e il risultato è interessante, e sì, divertente (Wolfe).

Possiamo aggiungere che, incorporando elementi che segnalano come la storia sia ambientata in un futuro post-apocalittico – il nostro futuro post apocalittico – The Sword of Shannara va a sfruttare da una parte una preoccupazione che fra anni ’70 e ’80 sarebbe divenuta pressante e quotidiana, e dall’altra andava ad agganciarsi alla tradizione dello science-fantasy di autrici come Andre Norton e Anne McCaffrey. e certi lavori di Fred Saberhagen o di Robert Adams.
Oltre a riprendere molte idee dal monomito e dal Viaggio dell’Eroe di Joseph Campbell.
Parlare di semplice clone di Tolkien è concentrarsi su un solo aspetto della questione.

E la lettura è comunque una cosa diversa – e viene prima dell’analisi.

The-Sword-of-Shannara-Trilogy

Lessi The Sword of Shannara, in inglese, al terz’anno di liceo.
Mi portò via tutto un inverno, e mi divertì abbastanza da spingermi a procurarmi i due volumi successivi.
E non mi pare il caso di amputarmi un mignolo per espiare questo peccato, proprio perché non lo considero un peccato.
Lo rilegerei, oggi?
No, ma soprattutto perché ho un sacco di altre cose da leggere.

È davvero più divertente de Il Signore degli Anelli?
Eh…

Ma dove sta scritto, poi, che sia una gara?


  1. qualcosa doveva essere evidentemente nell’aria, visto che sempre nel 1977 Christopher Tolkien avviò la “riscoperta” dei testi tolkieniani pubblicando il Silmarillion curato d Guy Gavriel Kay. Molti altri volumi sarebbero seguiti. 
  2. e attenzione, non sto parlando di dissentire da chi esprime opinioni a capocchia, spacciandole per valutazioni autorevoli. Parlo di chi dice, ok, l’ho letto, mi è piaciuto. Voglio rileggerlo

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

13 thoughts on “Shannara, probabilmente

  1. Ero un preadolescente, quando all’aeroporto di roma fiumicino, in attesa di partire con gli zii per Londra cercavo nell’edicola della zona duty free un libro da leggere che mi allietasse il volo e i giorni nella misteriosa e lontana Inghilterra.

    Infine tra i libri trovai un bel maloppone.
    Le pietre magiche di shannara. Un pelo impegnativo per un undicenne, ma vuoi che nn avevo altro da leggere, alla fine mi piacque.

    Tanto che comprai i successivi negli anni seguenti.
    Anche il successivo mi piacque.
    Poi crescendo il gusto si affinò un poco, e già gli eredi di shannara mi stufò.

  2. I tolkeniani sono in alcuni casi l’ ISIS del fantastico

  3. Pingback: Momento, momento, momento… |

  4. Io rileggo con piacere il ciclo di Shannara (tutto), così come leggo, più o meno una volta l’anno, il SdA. Anche per me, però, c’è così tanto da leggere che ri-leggere diventa complicato.
    Ho letto tante buone cose e altre meno buone, e anche cose assolutamente illeggibili per me (esempio: L’Arado della Tempesta, un pasticcio quasi osceno).
    Ho letto quanto finora pubblicato da GRR Martin, ma ho regalato tutto perché più la storia andava avanti, più mi ci disaffezionavo (disaffezione resa totale dalla messa in onda della serie tv e dal conseguente “bandwagonismo” degli esperti da due soldi).
    Inoltre, il suo nome sta appestando i reparti fantasy di ogni libreria e, sinceramente, sono stanco di vedere bandelle e fascette di millemila libri in cui l’opera che tengo in mano viene paragonata al “Trono di spade” (ma non si chiamava “Le Cronache del ghiaccio e del fuoco”?).

    Venendo al punto del post, simili questioni cadono nel vuoto oggi, secondo me.
    Saper valutare un’opera significa, innanzitutto, leggerla. E saperla confrontare con un’altra significa averle lette entrambe.
    Ma dare una valutazione che abbia un peso e che non sia un semplice “mi piace/non mi piace” richiede la “conoscenza” del genere di cui si parla, e non di una o due singole opere.
    Per esempio, posso dire che per me il SdA sappia più di “letteratura” che non la prima trilogia de La Spada di Shannara, che ho sempre considerato come lettura meno impegnata del SdA. E credo sia ovvio che la cosa dipenda dal fatto che Tolkien fosse un letterato, mentre Brooks faceva l’avvocato.
    Però. allo stesso tempo, trovo che La Ruota del Tempo offra un mondo più intigante del SdA, pur non raggiungendone l’eleganza. Anche qui: Jordan non era un letterato, ma un autore di puro fantasy (con un paio di altre cose).
    Ovvio che siano da considerare anche i contesti storici in cui le varie opere sono state pubblicate. Tolkien pubblica negli anni 50, quindi poco dopo la Seconda Guerra Mondiale. Brooks nel 77 e Jordan nel 90.
    Tre epoche diverse con valori del tutto differenti.

    Il valore che si assegna a un fantasy è sempre strettamente personale, quindi ci sarà anche chi dirà: “Ma come fai a rileggere ancora il SdA?”.

    A me hanno chiesto perché mai perdessi tempo con la “Foresta dei mitago”, per esempio.

    • Indubbiamente, la capacità di contestualizzare è andata perduta – così come la capacità di distinguere una pizza del take away da una cena gourmet… che possono essere entrambe buone, pur non avendo senso confrontarle.
      Ammetto che il lavoro di Jordan mi ha stancato in fretta – ma è anche sempre una questione di momenti… ci sono libri che si leggono semplicemente nel momento sbagliato.
      Quanto ai libri di Holdstock, credo si tratti di un autore che vale decisamente la pena rileggere – ma posso capire che alcuni lo trovino “troppo diverso”.

      • Il primo fantasy in assoluto della mia vita fu la Foresta dei Mitago e per la fantascienza fu Crociera nell’Infinito, di Van Vogt. Questi due libri hanno anche un valore affettivo per me oltre che un indiscutibile valore artistico/letterario 🙂

        Tra quelli che rileggo volentieri ci sono anche Feist e, più recente, Markus Heitz (la saga dei Nani).

        Uno che verrà fuori alla grandissima, secondo me, è Patrick Rothfuss. Tu che ne pensi? (spero che il “tu” sia accettato) 🙂

        • E certo, cosa vuoi darmi, dell’essi? 😀
          Rothfuss l’ho letto ancora poco – ma il poco che ho letto è interessante.
          Ho letto soprattutto suoi articoli e post, ed è un tipo in gamba, con delle ottime idee.
          Io ho anche delle grosse aspettative per Howard Andrew Jones – che però al momento si sta concentrando su (ottimi) tie-in con giochi di ruolo, per Paizo.

  5. Per la cronaca, ho iniziato a rileggerlo proprio ieri sera, poche pagine, perché poi il mal di testa di ha steso: Flick ha raggiunto il suo paesello insieme all’alto straniero ed è già stato sorvolato dall’ombra… e mi sono sentito di nuovo un ragazzino.
    Ecco, l’unica cosa, facendolo anche per mestiere l’editor, mi sono soffermato su qualche difetto di stile (o meglio, cose assolutamente normali, ma che oggi vengono percepite come difetti; da alcuni dell’ISIS addirittura peccati mortali, ma questi lasciamoli a cuccia, che non c’entrano e non contano nulla), ciò non toglie che mi diverte, allora come oggi.
    E, come allora, credò odierò quel baccalà di Shea fino all’ultima pagina. 😀

  6. Il primo romanzo fantasy che ricordo di aver letto.
    Mi piacque soprattutto il terzo, peccato che poi vada in calando. Secondo me avrebbe dovuto calare di più il pedale sul futuro postapocalittico. Sono arrivato alla trilogia Armageddon, dove unisce la serie a quella sul Demone, ma poi non ho più continuato. Forse mi ha stancato un certo genere di fantasy durante gli anni.
    Il Moro

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